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‘Resuscitata’ una pianta del Pleistocene

E’ stata ‘resuscitata’ in Siberia una pianta da fiore vissuta 30.000 anni fa. I suoi semi erano rimasti imprigionati per tutto questo tempo nel terreno perennemente ghiacciato. L'esperimento, descritto sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, è stato condotto dall’Accademia russa delle Scienze e dimostra che il permafrost, ossia il terreno ghiacciato che riveste il 20% del pianeta, potrebbe essere una sorta di 'cassaforte della biodiversità, nella quale potrebbero essere ancora conservati molti organismi animali e vegetali del passato. La pianta tornata a fiorire dal passato si chiama Silene stenophylla. Era una pianta erbacea molto diffusa nel Pleistocene ed i suoi semi sono stati rinvenuti a 38 metri di profondità, nel terreno ghiacciato della Siberia nordorientale, preservati all'interno di una tana fossilizzata di scoiattoli. I ricercatori russi sono riusciti a riportare in vita la pianta, della quale esistono ancora oggi molte varietà, coltivando in laboratorio i tessuti ancora intatti in laboratorio. Una volta rigenerati, i semi sono stati piantati nel terremo e un anno Più tardi le piantine sono fiorite, arrivando a produrre frutti. Oltre alla rilevanza scientifica di essere riusciti a riportare in vita un antico essere vivente pluricellulare estinto, l'esperimento permetterà ora di comprendere i fattori che hanno portato alla scomparsa di questa specie. Il successo di questo esperimento dimostra come il permafrost abbia un ruolo importantissimo come possibile 'cassaforte' di un antico patrimonio genetico ormai scomparso e un laboratorio per lo studio dell'evoluzione.

Chi sta manipolando il clima del Pianeta?




L'ondata anomala del freddo di queste settimane sta facendo riemergere le tesi di esperimenti e progetti russi e americani per «governare» i cambiamenti climatici a proprio vantaggio. I siti del progetto Haarp sarebbero sparsi in tutto il mondo vicino a miniere di uranio. Fantascienza, fantapolitica o c'è qualcosa di vero?





Ennio La Malfa, Accademia Kronos

Sono diversi giorni che leggo sulle pagine internet articoli pseudoscientifici, scientifici e giornalistici in genere sulle ipotesi che l'eccezionale ondata di freddo che ha sconvolto l'Europa e tutto il bacino del Mediterraneo, non sia altro che un esperimento di manipolazione climatica prodotto dall'intelligence militare Usa. Esperimento reso possibile alle reti del progetto Haarp iniziato negli anni 90 ed ora diffuso in tutto il pianeta (vedi cartina).

Haarp è l'acronimo di High-Frequency Active Auroral Research Program. Un sistema di antenne che concentrano energie elettromagnetiche e che poi vengono «sparate» sulla ionosfera terrestre. Questo impianto presente in Alaska, è in grado di inviare onde radio nella ionosfera. Le onde, colpendo la ionosfera, la riscaldano ulteriormente causando leggere perturbazioni, simili a quelle provocate dalla radiazione solare, ma notevolmente più deboli. Lo scopo secondo i militari Usa è quello di studiare in che modo queste perturbazioni influiscono sulle comunicazioni a breve e a lunga distanza. Già nel 1995 ambientalisti e scienziati di tutto il Mondo chiesero spiegazioni al governo Usa su questo esperimento, temendo che Haarp fosse una nuova arma che poteva minacciare la vita sulla Terra. Da un iniziale braccio di ferro, alla fine le autorità, vista anche la crescente preoccupazione internazionale, consentirono ai mass media di entrare a visitare una parte dell'istallazione, interdicendo però in maniera rigidissima la visita ad un'altra zona gestita dai militari. Questo fatto ha contribuito ulteriormente ad insospettire l'opinione pubblica.
La ricerca di base di Haarp, ufficialmente dichiarata dagli Usa, riguarda lo studio dei fenomeni naturali derivanti dall'interazione delle radiazioni solari e delle onde radio con la ionosfera. La ricerca applicata riguarda l'utilizzo degli effetti prodotti sulla ionosfera in ambito tecnologico, in particolare nel campo delle telecomunicazioni. Il sospetto è che invece si stiano sperimentando nuove armi rivoluzionarie capaci di sconvolgere il clima del pianeta.
Quello che è accaduto recentemente sul Polo Nord è un anomalo e intenso riscaldamento degli ultimi strati della ionosfera che come sappiamo va da 80 a 500 Km dalla Terra, dove impatta la radiazione solare che in alcuni strati produce temperature che superano i 1.000 gradi centigradi, per questo motivo la ionosfera è chiamata anche Termosfera. Secondo alcuni scienziati le onde radio inviate sopra il Polo Nord avrebbero aumentato le temperature della Termosfera fino ad interagire con la Mesosfera e la Stratosfera al punto da stravolgere gli equilibri di pressione barometrica e di andamento dei venti polari, facendo deviare le correnti fredde polari verso sud.
Forse sono tutte congetture, ipotesi un po' fantascientifiche, forse e non forse, perché quello che mi preoccupa (fino all'altro giorno confesso di esserne stato all'oscuro) è che il progetto Haarp non è solo territorialmente concentrato in Alaska, ma in questi anni si è diffuso in tutto il pianeta, come si può vedere dalla cartina riportata.

Questa è la mappa mondiale dei siti Haarp in cui si trovano anche le più ricche miniere di uranio, un caso?
Questa è la mappa mondiale dei siti Haarp in cui si trovano anche le più ricche miniere di uranio, un caso?
















Da quando con Putin in Russia si sono aperti gli archivi segreti, alcuni documenti relativi al passato, dalla prima guerra mondiale al 1990, sono stati messi a disposizione del pubblico. Alcuni di questi però e per fortuna sono sfuggiti alla censura che successivamente ha poi fatto nuovamente chiudere le stanze dei segreti. Uno di questi documenti è sconvolgente perché dà forza al «complotto mondiale per cambiare il clima». In esso si parla del fenomeno Niño e dell'applicazione delle teorie di Tesla(*), un esperimento climatico effettuato dagli scienziati russi. Questo documento, ormai introvabile, affermerebbe che il 4 febbraio del 1983 sarebbe stato registrato un forte flusso di onde Elf (Extra-Low Frequency = a bassissima frequenza), inviate dagli americani, che sarebbero entrate in contatto con onde stazionarie emesse dai sovietici. Ciò avrebbe provocato il Niño del 1983, che ha portato siccità in Australia e piogge diluviali in Perù, tornado e colate di fango nel sud della California: ciò in particolare sarebbe il risultato delle enormi onde stazionarie emesse dai Russi. Questa strategia farebbe parte di un piano iniziato da Lenin e che aveva lo scopo di riscaldare la Siberia e svilupparvi coltivazioni.

Quindi questo dimostrerebbe che non solo gli Usa ma anche i Russi stanno «giocando» con il fuoco, con forze ed energie immense che potrebbero sfuggirgli di mano. Si perché con i loro esperimenti potrebbero compromettere la stabilità della Termosfera e condannare tutto il pianeta ad un immane catastrofe. Forse allora si cominciano a capire perché in gran parte dei Paesi dove sono stati istallati i ripetitori Haarp si sono anche costruiti rifugi per decine di migliaia di persone, in particolare nei Paesi Scandinavi, in Russia e negli Usa. Ma allora dobbiamo prendere in considerazione il mistero delle scie chimiche sui nostri cieli, delle strane aurore boreali che da qualche anno si manifestano soprattutto al Polo Nord e «la favola» di alcuni scienziati che hanno deciso di contrastare il riscaldamento globale, raffreddando il pianeta con impulsi elettromagnetici sparati da Terra? In particolare dobbiamo temere che i progetti e le ipotesi di Tesla alla fine siano stati concretamente realizzati e non per il bene dell'umanità, ma per i soliti oscuri scopi di chi vuol gestire il Mondo. Se fosse così, e speriamo di no, non ci rimarrebbe che chiede aiuto a Dio stesso!

(*) Fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato statunitense nel 1891, nato a Smiljan, il 10 luglio 1856 e morto a New York, il 7 gennaio 1943. Tesla studiò e formulò interessanti ipotesi di come le forze elettriche e magnetiche della Terra potessero distorcere, o addirittura modificare, il tempo e lo spazioe sulle procedure attraverso le quali l'uomo potesse controllare tali energie. Verso la fine della sua vita, progettò un sistema per creare un «muro di luce», manipolando in un certo modo le onde elettromagnetiche. Questo misterioso muro di luce avrebbe dovuto alterare a piacimento il tempo, lo spazio, la gravità e la materia, e da questo rinacquero una serie di progetti di Tesla che sembrano usciti direttamente dalla fantascienza, come gli aereiantigravità, il teletrasporto, e il viaggio nel tempo.

Grandi terremoti anche su Marte!

Dalle immagini della camera HiRISE s’intuisce una serie di scosse sismiche avvenute sul Pianeta rosso. Lo studio mette a confronto i terremoti marziani con quello dell’Aquila del 2009. E ipotizza un’attività vulcanica in grado di sciogliere i ghiacci.
Magnitudo: sette. Vittime: verosimilmente nessuna. Epicentro: un punto imprecisato lungo la faglia di Cerberus Fossae, nei pressi del vulcano Elysium Mons. L’insolito bollettino sismico, in uscita il 23 febbraio sulle pagine del Journal of Geophysical Research – Planets, si riferisce a una serie di scosse avvenute qualche milione di anni fa sul pianeta Marte. Per gli standard geologici, tempi relativamente recenti. Ciò che ha permesso ai ricercatori che hanno firmato lo studio, fra i quali l’italiano Luca Guerrieri dell’ISPRA, di ricostruire la catena di eventi sono le immagini scattate da HiRISE, la macchina fotografica da 40 milioni di dollari a bordo della sonda NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO). Immagini che rivelano un pattern di distribuzione dei macigni non spiegabile se non ipotizzando una serie di scosse sismiche.

I macigni oggetto dell’indagine, spiega il sismologo che ha guidato lo studio, Gerald Roberts del Birkbeck – University of London, sono massi dal diametro compreso fra i 2 e i 20 metri. Franati giù dai dirupi e disposti entro un raggio di 100 chilometri, il loro numero e le loro dimensioni decrescono mano a mano che ci si allontana dal punto centrale, situato lungo la faglia di Cerberus Fossae. «Una disposizione coerente con l’ipotesi che a muovere i macigni siano stati i tremori della terra, tremori la cui intensità è andata calando allontanandosi dagli epicentri dei martemoti», osserva Roberts.

Per valutare la magnitudo dei sismi marziani, i ricercatori hanno messo a confronto il pattern di distribuzione dei macigni, nonché la fagliazione della superficie marziana, con quelli osservati sulla Terra dopo il terremoto dell’Aquila. Nel caso del sisma del 2009, si è registrata la caduta di massi fino a circa 50 km dall’epicentro. Poiché l’area della superficie marziana nella quale si possono osservare i macigni spostati si estende per circa 200 km, la stima sulla magnitudo dei “martemoti” indica valori superiori a 7.0. Quanto all’epoca delle scosse, ciò che porta i ricercatori a ritenere che si tratti di eventi relativamente recenti è che le tracce lasciate dai macigni sulla superficie di Marte, regolarmente spazzata dal vento, sono tutt’ora visibili.

Ma le implicazioni più interessanti sono quelle relative al ruolo che potrebbero giocare i martemoti per la vita sul Pianeta rosso. Se le faglie lungo la regione di Cerberus Fossae sono attive, e a innescare i terremoti sono i movimenti nel magma del vicino vulcano, l’Elysium Mons, l’energia che l’attività vulcanica in atto sotto la superficie di Marte è in grado di rilasciare, sotto forma di calore, potrebbe essere sufficiente a sciogliere i ghiacci. E l’acqua allo stato liquido che ne risulterebbe, osservano gli autori dello studio, potrebbe dare origine a un habitat favorevole alla vita.

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Antiche eruzioni non dal super vulcano di Yellowstone!


Antiche eruzioni giganti nel nord-ovest del Pacifico possono effettivamente essere state causate dalla rottura di una lastra di roccia titanica e non dal sottostante supervulcano Yellowstone, suggeriscono gli scienziati.


I Supervolcani sono in grado di produrre colossali eruzioni mai registrate dall'umanità,almeno nella sua storia conosciuta.
Ci sono circa una dozzina di supervolcanoes sulla terra oggi,uno dei quali si trova sotto il supervulcano Yellowstone.
Il vulcanismo di Yellowstone si pensava avesse avuto inizio con i basalti Steens-Columbia.
Un diluvio di basalto che è il risultato di una grande eruzione vulcanica che ha coperto vaste aree eruttando più di 55.000 chilometri cubi (230.000 chilometri cubi) di roccia fusa, vomitando più di 1 milione di volte la famosa eruzione del Mount St. Helens nel 1980.
Le inondazioni di basalto si pensava che si verificassero in genere quando la risalita di roccia calda che sorge da vicino il nucleo della Terra, conosciuto come un pennacchio del mantello, raggiungesse la superficie.
Ora i ricercatori suggeriscono un nuovo modo per queste eruzioni di massa - una breccia in una lastra massiccia della crosta terrestre.

Spaccature nella roccia

Gli scienziati hanno generato modelli al computer di come la complicata struttura dello strato del mantello terrestre in vigore negli Stati Uniti occidentali si è evoluta nel corso degli ultimi 40 milioni di anni.
Essi hanno basato il loro lavoro sui dati della USArray, una rete mobile sismica di 400 stazioni di sensori che viaggiano attraverso gli Stati Uniti.
I ricercatori suggeriscono che circa 17 milioni di anni fa, un pezzo gigante di roccia, nota come la lastra Farallon che era immersa gli Stati Uniti occidentali ha cominciato a lacerarsi.
Ciò ha portato ad effusioni massicce di magma.
"Quando la lastra viene prima aperta, c'è un piccolo strappo, ma a causa dell'elevata pressione, il materiale è in grado di forzare la sua strada attraverso il foro", ha detto il ricercatore Dave Stegman, un geofisico presso l'Università di California, San Diego.
"E 'come nei film quando una finestra si rompe in un aereo che è ad alta quota - dal momento che la cabina si trova a pressione più elevata, tutto viene risucchiato fuori dalla finestra."
I vulcani sono più spesso ai confini delle placche tettoniche.
Queste nuove scoperte gettano luce su un modo - oltre a pennacchi del mantello - in cui i vulcani possono emergere all'interno delle placche tettoniche.

Pennacchi dal Mantello

Curiosamente, il supervulcano di Yellowstone sembra essere dovuta ad un hot spot sotto l'area, ma i ricercatori non credono che sia stato coinvolto con i basalti dello Steens-Columbia
"Ci sono da 40 a 50 pennacchi del mantello attive nel settore della Terra proprio ora,in motivo per cui uno è vicino non significa che è dietro a queste inondazioni di basalti", ha detto Stegman OurAmazingPlanet.
Tuttavia, ha aggiunto, "stiamo incorporando il pennacchio di Yellowstone nel nostro modello in modo che possiamo imparare un po 'di più su questa regione".

Fonte:http://www.ouramazingplanet.com/2449-ancient-yellowstone-eruptions-supervolcano.html

Nel 2003 una bomba termonucleare contro Giove !

Il 19 Ottobre del 2003 un astrofilo dilettante, Olivier Meeckers, nel fotografare il pianeta Giove si è accorto che, vicino alla linea del suo equatore, si era formata una macchia nera di origine sconosciuta.

Furono formulate in quel momento diverse ipotesi, che si rivelarono tutte prive di un riscontro scientifico.

Si parlò dell'ombra proiettata da una delle sue lune sulla superficie del pianeta. Ma dai primi rudimentali calcoli fu verificato che la macchia nera non era della grandezza giusta per essere l'ombra di un pianeta, e che "ruotava" seguendo la velocità di rotazione di Giove e non delle sue lune, confermando che era proprio una specie di "buco" aperto sulla sua superficie.

Si pensò ad un impatto con qualche corpo celeste, come quello avvenuto nel 1994 con la cometa Shoemaker-Levy.


Ma anche questa ipotesi fu scartata perché se vi fosse stato un corpo celeste di dimensioni tali da creare un "buco" su Giove di quelle dimensioni, sarebbe stato avvistato settimane o mesi prima dell'impatto (cosa che non è accaduta). Le dimensioni infatti di quel buco erano approssimabili a quelle del nostro pianeta.
Qualcosa quindi di incredibile era accaduto su quel pianeta, qualcosa che non ha mai avuto una spiegazione ufficiale da coloro che gestiscono l'informazione pubblica e dalla NASA in primis.

Eppure, loro avrebbero avuto molte cose da dire su questo argomento, preferendo invece che questo "mistero" si perdesse nell'oblio.

Appena un mese prima la sonda Galileo è stata fatta precipitare nel pianeta Giove, per guasti dovuti all'usura della missione.

Inizialmente la Nasa aveva previsto che la sonda finisse i suoi giorni sulla superficie di Europa ( una delle lune di Giove ), ma quando ci si è accorti che sotto la superficie ghiacciata di quel satellite vi poteva essere un'oceano brulicante di vita, si è cambiata idea per evitare di "compromettere" questa probabile forma di vita aliena.

Perchè?

Pochi sanno che la sonda Galileo usava come propellente 48 kg di PLUTONIO 238. Quando la sonda è precipitata nell'atmosfera di Giove (composta per la maggior parte di idrogeno), è arrivata ad una profondità tale, che le forze combinate di pressione e temperatura hanno portato all'autoinnesco di questa specie di bomba nucleare da 800 chilotoni.

La deflagrazione è avvenuta proprio il 19 ottobre 2003, ed è stata immortalata dall'astrofilo dilettante Meeckers. Le dimensioni di quel "buco" raggiunsero, come si è detto, quasi le dimensioni del nostro pianeta Terra.

Il rischio che abbiamo corso, è che il nucleo di Giove potesse raggiungere quella "massa critica" che avrebbe potuto farlo "autoaccendersi", trasformandosi in un secondo sole.

Se questo infausto evento fosse successo, vi sarebbe stata una notevole massa di gas infuocato (gli strati esterni della superficie di giove) che avrebbe raggiunto il nostro pianeta, spazzando gli strati esterni della nostra atmosfera che ci proteggono dalle radiazioni solari, col risultato ...della scomparsa di qualsiasi forma di vita (sia vegetale che animale) sulla Terra.

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21/02/2012 Atene, mense dei poveri piene e carrelli vuoti nei supermarket

ATENE – La folla preme, sbanda, urla. Qualcuno alza i pugni e picchia sul portone di acciaio. «Aprite, siamo qui dall´alba, abbiamo bisogno di lavoro!». Ragazzi e ragazze, ma anche anziani. Uomini con la barba lunga, donne col viso segnato dalla stanchezza. Dall´altra parte della porta blindata una voce gutturale gela la rabbia che rischia di diventare sommossa: «Siete troppi. Tornate domani». Il centinaio di disoccupati cede.
Impreca, bestemmia, alza ancora i pugni; qualcuno crolla in ginocchio. Le facce sono terree, gli sguardi duri. Il sorriso è un ricordo del passato. La Grecia soccombe sotto il peso della recessione: è sull´orlo del fallimento. Ma è già morta. L´Europa, il moderno giurista Dracone, chiede l´impossibile: vivere con 568 euro al mese. Lordi. Non resta che attendere il nuovo Solone e sperare che, con il rigore, riporti anche i fasti dell´antica Atene. Georgios Tsigas, consigliere del lavoro dell´ufficio di collocamento del Pireo, scuote la testa: «Non c´è niente da fare. Siamo sommersi dai disoccupati. Ogni giorno arrivano 800 persone, ma ci sono solo 10 offerte di lavoro. Vendite. Al telefono. Medicinali, libri, macchine, elettrodomestici. Niente stipendio fisso. Si guadagna in percentuale. Con obbligo di presenza. Dodici ore al giorno. Se ti assenti, anche per pochi minuti, sei fuori. Chi viene? Chiunque. Dai 18 ai 65 anni. Molti hanno poca esperienza. Hanno fatto gli impiegati per una vita, non sanno neanche dove cominciare. Puoi stare giorni interi senza vendere nulla. E senza vendite, niente soldi. Torni a casa a mani vuote. Non riesci neanche a mangiare».

LE MENSE DEI POVERI
Ce ne sono venti solo ad Atene. Sette al Pireo. Le ha organizzate la Chiesa ortodossa. Davanti a quella della Santissima Trinità, a due passi dal porto, la fila arriva sulle banchine. Attraversa un´arteria a quattro corsie. Le macchine sfrecciano facendo lo slalom tra le persone in attesa. Nessuno si muove perché nessuno vuole perdere il turno. Si apre alle 12 e si chiude alle 13. Stamattina sono in 300, c´è cibo solo per un centinaio. Molti devono rinunciare. Resistono al gelo che colpisce a raffiche. Soccombono solo quando chiude il portone. Due addetti alla sicurezza, che sembrano armadi, premono la cancellata su questo muro umano. Anche qui proteste. Rassegnate. Il pope, lo sguardo severo, non ha bisogno di spiegare. Alza la mano: «Basta, tornate domani». Si giustifica: «Facciamo quello che possiamo. Ma abbiamo anche noi i nostri problemi. Da domani interrompiamo le trasmissioni della nostra radio: siamo stati costretti a licenziare il personale. Troppi costi. Fino a qualche mese fa venivano soprattutto immigrati. Ora la maggioranza sono cittadini greci. Hanno perso tutto: auto, lavoro, casa. Non hanno nemmeno i soldi per fare la spesa».

FURTI E BUGIE
Crista Olegamossos fa la direttrice di un supermercato. Si alza alle 5 e lavora dalle 7 alle 9 di sera. «Prima eravamo in 15, oggi siamo in quattro. Ma due sono pagati per quattro ore. Con l´altra collega, a tempo pieno, dobbiamo fare tutto: da scaricare la merce dai camion ai turni alla cassa. Se rifiuti, ti licenziano. Abbiamo eliminato i carrelli, ora ci sono solo i cestini. La gente compra l´essenziale. Spese di 10, 15 euro al massimo. E spesso non riescono a pagare. Ogni giorno c´è qualcuno che prova a saldare con una carta di credito. Ma è vuota. Allora chiedono di andare a casa per prendere il contante. Spariscono con la merce e non tornano più. A fine giornata ci rimetto». Almeno il 30% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Molti si fanno aiutare da parenti e amici. Ma moltissimi non possono far altro che rubare. Gli scippi sono aumentati del 300%. Come gli assalti per strada, i furti dentro casa. Un lettore ci ha scritto: «Ormai usciamo di casa soltanto con 30 euro. Niente portafoglio, usiamo le fotocopie dei documenti. In caso di scippo salviamo gli originali».

NIENTE TASSE, NIENTE LUCE
E´ l´aspetto più odioso delle crisi. Per combattere l´evasione le cartelle esattoriali contengono anche l´utenza elettrica. Il controllo incrociato funziona. Ma gli effetti sono devastanti. Chi non paga l´Ici si ritrova senza luce. Bastano due mesi e sei al buio. Senza indennità di disoccupazione o con stipendio minimo da 600 euro è difficile pagare anche le imposte. Lo Stato ha ordinato ai suoi esattori di procedere alle interruzioni. La maggioranza si è rifiutata. Allora il lavoro è stato affidato ad un´impresa esterna, privata. Due settimane fa un intero paese della Grecia del nord, sommerso dalla neve, si è ritrovato al buio. La popolazione è ricorsa alle candele. Senza corrente elettrica ha rischiato di rimanere congelata. Si pensa alla privatizzazione persino delle pompe di benzina. Le compagnie petrolifere hanno passato la mano e sono sparite. La grande evasione, quella vera, rasenta il 70%. Ma nessuno la combatte seriamente.

IL MERCATO DEI RIFIUTI
Dietro il porto del Pireo c´è il più grande mercato clandestino di materiale raccolto nei cassonetti della nettezza urbana. Due intere strade sono occupate da questa fiera improvvisata e clandestina. Si vende di tutto, a prezzi stracciati. Un euro per un paio di scarpe, due per un impermeabile. Basta lavarli e si possono indossare. Ma anche bicchieri, pentole, quadri, libri, vecchi cellulari e pc. Tra i venditori abbiamo incontrato dei giornalisti licenziati. In due anni hanno chiuso tre importanti quotidiani e una nota tv nazionale. Riciclano quello che avevano in casa. Un mercato delle pulci dei disperati. «Bisogna improvvisare», spiegano, «fare il nostro mestiere in Grecia oggi è impossibile. Molti hanno trovato lavoro come spazzini. E´ l´unica offerta del momento. Tre mesi, a 400 euro. Ma devi essere in forze. Se ti ammali è finita. Un solo giorno di assenza e ti sostituiscono. Fuori, c´è la fila».

Espansione sinkhole nelle Filippine probabilmente legata al terremoto di grado 6,9

21 feb. 2012 - FILIPPINE - La gente dovrebbe stare alla larga dal sito dove e' apparsa una Diolina nei pressi della citta' di Dumanjug nelle Filippine, il terreno potrebbe collassare in qualsiasi momento.Il Geologo Maria Elena Lupo ha avvertito i curiosi che si avvicinano alla voragine,ed ha affermato: che al momento non e' dato di sapere come evolvera' la situazione e come la Voragine potrebbe ingrandirsi.La dottoressa Lupo inoltre ha riferito che la terra continua a muoversi e che non sono in possesso di strumenti per accertare la cavita' che si e' formata nel sottosuolo.Secondo la geologa queste dioline(in inglese Sinkhole) si originano prevalentemente in zone vulcaniche o calcaree.E opportuno monitorare attentamente la zona per eventuali evacuazioni di abitazioni che si trovano nelle vicinanze del sito.

 


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