Tutte le malattie che terminano per “ite” indicano l’infiammazione di
una specifica area del corpo (ad es.artrite, tonsillite, bronchite
ecc.) Queste etichette patologiche denotano semplicemente la parte
affetta, ma falliscono
nel comprendere la causa dell’infiammazione.
L’infiammazione
manifesta di solito dolore acuto, dovuto alla pressione esercitata dai
tessuti infiammati sui nervi. E questo è un bene, poiché il dolore
limita i comportamenti che potrebbero danneggiare ancora di piú
l’organismo. Ad esempio, se ci fa male la schiena, eviteremo di
alzare carichi pesanti, se fa male la testa eviteremo di stressarci e
cercheremo invece di rilassarci.
Non appena individuata la parte affetta da infiammazione, è pratica medica somministrare al paziente un antidolorifico, o pratica comune andare in farmacia a comprarlo. Grazie al farmaco, il dolore associato all’infiammazione svanisce e può sembrare quasi un miracolo:
possiamo infatti continuare con il nostro lavoro e la nostra vita,
credendo di essere tornati in salute. Ma questo potrebbe non essere il
caso. Questi medicinali hanno la capacità di provocare danni – tanto da far passare in secondo piano il valore del sollievo “momentaneo” procurato -
e sono distruttivi su due livelli: per prima cosa, incoraggiano la
continuazione del comportamento che ha causato l’infiammazione (ad esempio, un sovraccarico delle vertebre e dei muscoli della schiena). In secondo luogo, causano quasi senza eccezione gli eufemisticamente chiamati “effetti collaterali”.
A volte, sopportare questi effetti collaterali potrebbe valerne la
pena. Però c’è sempre un rischio virtuale. Farmaci antidolorifici e
antiinfiammatori sono di uso comune, anche troppo comune, e pochi sono davvero consapevoli dei rischi reali ai quali si stanno sottoponendo. Sarebbe
quindi meglio sopportare il dolore (se è possibile) e andare
direttamente alla causa di questo, cambiando stile di vita e
perfezionando i propri comportamenti.
Il farmaco fa effetto, ma è solo temporaneo, ed è
questa una delle grandi minacce del nostro tempo: cerchiamo soluzioni
veloci, facili, per problemi dei quali non capiamo l’origine, e ancor
meno le conseguenze. E la medicina di oggi, maestosa e brillante, ci
offre esattamente quello che il nostro istinto ricerca: sollievo
immediato dei sensi. Soluzioni rapide di qualsiasi tipo raramente portano benefici a lungo termine.
Un esempio di questo è il fast-food: quando abbiamo fame, è facile
caderci, ma ci fa bene abusare di questa possibilità? Credo che tutti
noi conosciamo la risposta. Consumare droghe “ricreazionali” ci fa
sentire euforici, ma quanto può durare? E che dire dell’alcool? È
piacevole passare una serata “in allegria”, ma come ci sentiamo il
giorno dopo? E cosa dire dei problemi a lungo termine derivanti
dall’abuso di alcool e droghe?
Descrizione del processo infiammativo:
Come risultato di una lesione o ferita provocata da agenti estranei
all’organismo, o a causa di un trauma – ad esempio un osso rotto, un
morso di un insetto o una reazione ad un’infezione batterica – le
cellule del tessuto danneggiato producono istamina. L’istamina provoca
il mutamento di minuti vasi sanguigni, i quali rilasciano fluidi
nell’area ferita. Il flusso sanguigno locale aumenta e trasporta in zona
speciali cellule ematiche, la cui specialità è quella di collezionare
sostanze aliene per l’atto eliminativo. Assieme a queste cellule
giungono anche fibrinogeni, i quali stimolano la coagulazione. Il
coagulo è una risposta naturale e fa da partizione, è come un muro che
viene eretto tra l’area infetta e il resto del corpo. La partizione
arresta la fuoriuscita dei fluidi, impedisce alla materia morbosa di
entrare in contatto con le parti sane, e risulta nel caratteristico
gonfiore dell’infiammazione. L’infiammazione è causata da un
agente eccitante, ed è un comune meccanismo di difesa dell’organismo.
Alla luce di ciò, essa è riconosciuta come un processo intelligente di
guarigione.
Il Dr. H. Lindlahr spiega che il corpo non sopprime la
crescita e moltiplicazione dei batteri finché la materia morbosa della
quale questi si cibano non sia stata consumata e decomposta. Egli
afferma che antibiotici e antitossine somministrati “in alte dosi”
durante le cinque fasi di seguito elencate, potrebbero sopprimere
l’attività microbica e il processo infiammativo, prima che quest’ultimo
abbia fatto il suo corso riparativo naturale, e prima che la materia
patologica sia stata eliminata.
Le 5 fasi dell’infiammazione, secondo il Dr. Lindlahr, sono:
- Incubazione: durante questa fase tossine, materia
morbosa e altri eccitanti infiammativi si concentrano in una determinata
parte o organo del corpo. Quando si accumulano in una quantità tale da
interferire con la normale funzione dell’organismo o da mettere in
pericolo la salute e la vita, forze vitali si mettono in moto e
reagiscono d’emergenza attraverso il processo d’infiammazione.
- Aggravamento: durante il periodo di aggravamento i
fagociti inghiottiscono le tossine nel corpo. Questa fase è accompagnata
da un corrispondente aumento di temperatura, febbre e infiammazione,
finché raggiunge il suo punto culminante, marcato dalla maggiore
intensità dei sintomi febbrili e di dolore.
- Distruzione: disintegrazione di tessuti dovuta
all’accumulo di essudati a causa della formazione di pus; sviluppo di
ascessi, foruncoli, fistole, irritazione, piaghe e altri sintomi
febbrili e d’infiammazione.
- Riduzione: assorbimento ed eliminazione di essudati,
pus ecc. accompagnato da abbassamento di temperatura, del battito
cardiaco e di altri sintomi d’infiammazione.
- Risoluzione o ricostruzione: quando il periodo di
riduzione ha fatto il suo corso completo e le aree affette sono ripulite
delle accumulazioni e ostruzioni morbose, la quinta fase è di
ricostruzione e riparazione dei tessuti lesi e degli organi danneggiati.
Ritorno alla norma.
È estremamente importante non interferire con alcuna fase
sopraindicata. La migliore azione è mettersi a riposo, cosicché tutta
l’energia vitale del corpo possa essere reindirizzata al processo di
guarigione. Lindlahr spiega cosa potrebbe succedere se ciascuna di queste fasi fosse soppressa:
- Soppressione durante le prime due fasi d’infiammazione: questa
pratica implica sempre il pericolo che le tossine non eliminate
sovraccarichino organi e parti vitali, predisponendo la fondazione di
malattie croniche distruttive.
- Soppressione durante la terza fase d’infiammazione: se s’interferisce
con il processo durante questa fase, c’è la possibilità che l’area
affetta rimanga danneggiata in modo duraturo, e questo lasci gli organi
permanentemente invalidati.
- Soppressione durante la quarta e quinta fase d’infiammazione: se si
blocca o s’interferisce con questi processi di eliminazione prima che
questi vengano portati a termine, le parti affette e gli organi non
hanno la possibilità di ricostituirsi perfettamente. Potrebbero di
conseguenza rimanere anormali, paralizzati e la loro funzione
invalidata, anche seriamente.
Spesso si ritiene l’infiammazione come una “malattia” da
sopprimere, ma in realtà essa rappresenta il processo di guarigione,
essa è la “cura”, attraverso cui la natura si sforza di ristabilire la
salute! L’infiammazione è la cura!
La maggior parte dei pazienti potrebbe guarire perfettamente e naturalmente senza l’uso di medicinali.
Ad esempio, pazienti con problemi reumatici e di osteoporosi
beneficiano grandemente di cambiamenti alimentari; problemi e lesioni
alla schiena possono essere trattate efficacemente attraverso terapie
manipolative, non chimiche, come aggiustamenti chiropratici e
fisioterapia. La maggior parte dei pazienti, invece, al primo dolore,
pretende una risoluzione immediata, solo così si convince che la terapia
sia efficace. Quindi, generalmente viene prescritto un antidolorifico,
che rappresenta una soluzione pratica e decisamente allettante per
ambedue le parti (medico-paziente).
I medicinali potranno anche offrire sollievo dal dolore, ma raramente promuovono la guarigione e la salute dell’organismo. Al contrario, tutti comportano una serie di effetti collaterali. In uno studio pubblicato dal Journal of Rheumatology,
é stato argomentato che il 2,7% dei pazienti (americani) che fanno uso
di medicine antiinfiammatorie non-steroidali (come l’ibuprofene),
sviluppa serie complicazioni del tratto gastrointestinale superiore. Un
altro studio pubblicato nel Journal of the American Medical Association,
suggerisce che ogni anno 2,2 milioni di pazienti (sempre americani)
ospedalizzati, riscontrano reazioni avverse gravi, ai medicinali a loro
somministrati. Douglas Lisle e Alan Goldhamer, affermano che in ben 106,000 casi, questi effetti collaterali risultano addirittura fatali. Se questo fosse vero, gli effetti collaterali da farmaco sarebbero la sesta causa di morte prematura in America! (The
Pleasure Trap, Mastering the Hidden Force that Undermines Health &
Happiness, Douglas Lisle, Ph.D., Alan Goldhamer, D.C., 2006)
La scena italiana sembra un po’ più confusa. Secondo l’enciclopedia Treccani: “In Italia, da anni le segnalazioni di ADR (Adverse Drug Reaction) sono più basse rispetto a quelle rilevate in altri Paesi.
Dal 2001 al 2005 le segnalazioni annue hanno oscillato tra 6000 e 7000,
con differenze importanti da regione a regione, e con un tasso
largamente al di sotto dell’obiettivo ottimale di 30 per 100.000
abitanti raccomandato dall’OMS. Almeno in teoria, il numero
ridotto di segnalazioni può essere spiegato con differenze genetiche che
rendono gli italiani più resistenti ai danni da farmaci – per es. per un assetto particolare di un pool di enzimi che metabolizzano i farmaci – ma
è un’ipotesi che riscuote poca fortuna tra gli studiosi. È più facile
che i medici italiani facciano semplicemente meno segnalazioni di ADR, magari solo perché non tendono ad attribuire a un farmaco la responsabilità del problema che assilla il malato”.
È possibile che tra tutti gli esseri umani della terra, noi italiani
abbiamo la fortuna di possedere un pool di enzimi specifico, che ci
permette di metabolizzare efficacemente droghe sintetiche dell’ultimo
millennio? La teoria che a noi italiani sarebbe concessa la grazia dell’uso di medicinali senza conseguenze, sembra piuttosto pretenziosa.
Chiaramente è difficile riconoscere un sintomo e verificare con
certezza che questo derivi proprio da un certo farmaco, ancor meno
facile risulta, se di farmaci se ne assumono diversi. Tuttavia,
non solo dobbiamo renderci conto che il nostro sintomo spesso deriva
proprio da un medicinale, ma lo dovremmo anche riferire al nostro medico
di base, che a sua volta informerà la Rete Nazionale di Farmacovigilanza. Secondo
l’Igienismo tutte le malattie hanno la stessa origine: tossiemia e
tossicosi e la malattia si sviluppa attraverso sette fasi: enervazione,
tossicosi, irritazione, infiammazione, ulcerazione, indurimento, cancro.
La maggior parte delle malattie odierne derivano
dall’eccesso, dalla sovrabbondanza (di cibo, di tossine, di stimolanti,
di droghe ecc.) che causano i problemi e i disturbi fisici. La soluzione
è davvero semplice, forse anche troppo semplice: togliere, sottrarre.
Ma il desiderio di “fare qualcosa”, invece di “smettere di fare
qualcosa”, pare essere la propensione umana.
Cogliamo l’occasione per ribadire che non abbiamo una malattia qui o lí. La malattia è il sintomo di un malessere generale, lo sfogo ponderato di un organismo esperto: il corpo umano.
Febbre, diarrea, vomito, infiammazione sono solitamente nostri alleati,
la risposta intelligente del nostro organismo, al quale deve essere
lasciato il tempo di reagire… naturalmente però senza l’impedimento
prodotto dai medicinali. Digiuno o semi-digiuno, e tanto riposo
fisico, mentale ed emozionale sono in generale richiesti dal corpo
stesso, in queste circostanze.
La verità è che la maggior parte dei disturbi che minacciano
la nostra salute e quella dei nostri cari è prevenibile, ma non
altrettanto efficacemente curabile (con i metodi convenzionali).
Se decidiamo di intraprendere azioni preventive, elimineremo le cause
delle infermità ancora prima che queste si manifestino, danneggiando
irreversibilmente il nostro organismo. Dobbiamo prendere coscienza che
la nostra salute è in primo luogo nelle nostre mani. La salute è la conseguenza naturale e spontanea di una vita salutare. Abbiamo la possibilità di agire. Abbiamo la possibilità di scegliere; abbiamo il diritto ad una vita lunga, gioiosa e serena, libera dalle malattie. Ci vuole coraggio per cambiare e non è semplice. Può
sembrare difficile e non allettante, alle volte dobbiamo rinunciare al
piacere immediato, spendere energia, ma solo per un grandissimo
guadagno, presente e futuro: la nostra salute.
Rivisto da Fisicaquantistica.it
Fonte: http://ildragoparlante.com/2014/08/26/cosa-non-fare-in-caso-di-infiammazione/
Interessante spiegazione in molti punti condivisibile, tuttavia risulta riduzionistica dei processi biologici che ancora pare non siano stati compresi, dice moltissime cose sensate e giuste, anche verificabili, ma si può fare meglio.
RispondiEliminaI processi biologici sono stati spiegati dalle 5 leggi biologiche che danno un senso razionale, molto più chiaro e definito del presente articolo, che è giusto dirlo è un molto avanti alla medicina ortodossa meccanicistica e allopatica.
Diciamo che dovrebbe essere arrivato il momento per capire una volta per tutte cos’è la malattia e perché arriva, comprendendo il suo naturale processo di auto guarigione.
Se siete veramente interessati e soprattutto scevri dai soliti condizionamenti provate la NMG ecco il mio pensiero: http://compressamente.blogspot.it/2014/01/la-nuova-medicina-germanica-spiegata.html
Un saluto.