MONTE DEI PASCHI DI SIENA: DA DOVE TUTTO E’ INIZIATO E DOVE TUTTO POTREBBE FINIRE
MPS – E’ la banca più antica del mondo ancora in attività. E’ stata fondata nel 1472, come le sue pubblicità e le insegne ricordano ossessivamente.
Negli ultimi giorni è tornata sotto i riflettori: è il Monte dei Paschi di Siena. Se ne parla con timore, qualcuno ostenta fiducia, quasi orgoglio nazionale, come se la banca rappresentasse il Paese e un po’ tutti noi italiani. Voi come vi sentireste se il Duomo di Milano o il Colosseo crollassero?
IL MALE VIENE DA LONTANO
Nessuno si interessava invece del fallimento della Lehman Brothers nel lontano 2008. Forse perché gli Stati Uniti sono lontani, oppure perché questi anni di crisi ci stanno facendo capire che le crisi finanziarie hanno conseguenze non solo per gli speculatori e i grandi imprenditori, ma anche per l’ultimo cittadino, in un enorme, complicatissimo, imprevedibile e spietato domino di cause ed effetti che, anzi, finisce per essere spietato soprattutto ai più deboli. Sempre più persone stanno scoprendo cosa è la vera povertà, noi che diamo tutto per scontato.
Questo interesse per la vicenda da parte di così tante persone, completamente digiune di studi economici, non è però soddisfatto dai nostri (cosiddetti) media. Né i giornali, né i telegiornali italiani (salvo rare eccezioni) spiegano veramente cosa sta succedendo; si limitano a fare quello che sanno fare meglio: parlare tanto riuscendo a non dare alcuna informazione o, peggio, volendo infondere fiducia ingiustificata. Come un pompiere senza idropompa che urla con il megafono fuori da un edificio in fiamme che è tutto a posto e minacci chiunque si azzardi a diffondere il panico suonando l’allarme antincendio.
MPS: COSA E’ SUCCESSO?
Cercherò di fare il punto della situazione e spiegarvi brevemente e nel modo più semplice possibile cosa è successo, da dove deriva questa crisi di MPS.
Su Twitter spesso mi scrivono persone scettiche che non capiscono da dove venga questa crisi. Loro vedono sempre la stessa banca, lo stesso direttore (anche se hanno la tendenza a cambiarli di continuo), gli stessi dipendenti, la banca (in teoria) continua a fare prestiti. Cosa è cambiato? Come è possibile che una banca che ha sulle spalle oltre mezzo millennio di storia nel giro di pochi mesi d’improvviso sia sull’orlo del fallimento?
La questione è un’altra però: il vero pericolo del fallimento di MPS non è per solo per MPS in sé: il suo eventuale fallimento potrebbe essere un detonatore di una crisi bancaria globale e sistemica. Un atomo che scoppiando potrebbe scatenare una reazione a catena non controllabile come una esplosione di un ordigno atomico.
Ciò che MPS ha fatto (che giorno per giorno sta venendo a galla, come un cadavere dal fondo di un lago…) e che l’ha portata al collasso (per adesso tamponato e ritardato da continui aiuti di Stato) è qualcosa che MPS ha in comune con tante altre banche, istituzioni finanziarie, Stati (come la Grecia), Enti pubblici, Enti locali e società: la sottoscrizione di contratti derivati.
COSA SONO I DERIVATI: TIC TAC TIC TAC…
Il contratto derivato non è altro che un contratto a prestazioni corrispettive che però prevede che l’entità della controprestazione futura sarà legata ad un certo evento, indice, valore, ecc. futuro (da ciò l’aggettivo “derivato”). Per il resto il contenuto è liberamente determinato dalle parti. Io potrei costruire un contratto derivato con cui ricevo oggi 10.000€ e mi impegno a restituire alla mia controparte tra 5 anni 1€ per ogni morto per tumore a Milano, oppure 0€ se pioverà per più di 200 giorni l’anno o 45000€ se pioverà per più giorni, o magari 20€ per ogni giorno di pioggia… Flessibilità assoluta che porta ad una totale imprevedibilità dei rischi che la controparte si assume.
Per questo si dice a volte che i contratti derivati sono “scommesse”. Essi in realtà sono nati con funzione opposta di copertura di rischio, per cui ad esempio se io sono possiedo una compagnia aerea che deve acquistare carburante per aerei e voglio coprirmi dal rischio di fluttuazioni del prezzo del petrolio, con i contratti derivati posso farlo con modico prezzo, comprando derivati con sottostante pari al carburante che dovrò acquistare, stabilendo oggi il prezzo che pagherò in futuro (questi derivati si chiamano “contratti futures”).
Ma l’avidità umana e un sistema finanziario bulimico, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, hanno trasformato questi prodotti in sistemi sempre più complessi (progettati da matematici e giovani laureati in finanza) in meccanismi di speculazione e strumenti atti a nascondere la realtà, spostando i rischi fuori dai bilanci, approfittando delle carenze delle leggi.
Le grandi banche d’affari assumono ogni anno centinaia di laureati il cui compito di fatto è progettare strumenti finanziari che hanno lo scopo di aggirare in modo (semi) legale le normative fiscali, di vigilanza e di redazione dei bilanci in vigore nel paese, magari sfruttando anche società estere. Lo chiamano “arbitraggio normativo”.
Recentemente si è scoperto che quasi tutte le banche avrebbero frodato il fisco italiano per miliardi di euro con strumenti finanziari articolati.
Solo per citarne una, Unicredit è indagata dalla magistratura italiana (caso Brontos) e da polizia criminale federale tedesca per una evasione fiscale di miliardi di euro, proprio nel periodo 2006-2008 in cui amministratore delegato era Alessandro Profumo, ora amministratore delegato di MPS.
Tornando alla teoria, dal punto di vista formale, il contratto derivato è pieno di complicatissime formule matematiche. Queste sono spesso un meccanismo per rendere il contratto del tutto incomprensibile alla stragrande maggioranza delle persone (salvo pochissimi matematici, esperti di derivati, ingegneri gestionali, ecc.). Una specie di “codice segreto” in realtà. Chi lo firma, deve accontentarsi di una spiegazione a voce di fatto.
MPS, FATTI E FATTACCI
In questi giorni è stato scoperto che a dicembre 2008, il MPS sottoscrisse con la Deutsche Bank un contratto derivato (chiamato profeticamente “Progetto Santorini”) che aveva lo scopo di nascondere le grandi perdite di bilancio che la banca ebbe quell’anno. I giornalisti di Bloomberg hanno dovuto interpellare ben 6 esperti di derivati solo capire i punti principali del contratto. Ma si sa, quelli sono giornalisti finanziari veri, non come la stragrande maggioranza dei nostri (ad eccezione di Dragoni e pochissimi altri).
Esso prevedeva che Deutsche Bank prestasse a MPS oltre 1,5 miliardi di € con i quali MPS coprì la sua perdita di 367 milioni di € per un precedente contratto derivato sempre con DB. Non apparve nulla a bilancio e anzi il management fece vedere che MPS non era stata toccata dalla crisi… L’italianità che resiste alla crisi… Il Made in Italy che trionfa… Ma nulla viene dato per nulla: MPS a fronte di quei soldi a prestito accettava una scommessa che aveva come sottostante il valore dell’enorme mole di titoli di Stato italiani che essa detiene (oltre 24 miliardi di €). Neanche a dirlo, MPS ha perso la scommessa. Ed ecco che è dovuto intervenire ripetutamente lo Stato italiano, con varie tranches di prestiti, per un totale (al momento) di circa 3,9 miliardi di €.
Nei nostri telegiornali li chiamano “prestiti”, ma sono a tutti gli effetti “aiuti di Stato” (la Commissione europea si riferisce ad essi con il termine “bailouts”) senza i quali MPS sarebbe probabilmente già fallita da tempo. Quello che si dice negli ambienti finanziari è che, seppure gli aiuti di Stato non sarebbero giusti nel caso specifico il danno sociale (adesso questi finti liberisti usano questa parola taboo di cui non sanno neppure il significato, confondendola con “socialismo”, “comunismo” o cose così) sarebbe maggiore del valore degli aiuti stessi. E non tanto per il fatto che MPS è una grande banca, ma per il rischio contagio che potrebbe portare il suo fallimento.
Ma lo Stato non è onnipotente, e la sua grande potenza di fuoco potrebbe non essere sufficiente. Non per tutte le banche. Soprattutto con il debito pubblico alle stelle e una economia reale sempre più in deterioramento.
Tutto è reso più inquietante dalla totale opacità delle notizie, dei dati contabili veri, dei rischi. Per cui, seppure sono soldi nostri quelli che usati per salvare la banca (e implicitamente i suoi dirigenti che hanno percepito stipendi e “premi” milionari pur facendo queste cose) a noi non è data sapere la verità, se non dalla stampa estera, che sta conducendo vere inchieste.
L’altro ieri è stata scoperta una altra operazione analoga in contratti derivati (chiamata “Alexandria”) effettuata da MPS, questa volta con la banca Nomura. Le caratteristiche del contratto sono ignote, ma si stima abbia già portato alla banca una perdita di 220 milioni di €.
Mentre il Sole 24 Ore o TG1 Economia sono impegnati a intervistare i pochi dipendenti MPS rimasti con il sorriso forzato e i suoi brillanti manager come Alessandro Profumo, incensato anche dalla Annunziata che gli chiedeva (a lui!) come possiamo uscire dalla crisi, un organo giornalistico serio come Reuters stima che le perdite che MPS ha avuto da contratti derivati (per quel poco che si sa) ammontano ad un minimo 720 milioni di €, portando le perdite complessive per quest’anno a 2 miliardi di €!
I mercati si sono svegliati e per un momento hanno smesso di credere all’ottimismo forzato dei due Super Mario (Monti e Draghi) e di tutto l’apparato (dis)informativo al loro seguito. Gli operatori hanno messo il muto alla TV, posato (spero nel cestino) il giornale rosa (non quello serio che è La Gazzetta dello Sport, l’altro…) e hanno cominciato a usare un po’ il loro cervello… Il prezzo del titolo è crollato.
EFFETTO DOMINO
La domanda che sorge spontanea infatti è: E’ finita qui? Quanti altri contratti derivati ci sono? Come sono strutturati? Se ci hanno ingannato una volta (non facendoli risultare a bilancio) non possono farlo ancora? E, soprattutto, la più inquietante delle domande: ma siamo sicuri che solo MPS ha operato con simili modalità?
Nel caso MPS, i derivati in questione avevano una sola funzione: fare in modo che dal bilancio di esercizio della società non risultassero le sue perdite.
Ma il problema dei contratti derivati è che in molti casi (dipende come sono progettati) possono portare a perdite potenzialmente infinite o comunque non prevedibili in nessun modo ex ante.
Ovviamente è un problema comunissimo, questo tipo di contratti sono stati sottoscritti anche da numerosissimi enti pubblici e Comuni, alcuni Stati come la Grecia e da tantissime banche, creando una rete di rischi reciproci non solo pericolosissima per la sua portata (esposizioni di migliaia di miliardi di €) ma anche del tutto opaca, non calcolabile con certezza e completamente fuori dai bilanci che diventano così del tutto inutili.
Alcuni giornali (in Italia, per quanto mi risulta, solo Il Fatto e Panorama) stanno anche indagando sul passato recente di MPS e in particolare su acquisizioni di altre banche fatte da MPS in anni passati, a prezzi svariate volte superiori al loro reale valore (facendo felici, con i soldi della banca, tanti potenti).
FUORI CONTROLLO
Altra questione esplosiva è quella sulla (mancata) vigilanza.
A parte il patetico e grottesco scaricabile tra i dirigenti ed ex dirigenti MPS, nessuno dei quali sapeva nulla di queste operazioni (finirà che condanneranno per queste operazioni qualche addetto alle pulizie…) le responsabilità vanno oltre la banca.
E’ infatti la Banca d’Italia che deve vigilare sull’operato delle banche. Come è possibile che queste operazioni enormi siano passate inosservate (quando tra un po’ al comune cittadino chiedono il codice fiscale e inviano una segnalazione alla Banca d’Italia anche se paga un caffè in contanti)?
Ricordiamo che a quel tempo governatore della Banca d’Italia era il tanto osannato Mario Draghi, ora governatore della Banca Centrale Europea.
Cosa accadrà se gli obbligazionisti di MPS (che in molti casi sono i suoi correntisti a cui hanno appioppato obbligazioni) decidessero di intraprendere azioni legali anche verso loro?
E cosa accadrà se si comincia a spulciare fra le carte e controllare seriamente sotto il tappeto delle altre banche?
di Alessandro Rosanio
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