Svalutazione non monetaria ma salariale. Bce vuole abbassare 
remunerazioni mantenendo l’obiettivo di una inflazione vicina alla 
soglia del 2%.
1 dic – BRUXELLES (WSI)
 – La Bce vuole abbassare le remunerazioni degli europei pur mantenendo 
l’obiettivo di una inflazione vicina alla soglia del 2% prestabilita.
Draghi ha lanciato un appello nemmeno troppo velato in cui chiede di poter aggiustare gli stipendi per aiutare l’euro. Si tratta in pratica di una svalutazione non monetaria bensì salariale nel blocco a 18.
Abbandonare così come salvare la moneta unica ha un prezo. “Il prezzo
 da pagare per voler mantenere a tutti i costi l’euro comporta dei costi
 economici, ma anche dei costi in termina di perdita di crescita e dei 
costi sociali”, dice Charles Sannat, giornalista e analista 
‘contrarian’, professore di economia in diverse università di business 
parigine.
Ricapitolando, nelle sue ultime uscite ufficiali in pubblico, Draghi 
ha detto che “ogni economia deve essere abbastanza flessibile da trovare
 e sfruttare i suoi vantaggi concorrenziali, per poter beneficiare del 
mercato unico”.
Aggiungendo anche ogni paese deve essere abbastanza flessibile da “rispondere agli shock di breve termine, inclusi gli aggiustamenti al ribasso degli stipendi o il ribilanciamento delle risorse tra i settori“.
Il banchiere centrale ha spiegato che l’unione monteraria, sebbene 
irrevocabile rimane ancora incompleta senza il trasferimento del budget 
permanente tra i paesi e senza una forte mobilità di disoccupati tra i confini dell’Europa.
“La mancanza di riforme strutturali ha creato lo spettro di una 
divergenza economica permamente tra i membri del blocco a 18″, ha 
osservato Draghi.
Interrogato sui rischi di ritornare al sistema del XIX secolo, in cui
 i salari e i prezzi potevano abbassarsi e aumentare fortemente, Draghi 
ha difeso la necessità di adottare una “svalutazione interna” (ovvero 
abbassare i costi di un paese se non è possibile abbassare i tassi di 
cambio).
La principale lezione, secondo Draghi, che ci ha fornito la crisi è 
che “in seno all’Ue dobbiamo stare attenti a non lasciare che i salari e
 i prezzi deviino”. “Dobbiamo stare molto attenti a mantenere i paesi competitivi“.
Ma senza aggiustamenti monetari, non restano che aggiustamenti dei salari. La
 sola maniera relativamente rapida per ritrovare la competitività è 
abbassare gli stipendi, come è successo in Grecia e in Spagna.
In media gli spagnoli sono pagati 675 euro al mese e un greco 480 euro.
 Ma il vero problema è che la riduzione delle buste paga non è 
accompagnata da un calo dei prezzi necessari per poter veramente 
ritrovare la crescita economica o piuttosto dell’attività economica.
In pratica anche in caso di salario dimezzato, se l’affitto passasse 
da 600 euro al mese a 100 ovviamente il contraente ne uscirebbe 
vincitore. Ma non è il caso nel Sud d’Europa.
Parlando di “aberrazione economica” di proporzioni “storiche”, Sannat
 scrive che se la Bce ci chiede di abbassare i salari, lo stesso Draghi 
vuole mantenere l’inflazione vicina al 2%, ovvero un rincaro dei prezzi 
al consumo rispetto ai valori bassi attuali.
Il board della Bce dovrebbe decidere a maggioranza sulle nuove misure
 non convenzionali anti-deflazione, tra cui l’acquisto di titoli di 
Stato. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo cui
 nella riunione della Banca centrale europea giovedì “mi sembra di aver 
capito chiaramente” che si va verso una “decisione a maggioranza”.
“Mi aspetto ragionevolmente delle scelte che non siano penalizzate da qualcuno che deve essere contrario per forza”.
Fonte: Économie Matin

 

 
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3 commenti:
Ormai solo la parola Unione Europea mi fa venire l'orticaria ed un orchiepididimite acuta...
cominciamo ad abbassare il loro di stipendio..
Un giorno e quando sara' tardi,
capiremo che il denaro non si mangiava e per vivere occorre altro.
I soldi ci hanno resi schiavi tutti.
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