Le Maldive stanno per essere sommerse dai rifiuti

Solo nel 2014 sono arrivati alle Maldive 1 milione di turisti, e considerando che non sono stati approntati metodi per lo smaltimento dei rifiuti, l’unica alternativa è stata quella di trasformare uno degli atolli, Thilafushi,
in una collina che continua a crescere quotidianamente e che al momento ha raggiunto i 15 metri di altezza. Le Maldive sono isole bellissime, e dato che sono le più basse del mondo, rischiano in un prossimo futuro di essere sommerse dall’innalzamento delle acque provocato dallo scioglimento dei ghiacci. Come andrà lo vedremo più avanti, ma in questo momento, per le Maldive, esiste un problema molto più pressante, quello di affondare sotto una montagna di rifiuti. Solo nel 2014 sono arrivati alle Maldive 1 milione di turisti, e considerando che non sono stati approntati metodi per lo smaltimento dei rifiuti, l’unica alternativa è stata quella di trasformare uno degli atolli, Thilafushi, in una collina che continua a crescere quotidianamente e che al momento ha raggiunto i 15 metri di altezza. Chi può fermare l’avido profitto? Per il momento nessuno visto che l’ignoranza umana viaggia con i paraocchi vedendo solo ciò da cui può trarre un vantaggio economico. Questo atollo è ormai sommerso da rifiuti di ogni tipo, plastica, elettrodomestici, spazzatura medica, industriale e privata. A tutto questo si aggiungono i rifiuti che vengono gettati direttamente in mare dagli abitanti di Malè, la capitale delle Maldive nella quale arrivano tutti i voli internazionali, città che sta scoppiando anche dal punto di vista demografico. Quindi, oltre alla barriera corallina, se ne è formata un’altra artificiale formata dalla spazzatura che galleggia sbattendo contro le isole, aggiungendo il fatto che da questa discarica a cielo aperto che è il Thilafushi, si alzano maleodoranti fumi e sostanze tossiche. Tutto questo, denunciato sulle pagine del Financial Times, rischia di divenire un ostacolo insormontabile allo sviluppo delle Maldive, visto che ciò che esce dalle fogne viene scaricato ad appena 200 metri di distanza, per poi essere riportato a riva dalle correnti. Le acque, potranno apparire pulite, ma dal punto di vista batteriologico e olfattivo le cose vanno in tutt’altra direzione. A dire il vero, nel 2009, l’allora presidente delle Maldive, Mohammed Nasheed, firmò un contratto con una società indiana per il riciclaggio dei rifiuti; e tenne una riunione del consiglio dei ministri sott’acqua per richiamare l’attenzione mondiale sul pericolo che l’arcipelago venisse sommerso dall’innalzamento del livello del mare… ma poi nel 2012 fu deposto dai suoi avversari e incarcerato con accuse legate al terrorismo mai completamente chiarite. Nel frattempo la montagna di rifiuti cresce, l’inquinamento anche, e un paradiso come le Maldive rischia di morire a causa dell’avidità umana che vuole sfruttare al massimo questa “gallina” dalle uova d’oro. La lungimiranza non è contemplata dall’ignoranza umana, la quale desidera spolpare tutto ciò che addenta ritenendo che possa essere eterno, mentre invece, prima o poi, dovrà cercarsi altri luoghi sulla faccia della Terra di cui cibarsi… luoghi che, prima o poi, finiranno. Siamo seduti su di un tesoro rappresentato dalla Madre Terra, un tesoro che stiamo sperperando invece di sforzarci per mantenerla in buona salute. Ci vorrebbe buon senso e umanità, unitamente alla capacità di prendersi cura della vita sapendo di doverla consegnare in ottimo stato a chi verrà dopo di noi, ma non sono ancora questi i tempi, tempi nei quali l’egoismo umano trattiene per sé impedendo alla vita di fluire. Siamo continuamente alle prese con una coperta corta che ognuno vuole tirare dalla propria parte, con il rischio concreto che si laceri, una coperta che poi non potrà utilizzare nessuno. Speriamo che l’umanità rinsavisca cogliendo la possibilità di aderire al bene comune… altrimenti il peggio non si fermerà qui. Fonte: repubblica Tratto da primapaginayvs.it

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