Mentre mercati e istituzioni politiche si godono l’alibi del Brexit per giustificare quanto sta accadendo sugli indici del Vecchio Continente (leggi banche italiane e spagnole alla frutta), i manovratori stanno già lavorando al tassello di destabilizzazione successivo. Ad oggi, fonte un sondaggio commissionato da un grosso hedge fund londinese, il Bremain è al 52% e il Brexit al 48%: si tratta di rilevazioni di flussi cominciate a marzo e con cadenza ogni quindici giorni e domenica prossima verrà resa nota l’ultima, prima del periodo di embargo. Insomma, i giornali hanno tentato la mossa austriaca del panico da salto nel buio quando hanno parlato di 55% a 45% per il Brexit (The Independent) e addirittura uno scarto di 19% punti annunciato da Opinium domenica.
Non solo si tratta di rilevazioni on-line, molto meno credibili di quelle telefoniche ma, se si scompone il dato, si nota una sproporzione nel numero di over 65 interpellati, fascia di età notoriamente favorevole all’addio. Comunque sia, lo scostamento c’è stato, visto che il sondaggio riservato nella sua prima rilevazione – relativa alle prime due settimane di marzo – parlava di Bremain al 67% e Brexit al 33%. Di più, la scorsa settimana nel Regno Unito 1,5 milioni di persone si sono registrate per il voto, un dato che dovrebbe favorire chi vuole restare nell’Ue, mentre proprio oggi il tabloid The Sun ha comunicato il suo endorsement per l’addio a Bruxelles con lo slogan “BeLeave”.
Ma come vi anticipavo, i manovratori stanno già preparando il terreno per il dopo referendum britannico. Esattamente per tre giorni dopo, domenica 26, quando la Spagna tornerà alle urne dopo che le scorse elezioni hanno generato un quadro così frammentato da non aver reso possibile la formazione di un esecutivo in grado di governare. Bene, prepariamoci al replay. O, forse, a una mossa che potrebbe vedere lo spread spagnolo salire a cannone, seguito prontamente da quello portoghese e dal nostro, visto il prossimo grande evento politico sarà il referendum costituzionale del prossimo ottobre. Come ci mostra questa tabella,
basata su una rilevazione demoscopica dell’istituto di ricerca statale CIS, infatti, dopo essersi uniti un mese fa, gli anti-Ue di Podemos e Izquierda Unida, la sinistra radicale storica spagnola, sotto la sigla di Unidos Podemos hanno superato il Psoe nei sondaggi, diventando secondo partito del Paese con il 25,6% (88-92 seggi) contro il 29,2% del Pp (118-121). Ai socialisti viene accreditato un 21,2%, in calo dello 0,8% alle elezioni dello scorso dicembre, mentre Ciudadanos resta quarto partito ma aumenta i consensi, passando da 13,9% al 14,6%. Ben più ampio l’aumento di Unidos Podemos, visto che al voto di dicembre e prima della fusione con la sinistra, il solo Podemos prese il 20,7% dei consensi. Sempre stando al sondaggio, quindi, Psoe e Unidos Podemos potrebbero raggiungere un totale di 172 seggi, sufficienti per una risicata maggioranza assoluta, mentre un’eventuale ticket tra Pp e Ciudadanos potrebbe garantire 160 seggi.
Ma nascerà il soggetto nuovo a sinistra, ovvero il minotauro composto da pro-europeismo del Psoe e anti-europeismo di Podemos? Per l’analista politico di CSIC, José Fernandez-Albertos, no: “Non vedo proprio i socialisti intenzionati a sostenere Pablo Iglesias e le sue idee come primo ministro. Penso che l’ipotesi più probabile sia che restino fuori dalla contesa e lascino governare Rajoy con un esecutivo di minoranza, scegliendo di stare all’opposizione. Insomma, la logica sarebbe quella di non supportare il Pp per evidenti motivi ma di mostrarsi al contempo responsabili, dicendo no all’anti-europeismo di Podemos e sinistra radicale”. Insomma, prepariamoci a una nuova impasse, oltretutto con l’incognita dell’affluenza, visto che per il quotidiano El Pais l’astensione sarà all’11%, mentre il 22% degli interpellati si è definito indeciso. All’appuntamento elettorale del 20 dicembre scorso l’astensione fu del 26,8%. Insomma, gli indecisi potrebbe muovere qualche equilibrio ma la Spagna sembra direzionata verso lo stallo: una condizione che potrebbe far comodo a qualcuno.
In compenso, nell’attesa di sapere se sarà Brexit o no, ci pensa la Francia a ricoprire il ruolo di ventre molle ed epicentro della tensione in Europa. Prima con gli scontri tra hooligans nelle prime tre giornate degli Europei, poi con quello che si è rivelato un atto di terrorismo in piena regola. Lunedì, infatti, a Magnaville, periferia di Parigi, sono stati uccisi un alto funzionario di polizia e la sua compagna, anch’essa impiegata nella gendarmerie. A sgozzare le vittime un jihadista poi ucciso dalle teste di cuoio, mentre poche ore fa sono stati fermati tre presunti complici che per gli inquirenti “avevano relazioni con il terrorista”. L’abitazione dell’aggressore è stata perquisita: non sono state trovate armi o esplosivi ma dal suo computer, riferisce I-Télé, è saltata fuori una lista di sei bersagli, tra cui due personalità pubbliche. Circostanza che il procuratore di Parigi, Francois Molins, ha confermato: “L’aggressore aveva giurato fedeltà allo Stato Islamico tre settimane fa e aveva una lista di obiettivi che comprende personalità pubbliche, cantanti rap, giornalisti e esponenti della polizia”.
Il terrorista si chiamava Larossi Abballa, 25 anni, ed era originario di Di Mantes-la-Jolie, cittadina nel cui commissariato aveva lavorato una delle vittime, Jean-Baptiste Salvint. Ma ben più importante e grave è il fatto che Larossi Abballa fosse stato condannato nel 2013 per la sua appartenenza a una rete jihadista che reclutava in Francia adepti da inviare in Pakistan per la loro preparazione fisica e ideologica. Fermato all’epoca con altre sei persone, Abballa si vide infliggere tre anni di carcere, di cui sei mesi sospesi, per “associazione a delinquere con fini di terrorismo”, ha spiegato una fonte vicina al dossier. Ma Larossi Abballa risultava implicato anche in una successiva indagine su un’altra filiera jihadista siriana. In particolare, risultava vicino a un uomo partito per la Siria, il suo telefono era stato messo sotto controllo ma senza evidenti risultati (guardacaso NDR).
Insomma, ennesimo, tragico fiasco dell’intelligence francese. Che ora, deve prepararsi ad affrontare la minaccia finale di Abballa, visto che dopo aver ucciso marito e moglie ha pubblicato alcune foto delle vittime sul suo profilo Facebook e ha utilizzato l’applicazione Facebook Live per diffondere un video di 13 minuti. Nel filmato, il terrorista ha affermato di aver “risposto favorevolmente all’appello dello sceicco Adnani”, uno dei leader dell’Is, a cui dedicava la sua azione con un lungo messaggio di rivendicazione. Quindi Abballa ha esortato a “uccidere poliziotti, guardie carcerarie, giornalisti e rapper, mentre Euro 2016 diventerà un cimitero”. Apoteosi della follia, stando alla descrizione fatta da testimoni, quando il jihadista si è mostrato con il bambino di 3 anni delle vittime alle sue spalle, seduto sul divano: “Non so ancora cosa fare di lui”. E’ salvo, orfano ma salvo.
Mentre la Francia dopo i recenti "presunti attentati" è in stato permanente di allarme terrorismo da parte delle forze di polizia, controlli stringenti sui cittadiini e censure da parte del governo, un presunto terrorista gia segnalato,intercettato e sotto controllo se ne va in giro ad intrufolarsi nelle case delle persone per sgozzarli, e tranquillamente si permette di fare dei video sulla scena del delitto; naturalmente chiunque abbia un minimo di cervello sa bene che questi fatti sono fatti acadere e sollecitati se non creati appositamente per conntrollare e reprimere le masse non i terroristi.
Insomma, un’esecuzione dell’estremismo islamico in piena regola, un jihadista che entra in casa di un poliziotto e uccide lui e la moglie con freddezza e dedicando il suo gesto a uno sceicco dell’Isis. L’Europa, oggi, è questo: un insieme di minaccia terroristica sempre più incombente e fuori controllo, capace di agire in quartieri ghetto e drammaticamente sottostimata dalle autorità di polizia ed intelligence, nella migliore delle ipotesi. E il pericolo è enorme, perché quando l’uomo più potente al mondo, Barack Obama, derubrica a “terrorismo interno e fenomeno di auto-radicalizzazione” la strage di Orlando, con cotè di nuove piste in base alle quali l’attentatore avrebbe frequentato la discoteca e anche chat per incontri gay (in tal senso sarebbe arrivata anche la conferma della ex moglie del killer al New York Post, stranamente le ci sono volute 36 ore per ricordarlo), allora vuol dire che non abbiamo capito nulla.
Anzi, nel caso di chi tira i fili, ha capito tutto. Attenzione, però, perchè proprio oggi a Parigi è successo qualcosa di inedito: l’enorme corteo organizzato dal sindacato CGT contro la nuova legge sul lavoro è stato infatti funestato da violenti scontri tra manifestanti e poliziotti, con feriti e fermi. Nulla di nuovo rispetto al passato recente, a parte un particolare: fino ad oggi i cosiddetti “casseurs”, i manifestanti violenti, stavano in fondo al corteo, oggi erano in testa per scelte stessa dei sindacati. Come dire, se volete lo scontro, noi siamo pronti.
Perché il movimento sindacale ha capito che il Paese è fuori controllo, che fra terrorismo ed Europei, la polizia non potrà reggere ancora per molto la situazione: si cerca il caos. Peccato che così facendo si fa solo il gioco dei grandi destabilizzatori. Certo, non è affatto da escludere che tra i “casseurs” ci siano qualcuno affiliato alla Open Society di Soros ma la questione resta e si aggrava, in un Paese il cui presidente ha oggi un gradimento del 19%.
Attenzione, siamo sull’orlo del caos. E se per caso un attentato stile Orlando dovesse colpire uno stadio o un corteo, l’Eliseo non potrebbe che decretare lo stato di emergenza nazionale.
Forse, la legge marziale e il coprifuoco. Sembra fantascienza ma è solo a un passo dalla realtà. I cavalieri oscuri di ventura, tramano felici: la tensione sociale creata e fomentata anche dalle politiche europee dal 2009, ora è arrivata al punto massimo, basta un niente. L’Europa sta esplodendo e forse la Francia è l’epicentro della nuova strategia della tensione globale, il detonatore scelto per avviare le danze. Ma qui sono bastati due gol di Giaccherini e Pellè per far dimenticare tutto. Panem et circenses.
2 commenti:
Non capisco perché volevano colpire i cantanti rap visto che è la musica più amata dagli arabi e dai neri. Volevano forse darsi la classica zappa sui piedi?
rap...arabi?????????????????????????????certo certo...non vedi che la musica di sottofondo dell'isis è un rap moderno tra fedez e puff daddy?!?!?!......ma io dico.....perchè certa gente usa la testa solo per dividere le orecchie????
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