15 gennaio 2014 - È ancora attivo il più grande vulcano d'Europa e del Mediterraneo, il Marsili, che si estende sui fondali del mar Tirreno, tra Calabria e Sicilia, per una lunghezza di 70 chilometri e per una larghezza di oltre 30. A stabilirlo, con uno studio pubblicato sulla rivista Gondwana Research, un gruppo di ricerca internazionale che comprende Istituto per l'ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Iamc-Cnr) e Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma (Ingv).
Una campagna di esplorazione a bordo della nave oceanografica 'Universitatis', ha chiarito meglio la natura di questo vulcano sottomarino, della cui potenziale pericolosità, spiegano Cnr e Ingv, si discute molto poiché è nota da tempo la sua attività sismica e idrotermale. ''L'ipotesi più accreditata era quella che considerava cessata, all'incirca 100.000 anni fa, l'attività eruttiva del vulcano'', rileva Mattia Vallefuoco, dell'Iamc-Cnr. ''Nel corso della missione – aggiunge - è stata prelevata ad una profondità di 839 metri una colonna di sedimento che ha evidenziato due livelli di ceneri vulcaniche dello spessore di 15 e 60 centimetri, la cui composizione chimica risulta coerente con quella delle lave del vulcano''. Analisi condotte con la tecnica del carbonio 14 sui gusci di organismi fossili contenuti nei sedimenti hanno stabilito che l’età delle ceneri è, rispettivamente, di 3.000 e 5.000 anni.
''Datazioni – afferma Guido Ventura, dell'Ingv - che testimoniano una natura almeno parzialmente esplosiva del Marsili in tempi storici. A questo punto sono necessarie nuove ricerche per implementare un sistema di monitoraggio che possa valutare l'effettiva pericolosità connessa a una possibile eruzione sottomarina''. Secondo il ricercatore non è da escludere che il Marsili ''venga inserito nella lista dei vulcani italiani attivi come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari''. Alla ricerca hanno collaborato anche università Gabriele d'Annunzio di Chieti, Schlumberger Information Solutions di Madrid, Leibniz University di Hannover e la società Eurobuilding.
http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/terrapoli/2014/01/14/vulcano-Marsili-ancora-attivo_9896291.html
1 commento:
Nell'intento di distruzione di massa, visto che con le sci kimike va a rilento, ecco allora che inquinando fortemente gli oceani il risultato si accelera e visto inoltre che i nostri mari italiani sono un pò protetti dall'inquinamento di fukushima, meglio inquinarli direttamente di nascosto.
Questo è quanto io vedo in ciò.
Renzo NuvolHarì
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