MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

vulcano dell'Alaska a forte rischio di eruzione!

8 Ottobre 2011 - ALASKA -Un flusso di lava ha raggiunto il bordo di un cratere di un vulcano in Alaska delle remote isole Aleutine, indicando che la montagna potrebbe esplodere e generare  una nube di cenere che potrebbe minacciare i voli aerei. L'Osservatorio Vulcanologico dell'Alaska, dice che immagini satellitari mostrano una colata lavica sul bordo del cratere,di 5675 piedi del Monte Cleveland situato a circa 940 km a sud ovest di Anchorage. il monitoraggio da satellite del vulcano indica che se la cupola continua a crescere, potrebbe aumentare la possibilità di un'esplosione. L'osservatorio dice una eruzione potrebbe dare origine ad una nube di cenere di 20.000 piedi o più. Il paese più vicino, Nikolski, si trova su  isola a circa 50 miglia ad est ed ha 18 residenti permanenti. Il villaggio non è stato considerato in pericolo per eruzioni precedenti del vulcano. 




El Hierro intensifica l'attivita' sismica,eruzione imminente?

8 Ottobre 2011 - ISOLE CANARIE - Uno sciame sismico di forte intensita' sta interessando El Hierro, nelle ultime 24 ore sembra che il magma stia ribollendo sotto la crosta terrestre ad una profondita' di 11 km rispetto ai 14-15 km dei giorni scorsi,secondo i monitoraggi il magma sta risalendo in superficie e da un momento all'altro potrebbe rompere la crosta terrestre, negli ultimi 3 giorni il numero dei terremoti e piu' che raddoppiato arrivando dai 79 eventi sismici di Mercoledi' ai 177 di Ieri Venerdi'.

Protocollo di estinzione

Le conseguenze di un inversione magnetica sul nostro pianeta


L'inversione del campo magnetico terrestre si è già verificata diverse volte nel corso della storia del nostro pianeta. E se accadesse oggi e in modo rapido? Le sue conseguenze sulle società tecnologicamente avanzate potrebbero portare allo stato di caos... Il Nord è veramente a Nord? Non necessariamente,il Nord potrebbe essere al Sud.Oggi gli scienziati dicono che è solo una questione di tempo e che un giorno potremmo essere colpiti da una sorta di caos magnetico tale da determinare 1 inversione dei poli magnetici.



Alla distanza di circa 150.000.000 di KM dal Sole,la Terra è circondata da uno scudo magnetico,una specie di ombrello spaziale costituito dalle tante linee di forza del campo magnetico terrestre, che protegge il pianeta dalla radiazione solare.Il campo magnetico terrestre, o campo geomagnetico, è un fenomeno naturale, comune anche ad altri pianeti ed è soprattutto presente nel Sole. La Terra si comporta come se al suo centro vi fosse una calamita a forma di sbarra,cioè una sorta di dipolo magnetico, il cui asse è leggermente inclinato di circa 11° rispetto all'asse di rotazione terrestre.
Poli magnetici e poli geografici

I poli magnetici non coincidono con quelli geografici.E' importante sottolineare il fatto che la definizione che diamo di polo magnetico Nord e Sud è solo una convenzione. Di fatto, il polo Nord magnetico si trova al Sud geografico e viceversa.L'ago della bussola non può indicare un polo della stessa polarità, perciò è stato scelto che il polo magnetico Sud, cioè quello fisico, sia chiamato polo Nord magnetico in analogia con il Nord geografico.Attualmente, il polo Nord magnetico è localizzato al largo della costa occidentale dell'isola di Bathurst, nelle regioni canadesi a circa 1.300 km a Nord-Ovest della baia di Hudson, mentre il polo Sud magnetico è situato al margine del continente antartico nella Terra di Adélie.

Sappiamo inoltre che il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo ma è dinamico e attivo e subisce variazioni in termini di direzione e d'intensità.Le misure hanno, di fatto, dimostrato, che le posizioni dei poli non si trovano esattamente in quelle relative ai punti cardinali geografici che si spostano con la rotazione del pianeta.Ad esempio, il polo Nord magnetico si sposta continuamente intorno al polo Nord geografico e oscilla di circa 10 km al giorno per via delle interazioni con lo strato ionizzato dell'atmosfera.

Nell'era caos magnetico



Negli ultimi anni, l'interesse per lo studio del campo magnetico terrestre è cresciuto al punto che l'Agenzia Spaziale Europea ha istituito il programma scientifico Swarm, che prevede la messa in orbita di 3 satelliti per lo studio del geomagnetismo e dei suoi effetti sugli esseri viventi. Secondo alcuni scienziati, il fenomeno dell'inversione dei poli potrebbe causare un indebolimento dello scudo protettivo contro la radiazione solare determinando un assottigliamento dello strato di ozono e una maggiore penetrazione delle radiazioni ultraviolette, con un conseguente aumento delle malattie tumorali per gli esseri umani.Non solo, ma il fenomeno potrebbe avere anche effetti sugli animali, come le balene o alcune specie di uccelli, che si affidano, per così dire, al campo magnetico per orientarsi.C'è da dire che mentre una parte della comunità scientifica appare più ottimista, alcuni ricercatori sembrano ipotizzare una possibile inversione del campo magnetico anche in tempi relativamente brevi. Le rocce indicano che il campo si è indebolito negli ultimi 2.000 anni confermando che il declino verso il caos magnetico potrebbe essere già iniziato. Se questo è vero,tra 1.400 anni potremmo trovarci al punto 0, ossia al centro del processo che determinerà una nuova inversione dei poli, diciamo intorno all'anno 3.400 circa.
Sono ottimisti avverra' molto prima entro il 2040 e forse prima.
Verso l'apocalisse
Se l'inversione si verificasse in modo rapido, il mondo moderno ne verrebbe capovolto. Nelle peggiori delle ipotesi, le tempeste solari causerebbero black-out elettrici paralizzando le metropoli. La Terra potrebbe essere bombardata dalla radiazione solare, con un energia equivalente ad alcuni miliardi di bombe di Hiroshima, accompagnata da onde di magnetismo. una tempesta solare causerebbe forti fluttuazioni nelle linee di forza del campo magnetico terrestre, distruggendo le comunicazioni radio e televisive, i sistemi di navigazione, sovraccaricando le linee telefoniche ed elettriche, mettendo fuori uso le centrali elettriche.

Antico come la Terra, il campo magnetico costituisce una sorta di ombrello spaziale che aiuta il pianeta a difendersi mantenendo uno strato protettivo.Tuttavia, di tanto in tanto interrompe il suo flusso e subisce un'inversione i cui effetti possono essere disastrosi per gli esseri viventi. Il prossimo caos magnetico potrebbe essere già cominciato(ma non doveva essere nel 3400) e diventare così una costante nella vita degli esseri viventi.

Forte sisma a sud delle isole Kermadec


7 Ottobre 2011,Un terremoto di magnitudo 6.5 Richter e' stato registrato dall'USGS a 105 km a sud delle isole Kermadec esattamente a cavallo delle due placche oceaniche ad sud-est del continente australiano.La profondita' del terremoto e' stata stimata a 36 Km .

Le isole Kermadec sono un arco di isole volcaniche, che si trovano al punto di incontro tra la zolla del Pacifico che si inabissa sotto la zolla Indo-Australiana. La zolla del Pacifico, in subduzione ha creato la fossa delle Kermadec, una fossa sottomarina profonda 8 km, ad est delle isole. Le isole sono le maggiori elevazioni del Kermadec Ridge, che corre a sudovest delle isole verso la North Island della Nuova Zelanda e nordest verso Tonga (Arco Kermadec-Tonga). Le 4 isole maggiori sono picchi di vulcani che si innalzano dal fondo marino. Esistono altri piccjhi vulcanici nella catena, che non raggiungono la superficie marina, ma formano dei "seamount" con picchi profondi tra 65 e 1.500 m. Il Monowai Seamount, con una profondità di 120 m, si trova a metà strada tra Raoul Island e Tonga. La cordigliera sottomarina eventualmenti si collega alla White Island nella Bay of Plenty della Nuova Zelanda, all'estremo nord della Taupo Volcanic Zone.
Le isole di Raoul e Curtis sono entrambe vulcani attivi. Quelli sulle altre isole sono correntemente spenti, e le isole più piccole sono i resti erosi di vulcani estinti.


L' ESA Annuncia La Scoperta Di Uno Strato Di Ozono Anche su Venere


La sonda Venus Express della ESA ha scoperto la presenza di uno strato di ozono anche nell'atmosfera di Venere. Comparando le sue proprietà con quelle degli stati equivalenti presenti sulla Terra e su Marte, gli astronomi cercheranno di migliorare le loro conoscenze del passato di questi mondi e la loro evoluzione e gli astrobiologi cercheranno di migliorare la loro ricerca di vita su altri pianeti. I risultati sono stati presentati alla Riunione del Congresso delle Scienze Planetarie Europee insieme alla Divisione per le Scienze Planetarie della Società Astronomia Americana.

La sonda Venus Express ha fatto questa scoperta mentre studiava le stelle viste proprio vicino al bordo del pianeta e la cui luce passava attraverso l'atmosfera. Uno strumento che ha a bordo, chiamato SPICAV, ha analizzato la luce stellare cercando le impronte caratteristiche dei gas presenti nell'atmosfera, visibili per via della luce assorbita a specifiche lunghezze d'onda.
L'ozono è stato rilevabile perché assorbe parte della luce ultravioletta in arrivo dalle stelle.
L'ozono è una molecola che contiene 3 atomi di ossigeno. Secondo i modelli computerizzati, l'ozono su Venere viene formato quando la luce solare divide le molecole di anidride carbonica, rilasciando tanti atomi singolo di ossigeno. Questi atomi vengono poi spazzati via nella parte oscura del pianeta dai venti presenti nell'atmosfera e così possono combinarsi per formare molecole di due atomi di ossigeno, ma spesso anche molecole di tre atomi di ossigeno.




Diversi stadi di molecole di ozono
Questo rilevamento ci da dei indizi molto importanti per riuscire a capire l'atmosfera di Venere" ha spiegato Frank Montmessin, che ha guidato questa ricerca. Potrebbe anche offrire un utile paragone con altri mondi per aiutare gli astrobiologi nella ricerca di vita. L'ozono è stato rilevato soltanto da pochi decenni nell'atmosfera della Terra e di Marte. Sulla Terra sappiamo che ha un ruolo fondamentale per la vita perché assorbe molti dei raggi solari ultravioletti, nocivi per gli esseri viventi, e non solo questo, secondo molti, il nostro stato di ozono è stato creato dagli stessi esseri viventi del pianeta!
Di solito, quando si pensa alla nostra atmosfera, ci viene in mente subito l'ossigeno perché ci serve per la vita, e le nuvole, che sono in buona parte vapore acqueo. In realtà la grande parte dell'atmosfera terrestre è composta da azoto, che è il 78.09% dell'aria sul nostro pianeta, seguito dall'ossigeno al 20.95% e da tracce di argon al 0.93% e di anidride carbonica al 0.039%. Ma questa è la situazione attuale, in realtà tutto questo ossigeno non c'era sulla Terra primordiale e la sua crescita è iniziata circa 2.4 miliardi di anni fa. Non sappiamo ancora i dettagli ma sappiamo che a quel tempo erano comparsi i primi microbi che rilasciavano ossigeno dopo aver digerito altri elementi, e nel corso di molte centinaia di milioni di anni, si è arrivati a vastissime distese di vita vegetale che fa di questo il suo punto forte: usa anidride carbonica, vapore acqueo energia solare e minerali per liberare nell'atmosfera grandi quantità di ossigeno. La quantità di ozono è legata anche a quanto ossigeno viene continuamente rimesso nell'atmosfera, e secondo molti astrobiologi, se trovassimo un'altro pianeta abitabile la fuori, con nella sua atmosfera ossigeno, anidride carbonica e ozono, questo potrebbe indicare la presenza di vita.




Immagine della composizione dell'atmosfera di Venere. credit: wikimedia
Questo permetterebbe ai futuri telescopi spaziali e terrestri di prendere di mira pianeti individuali intorno alle altre stelle e capire quanto sono davvero abitabili.

Il problema semmai con l'utilizzo dell'ozono come indicatore della vita è che dev'essere trovato insieme ad altri elementi chiave ed in grosse quantità perché, come dimostra il caso di Venere, un pianeta può anche produrlo con mezzi diversi e in quantità diverse. Il suo strato di ozono infatti si trova ad un altitudine di circa 100 km, 4 volte più in lato rispetto a dove si trova sulla Terra e da 100 a 1000 volte meno denso. Il lavoro teorico fatto dagli astrobiologi suggerisce che la concentrazione di ozono di un pianeta deve essere almeno 20% del valore presente sulla Terra prima che la vita possa essere considerata come causa responsabile.



Questi nuovi risultati supportano la conclusione esposta sopra perché chiaramente Venere è ben sotto questo limite. "Possiamo usare queste nuove osservazioni per mettere alla prova e rifinire gli scenari per il rilevamento di vita su altri pianeti" ha spiegato Dr. Montmessin.
Tuttavia, anche se non c'è vita su Venere, il rilevamento dell'ozono porta questo pianeta dai mille estremi un passo più vicino alle sue sorelle terrestri: Marte e la Terra, anch'esse in possesso di uno strato di ozono. "Il rilevamento dell'ozono ci dice molto riguardo alla circolazione e la chimica presente nell'atmosfera di Venere" ha spiegato Hakan Svedhem, scienziato dell'ESA che lavora alla missione Venus Express.
"Oltre a questo, questa è un ulteriore prova della similitudine fondamentale che esiste tra i vari pianeti rocciosi e ci da prova dell'importanza dello studio di Venere e di come questo può aiutarci a capire meglio anche la Terra e Marte."


Fonte

Scoperte in Arabia formazioni simili a quelle di Nazca in Peru'

Google continua a riservare sorprese per gli archeologi. Le ultime scoperte, nella Penisola Araba, consistono in spettacolari strutture di pietra che ricordano le linee peruviane di Nazca.
Le rovine sono note ai Beduini locali come "le opere degli uomini antichi", e furono segnalate per la prima volta dall'aria nel 1927 da Percy Maitland, tenente della British Royal Air Force.



Tuttavia la loro piena estensione è apparsa in tutta la sua evidenza solo quando David Kennedy dell'University of Western Australia, Perth, le ha esaminate con Google Earth.
Kennedy dice che molti paesi del Medio Oriente non acconsentono a fornire foto aeree o a permettere voli per le ricerche archeologiche, e così Google Earth rimane l'unico strumento di analisi di quelle aree.
Quest'anno egli ha potuto identificare 2000 potenziali siti archeologici in Arabia
Saudita, dal suo studio, grazie alle foto satellitari di Google Earth. Estendendo l'analisi virtuale a tutta la Penisola Araba, ha trovato strutture circolari di pietra e piste lunghe centinaia di metri. Ritenute trappole per catturare animali selvatici, queste linee potevano servire a incanalare come in un imbuto gazzelle e orici, per catturarli quando arrivavano in fondo.
Nel deserto si trovano anche cerchi del diametro da 20 a 70 metri, ritenuti strutture a scopi sacrali. Altre tipologie simili, nello Yemen, sono datate a circa 9000 anni fa, ricorda Kennedy.

Fonte:http://www.antikitera.net/news.as
Letto su:http://www.expianetadidio.blogspot.com

Ghiaccio della cometa Hartley 2 simile ai nostri oceani

Gli astronomi della NASA hanno scoperto che nello spazio la composizione dell’acqua delle comete è molto simile a quella comparsa sulla Terra miliardi di anni fa e che avrebbe dato vita agli oceani. I risultati possono aiutare a spiegare come mai la superficie terrestre sia coperta di oceani.


Nuove misure effettuate dallo Herschel Space Observatory mostrano infatti che la cometa Hartley 2, che proviene dalla lontana fascia di Kuiper oltre l’orbita di Nettuno, praticamente ai confini del sistema solare, contiene acqua con la stessa ‘firma chimica’ degli oceani della Terra. Questa remota regione del sistema solare, da 30 a 50 volte più lontana della distanza tra la Terra e il Sole, è la patria di ghiaccio, corpi rocciosi (tra cui il pianetoide Plutone), pianeti nani e innumerevoli comete.

“I nostri risultati con Herschel suggeriscono che le comete potrebbero aver giocato un ruolo importante nel portare grandi quantità di acqua su una Terra primordiale”, ha detto Dariusz Lis, ricercatore associato in Fisica al California Institute of Technology di Pasadena e co-autore di un nuovo studio appena pubblicato sul numero della rivista Nature del 5 ottobre. “Questa scoperta espande notevolmente la fonte possibile dell’enorme serbatoio di acqua costituito dagli oceani sulla Terra, includendo corpi ghiacciati originari della fascia di Kuiper”.

Gli scienziati teorizzano che la Terra all’inizio fosse calda e secca, e che l’acqua, fondamentale per la vita, debba essere giunta solo milioni di anni dopo da impatti di asteroidi e comete. Fino ad ora, nessuna delle comete precedentemente studiate conteneva acqua simile a quella della Terra. Tuttavia, le osservazioni da parte di Herschel di Hartley 2 ha finalmente mostrato un legame tra la Terra e il ghiaccio presente in queste remote regioni dello spazio.


Herschel ha individuato la traccia di acqua vaporizzata nella coda della cometa, scoprendo con grande sorpresa degli scienziati che Hartley 2 possiede una concentrazione di acqua pesante della metà rispetto alle altre comete analizzate finora. Nell’acqua pesante, uno dei due atomi di idrogeno è sostituito dall’isotopo pesante dell’idrogeno conosciuto come deuterio, che contiene un neutrone nel nucleo oltre al protone. Il rapporto fra acqua pesante e leggera in Hartley 2 è la stessa di quello dell’acqua presente sulla superficie terrestre. La quantità di acqua pesante in una cometa è in relazione con l’ambiente in cui la cometa si è formata.

Tenendo traccia del percorso di Hartley 2 ogni sei anni e mezzo, gli astronomi hanno compreso che essa proviene proprio dalla fascia di Kuiper. Le altre cinque comete oltre Hartley 2 che presentano acqua pesante nella stessa concentrazione di quella presente sulla Terra provengono tutti da una regione ancora più lontana del sistema solare chiamata la Nube di Oort. Questo sciame di corpi, 10.000 volte più lontani rispetto alla fascia di Kuiper, è la fonte di comete più documentata.

La sorpresa degli scienziati sta nel fatto che non si aspettavano che nella fascia di Kuiper, da cui le comete hanno potuto raggiungere più facilmente la Terra nel corso di svariati miliardi di anni, ci fosse acqua del tipo presente sulla Terra.

“Il nostro studio indica che la nostra comprensione della distribuzione degli elementi più leggeri e dei loro isotopi, così come la dinamica del sistema solare, è incompleta”, ha detto il co-autore Geoffrey Blake, professore di scienze planetarie e di chimica al Caltech. “Agli inizi del sistema solare, le comete e gli asteroidi dovevano popolare lo spazio molto più che oggi, e sembra che alcuni di loro siano precipitati sul nostro pianeta creando i nostri oceani”.


Fonte

 


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