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Misteriosa energia dal centro della Via Lattea

L'osservatorio spaziale Planck ha recentemente messo in evidenza come la nostra galassia, la Via Lattea, sia permeata da un costante e potente "ronzio" di microonde, la cui sorgente rimane per ora totalmente sconosciuta.
Planck, l'osservatorio orbitante costruito e messo in orbita dall'ESA sviluppato per lavorare in tandem con il Wilkinson Microwave Anisotropy Probe, è progettato per captare la radiazione cosmica di fondo, un'emissione di microonde che rappresenterebbe il residuo delle radiazioni generate dal Big Bang.
Planck, tuttavia, non si limita soltanto a studiare la radiazione cosmica di fondo, ma sta completando anche la mappa alle microonde della nostra galassia. Per fare questo e ottenere dei dati decenti su cui lavorare, l'osservatorio Planck deve necessariamente rimuovere la radiazione cosmica di fondo facendo una cernita il più completa possibile di tutte le sorgenti di microonde della Via Lattea.


E' proprio durante questo censimento che gli scienziati della missione Planck hanno scoperto la presenza di una "nuvola" di microonde attorno al centro della nostra galassia. "Le immagini rivelano due aspetti molto eccitanti della galassia in cui viviamo" spiega Krzysztof M. Gorski del Jet Propulsion Laboratory. "Mostrano una nuvola attorno al centro galattico, e gas freddi dove non sono mai stati osservati in precedenza".
La nube di microonde (definita "nube" per via dell'aspetto che ha nelle immagini riprese da Planck) verrebbe generata da una sorgente di radiazioni situata nelle vicinanze del centro della galassia. Nulla di strano, potreste dire, se non fosse che la quantità e la tipologia di queste microonde sono generalmente associate all'attività di una supernova, oggetto fino ad ora non rilevato nella posizione in cui ci si aspetterebbe di trovarlo.
Le microonde registrate dalla strumentazione, inoltre, hanno uno spettro insolitamente energetico, spettro mai osservato in alcuna altra parte della nostra galassia. Questa radiazione ha diversi punti in comune con quella emessa da un sincrotone quando particelle di materia emettono energia durante l'interazione con potenti campi magnetici.
Escludendo per ovvie ragioni che possa esistere un sincrotone delle dimensioni del nostro sole che fluttua nello spazio al centro della Via Lattea, quale può essere la misteriosa sorgente di queste strane microonde?
"Le teorie avanzate includono un alto numero di supernovae, venti galattici, o anche l'annullamento di particelle di antimateria" spiega Greg Dobler, collaboratore del progetto Planck e ricercatore dell'Università della California.
L'antimateria, spesso chiamata in causa per spiegare alcuni bizzarri fenomeni del nostro universo, potrebbe fornire una spiegazione plausibile: nuvole di antimateria in rotta di collisione con il nucleo galattico genererebbero sufficiente energia per spiegare la presenza di queste strane microonde all'interno della Via Lattea.
Planck ha scoperto un altro dato molto interessante: anche la nostra galassia contiene nubi interstellari di gas freddo, più precisamente monossido di carbonio. Analizzando la caratteristica emissione di microonde di questo gas, è possibile creare una mappa delle vaste nubi di idrogeno che popolano lo spazio cosmico, altrimenti invisibili tramite le ottiche tradizionali.
A cosa può servirci studiare le nubi di idrogeno? L'idrogeno è l'elemento più abbondante, oltre che il più semplice, di tutto l'universo. Tende a raggrupparsi in quelle che vengono definite "nubi molecolari", addensamenti di idrogeno molecolare (H2) che risultano per lo più invisibili agli infrarossi e alle onde radio, ma che possono essere rilevate indirettamente osservando le emissioni di energia del monossido di carbonio.
Nella Via Lattea, le nubi molecolari sono distribuite soprattutto in corrispondenza dei bracci della spirale, in un anello che si estende tra gli 11.000 e i 25.000 anni luce dal centro galattico.
Si calcola che per ogni molecola di CO rilevata all'interno di una nube molecolare, esistano circa 10.000 molecole di H2 in densità inferiori a 1000 particelle per centimetro cubo. A queste densità, la nube diventa opaca alla radiazione ultravioletta, ma al suo interno possono avere origine complesse interazioni tra diversi elementi, arrivando anche alla formazione di molecole organiche.
Dato che l'idrogeno molecolare sarebbe, secondo le più recenti teorie sulla nascita delle stelle, direttamente responsabile della formazione degli astri più comuni, capirne le dinamiche potrebbe fornirci un quadro più chiaro sull'evoluzione delle stelle della nostra galassia.

Il meteorite di Stonehenge

Un grande meteorite è stato ritrovato in un antico tumulus druidico vicino a Stonehenge

di Marco Petrillo

Che le consorterie druidiche abbiano conservato segreti e misteri, nel corso di millenni di storia, è cosa ormai nota. Ma quanto rinvenuto in un tumulus druidico nei pressi di Stonehenge va ben oltre le competenze che l’immaginario comune conferisce ai Druidi: si tratta infatti di un meteorite di quasi 100 chili, per mezzo metro di lunghezza: un altro segno della profonda conoscenza scientifica di queste società; alla roccia venne infatti attribuito un valore sacro, prova che i Druidi di Stonehenge sapevano di non trovarsi di fronte ad un oggetto qualsiasi, ma ad un reperto provenente dallo spazio. Oltre all’importanza storico-archelogica del ritrovamento, questo meteorite è di grande rilevanza anche per geologi e astronomi, infatti si tratta del reperto extraterrestre più importante che sia mai stato ritrovato nelle isole britanniche.

A rendere così eccezionale il ritrovamento è l’incredibile stato di conservazione del meteorite, pare infatti che il frammento (arrivato sulla Terra circa 30mila anni fa) si sia conservato perfettamente, resistendo in maniera unica all’erosione e all’effetto degli agenti atmosferici. Alcuni, come Colin Pillinger, professore di scienze planetarie presso la Open University, sostengono che il grado ottimale di conservazione della roccia sia attribuibile all’azione dei ghiacci, che dovevano ricoprire le isole al momento dell’impatto: infatti meteore così ben conservate erano state finora ritrovate solo in Antartide e nel Sahara. A prescindere dall’azione protettiva esercitata dal freddo, è indiscutibile che l’operato dei Druidi abbia contribuito a preservare il reperto dalla benché minima traccia di erosione.


I Druidi consideravano infatti sacra questa roccia venuta dallo spazio, e l’hanno conservata all’interno di un tumulus (una collina artificiale con un tempio circolare ricavato all’interno) per tempo immemore, probabilmente addirittura millenni, prima di essere trafugata da un archeologo locale, circa 200 anni fa e trasferita nel Wiltshire a Lake House. Proprio lì è stata recentemente riscoperta da un altro gruppo di archeologi che hanno subito avvisato autorità e studiosi del campo. Ora questo straordinario reperto può essere visto alla Royal Society di Londra, nell’ambito della mostra “Oggetti dallo Spazio” che si terrà fino al 30 marzo.

Plutone, Eris E Quello Chi Ci Aspetta...


Il 18 febbraio del 1930, l'astronomo americano Clyde Tombaugh scoprì il nono pianeta, Plutone. Mentre si celebra il 82° anniversario della sua scoperta, restano ancora vive le polemiche che circondano la sua retrocessione a corpo minore come "Pianeta Nano".


Alla luce della scoperta di Eris nel 2005, l'anno successivo l'International Astronomical Union (IAU) si riunì e votó per ridefinire Plutone, che era considerato un "pianeta", come pianeta nato, accorpandolo al club di Eris.

Anche se molti hanno visto questo fatto come una retrocessione, in realtà era una indicazione su come potesse essere emozionante e ricco il nostro Sistema Solare. Scoperte di oggetti minori nella fascia di Kuiper (una regione di spazio oltre l'orbita di Nettuno) e oltre sono in aumento e man mano che la nostra tecnologia migliora, più le scoperte sono inevitabili.

Come dice lo scopritore di Eris, Mike Brown, scienziato planetario presso il Caltech, adesso stiamo vedendo solo la punta di un iceberg negli strati più esterni del Sistema Solare.

"Penso che il prossimo grande passo nella ricerca di un gran numero di oggetti della Cintura di Kuiper e oltre avverrà in Cile con il LSST (Large Synoptic Survey Telescope)".

Brown ritiene che un tale sistema, composto da un telescopio di 6 metri, più una macchina fotografica "enorme", svelerà la popolazione di piccoli oggetti della Cintura di Kuiper e ci darà un'idea di quanti mini-mondi orbitano a distanze ancora più estreme.

"Ma stiamo anche aspettando con ansia il rapido avvicinarsi della missione New Horizons della NASA alla Cintura di Kuiper, che sfiorerà Plutone nel 2015".

Il responsabile della missione New Horizons, Alan Stern ha fornito una sua opinione sullo stato reale di Plutone:
"Penso che quando la gente vedrà Plutone (grazie all'incontro della missione New Horizons), capirà quello che molti scienziati planetari hanno già capito, cioè che il Sistema Solare esterno è pieno di piccoli pianeti ..."

Stern è molto critico circa la decisione della IAU di limitare il Sistema Solare a soli otto pianeti (Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno).

"Quando si elencano le caratteristiche dei pianeti nani, hanno superfici solide, atmosfere, stagioni e calotte polari, nuclei e spesso dei sistemi satellitari, vale a dire gli stessi attributi dei pianeti più grandi, anche se in scala più piccola".

Brown, che si autodefinisce a cuor leggero il "Killer di Plutone", (in quanto la sua scoperta di Eris ha spinto a ridefinire i termini di classificazione dei pianeti alla IAU), ha detto in merito:

"Una cosa che sappiamo molto bene è che Eris è il 26 per cento più massiccio di Plutone, un valore non trascurabile di massa anche se hanno lo stesso diametro e vengono chiamati "gemelli", ma Eris è per lo più composto da roccia e un sottile strato di ghiaccio sulla parte esterna, mentre Plutone è molto più ghiacciato sulla parte esterna".

"Ai remoti confini del Sistema Solare esterno stiamo trovando una quantità incredibile di oggetti. Ci sono corpi come Eris o come lo Haumea dalla strana forma, che è principalmente composto di roccia, mentre Quaoar è invece composto per lo più da ghiaccio".

La missione New Horizon nel 2015, amplierà la nostra comprensione di questa regione ancora a 82 anni dalla scoperta di Tombaugh.

Quando vedremo Plutone, New Horizon ci mostrerà quello che sembra un vero e proprio pianeta.

Ma come Stern sottolinea "vedere in faccia Plutone potrebbe essere per l'opinione pubblica il fattore decisivo nel dibattito a prescindere da come la IAU abbia riclassificato i corpi celesti minori".

Catastrofe ecologica,la devastazione del Delta del Niger

Il Delta del Niger Ã¨ l'area fluviale più vasta dell'Africa, è il terzo delta al mondo. Ha una superficie complessiva di circa 70.000 kilometri quadrati (per avere un metro di paragone, per noi italiani, il nostro maggior delta, quello del fiume Po, si estende su di una supercie di 786 chilometri quadrati). Era un paradiso ecologico, un ecosistema dove foresta pluviale, paludi alluvionali e anse del fiume si amalgamavano in un perfetto equilibrio tale da far vedere, in modo netto ed inequivocabile, la straordinaria bellezza della natura e da far vivere, attraverso la pesca, la caccia e l'agricoltura oltre 20 milioni di persone.
Oggi non è più così. 
Alle fine degli anni '50 (esattamente tra il 1956 e il 1957) fu scoperto il petrolioLe concessioni furono acquistate in particolare dall'anglo-olandese Royal Dutch ShellLe compagnie - e in particolare la Shell - hanno per decenni occupato l'area, estratto ed inquinato, corrotto i governi (gli introiti da petrolio rappresentano tra il 40 e il 60% del PIL nazionale), infiltrato persone nel governo per condizionarne le scelte e scacciato le popolazioni locali dal loro habitat tradizionale. Non dimentichiamo che anche l'italiana ENI estrae petrolio in Nigeria.
Nello stato del Rivers (la cui capitale è Port Harcourt, oggi "città del petrolio" con le più grandi raffinerie della Nigeria) fu colpita una popolazione, gli Ogoni(oggi un gruppo di 500 mila persone) che a partire dagli anni '90 iniziarono una dura lotta prima contro il governo nigeriano e successivamente direttamente contro le multinazionali del petrolio. Nel 1990 nacque infatti il MOSOP (Movement for the Survival of Ogoni People) guidato dallo scrittore e poeta Ken Saro-Wiwa. Il movimento riuscì a portare all'attenzione internazionale il problema del Delta del Niger (tra le richieste vi era quella di utilizzare gli enormi dividenti del petrolio per le popolazioni locali, che per oltre il 70% vivono sotto la soglia di povertà). Ken Saro-Wiwa fu arrestato più volte, condannato e infine impiccato - assieme ad altri 8 attivisti del MOSP - il 10 novembre 1995. Naturalmente l'assassinio del leader ogoni -avvenuto durante la sanguinosa dittatura di Sani Abacha -  ebbe un grande eco internazionale (la Shell patteggiò, con un risarcimento di 11 milioni di euro, pur di non far svolgere il processo sulle sue responsabilità).
Dall'inizio degli anni 2000 è attivo anche un gruppo armato, denominato MEND (Movement for the Emancipation of the Delta Niger) che attacca direttamente le compagnie petrolifere ed i suoi dipendenti. Sin dall'inizio il MEND ha chiesto agli "stranieri" di lasciare le loro terre, pena la morte. Ecco il resoconto dell'ultima azione del MEND.



Gli oleodotti nel Delta del Niger
Un rapporto, pubblicato nell'agosto 2011(Enviromental Assessment of Ogoniland) dell'UNEP(United Nations Environment Programme) ha stabilito che ci vorranno almeno 30 anni di interventi, alcuni dei quali urgenti, e svariati miliardi di dollari per ripristinare l'ambiente naturale. I danni dovrebbero essere pagati dalla Shell. Intanto, come denuncia il giornalista Osasu Obayiuwana su New African (nel mese di gennaio in mensile New African ha dedicato uno speciale al Delta del Niger, con il titolo "The Rape of Paradise", che poi è il titolo di un libro di George Osodi), nulla è stato fatto.

Il Rapporto dell'UNEP ha impegnato per 14 mesi un folto team che ha esaminato oltre 200 località, sorvegliato 122 chilometri di oleodotto, compilato oltre 5000 cartelle cliniche, incontrato 23 mila persone, analizzato oltre 4000 campioni di terreno.
Il rapporto evidenzia lo stato di gravissimo inquinamento. Le popolazioni locali bevono acqua contaminate da idrocarburi. Il 60% dei campioni prelevati supera i livelli consentiti.


Quello del Delta del Niger è uno scempio verso la natura e l'uomo. L'avidità delle multinazionali (che poi a ben guardare è l'avidità nostra che usiamo i derivati dal petrolio) e una classe politica corrotta ha consentito decenni di distruzione. E' stato l'ennesimo atto di violenza contro l'Africa (che sia chiaro, attuato con la piena complicità di africani) e contro il suo popolo. Si sono fatte cose (e si continuano a fare) che nel nostro mondo non sarebbero mai state possibili. Nessuna legge, nessuna tutela per le popolazioni, nessuna distribuzione degli ingenti introiti dalla concessioni petrolifere, ma solo tanto denaro per pochi. 
La Nigeria è l'ottavo esportatore al mondo di petrolio e contemporaneamente uno dei paesi più poveri del mondo. Si stima che siano stati riversati - solo da perdite degli oleodotti - oltre 500 milioni di galloni di petrolio nel Delta del Niger (un gallone è circa 5 litri). Gli oleodotti sono stati posizionati tagliando a metà villaggi, lungo i fiumi che fornivano acqua da bere alla popolazione, spesso con materiali scadenti e senza nessuna manutenzione.


Non vi sono ragioni al mondo per non affermare che chi ha prodotto questo disastro debba pagare fino all'ultimo centesimo il ripristino (se mai sarà possibile, comunque quanto più possibile) dell'ambiente naturale. Non è un problema che riguarda solo gli Ogoni (o i nigeriani). E' un tema che riguarda tutti noi, il mondo intero.


Dal sito del The Epoch Times
Guerriglieri del MEND

Vi segnalo il sito della rivista The Atlantic dove si possono vedere delle straordinarie (e purtroppo tristi) immagini del Delta del Niger.
http://www.climatrix.org/2012/02/la-devastazione-del-delta-del-niger.html


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Dai satelliti viaggio al centro della terra!

Con i satelliti europei Swarm.
E' tutto pronto per il viaggio al centro della Terra che partira' dallo spazio: la missione europea Swarm , in programma in estate, andra' a 'caccia' dei segreti del nucleo della Terra studiando con tre satelliti la bolla magnetica che circonda la Terra, la magnetosfera. I test dei tre satelliti realizzati per conto dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) da un gruppo di aziende guidate dalla tedesca Astrium sono stati appena ultimati nel centro ''Iabg'' a Ottobrunn, vicino Monaco, e a meta' maggio i satelliti saranno preparati per essere trasportati presso il sito del lancio, il cosmodromo russo di Plesetsk.
La missione Swarm prevede una costellazione di tre satelliti gemelli che saranno posti in tre differenti orbite polari, ad altezze comprese fra 400 e 550 chilometri dalla Terra. I satelliti saranno portati in orbita ''con un singolo lancio previsto nella finestra compresa fra il 15 luglio e il 15 agosto del 2012 con un razzo russo Rockot'', ha detto il capo del direttorato dell'Esa per l'Osservazione della Terra, Volker Liebig. Dalla forma simile a enormi violini, pesanti 400 chilogrammi ognuno e della lunghezza di 9 metri, i satelliti sono in grado di eseguire misure simultanee del campo magnetico terrestre in differenti regioni della Terra, coprendo tutto il globo.

Dopo 150 anni dal ''Viaggio al centro della Terra di Jules Verne, questa avventura e' possibile - ha rilevato Evert Dudok amministratore delegato di Astrium Satellites - ma non occorrera' scavare lunghissimi tunnel per raggiungere il cuore della Terra perche' il viaggio sara' possibile dallo spazio''.
Cstata 220 milioni di euro (che comprendono realizzazione dei satelliti e lancio) , la missione Swarm sara' operativa per 4 anni e il suo obiettivo e' fornire la piu' accurata mappa mai realizzata del campo geomagnetico terrestre e della sua evoluzione nel tempo. Queste informazioni potranno aiutare a comprendere i segreti del nucleo terrestre che funziona come una dinamo generando il campo magnetico. ''La distribuzione del campo magnetico - ha detto Liebig - ci permette innanzitutto di vedere come e' fatta la crosta terrestre e le variazioni del campo nel tempo possono dirci come funzionano le dinamiche interne della Terra Questo e' importante perche', per esempio, i cambiamenti del campo magnetico dipendono dal modo in cui si spostano le correnti di ferro nel nucleo esterno, che possono muoverso anche alla velocita' di qualche centimetro l'anno''.

Obiettivo della missione Swarm e' anche comprendere meglio i cambiamenti climaticiperche', ha spiegato Liebig, i tre satelliti monitoreranno anche la circolazione oceanica: ''il modo in cui si muovo le correnti oceaniche, infatti, e' un parametro molto importante per mettere a punto i modelli sul clima''. La missione osservera' inoltre le interazioni fra il vento solare, ossia il flusso di particelle scagliato verso la Terra dalle eruzioni che avvengono sul Sole, e il campo magnetico terrestre Questi dati aiuteranno a comprendere come il Sole influenza la Terra e potrebbero avere anche applicazioni pratiche, considerando che in alcuni casi il le tempeste solari possono influenzare il funzionamento dei satelliti, con conseguenze sulle telecomunicazioni.

Le banche guadagnano scommettendo sulla vita degli anziani!



Un campione di 500 persone tra i 72 e gli 85 anni alla base di un nuovo strumento finanziario. Meno loro vivono, più gli investitori guadagnano.

Le banche non sono enti assistenziali e la finanza non è governata dai buoni sentimenti. Niente di nuovo. Ma anche alcuni squali che nuotano in quei mari sono rimasti turbati davanti all'ultimo prodotto finanziario lanciato dalla Deutsche Bank, uno dei più grossi gruppi bancari europei. Ha un nome pulito e anonimo, "db Kompass Life 3", ma è stato subito ribattezzato "bond morte". Il suo funzionamento è tanto semplice quanto cinico: prende un campione selezionato di 500 cittadini statunitensi tra i 72 e gli 85 anni, che mettono a disposizione i loro dati sanitari, e "scommette" sulla durata della loro vita. Il meccanismo si basa su calcoli statistici piuttosto complessi ma il risultato finale è molto chiaro: l'investitore guadagna se l'anziano muore presto, la banca se vive a lungo.

La rendita dell'investimento in sostanza è commisurata alla durata della vita che va oltre le previsioni dei medici. Se gli anziani del campione vivono in media 12 mesi in più, il rendimento del bond supera il 6%. Se invece campano 3 anni più del previsto il rendimento si dimezza.

Una scommessa redditizia
Scandalizzati? Non lo sono, evidentemente, gli investitori che hanno fatto il successo di questo strumento finanziario. Il Fondo infatti è arrivato alla sua terza versione, la più spregiudicata di tutte. I db Kompass Life 1 e 2 avevano almeno una funzione specifica: rilevavano le polizze vita di cittadini che non potevano più pagarle e "subentravano" all'assicurato incassando al suo posto il capitale al momento del suo decesso. Ma il giochetto è piaciuto (ha fruttato alla banca 700 milioni di euro) e cosi si è passati a una versione più hard: in palio non c'è più la polizza ma la vita stessa dell'anziano.

Tutto questo mentre le economie europee (e non solo) si leccano ancora le ferite di una crisi provocata da una finanza troppo disinvolta e i governi invocano una tassa sulle transazioni finanziarie per stabilizzare i mercati e limitare i danni della speculazione selvaggia.

"E' necessario porsi il limite della dignità umana"
D'altronde a far pensare che si sia oltrepassato un confine pericoloso c'è addirittura la reazione dell'Associazione delle banche tedesche. Sono gli stessi banchieri a sostenere che il fondo "è difficilmente conciliabile col nostro sistema di valori, in particolare col principio centrale dell’inviolabilità della dignità umana".

E la stessa Deutsche Bank dev'essersi accorta di aver preso una buccia di banana, almeno in termini di immagine, se il suo presidente Josef Ackermann ha dichiarato: "abbiamo una particolare responsabilità che consiste non solo nel rispettare regole e direttive vigenti, bensì anche nel raggiungere i nostri obiettivi economici in modo onesto, cioè moralmente sostenibile. Nessun business vale tanto da poter mettere in gioco la buona reputazione della banca".

Resta una domanda: cosa pensa di tutto ciò chi sostiene che l'articolo 41 della nostra Costituzione - che stabilisce che l'iniziativa economica privata è libera ma "Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana" - sia un ostacolo allo sviluppo economico?

La ISS diventera' un simulatore per le future esplorazioni spaziali

L’agenzia spaziale russa Roscosmos (Russian Federal Space Agency) ha suggerito di procrastinare la durata delle missioni umane sulla Stazione Spaziale Internazionale, utilizzando quest’ultima come simulatore di volo orbitante per le future esplorazioni spaziali. Attualmente l’attività della ISS è programmata fino al 2020. L’agenzia russa, ritiene che l’attuale attività operativa della stazione orbitante possa essere integrata con quella di addestramento dei prossimi equipaggi umani che dovranno affrontare i futuri viaggi interplanetari. Si tratterebbe in pratica di ripetere nello spazio l’esperimento messo in pratica con la missione Mars-500, durante la quale un gruppo di 6 astronauti trascorse 520 giorni in isolamento in un impianto sperimentale appositamente costruito (sulla Terra), simulando una missione esplorativa su Marte. Analogamente, quindi, la ISS potrebbe essere utilizzata per lo stesso scopo.


Il direttore dell’agenzia russa, Alexei Krasnov, interpellato sulla questione ha commentato: “Noi e i nostri colleghi stiamo discutendo sull’opportunità di ripetere l’esperimento in reali condizioni di volo a bordo della ISS. La durata dello stesso non è ancora stabilita e rimangono aperte varie opzioni. Probabilmente non sarà necessario isolare l’equipaggio per più di 500 giorni come è avvenuto sulla Terra. L’obiettivo della simulazione sarà quella di configurare l’auto sostenibilità dei sistemi di bordo, soprattutto di quelli per il supporto vitale”.

Poiché nella precedente missione (Mars-500), fu impossibile ricreare la presenza di radiazioni spaziali o l’assenza di gravità, l’ISS sarebbe il posto ideale per testare anche questo tipo di simulazione. A questo proposito Krasnov ha dichiarato che “l’utilizzo della ISS per questo tipo di missioni, faciliterà l’acquisizione dell’esperienza necessaria per poter affrontare le prossime missioni sulla Luna e su Marte.”

Molto dipenderà anche dalle parti in gioco. Ad esempio si spera che gli americani, che non parteciparono a Mars-500, si uniscano a questa importante iniziativa. Ciò richiederà ulteriori finanziamenti, attualmente non disponibili. Non è chiaro, inoltre, quanti astronauti potranno essere utilizzati per questo addestramento, considerando che la ISS può ospitare un numero massimo di sei persone. Per quanto riguarda la durata della simulazione, si pensa che un anno di permanenza sulla stazione sia sufficiente, soprattutto per evitare problemi di atrofia muscolare, messi in evidenza dal primo equipaggio mandato sulla ISS a causa della lunga esposizione alla mancanza di gravità.
tratto da:http://danilo1966.iobloggo.com/
Fonte:http://www.marsdaily.com/

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