Ogm, italiani mangiano pasta geneticamente modificata da 30 anni

In Italia la 'task force' Ogm free guidata dalla Coldiretti chiede al ministro della Salute Ferruccio Fazio e al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo di ratificare il decreto firmato da Luca Zaia che impedisce
di fatto a Silvano dalla libera di coltivare mais ogm in campo
Mentre si discute su Ogm sì o Ogm no, gli italiani mangiano da trent’anni pasta prodotta con grano geneticamente modificato. E mentre gli Ogm concepiti oggi dalla scienza sono frutto di modificazioni genetiche conseguite a ragion veduta e sottoposte a centinaia di controlli, il Creso, questo il nome del grano gm che per anni è stato cotto nelle nostre pentole, è stato modificato “random”.

Praticamente l’Enea nel 1974 ha preso il grano Cappelli e lo ha bombardato con i raggi gamma “a casaccio” fino a che non è uscito fuori il prodotto che serviva: un grano corto e duro, resistente agli attacchi del vento e della pioggia. E con una percentuale di glutine superiore al normale. Si trattava di irradiare semi di diverse piante per indurre mutazioni genetiche "forzate".

Una di queste mutazioni "casuali", operata sulla varietà di grano duro Cappelli, incrociata a sua volta con un grano messicano, produsse una varietà con il culmo più corto evitando l'allettamento del grano. Varietà inscritta regolarmente nel 1974 nel registro varietale del grano duro e considerato "responsabile" di una vera e propria rivoluzione agricola in Italia. Mentre nella prima metà del Novecento le ricerche sul grano erano finalizzate all’esigenza di aumentare la produzione, dagli anni Settanta in poi i ricercatori agronomi si sono concentrati nella creazione, attraverso selezioni naturali, di grani di qualità. Ovvero ad alto contenuto del complesso proteico del glutine. La quantità del glutine è l’elemento che consente alla pasta di mantenere la cottura e di non perdere l’amido. Le gliadine e le glutinine contribuiscono alla formazione di un reticolo molecolare che non consente all'amido stesso di uscire, ovvero quella pappetta che rimane in fondo alla pentola dopo la cottura.

In Italia la “task force” Ogm free guidata dalla Coldiretti chiede al ministro della Salute Ferruccio Fazio e al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo di ratificare il decreto firmato da Luca Zaia che impedisce di fatto a Silvano dalla libera di coltivare mais ogm in campo. Vale a dire trenta associazioni che si uniscono per “bloccare” l’ingresso di sementi modificate nei campi e l’ipotetico rischio di inquinamento. 

Dunque Coldiretti, Cna alimentare, Cia, Aiab, Amab, Legacoop, Lega Pesca, Unci, Federconsumatori, Adusbef, Adoc, Codacons, Movimento difesa del cittadino Legambiente, Wwf, Greenpeace, Vas, Fondazione Univerde, Slow Food, Acli, Crocevia, Focsiv, Greenaccord, Federparchi, Campagna Amica, Citta' del Vino danno appuntamento ai due ministri oggi, mercoledì 7 aprile, al Colosseo per replicare la propria firma direttamente sul pullman di Greenpeace. In barba al Creso, alla scienza e quanto deciso già dal Consiglio di Stato.  

(Edoardo Spera)


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