Cristina Kirchner da un duro colpo ai criminali in livrea di Walla
Street: Le banche ordinarie, ha spiegato il Presidente argentino, devono
occuparsi di investire i soldi dei correntisti nell’economia reale,
quella delle merci, e non quella della carta straccia
L’Argentina ha incassato in meno di una settimana due vittorie
all’insegna della difesa della propria sovranità economica e
dell’indipendenza nazionale. La prima di tipo giudiziario e l’altra più
politica consistente in una iniziativa legislativa che riveste un grande
significato per il Paese sudamericano che con Cristina Kirchner sta
rinnovando tutti i grandi temi della tradizione peronista e che per
questo si è attirata la piena ostilità della finanza Usa e del suo
maggiordomo alla Casa Bianca.
La corte d’appello di New York ha bloccato l’attuazione della
sentenza emessa la settimana scorsa dal giudice federale,Thomas Griesa,
con la quale si intimava a Buenos Aires di pagare 1,33 miliardi di
dollari ai detentori dei titoli che avevano respinto le due
ristrutturazioni del debito nazionale nel 2005 e 2010, a seguito della
bancarotta dichiarata dal governo argentino nel 2001. Detentori che,
detto per inciso, sono esclusivamente fondi speculativi Usa che avevano
presentato ricorso al tribunale di New York per ottenere il rimborso al
valore nominale pieno di quei titoli in bancarotta e che essi avevano
acquistato ad una cifra oscillante tra i 20 e i 25 centesimi per
dollaro.
Una bella pretesa quella dei banditi di Wall Street ma che
evidentemente ha trovato in un tribunale federale un altro bandito
togato pronto a sostenerla. Griesa aveva stabilito che l’Argentina
depositasse entro il 15 dicembre in un fondo di garanzia quei 1,3
miliardi di dollari pretesi dagli speculatori. La data nella quale
l’Argentina dovrà pagare 3,3 miliardi agli obbligazionisti che hanno
invece accettato le ristrutturazioni per una cifra tra il 60 e l’85%. Il
giudice aveva infatti minacciato di bloccare questa seconda operazione,
peraltro solo sul territorio Usa, il che avrebbe comportato quella che
in gergo viene chiamata “bancarotta tecnica”.
La corte d’appello ha invece dato tempo fino al 27 febbraio al
governo Kirchner di preparare una adeguata difesa che non potrà che
dimostrare l’assurdità delle pretese dei criminali in livrea di Wall
Street. Allo stesso tempo potranno essere rimborsati gli obbligazionisti
che hanno accettato la ristrutturazione del debito. Non è un caso poi
che la sentenza del giudice Griesa avesse seguito di pochi giorni il
declassamento di ben cinque gradini dei titoli di Stato argentini da
parte delle agenzie di rating Usa e l’aumento da 1.000 a 4.200 punti
base delle quotazioni dei Cds (Credit default swaps) a 5 anni sul debito
argentino, quei derivati che proteggono dal rischio di bancarotta.
La seconda vittoria ottenuta non dal governo della signora Kirchner
ma dall’Argentina nel suo complesso consiste nella approvazione di una
Legge al Senato che è diventata immediatamente operativa. Essa considera
“immorale e illegale”
qualunque forma di speculazione finanziaria sui mercati
internazionali che sia basata sui derivati. Ma non solo: abolisce la
possibilità tecnica delle speculazioni finanziarie in Borsa perché
toglie alle banche e alle istituzioni finanziarie che operano in
Argentina la possibilità di muoversi in maniera autonoma sul Mercato.
L’economia torna in tal modo sotto il controllo del Parlamento e del
governo visto che la legge stabilisce che la finanza resta e deve essere
il braccio operativo dell’economia alla quale deve essere subalterna e
che deve essere sottoposta al completo controllo dello Stato centrale in
tutte le sue attività .
Di conseguenza le banche e le finanziarie internazionali potranno
andare in Borsa o sui mercati dei capitali con l’unico obiettivo di
investire subito i soldi così rastrellati per l’apertura di crediti
agevolati alle medie e piccole imprese, per investire in industrie
nazionali e assumere nuovo personale. Combattere la disoccupazione
giovanile resta infatti la priorità assoluta in campo politico,
economico e sociale. Altrimenti, ha spiegato Cristina Kirchner, banche e
società estere possono anche andare a investire in Europa dove li
accoglieranno a braccia aperte. Le banche ordinarie, ha spiegato il
Presidente argentino, devono occuparsi di investire i soldi dei
correntisti nell’economia reale, quella delle merci, e non quella della
carta straccia. Lo Stato garantisce ogni tipo di risparmio e ogni forma
di investimento, purché si riferisca all’economia reale. Chi vuole
investire soldi nella finanza speculativa lo fa a proprio rischio e
pericolo attraverso “banche speciali” che dovranno esporre un
avvertimento alla clientela, nel quale si avverte che non esiste nessuna
garanzia nazionale su tali operazioni.
Fonte: rinascita – Scritto da: Filippo Ghira
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