di Paolo Cardenà-
Andrei molto cauto con le manifestazioni di esultanza per l'intervento di ieri di Mario Draghi in conferenza stampa, alla fine del riunione della BCE, nella quale sono state annunciate le misure che la banca centrale intende adottare per salvare l'euro. E ciò per diverse ragioni.
Quindi, al di la dei titoloni dei vari giornali che, come ben sapete, essendo sussidiati, spesso sono privi di ogni capacità di ragionamento e di altrettanta preparazione economica, vorrei proporvi un piccolo ragionamento fuori dagli schemi.
Come noto e come era già stato anticipato, la BCE, con il suo piano anti spread, acquisterà i titoli di stato senza fornire ex ante quantitativi prefissati, il ché non significa in maniera illimitata come gran parte della stampa oggi scrive. Lo farà rinunciando allo status di creditore privilegiato e intervenendo sulla parte più breve della curva, ovverosia sulle scadenze da 1 a 3 anni e sterilizzando gli acquisti, cioè mantenendo la massa monetaria invariata; e questo è un contentino concesso ai falchi tedeschi, timorosi di ripercussioni inflazionistiche.
Sorvolando la questione morale connessa all'ennesimo regalo fatto alle banche europee e della quale ho avuto modo di parlare in un recente articolo, a mio avviso, il punto che desta maggiori perplessità e preoccupazione, è che l'intervento della BCE dovrà essere subordinato alla richiesta di aiuti ai fondi salva stati ESFS/ESM da parte degli stati bisognosi (leggasi Spagna e Italia), e quindi alla sottoscrizione un memorandum di stabilizzazione macroeconomica (leggasi ulteriore austerità e cessione di sovranità nazionale) al quale potrà intervenire anche il Fondo Monetario Internazionale.
Quindi, in buona sostanza, i Paesi bisognosi, di fatto, dovrebbero dichiarare ufficialmente il proprio stato di necessità, ovverosia, il pericolo di una imminente insolvenza subendo la perdita reputazionale che ne deriverebbe, aggravata, ancor di più, dall'eventuale presenza del FMI in quella che, a quel punto, potrebbe definirsi una vera e propria operazione di salvataggio orchestrata dalla cavalleria (BCE, ESM e FMI). E' evidente che un eventuale salvataggio, sarebbe subordinato ad ulteriore cessione di sovranità in materia economica e fiscale a favore degli attori coinvolti nel salvataggio che, comunque, non essendo stati eletti da nessuno, sono privi di legittimazione democratica. Le ulteriori misure di austerità che verrebbero imposte sarebbero tutt'altro che soft, sulla falsa riga di quelle imposte alla Grecia in questi ultimi anni e, con ogni probabilità, finirebbero per sconquassare e compromettere definitivamente il tessuto economico, sociale e produttivo dei paesi finiti sotto la mannaia della cavalleria. Stando così le cose, non è affatto detto che la speculazione possa essere placata anzi, al contrario, a mio avviso, l'operazione proposta da Draghi, oltre ad incentivare la vendita dei titoli a lunga scadenza (che nel caso italiano rappresentano una buona parte dei titoli in circolazione) a favore delle scadenze coperte dall'intervento della BCE, rischia di diventare una scialuppa di salvataggio proprio per gli speculatori che potrebbero sentirsi legittimati ad osare fino al punto di "spingere" i paesi bisognosi a ricorrere agli aiuti, e quindi godere, a quel punto, dei benefici derivanti dall'intervento della BCE che riacquisterebbe i titoli di stato facendone aumentare i prezzi e accollandosi il rischio sovrano. Senza dimenticare poi, che la speculazione che potrebbe innescarsi con la vendita dei titoli a lunga scadenza, non potrebbe essere domata dalla BCE poichè, per ammissione dello stesso Draghi, costituirebbe un aiuto monetario agli stati vietato dai trattati (anche se resta da capire il motivo per il quale l'acquisto di titoli fino a 3 anni non rientri nella definizione di aiuti monetari), ne dal fondo salva stati, stando la limitate risorse a disposizione versate, oltretutto, anche dai paesi bisognosi, Italia compresa.
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