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Fortissimo terremoto 7,5 Richter colpisce la regione delle Kermadec

21 Ott 2011 - Secondo come riporta l'istituto geofisico europeo EMSC un violento terremoto di magnitudo 7,5 Richter ha colpito la regione della Nuova Zelanda delle isole Kermadec in pieno Pacifico ad una profondita' di 40 km alle ore 17:57 UTC il Pacific Tsunami Warning Center ha emesso un allarme tsunami al momento sembrerebbe rientrato.Non e' la prima volta che questa area geografica viene colpita da forti terremoti.l'epicentro è stato localizzato a 180 km ad est dall'isola di Raoul 
Le Kermadec sono un arco di isole vulcaniche, che si trovano al punto di incontro tra la zolla del Pacifico che si inabissa sotto la zolla Indo-Australiana. La zolla del Pacifico, in subduzione ha creato la fossa delle Kermadec, una fossa sottomarina profonda 8 km, ad est delle isole. Le isole sono le maggiori elevazioni del Kermadec Ridge, che corre a sudovest delle isole verso la North Island della Nuova Zelanda e nordest verso Tonga (Arco Kermadec-Tonga). Le 4 isole maggiori sono picchi di vulcani che si innalzano dal fondo marino. Esistono altri piccjhi vulcanici nella catena, che non raggiungono la superficie marina, ma formano dei "seamount" con picchi profondi tra 65 e 1.500 m. Il Monowai Seamount, con una profondità di 120 m, si trova a metà strada tra Raoul Island e Tonga. La cordigliera sottomarina eventualmenti si collega alla White Island nella Bay of Plenty della Nuova Zelanda, all'estremo nord della Taupo Volcanic Zone.

Emsc
Wikipedia

OSSERVATA UNA PIOGGIA DI COMETE SU UN PIANETA EXTRASOLARE


Torniamo a parlare ancora del telescopio Spitzer per la recentissima osservazione del primo impatto di una cometa sulla superficie di un pianeta extrasolare.
Spitzer Space Telescope ha osservato una nube di polvere dell'estensione di oltre un centinaio di milioni di chilometri attorno alla stella Eta Corvi, a circa 60 anni luce da noi. Gli astronomi sono stati in grado di seguire l'evento "in diretta", essendosi imbattuti in questa presunta collisione durante un periodo di costante osservazione della stella.
Analizzando le immagini all'infrarosso raccolte da Spitzer, il team della Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory si è accorto della presenza, all'interno della nube, di acqua, roccia e molecole organiche. Proprio ciò che ci si aspetterebbe da una cometa.
La struttura della nube e la quantità di detriti suggerirebbero che uno sciame di comete, o di un bolide di grosse dimensioni, si sia schiantato sulla superficie di un pianeta roccioso dalla massa di poco superiore a quella terrestre, creando una traccia di detriti dietro al pianeta.
Un elemento a sostegno di questa ipotesi è la presenza di nanodiamanti, che tendono a formarsi quando molecole organiche e silice si fondono e si raffreddano velocemente.
Il teatro dello scontro è stato il sistema dominato da Eta Corvi, una stella relativamente giovane con una massa 40% superiore a quella del nostro sole.
Per gli astronomi non è una novità che ci siano comete in gran numero attorno a Eta Corvi: pare che la stella sia circondata da una nuvola di frammenti di roccia simile alla nostra fascia di Kuiper, ma estesa fino a circa 180 unità astronomiche, e con una massa totale pari al 60% di quella lunare.
Ci sono tuttavia ancora molti interrogativi. Il pianeta su cui si sarebbe verificato l'impatto, ad esempio, non è ancora stato rilevato da nessuno strumento, ma soltanto dedotto dalle tracce del presunto impatto con la cometa.
Se questo pianeta esistesse davvero, starebbe attraversando una fase di bombardamento massiccio di comete, simile a quello innescato da Giove e Saturno circa 4 miliardi di anni fa.
"Quello che abbiamo fatto è stato osservare una stella vicina, simile per età al nostro sole, quando si è verificato l'impatto, e siamo stati in grado di vederlo nel suo svolgimento, vedere l'evento in diretta" spiega Carey Lisse, a capo del team che ha effettuato la scoperta.
La nube creata dall'impatto tra il pianeta e le comete è simile per composizione al meteorite di Almahata Sitta (2008 TC3), un meteorite di 80 tonnellate entrato nell'atmosfera terrestre nell'ottobre del 2008 ed esploso a circa 37 km di quota sopra il Sudan.
Sui frammenti di questo meteorite sono stati trovati nanodiamanti, acqua e amminoacidi secondo uno schema molto simile a quello della nube di detriti di Eta Corvi.
E qui viene il bello: alcuni astrobiologi, e una discreta fetta della comunità scientifica, sono sempre più convinti del fatto che le comete possano aver trasportato sulla Terra acqua e blocchi essenziali per lo sviluppo della vita.
L'ipotesi è che il bombardamento di comete di 3,8 miliardi di anni fa abbia creato le condizioni ideali per la nascita delle prime, rudimentali forme viventi del nostro pianeta.
Se questo scenario dovesse dimostrarsi vero (ma siamo ben lontani dal provarlo), la pioggia di comete che bersaglierebbe l'ipotetico pianeta di Eta Corvi potrebbe dar luogo alle condizioni ideali per la creazione di una biologia extraterrestre primitiva.
Gli astronomi, quindi, potrebbero aver osservato il concepimento di un antenato comune universale sulla superficie di un pianeta extrasolare.
Infine, l'impatto si sarebbe verificato in una zona del sistema di Eta Corvi in cui potrebbe esistere acqua liquida sulla superficie di un pianeta. "Stiamo mostrando che il meccanismo per la 'consegna' dell'acqua su un pianeta è possibile, almeno in un sistema stellare" spiega Lisse. "Il trasporto dell'acqua e di molecole organiche avviene verso una destinazione in cui potrebbe crescere la vita come noi la conosciamo. Riteniamo che il sistema Eta Corvi debba essere studiato in dettagli per apprendere di più sulla pioggia di comete e altri oggetti che potrebbero aver dato inizio alla vita sul nostro pianeta".
Fonte:expianetadidio.blogspot.com

SCOPERTA UNA NANA BRUNA FREDDA QUANTO LA TERRA

WD 0806-661 B è un oggetto extrasolare del tutto particolare: si tratta essenzialmente di un pianeta gigante dalla massa 6-9 volte superiore a quella di Giove, classificabile come nana bruna. Ma è la sua temperatura la vera novità.


Questo nana bruna, infatti, avrebbe una temperatura atmosferica che oscillerebbe dai 28 ai 40°C. "Questa stella compagna simile ad un pianeta è l'oggetto più freddo mai fotografato direttamente all'esterno del nostro sistema solare" afferma Kevin Luhman, autore della scoperta che verrà presentata il 20 ottobre 2011 al Goddard Space Flight Center.

Una nana bruna è un oggetto dalla massa più grande di quella di un pianeta, ma entro il limite di 70 masse gioviane. Gli astronomi ritengono che oltre questa massa si innescherebbe la fusione nucleare tipica di una stella.

L'elemento realmente interessante della nuova scoperta è il fatto che la maggior parte delle nane brune a noi note abbiano una temperatura atmosferica che varia da 700 a oltre 2000°C. Temperatura che, sfortunatamente, non contribuisce a donar loro una luminosità tale da consentirci di studiarle nel dettaglio, sebbene si ritenga siano oggetti molto comuni nel nostro universo.

Luhman ha analizzato la sequenza di immagini scattate dallo Spitzer Space Telescope tra il 2004 e il 2009, scoprendo due particolari fotografie in cui comparivano entrambe le stelle compagne.

"La massa della nana bruna è bene o male la stessa della maggior parte dei pianeti extrasolari, da sei a nove volte la massa di Giove, ma in altri aspetti è più come una stella. Essenzialmente, quello che abbiamo scoperto è una stella molto piccola con una temperatura atmosferica simile a quella della Terra" spiega Luhman.


Il team di Luhman ha dovuto analizzare le immagini all'infrarosso di oltre 600 stelle relativamente vicine a noi, confrontando fotografie di queste stelle scattate a distanza di anni l'una dall'altra, e notando ogni cambiamento nella luminosità che potesse indicare la presenza di un oggetto ancora non classificato.

"Gli oggetti a basse temperature come la Terra sono più luminosi a frequenze infrarosse. Abbiamo utilizzato lo Spitzer Space Telescope della NASA perchè è il telescopio ad infrarossi più sensibile attualmente in circolazione".

La nana bianca attorno la quale orbita la bruna si chiama WD 0806-661, e nel suo passato sarebbe stata una stella molto simile al nostro sole. "La distanza di questa nana bianca dal Sole è di circa 63 anni luce, il che è molto vicino al nostro sistema solare rispetto a molte altre stelle della galassia".

"La distanza di questa nana bianca dalla sua compagna bruna è di circa 2.500 unità astronomiche, circa 2.500 volte la distanza che intercorre tra la Terra e il Sole, per cui la sua orbita è molto ampia se paragonata alle orbite dei pianeti, che tendono a formarsi da un disco di polvere che ruota attorno ad una stella appena nata" sostiene Adam Burgasser, ricercatore della University of California e membro del team che ha effettuato la scoperta.

La nana bruna WD 0806-661 B supera di gran lunga la temperatura più bassa mai osservata in un oggetto di questo tipo. Il precedente record apparteneva a UGPS 0722-05, una nana bruna a soli 9,6 anni luce da noi e con una temperatura atmosferica di 130-230°C


Fonte:expianetadidio.blogspot.com

ALLA RICERCA DELLA VITA CHE FU SU MARTE!

Il countdown è partito: ad Agosto 2012 Curiosity, rover da 2,5 miliardi dollari, atterrerà su Marte. L’obiettivo degli scienziati è raccogliere informazioni sulla possibilità che in passato Marte avesse le condizioni per ospitare la vita. La caccia alle eventuali tracce di organismi comincerà dal cratere Gale per poi estendersi, in un futuro per ora ancora piuttosto lontano, a due depressioni all'interno della Valle Marineris che proprio negli ultimi tempi hanno risvegliato la curiosità degli scienziati per le loro caratteristiche uniche: buone concentrazioni di ferro/magnesio-smectiti che si formano solo in presenza di acqua non acida. Qui la vita sarebbe stata possibile in un periodo in cui tutto il resto del pianeta era sottoposto a una forte evaporazione. Il problema, però, è raggiungerle senza che si metta a rischio l'intera missione con la rottura del rover.

Fonte

GIAPPONE: FORTE TERREMOTO 6.0 RICHTER COLPISCE L'ISOLA DI HOKKAIDO




21 Ott. 2011 - GIAPPONE - Una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter viene riportato dall'EMSC localizzato sull'isola di Hokkaido ad una profondita' di 189 km,l'epicentro e' stato localizzato a 19 km NE da Asahikawa,43 km NE Fukagawa.

Emsc

UN VULCANO SPENTO IN BOLIVIA SI RIGONFIA IN MODO MISTERIOSO!


BOLIVIA - Un gruppo di scienziati sta studiando il rapido e misterioso rigonfiamento di un vulcano del Sud America.
IL monte Uturuncu  che si trova nella catena delle Ande (6.000 metri) nel sud-ovest della Bolivia.


Gli scienziati hanno recentemente scoperto che il vulcano si gonfia con una velocità sorprendente.
I ricercatori hanno rilevato da circa cinque anni che l'area sotto e intorno al vulcano Uturuncu è in costante innalzamento- "potrebbe saltare in aria come un palloncino gigante" per una area larga circa 43 miglia (70 chilometri) di diametro.
I dati satellitari hanno rivelato che la regione si è rigonfiata da 1 a 2 centimerti l'anno.

"Quello che stiamo cercando di capire e' perché c'è questa rapida inflazione, e da lì cercheremo di capire a cosa potra' portare."

"E 'molto circolare.E 'come un grande occhio di bue ", ha detto Jonathan Perkins, uno studente laureato presso la University of California, Santa Cruz, che di recente ha presentato il lavoro sulla montagna alla Geological Society di quest'anno del meeting America, a Minneapolis.
Gli Scienziati hanno capito che il tasso di inflazione della tasca di magma sotto il vulcano era in crescita di circa 27 piedi cubi (1 metro cubo) al secondo.
"Questo è circa 10 volte più veloce rispetto al tasso normale di crescita della camera magmatica che si vede per grandi sistemi vulcanici", ha detto Perkins OurAmazingPlanet. “
"Non è un vulcano che pensiamo stia per scoppiare da un momento all'altro, ma è certamente interessante, perché la zona si pensava essere essenzialmente morta", ha detto de Silva. L'Uturuncu è circondato da una delle concentrazioni più dense di vulcani del pianeta.


Fonte

INONDAZIONI THAILANDIA: EMERGENZA NAZIONALE!



21 Ottobre 2011 - BANGKOK - Il governo tailandese dice che sarà impossibile proteggere tutta la capitale dalle inondazioni a causa di un accumulo di acqua nella parte nord della citta'. Il primo ministro Shinawatra ha  descritto l'inondazione come una "crisi nazionale", ha detto che i funzionari stanno facendo tutto il possibile per risolvere il problema. Mercoledì scorso ha esortato i funzionari residenti in sette distretti di Bangkok di prepararsi per possibili inondazioni.Il Centro di Bangkok, è protetto da barriere che sono state rafforzate dalle truppe dell'esercito nei giorni scorsi. Ma diversi sobborghi della zona settentrionale della citta' sono già sott'acqua. "Non possiamo bloccare l'acqua per sempre", ha detto la signora Yingluck. "Abbiamo bisogno di una via di fuga che permetta alle acque di defluire verso il mare." I problemi sono stati esacerbati dalle alte maree. "Le acque stanno arrivando da ogni direzione e non possiamo controllarle perché è una quantità enorme di acqua",ha detto il primo ministro . "Questo problema è molto travolgente E 'una crisi nazionale, quindi spero di ottenere la collaborazione di tutti.." - BBC .


 


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