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Derivati, la mina vagante del debito pubblico italiano!


Nel mondo ci sono 647 trilioni di dollari (647.000.000.000.000!!!) di attività finanziarie in derivati, (secondo altre stime sarebbero quasi il doppio). Purtroppo una parte di questi titoli bomba si annida all’interno del nostro debito pubblico, minandone la stabilità.
In febbraio L’Espresso riporta che il 3 gennaio scorso, in gran silenzio, il ministero dell’Economia ha estinto una posizione in derivati per 2,567 miliardi di euro con Morgan Stanley. L’episodio riapre comunque la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità: nessuno sa a quanto ammontano e una volta all’anno viene comunicato (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. Benché di primaria importanza, la notizia passa quasi sotto silenzio finché non viene ripresa da Bloomberg. Da lì la stampa italiana mostra qualche segno d’interesse, prima che la vicenda torni (fortunatamente per il governo) nel dimenticatoio.
Io ne ho parlato qui:
l’Italia ha fatto un ingente (ab)uso di strumenti finanziari nel periodo tra il 1998 e il 2008. Per la verità le speculazioni avevano preso avvio due anni prima, ma è stato sotto Tremonti che questa prassi ha conosciuto un netto incremento. Si parla in particolare di cross-currency swap e interest rate swap, ma anche cessioni di crediti in cartolarizzazioni. Fino al 2008 l’Italia ha guadagnato un ricavo di 8 miliardi, ma con l’avvio della crisi il trend deve essersi invertito, per quanto non esistano dati certi per mancanza di informazioni ufficiali.
Ma la discrepanza tra tassi di mercato e interessi pagati segnalata dal Fatto quotidiano rappresenta una prova circostanziale che tali contratti sono ora in perdita, sebbene sia impossibile stabilire di quanto.
Il 7 giugno l’agenzia ASCA pubblica questa notizia:
Il ‘nozionale’ complessivo degli strumenti derivati a copertura di debito emesso dalla Repubblica italiana, ovvero il capitale nominale di riferimento di tali contratti, ammonta a circa 160 miliardi di euro, circa il 10% rispetto ai 1.617 miliardi di titoli in circolazione a fine febbraio 2012. Lo scrive il ministero dell’Economia in una risposta scritta da una interrogazione del senatore IdV, Elio Lannutti in ordine al debito pubblico italiano e all’uso di prodotti derivati. Degli strumenti derivati in essere, circa 100 miliardi sono interest rate swap; 36 miliardi cross currency swap; 20 miliardi le swaption e 3,5 miliardi gli swap ex-Ispa. Il ministero sottolinea in particolare che ”gli interest rate swap presentano un tasso a pagare medio ponderato a carico della Repubblica che e’ inferiore a quello pagato sul debito di durata comparabile”. Con questi swap ”il Tesoro si e’ immunizzato da rialzi dei tassi di interesse sulla parte di nozionale interessata, contribunedo all’allungemnato della dirata finanziaria del proprio debito”. ”Risulta pertanto fuorviante associare ai derivati, nella forma e nella modalita’ utilizzate dal Tesoro nell’ambito della gestione del debito pubblico, il concetto di ‘guadagno o perdita”’ scrive ancora il ministero dell’Economia.
Dunque i derivati costituiscono un decimo del nostro mastodontico debito pubblico. Perché i governi ne hanno fatto un così largo uso? Già in marzo Umberto Cherubini, docente di finanza matematica all’Università di Bologna, aveva spiegato su Linkiesta:
Perché quindi utilizzare (o non utilizzare) i derivati? Le questioni si riducono a due: costi e rischi. Usare i derivati aumenta i costi della gestione del debito ma ne migliora la flessibilità. Usare i derivati può modificare il rischio, ma può generarne altri, e il primo rischio di tutti è non conoscerli.
Vista la loro intrinseca volatilità, perché i politici non mettono fine alla speculazione dei “mercati” semplicemente vietando o regolamentando severamente i suoi principali strumenti? Lo spiega Gaetano Colonna in un lungo post (da leggere tutto e che tratta, tra le altre cose, il tema dell’unione monetaria), di cui riporto questo passaggio:
Tutte le maggiori banche d’affari sono attive in questo tipo di operazioni sull’Italia: Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JP Morgan.
Lavorando sulle informazioni di stampa, troviamo anche che, oltre al livello centrale, ben 664 enti pubblici, tra cui 18 regioni, 42 province, 45 capoluoghi e 559 comuni avrebbero in pancia “derivati” per oltre 35 miliardi di euro, circa 1/3 del debito complessivo accumulato dagli enti locali ai dati 2009. Le perdite conseguenti all’adozione di questi strumenti finanziari per i soli enti pubblici appena ricordati potrebbero arrivare a superare i 10 miliardi di euro, su di un totale complessivo che, ad ottobre 2011, era stimato per l’Italia in 52,2 miliardi, una cifra equivalente a oltre il 60% del costo delle pesantissime manovre cui gli Italiani sono stati sottoposti nel 2011 (4).
Per la banca d’affari le cose sono andate diversamente: “Morgan Stanley – riferisce sempre Bloomberg, ha guadagnato 600 milioni di dollari nel terzo trimestre [2011] in conseguenza dello scioglimento dei contratti con l’Italia. Il guadagno è dovuto all’annullamento dei costi sostenuti in precedenza nel corso dell’anno a causa del rischio che il Paese non pagasse l’intero importo del debito, ha dichiarato il 19 gennaio in un’intervista Ruth Porat, direttore finanziario”.
Si comprende a questo punto benissimo perché la cosiddetta politica non è in grado di mettere al bando questi strumenti finanziari dall’effetto devastante sull’economia reale: semplicemente perché le classi politiche europee attuali sono “garanti” delle migliaia di contratti di questo tipo che, almeno a partire dagli anni Novanta, sono stati stipulati con i “padroni dell’universo”.
Le politiche di rigore nei confronti dei cittadini sono proprio ciò che, dopo avere evitato loro le perdite dovute alle speculazioni sui subprime, consente ancora lauti guadagni alle grandi banche d’affari.
La ricostruzione più esauriente che ho trovato sull’argomento è offerta dal sito Economy 2050, redatto da professionisti del settore finanziario. In sette punti vengono passati sotto esame tutti gli aspetti della questione:
1) Il contratto con Morgan Stanley: secondo Bloomberg, l’Italia avrebbe messo in piedi un’operazione finalizzata a nascondere parte del debito’(alcuni punti di PIL) per poter rispettare i parametri di Maastricht e poter accedere all’euro sin dall’inizio.
Se i contratti individuati non contengono clausole di estinzione unilaterale da parte delle banche controparti (come sembra che sia) simili a  quella esercitata da Morgan Stanley (che quindi sembrerebbe essere le stime sul valore attuale dei derivati di fatto costituiscono un puro esercizio di calcolo accademico, visto che il Tesoro non accetterebbe mai di chiudere contratti che in un dato momento implicherebbero perdite da decine di miliardi.
2) La versione fornita dal governo: Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione, ha riferito in Parlamento che l’investimento in derivati è autorizzato da una legge del 1984. Secondo il Governo a partire dagli anni Novanta gli obiettivi della minimizzazione degli oneri e dei rischi (principalmente i rischi di un aumento dei tassi di mercato) nella gestione del debito pubblico sono stati perseguiti con il passaggio da una preponderanza di emissioni a brevissima scadenza o a tasso variabile (Bot e Cct) a una forte prevalenza di emissioni a tasso fisso con scadenze dai 3 ai 30 anni (Btp). Oltre a ciò, il Tesoro ha deciso di ricorrere anche alla copertura dal rischio-tasso (e valuta) mediante strumenti derivati.
Sono stati utilizzati contratti standard (nel senso di meno complessi) come gli IRS (interest rate swap), che hanno consentito di trasformare gli oneri sul debito da variabili a fissi con un tasso prestabilito, in modo tale da mettere al riparo le casse pubbliche da rialzi dei tassi. L’altra tipologia di derivato utilizzato per la gestione del debito è stata il CCS, che ha consentito di riportare in euro i bond emessi in valuta (dollari, yen, sterline, franchi svizzeri) per 36 miliardi di euro, con un oggettivo effetto di sterilizzazione del rischio cambio (ma non ne è noto il costo). Il terzo tipo di derivato utilizzato, per 20 miliardi, sono le swaption, opzioni con le quali si vende alla controparte il diritto di entrare in un IRS in data futura. Nel dicembre 2006 le passività contratte da ISPA (relative ad opere per l’alta velocità), sia in forma di titoli che di mutuo che di contratti derivati a loro associati, sono stati trasferiti per legge nel bilancio dello Stato. Non è dato sapere altro, forse a fronte dell’esiguità delle cifre in ballo (solo 3,5 miliardi).
Sul’operazione con Morgan Stanley è emerso che sono stati chiusi anticipatamente due IRS e due swaption, in esecuzione di una clausola di ATE (additional termination event) presente nei contratti, peraltro risalenti al 1994. In pratica è scattato l’evento che ha consentito alla banca d’affari la facoltà di risolvere unilateralmente il contratto a valori prestabiliti. Una clausola anomala, come ammesso dallo stesso Governo.
3) La precisazione per cui il valore di mercato dei nostri swap non è corretto: Secondo il Tesoro, i derivati non sono debiti che vanno pagati alla scadenza, ma solo “scambi di flussi” i cui valori sono fissati solo alla data di chiusura del contratto.  Quindi per l’esecutivo il “valore del portafoglio derivati dello Stato italiano viene definito come il valore attuale dei flussi futuri … che … varia continuamente in funzione del livello dei tassi di mercato e della conformazione della curva dei rendimenti”: questo valore attuale non è qualificabile come debito pubblico.
In base a tale struttura, non ha senso per il Tesoro associare ai derivati il concetto di guadagno o perdita, men che meno ad un dato momento anteriore alla chiusura (visto che nessuna delle due parti comunque vorrebbe chiudere la posizione in perdita in un qualsiasi momento).
Se lo Stato oggi paga una differenza sui derivati è perché i tassi a lunga sono scesi: paga un pò di più di quanto avrebbe pagato senza swap, ma a fronte della sterilizzazione di buona parte del rischio di oscillazione dei tassi. Pertanto si può dire che quando si verificano perdite sui derivati, vuol dire che i tassi vanno a favore delle casse pubbliche, stanno scendendo (chiaramente solo per i bond di nuova emissione).
4) I (pochi) numeri disponibili: I derivati sul debito pubblico hanno generato flussi positivi fino al 2005. Poi si sono registrate solo perdite, con una dinamica crescente che dovrebbe preoccupare per l’anno in corso. I dati Istat non risultano trasparenti. I numeri pubblicati dall’istituto di ricerca (si veda il post) non distinguono tra amministrazione centrale e periferiche, per cui è impossibile fare dei calcoli anche solo approssimativi.
La legge finanziaria del 2002 ha consentito il ricorso alla finanza derivata quale strumento per ristrutturare il bilancio delle pubbliche amministrazioni, in particolare gli enti locali. Poiché si andava verso una stretta dei trasferimenti dallo Stato,  il Parlamento dava la facoltà di rivolgersi alla finanza derivata per trasformare i tassi elevati sui prestiti allora in essere in tassi inferiori. Questo, da un lato ha generato un proliferare di contratti (poi rivelatisi molto onerosi a causa di commissioni nascoste inserite dalle banche) in capo alle pubbliche amministrazioni, dall’altro ha reso non significativi i dati elaborati dall’Istat ed ha quindi reso non trasparente il bilancio pubblico.
5) Il controproducente deficit di trasparenza: La poca trasparenza in materia genera una mancanza di credibilità per l’Italia e non pochi danni al pubblico. Se ci fosse maggiore chiarezza sarebbe possibile per i cittadini valutare compiutamente l’operato dei Governi e si spegnerebbero ab origine le facili campagne di strumentalizzazione o disinformazione seguite al caso Morgan Stanley. Ma, soprattutto, i mercati avrebbero la possibilità di valutare l’Italia correttamente.
6) I molti interrogativi irrisolti: la vera domanda è se i derivati sono serviti solo a limitare i rischi sui tassi oppure se hanno anche consentito ai Governi di occultare una fetta del nostro debito pubblico. Benché l’esecutivo, la Banca d’Italia ed Eurostat abbiano più volte affermato che l’uso di tali strumenti non ha alterato la sostanza dello stock del debito, ad oggi non è ancora possibile dare una risposta definitiva.
7) I provvedimenti urgenti da adottare: Sarebbe opportuno che il Parlamento pubblicasse di sua iniziativa i contratti in essere e i rendiconti finanziari degli stessi.
Inoltre, qualora esistessero contratti ancora in essere con clausole di estinzione penalizzanti per il Tesoro, il Governo dovrebbe utilizzare tutta la sua moral suation per rinegoziarle con le banche controparti. L’esecutivo dovrebbe anche attivarsi per verificare le conseguenze che la falsificazione del Libor e dell’Euribor potrebbero aver avuto sul bilancio pubblico.
Sarebbe infine opportuno che il Ministero dell’Economia chiarisse la correlazione fra l’andamento dei tassi di mercato e il costo complessivo del debito pubblico.

Vietnam devastato da frane e alluvioni


Dopo il passaggio della tempesta tropicale Gaemi, il Committee for Flood-Storm Control and Search-Rescue del Quang Ngai, la provincia del Vietnam centrale più colpita dalle alluvioni, ha emesso il bollettino riguardante i danni e le conseguenze dopo il passaggio di Gaemi: 7 persone ferite, un centinaio di case distrutte oltre alla chiusura di tutte le scuole nei distretti di Tay Tra, Tra Bong, Son Tay e Tu Nghia. Il bollettino ha inoltre evidenziato che il volume totale di terreno e di roccia che ha portato a numerose frane su tutta la zona si aggira intorno a 10.000 m3. I fiumi inoltre hanno aumentato notevolmente la loro portata fino a inondare tutte le zone limitrofe. Il flusso di portata in alcuni casi è aumentato da 3000 m3 circa a oltre 4500 m3 al secondo.
La provincia di Quang Ngai ha fatto registrare accumuli superiori ai 100 mm giornalieri su alcune zone, e oltre 160 mm nelle zone montuose di Ba To e Minh Long.
Le alluvioni anno causato un aumento dell'erosione lungo il fiume Ba, danneggiando gravemente molte aree residenziali di Phu Yen. Nel distretto di Phu Hoa, alcune sezioni delle sponde del fiume sono erose, per un totale di più di 2 km di lunghezza con decine di ettari di terreni agricoli distrutti.  Nel distretto di Tay Hoa, la sezione totale erosa risulta maggiore a 50 m di lunghezza. L'acqua del fiume ha messo in pericolo molte aree residenziali. Le inondazioni hanno anche danneggiato l'argine Bach Dang a Tuy Hoa City. 
Questa alluvione ha anche danneggiato quasi 1.000 ettari di riso, verdure, e centinaia di ettari di stagni di gamberetti.


Aurora Boreale in Norvegia - Immagini spettacolari

Anche in Norvegia, ritorna l'Aurora Boreale, uno dei fenomeni più spettacolari della Terra. Il fenomeno è stato reso possibile dalla tempesta solare generata il 6 Ottobre 2012 dalla superficie solare. L'aurora polare, spesso denominata aurora boreale o australe a seconda dell'emisfero in cui si verifica, è un fenomeno ottico dell'atmosfera terrestre caratterizzato principalmente da bande luminose di colore rosso-verde-azzurro, detti archi aurorali. Le aurore possono comunque manifestarsi con un'ampia gamma di forme e colori, rapidamente mutevoli nel tempo e nello spazio. Il fenomeno è causato dall'interazione di particelle cariche (protoni ed elettroni) di origine solare (vento solare) con la ionosfera terrestre (atmosfera tra i 100–500 km). Tali particelle eccitano gli atomi dell'atmosfera che diseccitandosi in seguito emettono luce di varie lunghezze d'onda. A causa della geometria del campo magnetico terrestre, le aurore sono visibili in due ristrette fasce attorno ai poli magnetici della terra, dette ovali aurorali. L'aurora polare è visibile, spesso, anche in zone meno vicine ai poli, come la Scozia, o molte zone della penisola scandinava. Le aurore sono più intense e frequenti durante periodi di intensa attività solare, periodi in cui il campo magnetico interplanetario può presentare notevoli variazioni in intensità e direzione, aumentando la possibilità di un accoppiamento (riconnessione magnetica) con il campo magnetico terrestre.
Fonte
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Stati Uniti. Gli studenti che rifiutano il microchip vengono puniti!

Notizia shock proveniente dagli Stati Uniti: in Texas alcuni studenti che si sono rifiutati di indossare i microchip per i documenti sarebbero stati  ”puniti”.




La notizia non mancherà di scatenare un vespaio di polemiche, tanto in Usa, quanto all’estero. Stiamo parlando di una scuola in Texas, dove alcuni bambini avrebbero osato rifiutarsi di indossare i microchip per i documenti di identità. Intervistati, questi studenti hanno detto di sentire sulla propria pelle le ripercussioni per il loro rifiuto. Dal primo di ottobre gli studenti della John Jay High School e della Anson Jones Middle School in San Antonio, Texas, hanno dovuto far sapere se volevano avere le loro foto nei documenti d’identità munite con un chip RFID (radio-frequency identification) in modo così da monitorare ogni loro spostamento. Gli educatori insistono sull’importanza del progetto, e se questi chips RFID dovessero avere successo, preso oltre 112 scuole potrebbero utilizzarli, coinvolgendo oltre 100.000 studenti.Gli studenti che si rifiutano invece, pare che vengano letteralmente tormentati dagli istruttori, e siano anche esclusi dalla partecipazione ad alcuni progetti oltre che esclusi da alcune zone come caffetterie e librerie interne all’istituto. Come riportato da RT.COM, Andrea Hernandez studentessa al John Jay, ha accusato gli educatori di aver ignorato la sua domanda di rispetto della privacy e di averle detto che non poteva partecipare alle elezioni scolastiche senza prima accettare il RFID. In una intervista Hernandez ha quindi rifiutato di indossare il RFID, e le autorità scolastiche hanno persino scritto ai suoi genitori nel vano tentativo di convincerli a forzare la figlia a farlo. Il padre della ragazza non ha voluto ascoltare la scuola e soprattutto si è rifiutato di rinunciare a parlar male di un programma che, lui e sua figlia, ritengono ingiusto. Dal momento che il programma costerà anche un mucchio di soldi, c’è da chiedersi quali saranno le conseguenze cui si potrebbe andare incontro lungo questa strada.
http://tribunodelpopolo.com/2012/10/10/stati-uniti-puniti-gli-studenti-che-rifiutano-i-microchip/

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Aumento dell'attivita' solare, continua la tempesta geomagnetica!

10 ottobre 2012 - Una scoppiettante regione solare situata sul versante nascosto del sole sta per emergere dal lembo sud orientale,e fa prevedere un aumento dell'attivita' solare per i prossimi giorni.


Per il terzo giorno consecutivo una tempesta geomagnetica sta avvolgendo il pianeta intorno alle regioni polari,aurore boreali sono state avvistate fino  in Utah, Colorado, Kansas e Nebraska.Il NOOA prevede una possibilita' del 40 % di forte tempeste geomagnetiche per le prossime 24 ore.Restate sintonizzati...

http://www.spaceweather.com/
http://www.solarham.net/

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India. Censimento biometrico di milioni di persone.


Un database biometrico in India solleva seri interrogativi: milioni di persone sono già passate attraverso il "censimento biometrico"
Ci siamo: 

"Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei" 
(Apocalisse 13:16-18)

Il governo indiano ha accumulato un database di impronte digitali, foto digitali dell'iride e del viso, misurazioni biometriche associate ai nomi, indirizzi e date di nascita di 200 milioni di abitanti indiani. Tuttavia, questa vasta raccolta di dati personali è una goccia rispetto al volume di dati che il governo intende raccogliere..
"L'Autorità di identità dell'India" (UIDAI), l'organizzazione che gestisce il censimento biometrico "Aadhaar", si propone di acquisire e memorizzare i dati personali ei dati biometrici per ciascuno dei 2 miliardi di abitanti. Tutti i cittadini registrati ricevono un numero di identificazione univoco a 12 cifre e una carta d'identità correlata ai dati.
Una volta completato, il sistema "Aadhaar" ha la capacità di archiviazione dati 10 volte la capacita' di Facebook. Anche se è "facoltativo" registrarsi nel database, il programma è la base per nuove applicazioni che facilitano le transazioni bancarie e l'acquisto di beni e servizi.
Coloro che non fanno parte del programma di identificazione potrebbero incontrare delle difficoltà a partecipare a transazioni e acquisti nella vita quotidiana.  
L'India ha il più grande sistema di identificazione biometrica mondiale e pone seri interrogativi sulla riservatezza delle informazioni e la discriminazione dei cittadini che non si iscrivono al programma. 

"Aadhaar" ha l'ambizione di aiutare i poveri nelle zone rurali, una gran parte della popolazione che non ha un accesso affidabile ai servizi pubblici. Secondo i funzionari del governo, se potessimo integrare un numero univoco per ogni neonato, i servizi potrebbero essere migliorati. Una volta registrato, in seguito sarebbe più facile per lui acquistare, o fare transazioni bancarie, ecc.
Per saperne di più (Inglese):

Non fatevi ingannare dalle apparenze,stanno demolendo le istituzioni democratiche del paese!


Da anni diciamo che il disegno fondamentale dei poteri oscuri è di accorciare le linee di potere. La modifica costituzionale che il governo Monti vuol far passare in fretta e in furia è un'ulteriore conferma che il piano procede alla grande.

In quest'ottica si spiegano anche gli scandali che hanno coinvolto le amministrazioni regionali nell'ultimo anno. Prima Formigoni, poi Lombardo, ora la Polverini. Nord, Sud e Centro.

Non che non ci fosse motivo per gli scandali: ruberie varie ci sono sicuramente state, come sempre nell'amministrazione pubblica in Italia. Quello che però colpisce è la sequenza con cui sono stati colpiti questi punti di decentramento del potere. Tutti nell'ultimo anno, tutti con gran risonanza mediatica.

L'ultimo esempio, quello di Fiorito, vede la gogna mediatica colpire senza pietà e gridare allo scandalo inverecondo, per supposte appropriazioni indebite di circa un milione e mezzo di euro. Per carità, è giustissimo che chi rubi venga smascherato, indagato, condannato ed interdetto da funzioni pubbliche.

Quello che ci fa sorridere è che ci si accanisca a reti unificate per un milione e mezzo di euro, o per le vacanze di Formigoni, mentre passano in sordina i regali alle banche (4 miliardi di euro al Monte dei Paschi, tanto per dirne una) ed i veri significati di ESM e Fiscal Compact, ovvero furti di sovranità, e di soldi, superiori di interi ordini di grandezza a quelli perpetrati dalle regioni.

Personalmente mi fa sorridere per una mia particolare propensione allo humour nero. Per me è come guardare un padre che si gioca la casa a carte, e poi picchia il figlio per aver buttato la paghetta in gelati: la situazione è tragica, ma anche stranamente divertente.

E così, mentre montagne di miliardi vengono sifonati dalla nostra economia, e dalle nostre tasche per essere rigirati alla cricca dei poteri gesuitico-massonici, tutti a parlare di chi, nel grande schema delle cose, si occupa di spiccioli.

Ma gli inciuci nelle regioni e nelle province ci sono sempre stati, perchè ora vengono fuori e prima no?

Perchè i governi eletti hanno bisogno di supporto numerico. Da qui la pletora di poltrone per i trombati, il mantenimento delle province, ed il laissez-faire con chi s'imberta gli "spiccioli". Quello che si vuole colpire è il vecchio meccanismo democratico: lo si vuole buttare insieme ai loschi individui cui lo si è fatto ultimamente gestire. Lo si vuole sostituire con un verticalismo privo di garanzie democratiche.

Monti non ha questi problemi di consenso dal basso. Non è stato eletto da nessuno, e verrà riconfermato a suo piacimento da un parlamento ultra-ricattabile in cui tutti fanno a gara a lustrargli le scarpe. E' stato calato dall'alto per fare esattamente quello che sta facendo: seccare definitivamente le fonti di potere locale e decentrato, e legare l'Italia mani e piedi al super-stato orwelliano. Da qui gli attacchi alle mafie locali (solo alcune, quelle che si occupano di controllo del territorio), l'adesione ad ESM e Fiscal Compact, la modifica costituzionale per la parità di bilancio obbligatoria, ed ora la modifica al Titolo V della Costituzione, togliendo alle regioni numerosi poteri, soprattutto la loro voce in capitolo su porti, aeroporti ed energia. Verranno annullate anche le prerogative particolari delle regioni a statuto speciale, come Trentino e Sicilia. Eppure il Trentino è un miracolo di efficienza...

Insomma, se vorranno fare un aeroporto sotto casa vostra, non avrete più la possibilitá di fare un movimento locale che metta paura ai governanti regionali. Non basteranno più migliaia di persone per fermare un progetto devastante: ne serviranno milioni!  E passi l'aeroporto, ma se invece vorranno piazzarvi una bella centrale nucleare in cortile? No problem. Non scordiamoci il ruolo delle regioni, molte delle quali hanno messo i bastoni tra le ruote al precedente governo, che prima di Fukushima voleva procedere allegramente con le centrali "sicure"!

Dite che per questo non ci dobbiamo preoccupare, per via del referendum dell'anno scorso? 

Figuriamoci: un governo che modifica la costituzione con la stessa facilitá con cui ci si cambia i calzini, troverá delle ottime scuse (leggasi emergenze) per fare la qualunqe

A questo proposito, è interessante notare la reazione dell'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, che la pensa così:"La frammentazione dei poteri è uno dei mali da estirpare in questo paese"...certo, come no caro sig. Conti...

Non c'è che dire, questo governo non eletto è veramente bravo nel piantare i chiodi nella bara della democrazia. Chi lo ha imposto sta godendo moltissimo dell'efficienza di Monti, e per questo vogliono farlo continuare ancora.

Leggendo i giornali di oggi si dice di come il governo abbia fretta di fare questa modifica, e di quanto poco tempo sia stato dato ai parlamentari per leggere le proposte di modifica e ragionarci su. Ammesso che ci capiscano qualcosa...

Noi di Coscienzeinrete ci sentiamo però obbligati a denunciare questo ulteriore scempio della nostra democrazia, ed invitiamo tutti ad informarsi, ed a diffondere il più possibile la notizia. 

 


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