Un
gruppo di scienziati di Harvard potrebbe aver trovato le tracce di un
pezzo di un’antica Terra all’interno del mantello del nostro pianeta.
Uno studio (Giugno 2014 – NdC)
presentato alla conferenza Goldschmidt a Sacramento, in California,
sostiene che
l’inspiegabile rapporto isotopico effettuato in precedenza
dalle profondità della Terra potrebbe essere un “echo” dell’antica Terra
che esisteva prima della collisione con un altro corpo celeste,
provocando probabilmente la formazione della Luna 4,5 miliardi di anni
fa.
Secondo lo studio gli autori, il rapporto potrebbe essere un
segnale da un materiale che esisteva prima del momento della collisione.
Gli
scienziati dell’Università di Harvard, guidati dal Professor Ordinario
Sujoy Mukhopadhyay, credono che soltanto una porzione della Terra si sia
fusa dopo l’impatto e che nelle profondità del mantello del nostro
pianeta esista ancora una parte della antica terra.
Gli scienziati
hanno studiato il rapporto isotopico dei gas nobili dalle profondità
del mantello terrestre rispetto al rapporto isotopico del gas che hanno
trovato vicino alla superficie. Hanno scoperto che il rapporto tra He3 a
Ne22 degli strati superficiali del mantello è molto superiore a quello
relativo ai suoi strati più profondi…
Anche
l’analisi dei rapporti Xenon-129 e Xenon-130 conferma l’ipotesi
suggerita dai ricercatori. Il materiale che è stato restituito in
superficie dal mantello profondo ha un rapporto inferiore a quello che
si trova di solito vicino alla superficie.
Dal
momento che lo Xenon-129 è prodotto dal decadimento radioattivo dello
iodio-129, questi isotopi indicano che la parte antica del mantello si è
formata nel corso dei primi 100 milioni di anni di evoluzione della
Terra.
Gli scienziati ritengono che questa teoria spiega le
differenze tra i rapporti isotopici dei gas nobili in diverse parti
della Terra.
Come ha dichiarato il professor Mukhopadhyay: “La
geochimica indica che ci sono differenze tra i rapporti isotopici dei
gas nobili in diverse parti della Terra, e queste differenze vanno
spiegate.
L’idea di una collisione molto dirompente della Terra con un altro corpo di dimensioni planetarie, il più grande evento nella storia geologica della Terra, che non ha completamente sciolto e omogeneizzato la Terra mette in dubbio alcune delle nostre nozioni sulla formazione dei pianeti e le dinamiche di impatti colossali. Se la teoria sarò dimostrata corretta, stiamo quindi osservando gli echi dell’antica Terra, da un tempo prima della collisione “.
Tradotto da Catherine
Fonte originale: themindunleashed.
L’idea di una collisione molto dirompente della Terra con un altro corpo di dimensioni planetarie, il più grande evento nella storia geologica della Terra, che non ha completamente sciolto e omogeneizzato la Terra mette in dubbio alcune delle nostre nozioni sulla formazione dei pianeti e le dinamiche di impatti colossali. Se la teoria sarò dimostrata corretta, stiamo quindi osservando gli echi dell’antica Terra, da un tempo prima della collisione “.
Tradotto da Catherine
Fonte originale: themindunleashed.
All’interno
della Terra ci sarebbero oasi d’acqua la cui estensione totale potrebbe
essere pari a 10 volte quella dell’oceano Pacifico, che copre 1/5 della
superficie del pianeta. A stimarlo un team di ricercatori, di cui fa
parte anche Fabrizio Nestola dell’Università di Padova, che hanno
pubblicato su Nature uno studio che apre nuovi scenari sull’evoluzione
del magmatismo terrestre e della tettonica delle placche.
Il lavoro dei ricercatori parte dall’olivina, un minerale che costituisce il 60% dell’interno della Terra, dalla superficie fino ai 410 chilometri. E che, con l’aumento di pressione e temperatura si trasforma in minerali con la stessa formula ma una differente disposizione spaziale dei suoi atomi, diventando prima wadsleyite e ringwoodite, che si dovrebbero trovare tra mantello superiore e mantello inferiore cioè in quella zona detta di transizione tra i 410 e i 660 chilometri di profondità.
( … )
Il team di ricerca ha individuato per la prima volta un campione di ringwoodite terrestre ancora incapsulato all’interno di un diamante trovato in un giacimento brasiliano del distretto di Juina e tale campione contiene circa l’1,4% di acqua. “La scoperta – spiega Nestola – non solo permette finalmente di spiegare le anomalie osservate tramite tomografia sismica profonda, ma apre uno scenario completamente nuovo sull’interno del nostro pianeta.
Il lavoro dei ricercatori parte dall’olivina, un minerale che costituisce il 60% dell’interno della Terra, dalla superficie fino ai 410 chilometri. E che, con l’aumento di pressione e temperatura si trasforma in minerali con la stessa formula ma una differente disposizione spaziale dei suoi atomi, diventando prima wadsleyite e ringwoodite, che si dovrebbero trovare tra mantello superiore e mantello inferiore cioè in quella zona detta di transizione tra i 410 e i 660 chilometri di profondità.
( … )
Il team di ricerca ha individuato per la prima volta un campione di ringwoodite terrestre ancora incapsulato all’interno di un diamante trovato in un giacimento brasiliano del distretto di Juina e tale campione contiene circa l’1,4% di acqua. “La scoperta – spiega Nestola – non solo permette finalmente di spiegare le anomalie osservate tramite tomografia sismica profonda, ma apre uno scenario completamente nuovo sull’interno del nostro pianeta.
Infatti, l’1,4% di acqua nella ringwoodite permette di stimare un contenuto medio dell’1% di acqua nella zona di transizione.
Tale percentuale corrisponde a uno spessore di acqua liquida di circa 8 km sull’intera superficie terrestre. Considerando che l’Oceano Pacifico copre circa un quinto di tutta la superficie terrestre ed è profondo in media 4,2 km, per confronto, è come se avessimo ben “nascosta” all’interno della Terra una quantità di acqua pari a circa 10 oceani profondi come il Pacifico”.
(Tratto da: www.repubblica.it/scienze)
Si pensa che parte dell’acqua presente sulla Terra sia arrivata dallo spazio grazie alle comete
Tale percentuale corrisponde a uno spessore di acqua liquida di circa 8 km sull’intera superficie terrestre. Considerando che l’Oceano Pacifico copre circa un quinto di tutta la superficie terrestre ed è profondo in media 4,2 km, per confronto, è come se avessimo ben “nascosta” all’interno della Terra una quantità di acqua pari a circa 10 oceani profondi come il Pacifico”.
(Tratto da: www.repubblica.it/scienze)
Si pensa che parte dell’acqua presente sulla Terra sia arrivata dallo spazio grazie alle comete
Già
nel XVII Edmund Halley (lo scopritore della famosa cometa che porta il
suo nome) aveva calcolato che era probabile che fossero avvenute
numerose collisioni tra comete e la Terra. Si è poi stabilito che le
comete sono costituite in buona parte da ghiaccio, da cui l’idea che
l’acqua terrestre derivi da collisioni cometarie. C. Chyba della Cornell
Univesity, basandosi sull’osservazione dei crateri d’impatto della
Luna, calcolato che, se il 10% della massa dei corpi caduti sulla
proto-terra tra 4,5 e 3,8 miliardi di anni fa fosse stato rappresentato
da comete, la Terra avrebbe acquistato una massa d’acqua equivalente a
quella degli odierni oceani. Da questo punto di vista l’ipotesi
cometaria è quindi plausibile.
C’è però un obiezione: è stato
possibile misurare il rapporto isotopico tra deuterio ed idrogeno
dell’acqua di alcune comete e questo è risultato essere diverso (circa
il doppio) di quello degli oceani terrestri. L’implicazione è che non
più del 20% dell’acqua terrestre provenga dalle comete.
Un’ipotesi
alternativa afferma che molti planetesimi contenevano nelle strutture
dei minerali che li componevano composti di idrogeno, ossigeno, carbonio
ed azoto, che, se liberati, potevano dare origine, oltre all’acqua,
anche a biossido di carbonio, metano, ammoniaca… Ma quanta acqua era
contenuta negli antichi planetesimi che si aggregavano per formare il
nostro pianeta? Molte meteoriti hanno contenuti notevoli di acqua (da
0,1% A 1%); possiamo ipotizzare che molti tra i planetesimi contenessero
valori simili.
(Continua qui: archive.oapd.inaf.it)Quindi l’acqua potrebbe anche avere un’altra origine? Forse non arriverebbe soltanto dalle comete, appunto, ma dalla collisione con un corpo di dimensioni planetarie …
(Continua qui: archive.oapd.inaf.it)Quindi l’acqua potrebbe anche avere un’altra origine? Forse non arriverebbe soltanto dalle comete, appunto, ma dalla collisione con un corpo di dimensioni planetarie …
Theia,
circa 4,5 miliardi di anni fa (50 milioni di anni dopo la formazione
del sistema Solare), è venuto a trovarsi in prossimità del nostro
pianeta, all’epoca di dimensioni maggiori alle attuali, e ne è stato
attratto. Il suo moto è diventato irregolare ed ha finito per scontrarsi
con la Terra scagliando nello spazio una grande quantità di detriti che
hanno poi formato la Luna (nell’immagine animata una simulazione di
come potrebbe essersi verificato lo scontro).
L’impatto
è avvenuto quando i due corpi erano ancora nello stadio di protopianeti
(corpi in cui non si erano ancora differenziati nucleo, mantello e
crosta). In passato si pensava che, in seguito alla collisione, sulla
Terra si sarebbe formato un unico immenso oceano di magma fuso che
avrebbe rimescolato il materiale rendendo impossibile distinguere nelle
le sostanze provenienti dalla Terra primordiale e quelle provenienti da
Theia.Secondo la ricerca condotta dall’università di Harvard,
invece, l’energia sviluppata dalla collisione si concentrò nell’emisfero
in cui avvenne l’impatto vaporizzandolo in gran parte, mentre
l’emisfero opposto, nonostante l’aumento di temperatura, non si sarebbe
fuso. Il diverso comportamento portò ad una eterogeneità chimica rimasta
fino ad oggi.
E, come previsto da questa teoria, il confronto eseguito dal team tra i gas nobili provenienti al mantello profondo della Terra e quelli presenti nelle rocce superficiali ha messo in evidenza alcune differenze (nella composizione isotopica), dovute alla presenza di materiale di diversa origine.
(Tratto da: blog.zonageografia.scuola.com)
E, come previsto da questa teoria, il confronto eseguito dal team tra i gas nobili provenienti al mantello profondo della Terra e quelli presenti nelle rocce superficiali ha messo in evidenza alcune differenze (nella composizione isotopica), dovute alla presenza di materiale di diversa origine.
(Tratto da: blog.zonageografia.scuola.com)
Di
conseguenza se l’acqua della Terra e della Luna avessero un’origine
comune sarebbe un indizio supplementare a favore della teoria
dell’antica collisione ..
(leggere qui: www.astrocupola.it)
1 commento:
È una base ufo camuffata al centro della Terra e vi sono dei varchi specifici da dove gli ufo escono.
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