Un campione di 500 persone tra i 72 e gli 85 anni alla base di un nuovo strumento finanziario. Meno loro vivono, più gli investitori guadagnano.
Le banche non sono enti assistenziali e la finanza non è governata dai buoni sentimenti. Niente di nuovo. Ma anche alcuni squali che nuotano in quei mari sono rimasti turbati davanti all'ultimo prodotto finanziario lanciato dalla Deutsche Bank, uno dei più grossi gruppi bancari europei. Ha un nome pulito e anonimo, "db Kompass Life 3", ma è stato subito ribattezzato "bond morte". Il suo funzionamento è tanto semplice quanto cinico: prende un campione selezionato di 500 cittadini statunitensi tra i 72 e gli 85 anni, che mettono a disposizione i loro dati sanitari, e "scommette" sulla durata della loro vita. Il meccanismo si basa su calcoli statistici piuttosto complessi ma il risultato finale è molto chiaro: l'investitore guadagna se l'anziano muore presto, la banca se vive a lungo.
La rendita dell'investimento in sostanza è commisurata alla durata della vita che va oltre le previsioni dei medici. Se gli anziani del campione vivono in media 12 mesi in più, il rendimento del bond supera il 6%. Se invece campano 3 anni più del previsto il rendimento si dimezza.
Una scommessa redditizia
Scandalizzati? Non lo sono, evidentemente, gli investitori che hanno fatto il successo di questo strumento finanziario. Il Fondo infatti è arrivato alla sua terza versione, la più spregiudicata di tutte. I db Kompass Life 1 e 2 avevano almeno una funzione specifica: rilevavano le polizze vita di cittadini che non potevano più pagarle e "subentravano" all'assicurato incassando al suo posto il capitale al momento del suo decesso. Ma il giochetto è piaciuto (ha fruttato alla banca 700 milioni di euro) e cosi si è passati a una versione più hard: in palio non c'è più la polizza ma la vita stessa dell'anziano.
Tutto questo mentre le economie europee (e non solo) si leccano ancora le ferite di una crisi provocata da una finanza troppo disinvolta e i governi invocano una tassa sulle transazioni finanziarie per stabilizzare i mercati e limitare i danni della speculazione selvaggia.
"E' necessario porsi il limite della dignità umana"
D'altronde a far pensare che si sia oltrepassato un confine pericoloso c'è addirittura la reazione dell'Associazione delle banche tedesche. Sono gli stessi banchieri a sostenere che il fondo "è difficilmente conciliabile col nostro sistema di valori, in particolare col principio centrale dell’inviolabilità della dignità umana".
E la stessa Deutsche Bank dev'essersi accorta di aver preso una buccia di banana, almeno in termini di immagine, se il suo presidente Josef Ackermann ha dichiarato: "abbiamo una particolare responsabilità che consiste non solo nel rispettare regole e direttive vigenti, bensì anche nel raggiungere i nostri obiettivi economici in modo onesto, cioè moralmente sostenibile. Nessun business vale tanto da poter mettere in gioco la buona reputazione della banca".
Resta una domanda: cosa pensa di tutto ciò chi sostiene che l'articolo 41 della nostra Costituzione - che stabilisce che l'iniziativa economica privata è libera ma "Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana" - sia un ostacolo allo sviluppo economico?
Nessun commento:
Posta un commento