21/03/2019 - In Mozambico è un'ecatombe. Il ciclone Idai potrebbe aver causato quasi mille morti e la seconda città del paese Beira, 500 mila abitanti, non esiste più. Il 90% dei suoi edifici è stato distrutto.
Nel primo di tre giorni di lutto nazionale, si cerca di raggiungere l'area più colpita, ma le strade sono impraticabili, la rete elettrica e le comunicazioni interrotte.
Soccorsi e rifornimenti possono arrivare a Beira solo con elicotteri e piccoli aerei.
Grave la situazione sanitaria: il rischio di un'epidemia di colera è fortissimo per la contaminazione delle acque. I magazzini delle riserve alimentari e le sementi per le coltivazioni andati completamente distrutti.
La priorità in queste ore è quella di salvare i sopravvissuti. 100mila persone devono essere urgentemente soccorse alle porte di Beira.
Il ciclone ha investito gran parte dell'Africa sud orientale. Sono oltre due milioni e mezzo le persone colpite in tre Paesi: oltre Mozambico, anche Zimbabwe e Malawi.
Il numero degli sfollati sarebbe di almeno un milione e mezzo di persone, secondo l'Onu. Spogliate di tutto dall'acqua e dai venti a oltre 170 chilometri orari.
Enia Chimene non ha più nulla. È stata accolta in questo campo di fortuna:
"La mia casa è crollata e sono rimasta bloccata sotto le macerie. Mio marito, che dormiva accanto a me, è rimasto ucciso - dice Enia Chimene, una sopravvissuta - Ho scavato con le mani per trovare una via d'uscita e strisciare fuori di casa. Una volta fuori, i vicini mi hanno trovata e mi hanno portata in salvo".
Il Presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, ha sorvolato le zone del disastro e ha riferito di molti corpi visti galleggiare sui fiumi Piongue e Buzi che hanno rotto gli argini.
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