di Luciano Lago
Le cose non sono mai quelle che sembrano in apparenza. Si batte all’unisono la grancassa dei media circa l’”avvenimento storico” della fine del blocco nordamericano a Cuba, salutato da tutti gli opinionisti come il crollo
del muro simbolico che gli USA avevano eretto contro il regime castrista dell’Avana, il riconoscimento di una strategia fallita attuata da Washington che ha apportato solo sofferenze e privazioni per il popolo cubano e l’irrigidimento del regime.
Lo stesso presidente Obama ha tenuto un discorso con cui ha enfatizzato l’avvenimento e non si è risparmiato nella sua solita retorica nel citare “democrazia e diritti umani” come fattore determinante per l’isolamento di Cuba (peccato che lo stesso argomento dei “diritti umani” non valga per tante altre nazioni alleate degli USA, come ad Esempio Arabia Saudita, Qatar, Bahrein, Israele), tralasciando di nominare i tanti regimi dispotici che Washington ha sostenuto negli ultimi 30 anni.
“…Con fierezza, per cinquant’anni gli Stati Uniti hanno sostenuto la democrazia e i diritti umani a Cuba. Lo abbiamo fatto in primo luogo con pratiche di governo finalizzate a isolare Cuba, e anche se tali politiche erano radicate nelle migliori intenzioni nessuna altra nazione si è unita a noi nell’imporre sanzioni, che hanno avuto scarsi effetti oltre quello di fornire al governo cubano un alibi per imporre restrizioni al suo stesso popolo…….” Ha detto Obama nel suo discorso.
Al di là della cortina di chiacchiere e degli abituali discorsi ipocriti, il vero motivo di fondo che ha determinato la mossa di Obama va ricercato, a nostro avviso, negli antecedenti di questi ultimi anni ed il discorso ci riporta alle dichiarazioni fatte il 27 Luglio del 2012 dall’ammiraglio russo Victor Chirkov, comandante della Marina Russa: ” Stiamo lavorando a livello internazionale per la creazione di centri logistici per la Marina Russa a Cuba, nelle isole Seichelles e nel Vietnam” , la dichiarazione era stata riportata allora dal giornale russo La Pravda ed in quella si era citata la base di Lourdes (Cuba) oltre a quella di Cam Ranh nel Vietnam.
Queste due istallazioni militari erano state le più grandi di cui disponevano i russi per le forze militari dell’allora URSS ed erano state utilizzate per molti anni come basi di appoggio e di osservazione elettronica, in particolare quella di Lourdes a Cuba a meno di 180 Km. dal territorio statunitense.
Nel 2001, il presidente Putin, decise di chiudere la base di Lourdes in quanto considerata superflua, visti i nuovi rapporti di distensione intercorrenti tra gli USA e la nuova Federazione Russa e questo avvenne anche a seguito di una serie di negoziati intervenuti tra gli USA e la Federazione Russa, nel quadro di una riduzione degli armamenti strategici. A seguito di questi accordi , l’allora presidente degli USA George Bush aveva dichiarato, a nome degli Stati Uniti, di considerare terminato il periodo della “guerra fredda” e si era impegnato a stabilire con la nuova Russia una “nuova forma di collaborazione basata sulla cooperazione e trasparenza”. In particolare Bush aveva assicurato Putin che mai gli USA avrebbero schierato il loro sistema antimissile nei paesi dell’est Europa ne’ avrebbero approfittato del dissolvimento del patto di Varsavia per realizzare basi e postazioni militari della NATO ai confini della Russia.
Si era trattato di un accordo verbale vincolante a cui Putin e la Federazione russa si erano attenuti, confidando nella parola del presidente nordamericano ed avevano provveduto a smantellare le istallazioni sia quelle della base militare di Lourdes nell’isola di Cuba sia quelle di Cam Ranh nel Vietnam.
Il Presidente Vladimir Putin, in un suo discorso nel 2012, aveva rivendicato di aver prestato fede ad una parola d’onore data al Presidente Bush come uomo e come statista. “Cosa hanno fatto invece gli americani?” Si è chiesto Putin nel suo discorso, “Loro si sono dimostrati non responsabili delle loro stesse parole. Non vi è alcun segreto che in questi ultimi anni gli USA hanno creato una zona di accerchiamento intorno alla Russia, coinvolgendo in questo processo non soltanto i paesi dell’Europa centrale ma anche i paesi Baltici, l’Ucraina ed il Caucaso. L’unica risposta a questo può essere una espansione asimmetrica della presenza militare russa all’estero, soprattutto a Cuba. A Cuba esistono delle insenature che possono risultare adatte per le nostre navi da sorveglianza elettronica e da guerra, una rete dei denominati campi di aviazione e di appoggio. Con il pieno consenso della direzione del governo cubano, l’11 Maggio di quest’anno , il nostro paese quest’anno (nel 2012) ha ripreso i lavori per ricostituire il centro eletronico di Lourdes e la base d’appoggio per la Marina Russa. Loro (i nordamericani) non vogliono operare in forma amichevole, bene adesso si faranno carico delle conseguenze”. Vedi: Russia to revive army bases in three oceans
Secondo varie fonti, nel Luglio di quest’anno (2014), la Russia e Cuba si erano accordate per riaprire le istallazioni militari di Lourdes per il loro utilizzo da parte dei servizi di intelligence della Federazione Russa, notizia che risulta pubblicata nel sito web Business Insider. Anche la rete “Russia Today” aveva confermato questa informazione ma la aveva poi cancellata e sostituita con altra notizia con la quale Putin smentiva che si fossero riaperte le installazioni militari, entrando nel consueto gioco politico di affermazioni e smentite abituale nel mondo della politica.
Comunque sia la questione, sembra che la base di Lourdes a Cuba, così come la posizione strategica dell’isola nel contesto di un possibile conflitto tra USA e Federazione Russa, abbiano molto a che vedere con gli avvenimenti degli ultimi giorni, come la revoca delle sanzioni USA ed riavvicinamento di Washington verso Cuba.
Cuba, negli anni della guerra fredda, era stata una spina nel fianco della potenza degli USA e, anche dopo la caduta dell’URSS, negli ultimi 20 anni, aveva svolto un importante ruolo di contrappeso al dominio statunitense sull’America Latina. Con l’avvento di Hugo Chavez e della “rivoluzione bolivariana” in Venezuela, si era creato un asse di paesi latinoamericani contrapposto al dominio politico ed economico degli USA, che comprendeva oltre a Cuba ed il Venezuela, anche la Bolivia di Morales, il Nicaragua, l’Uruguay ed al quale si erano approssimati anche altri paesi della regione (Argentina e Perù).
Da notare che, in contrasto con con la decisione dell’annullamento del blocco verso Cuba, in questi giorni il Senato americano di appresta a varare sanzioni economiche contro il Venezuela.
Per tale motivo risulta sorprendente la svolta di questi giorni nelle relazioni politiche e diplomatiche tra Washington e l’Avana e tutto lascia pensare che vi siano motivi di carattere strategico che hanno molto pesato a Washington nel determinare questa nuova situazione.
Guarda caso questa svolta interviene proprio nel momento di maggiore tensione dei rapporti tra gli USA e la Russia, mentre gli USA e la NATO stanno procedendo nei preparativi militari e strategici per un eventuale conflitto in Europa, a motivo della crisi Ucraina, nello stesso periodo in cui la guerra economica delle sanzioni e del petrolio sono l’evidente tentativo di Washington di accerchiare, isolare la Russia e spingerla nell’angolo. Una strategia di pressione degli Stati Uniti che potrebbe sboccare in un conflitto generale ove sarebbe molto pericoloso, per i nordamericani, confrontarsi con un nemico che disponga di basi militari strategiche a 90 circa miglia dalla costa della Florida.
Questo avviene mentre tutti i media parlano della liberazione dei prigionieri e si prevede il ricongiungimento delle famiglie cubane separate da tanti anni, si saluta il riavvicinamento a Cuba come un gesto distensivo e si esalta il ruolo svolto dal Papa Francesco, “paladino della pace mondiale”, si balla e si canta per le strade di Cuba, si preannuncia una “nuova epoca di pace e di democrazia”, si contano i peli della barba di Fidel Castro e se ne preannuncia la prossima uscita di scena del vecchio dittatore, si rievoca la storia di Cuba, di Castro, di Che Guevara e della sua rivoluzione.
In realtà la vicenda, ad analizzarla bene, segna un’altro tassello nel confronto strategico mondiale tra USA e Russia e l’abbraccio dei “gringos” a Cuba potrebbe rivelarsi ancora una volta qualche cosa di diverso da un abbraccio amichevole, una stretta molto rigida per i cubani, un giro di vite dettato da motivazioni strategiche di dominio e dai preparativi per un prossimo conflitto.
Nella Foto in alto: la base radar di Lourdes a Cuba
nella foto al centro: incontro tra Vladimir Putin e Raoul Castro
Fonte: controinformazione.info
1 commento:
l’allora presidente degli USA George Bush aveva dichiarato, a nome degli Stati Uniti, di considerare terminato il periodo della “guerra fredda” e si era impegnato a stabilire con la nuova Russia una “nuova forma di collaborazione basata sulla cooperazione e trasparenza”. In particolare Bush aveva assicurato Putin che mai gli USA avrebbero schierato il loro sistema antimissile nei paesi dell’est Europa ne’ avrebbero approfittato del dissolvimento del patto di Varsavia per realizzare basi e postazioni militari della NATO ai confini della Russia.
hanno fatto completamente il contrario di quello che hanno detto e continuano in maniera schifosa a farsi paladini di ideali che calpestano ogni giorno!
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