MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

tempeste solari in intensificazione nei prossimi giorni

3 Nov. 2011 - Un grande gruppo di macchie solari sul lato nord-est del sole dalle dimensioni di 40.000 km ,stanno emettendo intense CME di classe M che stanno interessando il nostro pianeta.secondo le previsioni del NOOA abbiamo la probabilita del 60 % che questa zona solare nelle prossime 24 ore possa emettere espulsioni di massa coronale dirette verso la terra tra pochi giorni questa zona sara' proprio di fronte alla terra quindi aspettiamoci tempeste solari ancora piu' intense.

Space Weather

Scoperti 3 Nuovi Pianeti e Un Oggetto Misterioso



Tre esopianeti, ognuno in orbita ad una diversa stella gigante morente, sono stati scoperti da un team internazionale di ricercatori guidati da un astronomo della Penn State University. Usando il Hobby-Eberly Telescope, gli astronomi hanno osservato le stelle parenti dei 3 nuovi pianeti: HD 240237, BD +48 738, e HD 96127, distanti decine di anni luce dal nostro Sistema Solare. Una delle più massicce stelle morenti viste, ha, oltre al pianeta, anche un altro oggetto misterioso che le orbita intorno, secondo i dati dell'astronomo e leader del team, Alex Wolszczan, che nel 1992 diventò il primo astronomo ad aver scoperto pianeti fuori dal sistema solare. La nuova ricerca getterà nuova luce nell'evoluzione dei sistemi planetari intorno alle stelle morenti. Aiuterà inoltre gli scienziati a capire come il contenuto metallico influenza il comportamento delle stelle morenti. La ricerca verrà pubblicata sul numero di Dicembre dell'Astrophysical Journal. Il primo autore è Sara Gettel, studentessa laureata presso il Dipartimento di Astronomia e Astrofisica della Penn State University, e gli altri co-autori sono 3 studenti di università della Polonia.

I tre nuovi sistemi planetari scoperti sono molto più avanti nell'evoluzione rispetto al nostro sistema solare. "Ognuna delle tre stelle è già nella fase in cui si sta rigonfiando ed è una gigante rossa, una stella morente che presto ingloberà tutti i pianeti che troverà vicina a se." ha spiegato Wolszczan. "Possiamo certamente aspettarci un simile destino anche per il nostro Sole, che alla fine diventerà una gigante rossa e forse consumerà anche la Terra, ma non dobbiamo preoccuparci di questo per almeno altri 5 miliardi di anni."
Wolszczan ha anche detto che una delle stelle massicce morenti, la BD +48 738, è accompagnata da un'enorme pianeta di classe Gioviana, ma anche da un'altro oggetto misterioso. Secondo il team, quest'oggetto potrebbe essere un'altro pianeta, un'altra stella di massa molto piccola, o, ancor più interessante, una nana bruna, che è un corpo stellare ma che non è arrivato alla fusione nucleare al suo centro. E' una via di mezzo tra i pianeti gassosi più grandi e le stelle. "Continueremmo ad esaminare questo misterioso oggetto e, tra qualche anno, speriamo di riuscire a rivelare la sua identità" ha spiegato Wolszczan.

Le tre stelle morenti ed i loro pianeti sono state particolarmente utili per il team di ricerca perché hanno aiutato gli scienziati a capire meglio i misteri dietro come le stelle morenti si comportano in base alla loro diversa metallicità (in astronomia sono considerati metalli tutti gli elementi all'infuori dell'idrogeno e l'elio). "Prima di tutto, sappiamo che le stelle giganti come queste sono specialmente rumorose. Cioè appaiono molto "nervose" perché oscillano molto più delle stelle più giovani come il nostro Sole. Questo rumore disturba i processi di osservazione, e questo rende una versa sfida riuscire a scoprire qualsiasi pianeta compagno." ha spiegato Wolszczan. "Tuttavia, abbiamo preservato ed eventualmente saremmo in grado di prendere di mira pianeti in orbita intorno a stelle massicce."



Una volta che Wolszczan ed il suo team hanno confermato che HD 240237, BD +48 738, e HD 96127 avevano davvero dei pianeti in orbita, hanno misurato il contenuto di metalli nelle stelle e hanno scoperto delle correlazioni molto interessanti. "Abbiamo scoperto una correlazione negativa tra la metallicità della stella ed il suo "nervosismo". A quanto pare, meno metalli contenevano le stelle, più erano rumorose e nervose" ha spiegato Wolszczan. "Anche il nostro Sole vibra un po, ma perché è molto più giovane, la sua atmosfera è comunque meno turbolente."

Wolszczan ha anche fatto notare che man mano che le stelle si gonfiano fino a diventare delle giganti rosse, le orbite planetarie cambiano e si interesecano anche, ed i pianeti e lune vicine eventualmente vengono assorbite. Per questa ragione è possibile che HD 240237, BD +48 738, e HD 96127 avessero tutte molti più pianeti un tempo. "E' interessante notare che, di queste tre stelle appena scoperte, nessuna ha un pianeta ad una distanza minore di 0.6 unità astronomiche, cioè 0.6 volte la distanza tra il Sole e la Terra" ha spiegato Wolszczan. "Può essere che 0.6 è un numero magico, e qualsiasi corpo più vicino di così viene assorbito.


Osservazioni di stelle morenti, del loro contenuto metallico e come agiscono sui pianeti intorno a loro, potrebbe fornire molti indizi sul destino del nostro Sistema Solare. "Ovviamente, in circa 5 miliardi di anni, il nostro Sole diventerà una gigante rossa e probabilmente inghiottirà i pianeti interni e le loro lune. Tuttavia, se saremmo ancora qui tra 1 e 3 miliardi di anni, potremmo già considerare un trasferimento sulla luna Europa per i restanti 2 miliardi di anni. Con il Sole che si espande, la Terra perderà i suoi oceani ma il calore in eccesso per la Terra sghiaccerà gli oceani di Europa e potremmo passare un paio di miliardi di anni nella zona abitabile dove non fa ne troppo caldo ne troppo freddo e siamo circondati da bellissimi e vasti oceani." Una prospettiva alettante sicuramente, anche se bisognerebbe prendere in considerazione l'enorme radiazione causata dalla vicinanza di un pianeta come Giove. Prima di Europa, forse potremmo trasferirci su Marte dove ci sono vasti depositi di ghiaccio d'acqua sepolti, anche se per molto meno tempo.

Scoperto pesce mutante con tre occhi vicino ad una centrale nucleare in Argentina

Lo scorso fine settimana, cinque pescatori hanno scoperto un pesce lupo mutante con tre occhi. E’ stato catturato nei pressi della centrale nucleare di Cordoba, nel lago di Chorro de Agua Caliente, che riceve l’acqua dell’impianto di raffreddamento della centrale.

Blinky, il pesce arancione con tre occhi ritrovato nel lago di Springfield e immaginato nel 1990 da Matt Groening, il creatore dei Simpson, non è più fantascienza.

La notizia è stata riportata dai nostri colleghi della Radio Argentina Cadena 3. Queste informazioni dimostrano che esistono casi in cui la realtà supera la finzione. Secondo i pescatori, il terzo occhio di questo pesce, sarebbe della stessa dimensione ma leggermente più profondo degli altri due.

La popolazione locale ha buone ragioni di preoccuparsi delle cause di questa malformazione, anche se allo stato attuale, nessun dato scientifico conferma il legame con l'attività nucleare. Ma la vicinanza della centrale, non poteva sfuggire agli abitanti e alcuni hanno accolto questa scoperta come un cattivo presagio essendo passati solo sette mesi dal disastro di Fukushima (Giappone).


Può fornirci informazioni sui danni perpetrati dal nucleare alla fauna selvatica e, per estensione anche all'uomo?



Questo pesce lupo è uno dei primi animali mutanti che sia mai stato scoperto. Anche nella zona più radioattiva del mondo, intorno a Chernobyl (Ucraina), non è stata finora identificata nessuna "specie sospetta" dagli scienziati.


Nel 1986, il livello di radiazione nella zona evacuata (30 km intorno alla centrale), era molto alta e i pini di una foresta di 4 chilometri quadrati sono stati decimati, molti animali hanno cessato riprodursi, mentre i cavalli e i bovini hanno avuto grossi problemi con la tiroide.







Tuttavia, non è stato trovato nessun animale con due teste. Meglio, secondo i lavori di un esperto, Sergey Gaschak, le generazioni successive erano abbastanza sane nonostante le lievi modifiche del loro DNA, e anche se l'adattamento delle specie all’ ambiente ha reso gli animali radioattivi. Una valutazione a prima vista relativamente buona data la portata del disastro della Centrale Ucraina.


Per quanto riguarda gli animali mutanti, di solito muoiono più velocemente rispetto a quelli che sono stati risparmiati dalla radioattività per cui è plausibile che gli esperti non abbiano avuto il tempo di trovarli. Un'ipotesi che è diventata ancora più seria dopo la scoperta del pesce argentino.


Israele starebbe pianificando un attacco preventivo verso l'Iran

2 Novembre 2011 - ISRAELE -Secondo fonti governative Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta cercando di raccogliere il sostegno nel suo gabinetto per un attacco preventivo all'Iran.Il ministro della difesa Ehud Barak e il ministro degli esteri Avigdor Lieberman sarebbero favorevoli ad un attacco preventivo per neutralizzare le ambizioni nucleari dell'Iran.


Ma la maggioranza dei ministri sarebbe contrario ad un intervento militare, che potrebbe innescare un'ondata di ritorsioni verso lo stato di Israele.Molto importante sara' la relazione che l'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA) dara' il prossimo 8 Novembre.Fonti di intelligence occidentali stimano che l'Iran possa costruire una bomba atomica in due o tre anni. Israele ha da tempo messo in chiaro che non permetterà all'Iran di ottenere una capacità nucleare che potrebbe minacciare lo Stato ebraico. Pubblicamente si sta spingendo per una offensiva diplomatica contro l'Iran - compresa l'imposizione di sanzioni - piuttosto che un attacco militare. Ma il Primo Ministro Netanyahu ha ripetutamente avvertito che tutte le opzioni sono sul tavolo.L' ex ministro della Difesa israeliano Benjamin Ben-Eliezer ha detto al giornale Haraatez che teme uno "scenario horror" se Israele attacca l'Iran. Washington è anche fortemente contrario ad azioni unilaterali da parte dello stato ebraico. Qualsiasi attacco all'Iran potrebbe innescare ritorsioni dall'Iran in tutta la regione. La Siria, uno stretto alleato di Teheran, potrebbe lanciare attacchi,insieme alle milizie Hezbollah in Libano.

Lo tsunami in Giappone ha creato la piu' grossa discarica galleggiante del pianeta!

Cresce costantemente il Pacific Trash Vortex, l’accumulo di rifiuti di plastica che galleggiano nell’Oceano Pacifico. Con decine di milioni di tonnellate di detriti che fluttuano tra le coste giapponesi e quelle statunitensi, si tratta di fatto della più grande discarica del pianeta. Secondo scienziati ed oceanografi, fra cui Marcus Eriksen, direttore di ricerca presso l’Algalita Marine Research Foundation, la sua estensione ha ormai raggiunto “livelli allarmanti”: forse “il doppio di quella degli Stati Uniti”. Ma come può essere così vasta? Raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it, il dottor Eriksen ha spiegato che il Trash Vortex “non forma un’isola o un’accumulazione densa di frammenti. La densità è simile a quella di un cucchiaio di confetti di plastica sparsi su un campo di calcio”. Fra i rimedi consigliati dagli esperti, spicca la necessità di abbandonare globalmente i sacchetti di plastica usa e getta. Una scelta già fatta dall’Italia, che adesso tutta l’Europa vuole imitare.

Palloni da calcio e da football, mattoncini di Lego, scarpe, borse, kayak e milioni di sacchetti usa e getta. Sono questi gli ingredienti della “zuppa di plastica” che anno dopo anno si sta impossessando del Pacifico. Un quinto di essi, secondo gli studiosi, proviene da oggetti gettati da navi o piattaforme petrolifere, il resto dalla terraferma. Questo enorme vortice di rifiuti è però visibile solo da navi e barche, non dai satelliti. Esso si trova infatti al di sotto della superficie marina, fra i pochi centimetri e i 10 metri di profondità.

Scoperto alla fine degli anni ’80 dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) ma reso noto soprattutto da Charles Moore, il Great Pacific Garbage Patch (altro nome del Trash Vortex) si divide in due grandi blocchi: “Uno a circa 500 miglia marine dalle coste californiane, ed uno al largo di quelle giapponesi – spiega il dottor Eriksen – connessi dalle correnti che ruotano in senso orario attorno ad essi”.

In quest’area del Pacifico settentrionale le correnti portano ogni anno ad accumularsi enormi quantità di rottami marini e rifiuti, composti per il 90% da plastica, di cui si ritrovano anche pezzi fabbricati negli anni ‘50. Le materie plastiche, infatti, fotodegradandosi possono disintegrarsi in pezzi molto piccoli, ma sostanzialmente non si biodegradano. I polimeri che le compongono possono così finire nella catena alimentare, in quanto queste briciole vengono scambiate per plancton o altri tipi di cibo da molti animali marini. Un problema comune anche al Mare Mediterraneo, che vede però nelle dimensioni raggiunte nel Pacifico un fenomeno decisamente allarmante.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), già nel 2006 ogni miglio quadrato di oceano conteneva 46mila pezzi di plastica galleggiante. Oggi, secondo i calcoli più recenti, si è arrivati con il solo Trash Vortex ad un totale di 100 milioni di tonnellate. Per Charles Moore il problema è dovuto soprattutto all’enorme diffusione nel mondo dei sacchetti di plastica. Se non se ne ridurrà il consumo, avverte “Captain” Moore, “questa massa galleggiante potrebbe raddoppiare le sue dimensioni entro il prossimo decennio”.

Un fenomeno, quello dei sacchetti usa e getta, di cui si sta discutendo molto in Europa, ma che finora ha portato solo l’Italia a metterli definitivamente al bando. Nel Belpaese, una volta tanto all’avanguardia nella tutela dell’ambiente, la legge che dall’inizio del 2011 vieta la produzione e la commercializzazione di questi sacchetti è diventata infatti un esempio virtuoso per tutto il resto del vecchio continente. Tanto che, secondo una consultazione pubblica della Commissione europea sull’uso delle buste di plastica non biodegradabili, a cui hanno partecipato oltre 15mila cittadini dell’Ue e centinaia fra associazioni, Ong ed università, “il 70 per cento degli europei vuole che il bando italiano venga esteso al resto dei Paesi membri”.



Forte terremoto 6,3 Richter vicino l'Antartide!

2 Novembre 2011 - ANTARTIDE - Un terremoto  di magnitudo 6,3 ha colpito la regione del Pacific-Antartic-Ridge oggi ad una profondità di 10 km. Il terremoto è stato il quarto evento sismico che ha fatto tremare la regione meridionale del globo negli ultimi quattro giorni. Il 1 ° novembre, un terremoto 4,8 di magnitudo ha colpito l'Antartide occidentale indian-Ridge. Il 31 ottobre, un 5,1 ha colpito la congiunzione della placca tettonica di Rise Sud Est Pacifico e il 30 ottobre, la placca del sud-est dell'India è stata colpita da un terremoto di magnitudo4,5 .L'agitazione delle placche tettoniche è diffusa in tutto il pianeta negli ultimi 45 giorni e' stiamo osservando disordini in zone che di solito non registrano terremoti come il terremoto di magnitudo 6,3 che ha colpito Revilla Gigedo nella regione occidentale del Messico il 1 ° novembre. Questa ultima serie di terremoti, che sta scuotendo l'emisfero meridionale, segna un importante cambiamento dello stress sismico planetario segno di una ulteriore erosione del magnetismo terrestre. Staremo a vedere gli sviluppi molto da vicino nei prossimi giorni. - Il Protocollo di Estinzione -

La grande estinzione dei felini, in 15 anni non ci saranno piu'!



Allarme di scienziati e ambientalisti: migliaia di esemplari spariti di recente, i felini delle savane a rischio estinzione. Anche il re della foresta vittima di uccisioni indiscriminate e di un ambiente sempre più ostile.QUANDO il re muore, non è detto che i sudditi gioiscano. Il declino di leoni e altri grandi felini è tutt’altro che una buona notizia per gli altri abitanti di praterie o foreste. Negli ultimi 20 anni, secondo i dati dell’International Union for Conservation of Nature (Iucn), sono scomparsi il 30 per cento dei leoni e oggi ne sono rimasti meno di 40mila in libertà. Sono infatti rari gli animali che vivono al di fuori di riserve, parchi nazionali e zoo, in regni troppo sminuzzati per mantenere alto il potere dei loro sovrani.

LA POPOLAZIONE DEI LEOPARDI

si è ridotta di 50mila su 750mila. Di ghepardi un tempo se ne contavano 45mila mentre oggi 12mila mancano all’appello. Né la loro uniformità genetica, come nelle famiglie troppo piccole in cui gli individui si incrociano fra loro, fa ben sperare per la salute degli esemplari del futuro. Le tigri sono ridotte a poche migliaia rispetto alle 50mila di mezzo secolo fa. Anche per loro, una vita in gabbia è diventata ipotesi più probabile di un’esistenza in libertà. E proprio a questa specie la “lista rossa” dell’Iucn riserva lo status peggiore fra i grandi felini, quello di “a rischio estinzione”. Posizione condivisa con il leopardo delle nevi: intorno ai 5mila esemplari rimasti e un crollo del 20 per cento nelle ultime due generazioni (16 anni).


“A questo ritmo rischiamo di veder estinguere i grandi felini nel giro di 10-15 anni” afferma il naturalista e documentarista Dereck Jouberta Usa Today, probabilmente esagerando ma puntando il dito su un problema reale. Tanto che la storica rivista National Geographic ha lanciato la sua “Big Cats Initiative”, iniziativa a favore dei grandi felini, per raccogliere fondi e adottare misure a protezione dei grandi predatori minacciati. In occasione di Halloween, gli aderenti all’iniziativa hanno pensato di bussare a tutte le case chiedendo una donazione per leoni, tigri e pantere accanto al tradizionale dolcetto.

NON SARA’ FACILEPER I SEGUACI

di Halloween combattere il ruolo delle ossa e delle pelli dei grandi predatori nella medicina e nei rituali tradizionali di Asia e Africa. Dalle varie parti del corpo di una tigre, un cacciatore di frodo può ottenere un ricavo fino a 50mila dollari, calcola un’inchiesta dello Smithsonian Magazine. In vari paesi dell’Africa, invece, per decimare la popolazione di iene si usa spargere veleno sulle carcasse di cui si cibano. Senza contare che all’arrivo del re degli animali le iene terrorizzate finiscono col consegnargli la preda. Le sostanze inquinanti di cui ci lamentiamo perché riducono la fertilità della nostra specie, poi, agiscono anche sull’efficienza riproduttiva dei grandi felini. Ma mentre gli uomini hanno appena raggiunto quota sette miliardi, le statistiche di leoni e cugini sono assai più cupe.L’uso di zanne e pelli per scopi afrodisiaci o di cura delle malattie non è l’unica pazzia umana con cui gli animali feroci devono fare i conti. Una decina di giorni fa in Ohio un uomo si è suicidato dopo aver liberato lo zoo di animali esotici che conservava nel suo ranch di 30 ettari. I 56 fra leoni (addirittura 17), tigri e orsi hanno seminato il panico fra la popolazione. Poi ovviamente sono stati abbattuti uno dopo l’altro dalle autorità dopo una caccia durata due giorni. Paradossalmente sottolinea uno studio recente su Science, non sono solo i grandi predatori delle praterie e delle foreste a soffrire per bracconaggio e degradazione dell’habitat. Anche gli squali, i signori dei mari, e i lupi delle montagne se la passano male. Praticamente tutte le specie all’apice della catena alimentare sono in calo. E anche se l’idea di un mondo dove scorra meno sangue può apparire accattivante, rischia di causare squilibri e ripercussioni lungo tutti i piani più bassi della catena alimentare. Creando quello che Science ha definito “l’effetto più pervasivo creato dall’uomo ai danni della natura”.

fonte : http://www.repubblica.it/scienze

 


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