Come può essere che un farmaco venga ritirato dal commercio in diversi paesi e in altri addirittura vietato per i suoi gravi effetti collaterali e in Italia venga prescritto talmente tanto da farne il suo primo mercato mondiale?
Nel 2002, Spagna e Finlandia ritirano il nimesulide dal mercato per sospetta tossicità epatica. Cinque anni più tardi, l’Irlanda si accoda, dopo che sei pazienti sotto Aulin sono stati costretti al trapianto di fegato per grave insufficienza epatica.
In Italia di tutti questi dubbi non c’è traccia, tanto che oggi il nostro Paese consuma il 60% della produzione mondiale di nimesulide. Perché mai l’AIFA (l’Agenzia italiana del farmaco) non si è allarmata come le agenzie spagnola, irlandese e finnica?
Nel maggio 2008 un’inchiesta guidata dal magistrato di Torino Raffaele Guariniello ipotizza un sistema illecito che potrebbe avere arrecato danni alla salute dei cittadini: mazzette ad un alto funzionario dell’AIFA (rappresentante anche nell’EMEA) per evitare i controlli sull’Aulin. Arrestati 2 funzionari dell’AIFA, Pasqualino Rossi (EMEA CHMP) ed Emanuela Bove.
Nel maggio 2008 la SIF (Società Italiana di Farmacologia) riporta una nota che cita testualmente “Se essa (nimesulide) resta in commercio oltre che in Italia in ben altri 16 Paesi europei, fra cui Francia, Portogallo, Svizzera, Ungheria, è perché l’Agenzia regolatoria europea ha ritenuto che, nonostante quanto autonomamente stabilito da alcuni Paesi, il suo profilo di beneficio/rischio rimanga ancora favorevole“. La SIF, inoltre, ricorda che la decisione presa dall’EMEA “è stata una decisione votata a maggioranza dai Paesi che fanno parte della Comunità Europea e che tutti condividono la partecipazione alle decisioni dell’Emea”.
Da allora, nulla è cambiato. L’Aifa si è solo limitata a girare ai medici italiani una circolare dell’Emea (l’Agenzia europea del farmaco) che, a febbraio scorso, ha imposto ai medici di prescrivere nimesulide solo se gli altri antidolorifici non hanno avuto effetto, mai per febbre o influenza. E comunque per non più di 15 giorni.
In Italia, la Nimesulide è il principio attivo di oltre 85 diversi farmaci: Algimesil, Antalgo, Areuma, Dimesul, Domes, Efridol, Eudolene, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledolid, Ledoren, Nerelid, Nide, Nimenol, Nims, Noxalide, Resulin, Solving, Sulidamor, Fansidol, Sulide, Idealid, Delfos, Domes, Noalgos, Algolider, Aulin, Fansidol, Mesulid, Nimesil, Remov, Migraless, Edemax, Mesulid Fast, Nimedex e in molti farmaci generici.
Delle migliaia di prodotti chimici che le lobbies del farmaco producono e vendono, quanti sono sicuri e quanti invece pericolosi per la salute pubblica? Nessuno lo può sapere, se non quando si manifestano pubblicamente i danni o le morti.
E questo avviene perché le ditte produttrici dei farmaci stessi, per farli entrare quanto prima nel mercato, ‘modificano’ gli studi di sicurezza grazie anche alla sudditanza, per non dire collusione, di quegli istituti che dovrebbero salvaguardare la salute pubblica (Fda, Aifa, Emea, ecc.) e che ce li mettono gentilmente a disposizione nelle farmacie e, da qualche tempo, anche nei banconi dei supermercati.
L’uso è talmente ampio che nel 2011 apparve uno studio scientifico che dimostrava come lungo il fiume PO, dalla sorgente al delta e nei suoi principali affluenti fosse possibile riscontrare la presenza di alcuni prodotti farmaceutici, tra i quali appunto nimesulide.
Il Nimesulide non è commercializzato in vari Paesi: Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Canada, Germania.
Ogni tanto un farmaco usato da milioni di persone viene ritirato dal mercato perché provoca gravi danni all’organismo, oppure perché talvolta provoca la morte stessa del consumatore.
Ogni tanto qualcuno viene preso con le mani nel sacco a pagare tangenti per evitare controlli sui farmaci, spesso muore tanta gente ignara di tutto ciò. E’ di pochi mesi fa la scoperta di un giro di corruzione nel settore farmaceutico che ha visto indagate trenta persone e ne ha portate all’arresto di otto tra cui spiccano due alti dirigenti dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), l’ente di vigilanza sull’immissione dei farmaci nel mercato nazionale.
A nessuno importa della salute dei milioni di consumatori che, ignari, giorno dopo giorno assumono sostanze le quali, in teoria, servirebbero a curare, ma che in realtà uccidono.
«Una cosa va detta: ogni volta che si prende un farmaco si accetta un compromesso tra benefici e possibili rischi. Ogni medicinale può causare accanto all’azione terapeutica effetti collaterali potenzialmente pericolosi» ricorda Luigi Bozzini, del Servizio farmaceutico della Azienda ulss 20 di Verona.
Nell’articolo Il 50% dei medicinali è inutile: emerge da uno studio francese il professor Philippe Even, direttore del prestigioso Necker Institute, e Bernard Debré, medico e parlamentare, incolpano di questo fenomeno le potenti compagnie farmaceutiche, ree di continuare a vendere le loro medicine inutili e dannose a spese del sistema sanitario nazionale e dei contribuenti.
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