Lisbona: una marea umana contro la troika



Almeno un milione di persone hanno manifestato ieri nel piccolo Portogallo contro l’ingerenza della troika e per le dimissioni del governo fantoccio agli ordini di Bruxelles. Il paese va a rotoli grazie alla ‘cura’ targata UE e il dissenso diventa rabbia.

Alcune centinaia di migliaia di portoghesi hanno invaso il centro della capitale portoghese per l’ennesima giornata di mobilitazione contro tagli e sacrifici che ha visto scendere in piazza, complessivamente, altre centinaia di migliaia di manifestanti in altre 40 città grandi e piccole del paese che conta in totale poco più di 10 milioni di abitanti. 

La Piazza Marqués de Pombal e il viale Liberdade de Lisboa erano alle quattro del pomeriggio già letteralmente collassati per la quantità di gente scesa a protestare contro le politiche del governo di destra di Passos Coelho. Tanto che tv, radio e giornali del paese hanno dovuto convenire sul fatto che quella di ieri a Lisbona è stata la più massiccia e partecipata protesta di piazza degli ultimi anni, espressione di una rabbia sociale crescente in un paese dove il Pil sta andando a picco, la disoccupazione ha già raggiunto quota 17,6 % e il governo, sotto dettatura di Bruxelles e Berlino, sta varando nuovi massicci tagli. Un risultato innegabile per il coordinamento denominato “Que se lixe a troika” (Che si fotta la troika), espressione di reti sociali e popolari che già a settembre avevano invaso Lisbona chiedendo uno stop alla suicida sudditanza nei confronti di Fondo Monetario, Commissione Europea e Banca Centrale.

Insieme ai coordinamenti degli ‘indignados’, ai coordinamenti contro gli sfratti, a quelli contro i tagli alla sanità, all’istruzione, ai comitati spontanei di disoccupati hanno sfilato i sindacati e i partiti della sinistra. In primo luogo il Partito Comunista e il Blocco di Sinistra. Alle manifestazioni hanno partecipato anche organizzazioni studentesche, femministe e associazioni di ex militari attivi durante la rivoluzione antifascista del 1974. Non a caso lo slogan che ha accomunato tutte le mobilitazioni è stato "O Povo é quem mais ordena" (Comanda il popolo), uno dei versi della canzone Grandola, Vila Morena, la cui messa in onda la notte tra il 24 e il 25 aprile del 1974 diede il via alla rivolta incruenta contro il regime di Salazar.

Un coro unanime che ha chiesto le immediate dimissioni del governo fantoccio di Passos Coelho e la fine delle ingerenze della troika negli affari interni portoghesi. Tra gli striscioni e i cartelli portati dai manifestanti molti dicevano 'A casa il governo', 'L'austerità uccide', 'Via la troika, potere al popolo!'.

Molto evidenti gli spezzoni con le bandiere rosse e gli striscioni della Cgtp, il sindacato comunista e anche il Partito Socialista, che non ha mai disdegnato quando governava di applicare tagli e privatizzazioni, si è affacciato alla protesta, affermando che la destra sta ‘esagerando’ e impoverendo così il paese. Molto più duro il segretario della Confederazione Generale dei Lavoratori del Portogallo, il comunista Arménio Carlos, secondo il quale “Passos Coelho non ha alcuna legittimità politica, morale ed etica per continuare a detenere il potere ed anzi è diventato uno dei principali ostacoli alla fuoriuscita di Lisbona dalla crisi”.


1 commento:

Anonimo ha detto...

sn stato bloccato sulla tu pagina Fb e nn so perchè....ovviamente insulti e neanche critiche non ne ho mai fatte!

Mi chiamo Odio Feisbook, se poteste riabilitarmi... grazie :)

 


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