Draghi torna a calpestare le macerie. Rincarando la dose. Fisicamente e psicologicamente. Di metodo e di merito. Intanto perché per rilasciare l'ennesima dichiarazione di guerra ha scelto come palcoscenico proprio quella Madrid già pesantemente bombardata dalle misure di austerity imposte dall'Europa e dalla troika, poi perché tale dichiarazione arriva in un momento in cui la quasi totalità del Vecchio Continente si trova a contrastare una situazione sociale pesantemente degradata. Quando non tragica.
Dunque, secondo l'uomo delle Banche «nessun Paese dell'Eurozona ha finito il lavoro, specialmente nella competitività con le liberalizzazioni e le riforme del lavoro», e quindi, ha proseguito con la freddezza di un rettile, si aspetta «un piano di bilancio di medio termine con dettagli sui tagli di spesa, essenziali ovunque».
Nello stesso momento in cui in Grecia si muore letteralmente di fame, o di calca, per accaparrarsi un sacchetto di frutta e verdura distribuito gratuitamente davanti al ministero dell'Agricoltura ad Atene, e in contemporanea con l'uscita della situazione occupazionale dell'Eurozona, che rileva il massacro sociale in atto, il capo della Banca Centrale Europea suggerisce ulteriori misure da prendere. Le stesse identiche misure, anzi l'inasprirsi ulteriore di quelle già messe in atto che - dati alla mano - non solo non stanno funzionando, ma stanno facendo precipitare ulteriormente la situazione sia sul piano sociale sia su quello meramente economico.
Naturalmente Draghi sa che nel momento in cui "suggerisce" e "si aspetta" norme di questo tipo, il messaggio che arriva a chi deve arrivare, ovvero ai governi di tutta Europa, ha la natura del diktat. La Bce continua a sostenere le Banche private che sono sue azioniste e i Paesi in difficoltà, mediante l'acquisto di titoli di Stato, proprio per tenere legati al cappio tutti i popoli che sono costretti, ormai praticamente manu militari, viste le imposizioni governative dettate dalla Bce stessa, ad adottare la sua moneta usuraia.
Quando si esprime parlando del "lavoro da fare" intende né più né meno che quello iniziato dai vari governi in merito alla moderazione ulteriore dei salari, alla precarizzazione e alle privatizzazioni. Cioè quanto fatto sino a ora, ad esempio, da Mario Monti e dal suo ministro Fornero con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti noi: le aziende licenziano e non assumono. A meno che non si intenda per assunzione, e per occupazione, il fenomeno dei mini jobs alla tedesca: lavori da 400 euro al mese senza alcuna tutela né previdenza. Il che paventa, anche nel nostro Paese, il precariato perenne di massa sino ad arrivare all'età pensionabile, semmai ci si arriverà, quando peraltro non ci sarà il becco di un euro da percepire. Il resto del lavoro da fare, per quanto ci riguarda, è ovviamente in merito alla svendita del patrimonio pubblico e delle aziende strategiche che ora andrà a fare Mario Monti una volta che sarà stato fatalmente messo in grado di governare dai cittadini che si recheranno alle urne. Lavoro che già a suo tempo, negli anni Novanta, era stato iniziato dal dis(onorevole) Romano Prodi, e dal suo governo di centrosinistra, unitamente a quel Draghi stesso che sedeva, all'epoca, sulla hot chair della Goldman Sachs.
Ci si deve stupire se una volta diventato il capo della Bce, e coadiuvato dai governi locali di diretta discendenza, vedi Monti dalle nostre parti, anch'egli proveniente da Goldman Sachs, si continui con la medesima rotta "del panfilo Britannia" impostata tre decenni addietro e arrivata quasi a destinazione?
(vlm)
1 commento:
a questo bisognerebbe fargli del male ... ma io non lo so fare, avrei però un'idea che fermerebbe il paese intero, bastano 30 ragazzi disoccupati per provincia, ci state?
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