“Mio padre con Alzheimer da 8 anni sta guarendo grazie alla Vitamina D”….FACCIAMOLO SAPERE A TUTTI

La vitamina D è un ormone che ha 4500 recettori nelle cellule del sistema immunitario e svolge una potente
azione antinfiammatoria, antidepressiva e permette la calcificazione e il rafforzamento delle ossa, oltre ad essere il miglior vaccino naturale a nostra disposizione.

Di seguito riporto la storia di Nadia che un paio di settimane fa ha condiviso su Facebook nel gruppo Chemioterapia Naturale ciò che è accaduto a suo padre dopo aver assunto la vitamina D su consiglio del dott. Claudio Sauro che abbiamo menzionato più volte nei nostri articoli essendo il più grande ricercatore in Italia sulla vitamina D avendone studiato gli effetti positivi su più di 700 pazienti negli ultimi anni.

21/10/2016
“Buonasera.
A distanza di dieci giorni dalla somministrazione di due fiale da 100.000 Dbase (NdR: integratore di vitamina D mutuabile o dal costo di 7€ in farmacia), mio padre ha recuperato il ricordo di avere una figlia di nome Nadia, è sciolto nel linguaggio, è spiritoso, il viso meno contratto, le reazioni emotive alle conversazioni più immediate. Vi ricordo che soffre di Alzheimer, e da questa estate la malattia ha avuto un picco di aggressività molto alto. A fine luglio quasi non reagiva più ai richiami,oltre al fatto che non parlava quasi più.
Ieri rideva, mi ha baciata e riconosciuta.”*

29/10/2016
“Questa mattina mio padre si e’improvvisamente messo a piangere. Mia madre gli ha chiesto per quale motivo piangesse. La risposta di mio padre e’ stata la seguente:
“Ti ricordi quella bellissima (amore paterno ❤) ragazza con i capelli neri che viene sempre qui?”
“Certo, la Nadia”
“Esatto,nostra figlia!”
“Quindi perché piangi?”
“Perché oggi non c’è, non è venuta a trovarmi”.
Mia madre incredula. Io più di lei. Non solo ha ricominciato a ricordarsi di me, addirittura ha il ricordo che vado spesso a trovarlo. Provate voi a far imprimere un ricordo a memoria breve nel cervello di uno con l’Alzheimer in stadio avanzato.
Provate a far parlare un uomo che non parlava più.
Vitamina D. Tre fiale di vitamina D.”

31/10/2016
“Aggiungo un ulteriore e significativo miglioramento: stamattina mio padre si e’improvvisamente ricordato di un suo fratello che non vede da vent’anni. E’ andato in bagno seguendo lo stimolo senza chiedere aiuto e,cosa veramente sbalorditiva, quando mia mamma lo ha rinfrescato ha detto “Mi vergogno”. Ovvero ha ritrovato quel senso del pudore che ha sempre avuto e che era una delle prime prese di coscienza di sé che aveva perduto. Poi ha sentito una canzone in televisione e si e’ messo a ballare a tempo.”

1/11/2016
“Buongiorno a tutti. Cerco di spiegare meglio che posso: sono casualmente venuta a conoscenza delle proprietà della vitamina D grazie a mia figlia, che ha quasi 21 anni, perché soffre da sempre di importanti dolori articolari e artrosi. Così, mentre curavo lei, ho convinto mia madre a provarla su mio padre, che ha 68 anni e da 8 anni soffre di Alzheimer. Purtroppo non vi so dire a quanto avesse i valori (NdR: di vitamina D) prima delle fiale, perché essendo disabile al 100% il prelievo lo ha fatto a casa con tempistiche che non vi dico. Non volendo aspettare (ogni volta che lo guardavo mi sembrava peggiorare), avevo deciso, dopo vari consulti e dopo una telefonata illuminante col dottor Sauro, di iniziare subito. Sono andata in farmacia e con meno di 7 euro ho preso una confezione di Dbase, sei fiale da 100.000. E in una settimana ne ha prese due. Naturalmente ero molto ancorata a terra in fatto di aspettative. Per una settimana non sono andata a trovarlo, proprio per non farmi autosuggestionare vedendo sfumature di un miglioramento magari inesistente.
Nel frattempo continuo la mia ricerca sulla vitamina D e imparo un po di cose.
E niente, passata la settimana torno dai miei. Mi avvicino come sempre al viso di mio padre per baciarlo sulla testa: “Ciao papà” dico sapendo che non avrò risposta e che mi guarderà ma in realtà non vedrà la sua Nadia, ma un viso estraneo.
E invece…”Ciao!” Mi dice lui sorridendo. E tenta di ricambiare il bacio. Ecco. Ho pianto per giorni. Da quel momento, piccoli ma indiscutibili miglioramenti quotidiani si sono susseguiti, sono riaffiorati ricordi, le battute in dialetto si sono sprecate, il linguaggio ha preso più scioltezza, le frasi (con calma e pazienza) venivano completate e avevano una loro logica. Attualmente ne ha prese altre due di fiale (NdR: 2 fiale a settimana per tre settimane). Finita la scatola inizieremo con le gocce quotidiane: 20 gocce di Dbase 10.000 UI equivalente a 5.000 UI al giorno”


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Nadia ci tiene a precisare che non possiamo dire ancora che è avvenuta la guarigione completa perché solo il tempo e le opportune analisi potranno dirlo.

Il dosaggio di vitamina D
La vitamina D va integrata tutti i giorni e non in mega dosi settimanali o mensili. La forma di vitamina D inattiva che assumiamo attraverso gli integratori (colecalciferolo) ha una emivita di 24 ore ; significa che se prendiamo 10.000 UI, il corpo il giorno dopo ne ha 5.000 UI disponibili, dopo 3 giorni ne ha 2.500, dopo 4 giorni ne ha 1.250 e così via fino a scomparire (vedi il grafico sotto).

La 25OH (vitamina D attiva) direttamente formatasi dalla idrossilazione epatica del colecalciferolo (vitamina D non attiva che si assume con gli integratori) ha emivita di circa 17 giorni, perfettamente in grado di essere supportata da integrazioni settimanali. Quella assunta in mega dosi fa aumentare subito il livello nel sangue, ma non la rende disponibile quotidianamente nei tessuti, dove ci serve maggiormente. Questo è il motivo per cui alcuni studi scientifici hanno avuto risultati inconcludenti o negativi per quanto riguarda la vitamina D: hanno utilizzato dosi basse o mensili/trimestrali. Dopo qualche giorno la vitamina D si era azzerata, pur elevando il livello nel sangue, ma non risultando più disponibile nei tessuti. La stragrande maggioranza dei medici italiani, è ferma a 30 anni fa.

Le dosi molto alte come ha fatto Nadia per suo padre su consiglio del Dott. Sauro servono inizialmente come “spinta d’urto” in malattie severe come appunto l’Alzheimer. Se si vuole mantenere un buon valore nel sangue e nei tessuti si deve poi integrare con dosaggi bassi ma quotidiani. Generalmente 20 gocce di Dbase 10.000 UI (ovvero 5.000 UI) sono una dose ottimale ma anche 10.000 UI al giorno (40 gocce di Dbase) vanno bene, l’importante è fare delle analisi del sangue periodiche per conoscere che livelli di vitamina D si sono raggiunti.

Le gocce di vitamina D si possono assumere durante il pasto di mezzogiorno o in alternativa in durante la giornata sopra una fetta di pane o in cibi grassi.

Il Dott. Claudio Sauro
Il Dott. Claudio Sauro svolge la professione di medico di base a Badia Calavena (VR). E’ attivo sul suo Profilo Facebook. L’ho contattato per chiedergli quali sono le motivazioni per cui la vitamina D ha prodotto così tanti benefici nell’Alzheimer. La risposta è stata:

“La Vit D attiva molti neurotrasmettitori cerebrali che sono gli stessi che funzionano anche nella depressione, ma quello che è più importante è che aumenta la capacità delle cellule, e quindi anche dei neuroni, di utilizzare il glucosio che è il combustibile delle cellule e nello stesso tempo annulla tutti i processi infiammatori. Nelle forme di Alzheimer iniziali ci si può aspettare una buona risposta, nelle forme avanzate la risposta sarà modesta, ma talvolta significativa come nel caso che hai riportato.”

Infatti è ormai risaputo che nei malati di Alzheimer i recettori dell’insulina risultano danneggiati, impedendo così alle cellule di approvvigionarsi di glucosio. Così accade che diminuisce pesantemente l’apporto di glucosio al cervello, il quale comincia ad avere fame di zucchero e i neuroni si danneggiano. A questo punto si rendono visibili i primi segni di demenza fino a raggiungere la definizione di Morbo di Alzheimer. Con lo stadio finale del morbo di Alzheimer il danno è diffuso ovunque e il tessuto cerebrale si è ridotto in maniera significativa.

Se l’insulina non riesce a portare il glucosio alle cellule si alza troppo la glicemia e abbiamo danni a tutti i tessuti dovuti al fenomeno della glicazione (il glucosio reagisce con le proteine e i lipidi delle cellule dei tessuti, danneggiandole, come è noto a chi soffre di diabete). La glicazione scatena anche infiammazione. Il glucosio così in eccesso tende a comportarsi come un vero e proprio radicale libero causando danni all’endotelio arterioso (e quindi aterosclerosi), al collagene, ai tendini, alle cartilagini (artrosi) ed alle membrane cellulari anche del sistema nervoso centrale. La vitamina D agisce sia a livello cellulare nel facilitare l’utilizzo del glucosio da parte della cellula, sia a livello delle cellule pancreatiche del Langherans dove determina una modificazione (o positiva o negativa a seconda dei casi) della risposta insulinemica agli zuccheri, un po come fanno gli ipoglicemizzanti ma con meccanismo molto più profondo, diciamo terapeutico e non sintomatico.


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