L’euro che conosciamo più che una moneta è un metodo di governo occulto, elitario, illegittimo, autoritario e antidemocratico: la longa manus del neoliberismo.
Lo spread è chiaramente pilotato dalla BCE come una “clava di ultima istanza” per costringere i governi periferici ad imporre un’amara “medicina” che ha tre componenti micidiali:
1) misure fiscali profondamente recessive per tempi lunghissimi (si tratta piuttosto di un’operazione di “recupero crediti altrui”, spesso tossici, ma questo non lo si dice);
2) riforme “strutturali” incentrate sull’abbattimento della spesa pubblica tramite liberalizzazione e privatizzazione dei servizi;
3) sempre maggiore “flessibilizzazione” del lavoro, cioè più licenziamenti facili, più precarizzazione, più “moderazione salariale”, nella direzione del livellamento al ribasso con i paesi UE ed extra-UE più arretrati nel rispetto dei diritti delle persone e dell’ambiente.
La BCE rappresenta l’euro e il sistema bancario europeo che vi si è gradualmente conformato, a partire dal divorzio tra governi e Banche Centrali, secondo il falso dogma dell’indipendenza della politica monetaria ai fini della stabilità, intesa comeinflazione tendente a zero alla tedesca.
Di concerto alla creazione della BCE sono nate altre istituzioni europee governate da non eletti, nominati negli ambienti dell’alta finanza globalizzata, oltre alla foglia di fico di un Parlamento Europeo esautorato.
Si è formata così l’euroburocrazia al servizio delle lobby economico-finanziarie, che di fatto si arrogano il diritto d’interpretare il processo di unificazione europea, falsamente presentato con la persuasiva immagine progressista dei padri fondatori di un sogno, che in realtà si è trasformato in un incubo, soprattutto per l’Italia in termini quantitativi.
Col maturare della crisi l’euro mostra sempre più la sua vera natura di moneta fraudolenta, con la funzione di idrovora della ricchezza pompata dal basso verso l’alto. In realtà più che di una moneta si tratta di un metodo di governo occulto, elitario, illegittimo, autoritario e antidemocratico, che divide, anziché unire i popoli europei, col terrorismo della miseria (fuori dall’euro) e la promessa della prosperità (dentro l’euro), unmito falsificato in diverse varianti, a seconda della realtà socio-economica interna di ciascun paese.
Ma la cosa peggiore è che questi falsi ideologici alimentano odio e false contrapposizioni d’interesse tra i popoli, in nome della “competitività nei liberi mercati”, senza mai specificare se fisici o finanziari, in una logica di commistione diabolica dove per salvare gli uni occorre distruggere gli altri.
Che l’euro sia una non-moneta lo testimonia il suo disegno strutturale fin dalla nascita (Maastricht, ovvero BundesBank, ovvero Deutsche Bank), i cui esiti nefasti si stanno manifestando dopo poco più di un decennio dalla sua entrata in vigore, precipitati e aggravati dalla crisi finanziaria globale che ha il suo epicentro a Wall Street.
Basta un raffronto dell’euro col dollaro, delle dinamiche dei debiti sovrani europei con quello federale USA, del tipo di governancebancaria di qua e di là dell’Atlantico, per capire le analogie e le differenze della “nostra” (si fa per dire) moneta con quella di riferimento globale (speriamo ancora per poco) che è il dollaro di Bretton Woods, ancor più degenerato dall’agosto del 1971: quella è la data simbolo che segna lo spartiacque tra una nuova moneta fiat, potenziale strumento di convivenza pacifica e reciprocamente rispettosa, diventata invece la principale arma di contrapposizione ostile e violenta dell’impero col resto del mondo.
Da promessa di simbolo e motore economico dell’Unione Europea l’euro si è presto rivelato essere il suo esatto opposto, cioè strumento di prevaricazione di pochi sempre più ricchi sulle masse impoverite e forza disgregatrice dell’Unione europea, dopo i primi illusori anni tipici del ciclo di Frenkel, ormai avviatosi alla sua ineluttabile e tragica fase finale (penultimo stadio di 7).
La catastrofe della periferia è però di tali proporzioni da essere destinata a travolgere di seguito anche il centro, che però un risultato importante lo ha comunque ottenuto, il consolidamento economico della riunificazione storica delle due Germanie, con tutto ciò che nel bene e nel male questo potrà comportare. Altresì se ne avvantaggiano gli USA, nel prolungare la loro parabola discendente grazie ad un “alleato” opportunamente plasmato per “collaborare” e reso, se non del tutto innocuo, economicamente meno minaccioso di quanto potesse diventare.
Si pronuncia euro, copyright della BCE, ma si legge potere della finanza globale neoliberista attraverso la longa manus di un sistema bancario privatizzato ed asservito agli interessi dell’elite, come già le corporation che monopolizzano i mercati fisici ed il sistema mediatico che disinforma e addormenta le masse.
Che fare? Abbattere questo mostro da guerra o riformarlo, trasformandolo in strumento di pace al servizio dei popoli che lo utilizzano per vivere? La risposta ovvia è: se lo conosci lo eviti. Tuttavia la natura non riformabile di questa sovrastruttura tecno-politica può pur sempre trasfigurare in positivo semplicemente abrogandone la sua caratteristica principale, il totalitarismo progressivamente istituzionalizzato, cioè il fatto di essere una “moneta unica”, non nel senso che è comune (10 paesi dell’UE non l’hanno mai adottata), ma nel senso che non ammette altre valute là dove invece è stata introdotta nel 2000. Tecnicamente basta aggiungere in ogni paese dell’eurozona una nuova moneta nazionale (Euro-lira, Euro-marco, Euro-pesetas, ecc.), inizialmente nel rapporto 1:1 con l’euro, che lo sostituisce per la fiscalità e i pagamenti interni al Paese, ma consentendo che la vecchia moneta comune continui a svolgere le funzioni di pagamento nelle transazioni tra Paesi diversi.
Il rapporto dei cambi sarà poi aggiornato periodicamente sotto ilcontrollo di un nuovo Parlamento Europeo, finalmente dotato della dignità di un vero governo di competenza strettamente confederale, che governa la BCE collegialmente.
Questa misura, per avere il successo sperato e traghettare l’Europa tutta fuori dalla crisi materiale e morale in cui versa, deve essere accompagnata da un cambiamento sociale e politico radicale, una nuova e coraggiosa assunzione di responsabilità popolare, esemplificata dal seguente “decalogo” sul latte versato:
- Mai più cessioni improprie di sovranità nazionale, a cominciare da quella monetaria interna.
- Mai più obbedienza cieca, sotto ricatto, ai diktat del circo della finanza globalizzata.1
- Mai più salvataggi pubblici dei crack degli speculatori privati, grandi o piccoli che siano.
- Mai più la primazia del profitto privato sulla difesa del lavoro (es. Irisbus).
- Mai più il contrasto alla recessione con misure recessive.
- Mai più libera circolazione di merci e capitali contro gli equilibri e gli interessi leciti dell’economia locale.
- Mai più via libera agli attacchi speculativi eterodiretti alla valuta nazionale.
- Mai più “debiti sovrani” fuori controllo in luogo di una corretta politica di gestione della moneta.
- Mai più interferenza delle lobby con le decisioni politiche prese nell’interesse collettivo.
- Mai più interferenze mafiose nelle decisioni politiche prese nell’interesse collettivo.
In positivo occorre rilanciare il ruolo dello Stato in qualità di attore, anche se non l’unico, dell’economia. Uno Stato che abbia funzioni di stimolo e di controllo sistemico, che riequilibri le divergenze che l’economia privata, lasciata troppo libera dai controlli, ha ampiamente dimostrato di produrre e di non saper governare.
Questo comporta un più ampio recupero dello Stato per riportarlo a rappresentare tutta la collettività, e non solo le maggioranze, ma men che meno una sola minoranza, o peggio ancora un’elite interna o esterna, indebitamente divenuta strapotente tramite una concentrazione smodata di ricchezza.
Dignità dello Stato = dignità dei cittadini = democrazia reale: un sogno, questo forse ancora utopistico, ma che è diventato una necessità di sopravvivenza, nella difficile fase di transizione verso l’unica forma di globalizzazione necessaria e positiva, quella dei diritti-doveri di ognuno nel reciproco rispetto con pari dignità, con l’obiettivo immediato di bonificare l’unico pianeta di cui disponiamo, consentendo a tutti e ovunque di realizzare l’esigenza primaria delle persone per bene, quella di vivere in pace a casa propria.
Senza una forte volontà politica così fondata la tecnologia verrà inesorabilmente usata in tutta la sua potenza distruttiva, per il suicidio della specie. L’antropizzazione del pianeta è già oggi causa di estinzione di un numero impensabile di specie animali e vegetali, per via del degrado ambientale prodotto dall’uomo. Perciò non si tratta di fantascienza, ma di attualità, di cui la crisi economica è parte integrante e indivisibile.
NOTA:
1 La finanza globalizzata è impazzita per eccesso di deregulationdelle grandi banche “private”. Nel dire banche “private”pronunciamo un evidente ossimoro, se solo si pensa alla funzione primaria di una qualsiasi moneta al servizio del popolo che la utilizza, e se perciò si pensa a quale necessariamente debba essere il soggetto che gestisce democraticamente la moneta, per poter garantire l’interesse collettivo.
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