(AGI) - Roma, 22 set. - Dall'inizio della crisi sono praticamente raddoppiati (+99%) gli italiani che si trovano in una condizione di poverta' assoluta ed oggi sono 4,81 milioni quelli che non hanno una disponibilita' economica sufficiente neanche ad acquistare beni e servizi essenziali per vivere. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti che fotografa la realta' del Paese, in base dei dati Istat relativi agli ultimi 5 anni segnati dalla crisi.
La situazione si e' aggravata di piu' nel nord Italia dove l'aumento dal 2007 - sottolinea la Coldiretti - e' stato addirittura del 105% rispetto al mezzogiorno (+90%) anche se il peggioramento piu' marcato e' stato registrato nel centro Italia (+112%). In valori assoluti tuttavia - precisa la Coldiretti - si contano 2,35 milioni di cittadini in grave difficolta' nel mezzogiorno, 1,78 milioni nel nord. e 684mila ne centro Italia. Ad essere entrati in una condizione di poverta' assoluta negli ultimi cinque anni di crisi sono stati ulteriori 3,4 milioni di persone ed oggi sul territorio nazionale piu' di un italiano su dieci (11.3%) si trova in questa situazione.
L'effetto principale e' stato un crollo storico dei consumi di beni essenziali come il cibo poiche' ben il 16,6 per cento degli italiani non puo' neanche permettersi una pasto con un contenuto proteico adeguato almeno una volta ogni due giorni. La spesa alimentare delle famiglie e' tornata indietro di venti anni. Nel 2012 i consumi delle famiglie italiane per alimentari e bevande a valori concatenati sono stati pari - sottolinea Coldiretti - a 117 miliardi, di mezzo miliardo inferiori a quelli del 1992. La crisi - precisa la Coldiretti - ha fatto retrocedere il valore della spesa alimentare, che era sempre stato tendenzialmente in crescita dal dopoguerra, fino a raggiungere l'importo massimo di 129,5 miliardi nel 2007, per poi crollare oggi al minimo di ben quattro lustri fa.
La situazione - conclude la Coldiretti - si e' aggravata nel 2013 con le famiglie italiane che hanno tagliato gli acquisti per l'alimentazione, dall'olio di oliva extravergine (-10 per cento) al pesce (-13 per cento), dalla pasta (-10 per cento) al latte (-7 per cento), dall'ortofrutta (-3 per cento) alla carne (-2 per cento), sulla base delle elaborazioni su dati Ismea-Gfk Eurisko relativi al primo semestre dell'anno che fanno registrare complessivamente un taglio del 4 per cento nella spesa alimentare delle famiglie italiane. Stefano ( AGI )
6 commenti:
Tanto tutto questo e' accettato come inevitabile per i poveri disgraziati.
La massa di gente in piu' deve schiattare perché obsoleta per il sistema,che ne deve contenere solo un certo numero...filosofia del ricatto continuativo e credere di essere liberi.
Il fatto e' che questo stile viene imposto...un po' come la Monsanto
che obbliga a comprare le sementi ogm.
Cosa conforta l'elite del pianeta?
Che quando vorranno ci faranno secchi in poco tempo...dove poi gli stessi ti aiuteranno a rialzarsi.
Che figata in Europa...cominciando per la grande germania che gli duri per sempre questi trucchetti.
Aggiungo anche che il sistema della politica in Italia e' venduto,dove questi personaggi
comandano e dirottano a piacere
rispondendo ad ordini ben precisi imparti dalla Bce.
I nostri governanti venduti e traditori della patria, in cambio del mantenimento di agi e poteri,
hanno portato un paese con tutti i suoi abitanti in un grande lager.
Ancora oggi date retta a chi?
Ci vuole un sistema di cittadinanza che prenda il timone.
In Parole ricche ribaltare e sequestrare tutto quello che questi personaggi da anni hanno mangiato il sistema.
Questi mafiosi con le buone non cederanno mai.
Cittadini il futuro e' nelle nostre decisioni...uniti e' possibile.
Un po' come tornare ai tempi dei carbonari...adesso abbiamo la carbonara buona per il batman fiorito.
W L'ITALIA...senza forza...gli Sforza si son gia' sforzati a suo tempo.
No, non me la sento di gridare W ad un paese che uccide i propri figli!
Pare che oltre alla povertà, tra poco potremo avere anche altre emergenze, oltremodo incresciose: speriamo proprio di no.
Nel link
http://www.qelsi.it/2013/si-parla-di-pace-ma-il-mondo-islamico-non-sembra-daccordo/
Se stanno cercando la scusa di farci entrare in guerra, mi sa che hanno sbagliato, questa volta la guerra per altri motivi, ma che apparentemente sarebbe per la religione pià amata dagli Italiani.
Sebbene visto come si stanno parando le cose, suggerirei, specie a chi ha responsabilità di una famiglia e banbini piccoli di essere alquanto cauti nella frequentazione, ora come ora, di luoghi di culto, specie quelli più di grande affluenza nelle grandi metropoli, perchè potrebbero starci dei Kamikaze in preparazione anche per noi italiani.
Anche se fido sulle forze di Polizia e Carabinieri che sanno con anticipo di piani loschi da debellare prima che possano entrare in azione.
Personalmente sono ateo, quindi la faccenda pur non toccandomi personalmente, tocca i miei parenti ed amici cristiani.
Telecom Italia diventa spagnola. A Telefonica il controllo di Telco
Dunque Telefonica ha offerto ai suoi consoci di Telco di rilevare a due lire - cioè a 1,09 euro per azione - il 66% (e poi al 70%) della holding che controlla a sua volta il 22,4% del colosso nazionale telefonico. Generali, Medobanca e Intesa Sanpaolo hanno detto sì.
L'Italia perde il controllo di un'impresa che ne ha scandito la storia industriale e che ha per decenni mietuto record di efficienza e tecnologia. Dalla telefonia mobile, dove siamo stati il Paese primo in Europa per sviluppo e efficienza, al codice mp4, inventato nei laboratori Telecom, un pezzo importante del "saper fare" italiano non viene venduto all'estero: viene svenduto.
Il mito dell'operazione "di sistema" - in virtù del quale nel 2007 le tre società italiane intervennero in Telecom - si è dunque dissolto. L'unica cosa che questi tre soci italiani si sistemano così sono i loro conti, avendo tutti più o meno già svalutato l'investimento in Telecom dal livello di 2,3 euro al quale lo fecero fin verso quota 1,09. Quindi ci rimettono ancora, ma poco.
Telefonica è l'unico socio "del mestiere", nel senso che gestisce telefoni in mezzo mondo. Male, però, malissimo, oppressa com'è da un indebitamento lordo di 66 miliardi di euro che, sommato ai 42 di Telecom farà superare al totale la quota-monstre di 100 miliardi, impedendo al bestione qualunque agilità d'investimenti.
Dentro Telecom Italia, gli spagnoli troveranno la rete in rame e in fibra ottica, un'infrastruttura strategica per il Paese, su cui da tre anni governo e Telecom giocano di rimpallo chiedendosi chi debba investire e come affinchè la "banda larga" in Italia diventi realtà.
A luglio Telecom, per iniziativa del presidente Franco Bernabè - presto per definirlo "uscente", ma è certo difficile che gli spagnoli lo confermino - aveva avviato le complesse procedure per lo scorporo della rete e il conferimento in una società a se stante, che in teoria potrebbe anche essere sfilata da Telecom e venduta a terzi, magari allo Stato, ma con Telefonica in una posizione di vantaggio per trattare le condizioni in base al proprio interesse. In tutto questo, il governo Letta si è distinto per il silenzio assoluto, come se un'operazione di questa natura non toccasse da vicino gli interessi strategici del Paese e come se Telecom non avesse nel proprio statuto una "golden share" che impone al governo italiano di dire l'ultima parola sull'assetto di controllo.
http://www.affaritaliani.it/economia/telecom-telefonica240913.html
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