Secondo uno studio recente, tra i 12000 e i 13000 anni fa, un gigantesco meteorite colpì la Terra causando, con l'impatto, lo spostamento dell'asse terrestre di ben 2000 km, che nulla ha a che fare con la deriva dei continenti. Ne conseguì un vero e proprio cataclisma che sconvolse l'intero pianeta: a violenti terremoti e a terribili eruzioni vulcaniche, fecero seguito piogge torrenziali e l'innalzamento del livello dei mari.
L'evento è stato documentato scientificamente. Una prova per tutte: in Antartide sono state scoperte intere foreste fossili di betulle, faggi e altri alberi che vivono in zone temperate, cosa che confermerebbe lo spostamento dell'asse di rotazione terrestre.
Questa catastrofe terrestre è ancora oggi ricordata da molte popolazioni, da ben 70 leggende tramandate di generazione in generazione. In esse viene anche ricordata la scomparsa, a causa di questo cataclisma, di un continente chiamato Atlantide, abitato da una civiltà evoluta. Di Atlantide, situata tra l'Africa e le Americhe, parla con dovizia di particolari anche Platone nei dialoghi Crizia e Timeo. Alcuni ricercatori sostengono che i pochi superstiti di quella civiltà perduta siano riusciti a raggiungere con altri messi le rimanenti terre emerse e a tentare di ricreare dal nulla nuovi insediamenti, valorizzando le esperienze vissute.
La simultaneità dell'avvento dell'agricoltura sul pianeta proverebbe questa teoria. Inoltre, testimoniano a favore di queste univoche realtà tramandate da millenni, anche alcuni reperti, strutture e manufatti in cui si possono trovare somiglianze di stili, di metodi lavorativi, di monumenti e tradizioni, in molti siti disseminati su tutto il globo. Alcune leggende, ricordano, anche sotto nomi diversi, la figura di Noè con la sua arca, come salvatore dell'umanità dal castigo divino.
Molti punti non chiari esistono ancora nella storia dell'umanità, interrogativi che non hanno avuto ancora una risposta, manufatti che risalgono alla preistoria o monumenti che non ci hanno ancora svelato le loro tecniche di costruzione. Chi insegnò ai peruviani a costruire mura gigantesche come quelle di Cuzco, Machu Picchu oSacsayhuamán, se non disponevano di attrezzi di metallo? Con quali mezzi trasportarono, innalzarono e fecero combaciare alla perfezione questi massi mastodontici?
A Tiahuanaco, in Bolivia, nei pressi del Lago Titicaca, a 3850 metri di altezza, si trovano i resti di un'antica civiltà. La porta del Sole della città, scolpita da un unico grande blocco di roccia pesante 18 tonnellate, è uno dei monumenti più importanti delle civiltà precolombiane. Non meno importante della porta del Sole è il Grande Idolo, un blocco di arenaria rossa alto 8 metri, che come altri colossi ricoperti di simboli, rivela una buona conoscenza astronomica della sfericità della Terra.
A Tiahuanaco è stato trovato un calendario con le posizioni della Luna di ogni giorno, tenendo conto della posizione della Terra Come hanno potuto gli abitanti di questa città, raggiungere una così ampia conoscenza scientifica? Ovunque si volga lo sguardo sui grandi monumenti del passato, non troviamo una risposta adeguata su come fu possibile realizzare opere che hanno sfidato il tempo per millenni.
In tutto il mondo, dal Messico alla Colombia, dal Perù al Cile, dall'Africa al Nord Europa, si ergono opere maestose. Non sappiamo spiegare come siano stata fatte, sia per la loro mole, sia per la complessità delle strutture. Molte di quelle colossali costruzioni, distanti fra loro anche migliaia di chilometri, hanno tra loro una certa attinenza strutturale, ideologica e scientifica.
Lo scrittore Peter Kolosimo, fece una sorprendente comparazione tra la Piramide del Sole messicana e la Grande Piramide di Cheope egizia: la base del monumento messicano ha la stesse misure di quelle di Cheope, 225 metri per 220 e l'altezza di 73 metri, corrisponde alla metà di quest'ultima. Tutto ciò, alimenta l'idea di strette relazioni tra la civiltà americana e quella egizia, concedendo la possibilità di ipotizzare che entrambi le culture discendano da una cultura superiore precedente.
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