MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Scoperto su Vesta un monte alto 3 volte l'Everest!


La grande montagna presente al polo sud di Vesta ha lasciato tutti senza parole, specialmente perché nessuno si aspettava di trovare un picco quasi tre volte l'Everest su questo piccolo mondo. Il picco, visibile al centro dell'immagine, si alza a ben 22.000 metri sopra l'altezza media del terreno circostante. Un'altra struttura impressionante è la grande scarpata, visibile sulla destra dell'immagine. La scarpata limita parte della depressione sud polare ed i scienziati del team di Dawn pensano che queste caratteristiche intorno alla sua base sono probabilmente il risultati di cedimenti di terreno.


L'immagine è stata creata da un modello della topografia di Vesta ottenuto dai primi dati di questi due mesi e mezzo passati dalla sonda Dawn in orbita, e mostra una prospettiva obliqua della regione sud polare. L'immagine ha una risoluzione di circa 300 metri per pixel ed una scala verticale circa 1.5 volte quella della della scala orizzontale.
Dawn è entrato in orbita intorno a Vesta a metà Luglio. I membri della missione hanno rilasciato alcuni primi risultati durante la Riunione tra scienziati planetari europei e americani, ma discuterà in dettaglio tutte le nuove scoperte durante la conferenza che terranno per la Riunione Annuale della Società Geologica dell'America, a Minneapolis. Tra le altre cose, condivideranno anche le loro prime ipotesi intorno all'origine dei curiosi crateri di Vesta.

Sfruttare l'Himalaya per produrre energia solare

L'Himalaya, tra cui la catena del Monte Everest a 87 miglia a nord-est di Kathmandu, Nepal, ha un enorme potenziale per produrre energia elettrica solare.

Le alte vette dell'Himalaya potrebbero presto essere un faro per gli imprenditori avventurosi di energia solare. Lo suggerisce un nuovo studio che ha individuato nell'elevata regione asiatica di avere alcune delle più grandi potenzialità del mondo per catturare l'energia dal sole.


I deserti sono generalmente considerati come i focolai ideali per catturare l'energia solare, ma alcune delle regioni più alte e più fredde sono in grado di ricevere più energia dal sole di alcuni deserti, hanno detto Takashi Oozeki e Yutaka Genchi del National Institute of Industrial Science and Technology in Japan, autori della ricerca pubblicata su Environmental Science and Technology.

Oltre ad abbondanti quantità di luce solare, queste regioni sono più fredde rispetto ai soliti luoghi degli Stati Uniti del sud-ovest e i deserti dell'Africa del Nord. Le temperature più fredde aumentano l'efficienza operativa di alcune cellule solari fotovoltaiche, che trasformano la luce solare in energia elettrica.

Per impostare le celle solari in Himalaya sarebbe impegnativo. Perdite di trasmissione e nevicate dovrebbero essere presi in considerazione, hanno detto i due ricercatori. "La regione himalayana è particolarmente interessante perchè è vicina a regioni con grande fabbisogno energetico futuro, come Cina e India", scrive la coppia su Environmental Science and Technology.

Altre regioni fredde in grado di ricevere l'energia solare sono le Ande del Sud America e l'Antartide.

La scoperta si basa su un'analisi globale del potenziale fotovoltaico che prende in considerazione l'effetto della temperatura ambientale, qualcosa che il team dice che non è stato fatto prima.


Fonte

Un terremoto di magnitudo 6.8 colpisce a largo della costa orientale della Papua Nuova Guinea

(AGI) Port Moresby - Un terremoto di 6,8 gradi sulla scala aperta Richter ha investito le coste orientali di Papua Nuova Guinea, nell'Oceano Pacifico sud-occidentale. Non si segnalano tuttavia feriti ne' danni materiali degni di nota, grazie anche alla scarsa densita' demografica nelle aree interessate. Inoltre non e' stato diramato alcun allarme per un possibile 'tsunami'. L'epicentro e' stato localizzato a una profondita' di 45 chilometri al di sotto del fondale oceanico 


Magnitude Mw 6.8
Region EASTERN NEW GUINEA REG., P.N.G.
Date time 2011-10-14 03:35:15.0 UTC
Location 6.60 S ; 147.99 E
Depth 44 km
Distances 332 km N Port moresby (pop 283,733 ; local time 13:35:15.4 2011-10-14)
111 km E Lae (pop 76,255 ; local time 13:35:15.4 2011-10-14)
16 km E Finschhafen (pop 1,054 ; local time 13:35:15.4 2011-10-14)

Nel 2036 l'asteroide Aphosis in rotta di collisione con la terra!


Ma, è realistica la possibilità che un grande asteroide possa colpirci e provocare la nostra fine? Stavolta non ci riferiamo alle profezie degli antichi Maya o altri popoli dediti alla divinazione, ma, a passare notti insonni, in merito a potenziali "Deep Impact", sono gli scienziati della Nasa concordi con i colleghi dell'Agenzia spaziale Russa. Colpevole di questo è l'asteroide Aphosis, che sembra che nel 2036 circa si troverà in rotta di collisione con la Terra. Se ciò si dovesse verificare potrebbero esserci conseguenze devastanti per il genere umano.


Questo potenziale "distruttore" di 300/400 metri di diametro e di 200 miliardi di tonnellate di peso, se dovesse scontrarsi con la superficie terrestre potrebbe liberare un energia fino a 100 mila volte l'esplosione nucleare su Hiroshima. "Tra le soluzioni, la più interessante prevede l'invio di un'astronave capace di attirare il meteorite e di modificare così l'orbita su cui viaggia" afferma l'astrofisica Margherita Hack.

Aphopis risulta essere uno dei cento asteroidi che figurano nella lista della Nasa degli oggetti "a rischio" per il nostro pianeta. Prende il nome dal dio egizio Apopi che venne soprannominato appunto il "distruttore" e che, nel continuo conflitto con il dio-sole Ra, rappresenta lo scontro ancestrale tra il bene e il male. L'asteroide Aphopis secondo diversi calcoli potrebbe schiantarsi in un'area compresa tra l'Arabia e il Giappone, o tra il Madagascar e la Nuova Guinea, o in Siberia. Ma potrebbe anche finire nell'oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii. Per Anatoly Perminov, ex-capo dell'Agenzia spaziale Russa, nel 2029 l'asteroide potrebbe essere così vicino alla Terra da poter essere individuato anche ad occhio nudo.

Ma venendo ai dati storici, ai fatti realmente accaduti: a memoria d'uomo, quanti impatti asteroidali si contano nel passato? Il fenomeno dei meteoriti e delle stelle cadenti, era già noto agli antichi. Già lo storico latino Plinio il Vecchio narra che nel V secolo a.C. cadde sugli argini del fiume Egospotami un corpo del tutto identico a una stella e grande come un carro. Questi eventi nell'antichità erano visti come segni divini. Queste pietre celesti venivano custodite e spesso venerate nei templi di molte città greche o romane. Tutt'oggi la "pietra nera" alla Mecca viene venerata e, secondo una tradizione popolare islamica, sarebbe l'occhio di angelo caduto dal cielo; mentre secondo altri un oggetto divino che alla sua caduta era bianco e che divenne nero assorbendo i mali terreni. Ma si parla di caduta di pietre dal cielo anche nel medioevo in Sassonia e nell'Umbria. Si racconta di una pioggia di meteoriti a Siena nel giugno del 1974, delle dimensioni da pochi milligrammi a 3 kg di peso: questo avvenimento fu il primo ad essere documentato e studiato in modo scientifico. Nell'aprile 1803 accadde invece in Francia nel comune de L'Aigle. In diverse altre località del nostro globo comunque, troviamo narrazioni di cadute di oggetti stellari. Per arrivare a quello che fu probabilmente l'impatto più catastrofico della storia moderna, nel 1908 in Tunguska una località della Siberia: si verificò un evento disastroso a causa dell'esplosione di un asteroide sassoso (ad un'altezza di circa 8 km dalla superficie) di notevole dimensione, stimata dai 30 ai 100 metri di diametro, e che abbatté più di 60 milioni di alberi su 2150 chilometri quadrati. Il rumore dell'esplosione fu udito a 1000 chilometri di distanza. L'onda d'urto fece quasi deragliare alcuni convogli della Ferrovia Transiberiana a 600 km dal punto di impatto. Vi è poi il celebre "Meteor Crater" in Arizona, che si suppone sia stato prodotto da un asteroide di composizione metallica di una trentina di metri di diametro, caduto probabilmente intorno ai 50.000 anni fa. Il cratere presenta un diametro di oltre un chilometro e una profondità di circa 200 metri. Mentre per quel che concerne l'ipotesi che un meteorite possa colpirci direttamente, ci sarebbero soltanto due casi conosciuti nei quali si sono verificati danni: nel 1911 un cane egiziano rimase ucciso (unica vittima registrata) a Nakhla; mentre nel 1954 in Alabama (USA) un meteorite di circa 4 kg si creò un varco nel tetto della casa è ferì in maniera lieve la signora Elizabeth Hodges nel suo soggiorno, dopo essere rimbalzato sulla radio.

http://www.catastrofe.it/astronomia-scienze-e-tecnologia/38-astronomia-scienze-e-tecnologia/277-un-asteroide-impattera-la-terra-per-gli-scienziati-accadra-nel-2036.html


SEGUITECI SU FACEBOOK!!!

le ultime eruzioni dell'Etna stanno mutando la morfologia del cratere


“Gia’ negli anni passati, precisamente nel ’99 e nel 2000, questo tipo di attivita’ eruttiva di breve durata ma molto intensa con la fuoriuscita di fontane di Lava si verifico’ in numero alquanto maggiore rispetto alle 16, non poche, gia’ avute dall’inizio dell’anno in corso. Il Vulcano, nell’ultimo decennio, ha sviluppato una attivita’ sostanzialmente continua. L’Etna, per noi, e’ un laboratorio naturale che ci permette con la sua ‘vitalita’, di studiare anche i processi di risalita del Magma dal profondo e tutti quelli che sono i meccanismi eruttivi.


E’ uno dei Vulcani piu’ attivi a livello Mondiale come lo Stromboli. Allo stato attuale, dalle reti di monitoraggio, non stiamo registrando qualcosa che ci possa indicare una evoluzione verso un altro tipo di attivita‘”. Lo ha dichiarato all’Adnkronos il direttore dell’Ingv di Catania, Domenico Patanè, secondo cui “nel prossimo futuro questa attivita’ potra’ continuare”. In particolare, spiega, ”dopo le ultime due manifestazioni eruttive, registriamo alcune differenze. La struttura piu’ superficiale del nuovo cratere di sud-est, infatti, sta modificando la sua consistenza“. “Prima, infatti – continua Patanè – il punto di emissione era solo uno ma di recente si e’ creata una piccola fessura eruttiva con un’altra Frattura anche nel Settore Settentrionale. Questo ha dunque generato piu’ punti di emissione con fontane di Lava di tipo multiplo“. “Qualche piccola variazione – osserva il direttore dell’Ingv di Catania – la stiamo registrando e se non dovesse cambiare nulla di sostanziale, avremo una attivita’ eruttiva di tipo sommitale con effusioni Laviche in Valle del Bove che non darebbero alcun problema per i centri abitati circostanti. Certo l’intensa emissione di Cenere Vulcanica potrebbe continuare ed arrecare le problematiche gia’ note, non ultime quelle relative al trasporto Aereo“

Fonte:http://expianetadidio.blogspot.com

Fotografata una misteriosa nuvola sulla cima di un vulcano

Lo "strano" fenomeno è stato fotografato sullo stratovulcano Klyuchevskaya Sopka, il monte più alto della Penisola della Kamchatka. Ma non si tratta di strutture aliene, piuttosto di una semplice manifestazione atmosferica: una nuvola! Una "nube lenticolare".


L'autore della foto, il fotografo naturalista Ivan Dementievskiy, quasi certamente ero conscio del fatto che ciò che stava fotografando in quel momento fosse semplicemente un fenomeno naturale. Ma chi dovesse trovarsi dinanzi ad una manifestazione di quel genere, magari al tramonto o in penombra, potrebbe credere di trovarsi davanti ad una navicella aliena. E non sarebbe la prima volta! E' già accaduto che qualcuno scambiasse una semplice "nube lenticolare" con un'astronave.

Ma cosa sono le "nubi lenticolari"? Anzitutto la loro dicitura deriva dal fatto che sovente hanno una forma di "lente". Altre volte sono in grado di originare forme ben più complesse come ad esempio una pila di piatti, o il dorso di un mammifero marino. E' per questa ragione che si differenziano in "nubi lenticolari semplici e nubi lenticolari complesse". L'origine, però, è sempre la stessa: le onde d'aria.

Sono formazioni nuvolose che prendono vita in vicinanza dei rilievi o grandi catene montuose. Cosa accade? Che il vento, impattando sull'ostacolo, riceve una propulsione verso l'alto formando autentiche onde d'aria. Un po' come le onde del mare, esse sono costituite da creste e valli. Non a caso tali onde vengono sopranominate "onde orografiche", perché formatesi a seguito dell'orografia della superficie terrestre.

L'aria, salendo di quota, si dilata e si raffredda, con conseguente condensazione del vapore acqueo e formazione della nuvola. All'opposto, quando l'aria scende nel versante sottovento si scalda, si contrae, si ha l'evaporazione del vapore e la nube si dissolve. Nelle valli dell'onda si vengono a formare gruppi di nubi lenticolari, che a volte hanno l'aspetto di un branco di pesci in movimento. Queste sono le formazioni "lenticolari semplici".

Quando invece si ha un'alternanza tra strati d'aria secca e umida, si vanno a creare degli strati di nubi lenticolari sovrapposti. Si ha quella formazione che precedentemente abbiamo accostato ad una pila di piatti. Sono formazioni di rara bellezza, che se osservate al crepuscolo sono in grado di creare formidabili giochi di luce.

La maledizione di Marte!


Nell'agosto del 2008, il celebre sito di astronomia Universe Today pubblicò un articolo molto interessante sui 10 misteri ancora irrisolti del Sistema Solare. Quando pensiamo ai più grandi misteri della storia dell'uomo, spesso siamo soliti scomodare universi alternativi, passaggi dimensionali e leggi fisiche tirate al limite; ma se solo ci concentrassimo per un istante sul nostro "vicinato cosmico", ci accorgeremmo che è pieno di enigmi ben lontani dall'essere risolti.


Consiglio caldamente la lettura dell'articolo di Universe Today. Si va dall'evento di Tunguska ai misteri di Marte e di Urano, sfiorando anche quella che è stata definita come la "Maledizione di Marte", l'elevatissimo tasso di fallimento delle missioni dirette verso il Pianeta Rosso.
Ed è proprio di questo che voglio parlare oggi. Esiste davvero una sorta di maledizione sulle sonde marziane? Chi mi conosce sa bene che tendo a non dare il minimo credito a questo genere di voci, specialmente se si parla di scienza. Ma dando un'occhiata veloce ai dati che vengono presentati in alcuni siti o show televisivi, viene effettivamente da chiedersi perchè due terzi delle missioni dirette verso Marte siano terminate in un fallimento.Prestandosi al gioco, la NASA chiama "Galactic Ghoul" l'entità inesistente dietro agli incidenti e ai malfunzionamenti delle sonde marziane.
Come fonte dei dati, utilizziamo direttamente una pagina del sito della NASA, Chronology of Mars Exploration, che elenca tutte le missioni marziane dagli anni '60 a oggi, sia sovietiche che americane.
Fino ad ora, 26 delle 43 missioni dirette verso Marte realizzate fino ad ora (da qualunque Paese o Agenzia possedesse i mezzi necessari per farlo) hanno fatto registrare un fallimento per uno o più malfunzionamenti o errori di calcolo. Teniamo sempre bene a mente che una missione marziana non ha nulla a che vedere con la messa in orbita di carichi più o meno pesanti: le variabili in gioco sono enormemente più complesse, e non c'è modo di eseguire interventi d'emergenza in tempo reale.
Gli Stati Uniti e la NASA hanno avuto totalizzato il 70% di successi (su 20 missioni), mentre le missioni sovietiche/russe (18 in totale) solo l'11%. Le due missioni europee, Rosetta e Mars Express, sono state un completo successo.
Dal 1960 al 1975, quasi tutte le missioni per Marte hanno fatto registrare malfunzionamenti. Fatto cercamente singolare, ma se consideriamo che molti di questi episodi si verificarono ben lontani da Marte (anzi, spesso in orbita attorno alla Terra), la storia della maledizione di Marte inizia a cedere sotto i colpi della realtà dei fatti.
La lista di fallimenti, tuttavia, rimane incredibile. Mars 2 e Mars 3, le prime sonde ad atterrare su Marte, non sono di certo note per la durata della loro attività scientifica. La prima è celebre per essere il primo oggetto di costruzione umana ad aver toccato il suolo marziano, ma anche il primo ad aver creato un cratere sul pianeta; la seconda, invece, atterrò con successo su Marte e riuscì a trasmettere un segnale verso la Terra per 20 secondi, per poi ammutolirsi probabilmente a causa di una delle peggiori tempeste di sabbia mai osservate su Marte.
Ma questi sono casi considerati solo relativamente sfortunati. Nel 1993 il Mars Observer, in viaggio da 337 giorni nello spazio con destinazione Marte, smise improvvisamente di funzionare a soli 3 giorni di distanza dal Pianeta rosso. Il problema fu causato probabilmente da una perdita da uno dei serbatoi, perdita che avrebbe forzato il cervello della sonda ad entrare in "safe-mode", e interrompere le comunicazioni.
Uno degli episodi più celebri, se non il più noto della storia dell'esplorazione marziana, è recente: nel 1999, il Mars Climate Orbiter si inserì in orbita marziana circa 100 km più in basso dei previsti 150. A soli 50 km dal suolo marziano, la sonda è entrata nell'atmosfera del pianeta ed è bruciata.La causa dell'incidente? Errore umano: la Lockheed Martin, una delle aziende coinvolte nel progetto, aveva utilizzato il sistema imperiale britannico di misurazione invece del sistema metrico utilizzato come standard dalla NASA, causando enormi errori di calcolo dell'orbita.
Andando più a fondo, si nota che il fattore umano gioca un ruolo vitale nel fenomeno della maledizione di Marte. Nel 1988, la sonda Phobos 1 andò perduta per via di una subroutine software non utilizzata dal satellite, e lasciata nella programmazione per problemi di costi e di tempi di lancio. Questo frammento di codice si attivò da solo, facendo diventare la sonda una trottola spaziale incapace di orientare i propri pannelli solari e di creare energia per il suo funzionamento.
Parlare di maledizione, tuttavia, rimane inappropriato. Il fatto che tra il '60 e il '75 si sia registrato il maggior numero di fallimenti porta a pensare che l'avventura marziana, con tutte le sue sfide, era soltanto agli inizi, e che l'insuccesso è parte integrante del processo di esplorazione di mondi lontani, specialmente quando si è "giovani" e inesperti in missioni così pionieristiche.
Di certo alcuni episodi, pochissimi rispetto al totale dei fallimenti, rimangono ancora parzialmente avvolti nel mistero per quanto riguarda le dinamiche che hanno portato ai guasti. Ma ogni fallimento ha contribuito a perfezionare le sonde successive, e i dati raccolti anche durante un rientro esplosivo nell'atmosfera marziana sono stati estremamente preziosi per evitare che certi episodi potessero verificarsi nuovamente in futuro.
Spirit e Opportunity sono la dimostrazione di come le sonde perdute nello spazio, distrutte nell'atmosfera di Marte o nell'impatto con il pianeta, ci abbiamo spinto verso traguardi sempre più importanti, tanto che la durata della loro missione è già stata estesa per cinque volte oltre il limite teorico di utilizzo dei rover.
Sembra che il Ghoul Galattico non esista proprio, o che abbia perso buona parte del suo appetito. Nelle ultime due decadi il tasso di successo delle sonde marziane sembra essersi impennato, anche se i fallimenti dovuti alla complessità delle missioni rimangono costantemente dietro l'angolo.Il Ghoul potrebbe essersi spostato sul nostro pianeta, dato che circa il 5% degli astronauti che hanno lasciato il nostro pianeta sono morti durante il volo. Sarà il caso di iniziare a parlare di Maledizione della Terra?


Fonte

 


Post più popolari

AddToAny