Nel Big Bang che 13,7 miliardi di anni fa originò l’universo si formarono soltanto i due elementi più semplici e leggeri: l’idrogeno e l’elio (più un pizzico di litio). Tutti gli altri sono stati sintetizzati nelle reazioni termonucleari che avvengono nel cuore delle stelle e oggi costituiscono tra l’1 e il 2 per cento della materia visibile esistente
Ma le stelle non si formarono subito. Da tre minuti dopo il Big Bang a parecchie centinaia di milioni di anni dopo, l’universo fu buio, senza stelle, è costituito soltanto da nubi di idrogeno ed elio. Queste nubi non gli astronomi non le avevano mai osservate, pur sapendo che dovevano esserci state. Ora per la prima volta un gruppo di astrofisici è riuscito a vederne una, e la notizia ottima nascosta dentro la notizia buona è che del gruppo fa parte un giovanissimo ricercatore italiano, Michele Fumagalli, 27 anni, originario di Monza, laureato all’Università di Milano Bicocca e ora all’Università della California, dove sta completando il suo dottorato di ricerca. Fumagalli e i suoi colleghi americani Xavier Prochaska e John O’Mearacon i telescopi Keck da 10 metri di apertura in funzione a 4200 metri di quota sul vulcano Mauna Kea (isole Hawaii) hanno dimostrato che una nube risalente a 2 miliardi di anni dopo il Big Bang è costituita da idrogeno ed elio puri, cioè non ancora “inquinati” da elementi pesanti generati dalle prime stelle. Il lavoro è pubblicato su “Science” dell’11 novembre. Mai lo sguardo dell’uomo aveva potuto “guardare” il buio che precedette le prime stelle. E il giovane italiano che l’ha fatto probabilmente rimarrà all’estero perché il suo paese non è in grado di dargli il posto di ricercatore che meriterebbe. Nella foto: simulazione della nube primordiale (credit Ceverino, Dekel e Primack)
Nessun commento:
Posta un commento