Dolore vuol dire profitto: e più dolore c'è nel mondo, più sarà alto il profitto.

Testo di Tom Hodgkinson:



DOLORE VUOL DIRE PROFITTO: In una società più onesta della nostra, sarebbe questo lo slogan dei colossi farmaceutici.

Perché questa è la semplice e nuda verità: più dolore sentite, più pillole ingurgiterete, e più pillole ingurgitate, più sale il valore di mercato delle azioni di quell'azienda.

E più dolore c'è nel mondo, più sarà alto il profitto. Il passo logicamente conseguente, dunque, è creare più dolore: provocare sofferenza, depressione, disturbi bipolari allo scopo di venderne il rimedio,

E in un certo senso accade proprio questo.
Siamo oppressi da impieghi noiosi, monitor che sbraitano, desideri impossibili.






IL SISTEMA CHE CI FA SOFFRIRE PROMETTE DI LIBERARCI DALLA SOFFERENZA









L'obiettivo, che non si raggiunge mai, di una soppressione totale del dolore è un obiettivo molto redditizio.
Il presidente di una delle maggiore aziende farmaceutiche inglesi riceve un salario annuale (bonus inclusi) di quattro milioni e mezzo di dollari.




In aggiunta, l'azienda versa ingenti contributi annuali al suo piano pensionistico e, naturalmente, questo signore possiede moltissime azioni.

Il fatturato annuo della sua multinazionale è di 20 miliardi di sterline, e i profitti ammontano a 6,1 miliardi, la maggior parte dei quali proviene da un singolo farmaco, un antidepressivo molto diffuso.

Le grandi case farmaceutiche hanno anche un esercito di venditori "non retribuiti": i medici di famiglia, che in realtà sono retribuiti eccome con i soldi dei contribuenti. Non si fanno certo pregare per scarabocchiare una ricetta per gli antidepressivi.

Lo slogan della casa farmaceutica in questione, riassume le sordide ambizioni dell'uomo moderno: "Fai di più, sentiti meglio, vivi più a lungo"

Al di la del fatto che sono tutte parole fumose e relative, e quindi del tutto prive di significato, la mancanza di passione per la vita che dimostrano è estremamente preoccupante. "Fai di più": come se "fare" fosse in sè una buona cosa, e più si fa, meglio è.

Direi che a questo mondo si "fa" sin troppo.

La reazione responsabile a un mondo attanagliato da problemi medici e ambientali che noi stessi abbiamo creato, intervenendo troppo, sarebbe semmai quella di "fare" di meno, non certo di più.
E' il "fare" che ha creato tutti questi problemi.

"Sentiti meglio": bé, qui c'è l'idea di sopprimere il dolore.
Il dolore è visto come un intralcio che ostacola il "fare". Io invece lo vedo come una gradita opportunità per non "fare" nulla per qualche giorno o qualche ora.

Se stiamo male la cosa più logica non sarebbe infilarci sotto le coperte con una pila di libri e una scodella di macedonia? 

E quanto al "vivi più a lungo", qui sta un altro problema.
La qualità della vita è stata sacrificata sull'altare della quantità di vita. Lo scopo è diventato vivere più a lungo possibile, anziché vivere con pienezza.

...La corruzzione della Chiesa cattolica medievale è una goccia nell'oceano, se paragonata alle dimensione smisurate, ai profitti inimmaginabili e alle porcherie che tirano fuori questi piazzisti su scala globale, afflitti da un desiderio insaziabile di crescita e impazienti di aprire nuovi mercati per i loro rimedi per l'artrite e veleni vari.

Il sesso, la musica, il ballo, la birra e il vino, la buona compagnia, un lavoro che vi piace, la gioia e la serenità: sono questi gli antidoti al dolore, e naturalmente li percepiamo come piaceri soltanto perché conosciamo già il dolore. Senza dolore non ci sarebbe piacere.

Tom Hodgkinson dal libro "La libertà come stile di vita"

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