Migliaia di miliardi di particelle cosmiche attraversano ogni secondo tutto quello che c’è sulla Terra, compresi i nostri corpi. In questo traffico incessante della materia ci sono anche alcuni passeggeri molto particolari, chiamate particelle massive debolmente interagenti (WIMP, come il suo acronimo in inglese Weakly Interacting Massive Particles).
Si tratta di sostanze che, secondo le più recenti teorie fisiche, compongono la misteriosa materia oscura, un tipo di materia estremamente difficile da rilevare, ma che spiega l’universo nello stato che vedete. Se non esiste, tutto ciò non avrebbe alcun senso ora.
Gli scienziati della University of Michigan hanno ipotizzato che, sebbene la questione sfugge riguardo queste interazioni da parte delle particelle cosmiche, esse comunque colpiscono i nuclei degli atomi delle nostre cellucle ogni minuto.
Secondo i ricercatori, anche se noi sperimentiamo questa radiazione, il suo effetto è minuscolo rispetto ad altre fonti di radiazioni naturali. Essi ammettere che c’è una possibilità che un elemento di materia oscura causa una mutazione maligna nel corpo umano, ma questa possibilità è molto piccola.
Queste particelle hanno origine nello spazio profondo, molto spesso provengono dal centro della nostra Galassia, talvolta molto più lontano. La loro origine e la loro composizione dipende dalla loro energia, e tutto questo è attualmente un’interessante materia di studi per fisici delle particelle e astrofisici, che ancora non hanno del tutto compreso la storia di queste particelle. Di certo sappiamo che ci sono, che sono per la stragrande maggioranza protoni, che hanno uno spettro energetico che diminuisce drasticamente ad alte energie (ovvero è molto più probabile osservarne con un’energia più bassa che con un’energia più alta) e che hanno le origini più disparate: supernovae, microquasars, gamma-ray bursts, active galactic nuclei, e chi più ne ha più ne metta.
L’esistenza di particelle massive debolmente interagenti, sono ora sotto la ricerca e supervisione del CERN e dei ricercatori dell’University of Michigan che stanno svolgendo nell’esperimento effettuato con il Detector CRESST, che rileva le particelle cosmiche filtrandole da altre del fondo natuarale. L’esperimento avviene nel laboratorio del Gran Sasso d’Italia situato a 1400 metri di profondità, appunto per evitare interferenze con altre radiazioni naturali.
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