Di Noam Chomsky
e Jose Maria Leon
23 agosto 2012
L’intellettuale statunitense Noam Chomsky non scarta la possibilità che il Regno Unito potrebbe arrischiarsi a entrare nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra per catturare il giornalista e fondatore di Wikileaks, Julian Assange.
In un ‘intervista concessa a Jose Maria Léon, del sito www.gkilcity.com, Chomsky espone la sua posizione sul ruolo dello stato riguardo al modo in cui tratta i mezzi di informazione e sulla probabile intenzione dell’Inghilterra di logorare Assange, in modo che egli – stanco e annoiato di stare in una modesta stanza – sarebbe costretto a lasciare la sede diplomatica.
Qui riportiamo una parte dell’intervista pubblicata sul sito già citato. Il documento completo si trova a questo indirizzo: http://bit/ly/OidZJ1.
Oggi il governo degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che questa faccenda è un problema tra i Britannici, gli Ecuadoriani, e gli Svedesi. Trova onesto questo argomento? Agli Stati Uniti realmente non interessa la lealtà di Julian Assange?
Questa affermazione, non può proprio essere presa sul serio. L’ombra che incombe su tutta questa faccenda è la previsione che la Svezia manderebbe rapidamente Assange negli Stati Uniti, dove le probabilità che riceva un processo giusto sono praticamente nulle. Tutto questo è evidente dal trattamento brutale e illegale subito da Bradley Manning e dall’isterismo generale del governo e dei mezzi di informazione riguardo ad Assange. A parte questi fatti, secondo coloro che credono che i cittadini hanno il diritto di sapere che cosa programma e fa il loro governo – cioè secondo coloro che hanno un affetto tenace per la democrazia, Assange non dovrebbe affrontare un processo, ma gli si dovrebbe piuttosto offrire una medaglia d’onore.
In un intervista con Amy Goodman, di Democracy Now!, Lei ha affermato che il principale motivo dei segreti dei governi è di proteggere i governi dal loro popolo. Per la prima volta nella storia, il mondo ha visto i reali colori della diplomazia.
Chiunque esamini documenti declassificati (documenti che non sono più classificati come segreti e che disponibili per consultazione, n.d.t.), si rende subito conto che la segretezza del governo è in gran parte uno sforzo per proteggere coloro che definiscono le politiche, dal controllo dei cittadini, non per proteggere il paese dai nemici. Indubbiamente la segretezza talvolta ha delle giustificazioni, ma è raro che accada, e nel caso delle rivelazioni di Wikileaks, non ne ho visto neanche un esempio.
Questa, tuttavia, è assolutamente la prima volta che “i veri colori della diplomazia” sono stati rivelati da documenti pubblicati. Il caso dei Pentagon Papers* è famoso. La verità della faccenda è che è costante. I resoconti rivelati perfino in documenti ufficialmente declassificati sono spesso molto sconvolgenti, ma sono raramente noti al grande pubblico, o anche alla maggior parte degli eruditi.
Sull’argomento specifico dell’asilo offerto dall’Ecuador ad Assange, si è sostenuto che il governo ecuadoriano ha mostrato ambiguità verso la libertà di stampa: da una parte continuano ad avere un costante confronto retorico (che è stato portato in tribunale, come è successo per la causa contro il giornale El Universo e i giornalisti [ecuadoriani] Juan Carlos Calderón e Christian Zurita, autori del libro Big Brother) e dall’altra danno asilo a Julian Assange. Anche lei veda una contraddizione in questo? Oppure ne dà una diversa interpretazione?
Personalmente, penso che soltanto in circostanze estreme il potere dello stato dovrebbe essere usato per ridurre la libertà di stampa, indipendentemente da quanto possa essere vergognosa e corrotta la condotta dei mezzi di informazione. E indubbiamente ci sono abusi molto gravi – per esempio quando le leggi della Gran Bretagna sulla diffamazione sono state usate da un’importante azienda editoriale di mezzi di informazione per distruggere un piccolo giornale dissidente che aveva pubblicato una critica a una delle loro storie; è stato uno scandalo internazionale, accaduto pochi anni fa, senza destare quasi nessuna reazione critica. Il caso dell’Ecuador deve essere esaminato nei suoi meriti propri, ma qualunque sarà la conclusione, non avrà alcuna rilevanza per la concessione dell’asilo ad Assange, proprio come la vergognosa soppressione della libertà di stampa in Gran Bretagna che ho appena citato, non avrebbe alcuna rilevanza a proposito della concessione da parte della Gran Bretagna del diritto di asilo a qualcuno che giustamente temeva di essere perseguitato. Nessuno sosterrebbe mai il contrario, nel caso si trattasse di un potente stato occidentale.
E, dato che parliamo di ambiguità, si usano due pesi e due misure nell’applicazione della legge da parte dei Britannici, dall’epoca del caso di Pinochet a cui l’estradizione richiesta (dal giudice) Baltazar Garzón è stata negata?
La misura che vale ora è la subordinazione agli interessi del potere. C’è raramente una deviazione da questa regola.
Quale è, secondo lei, il futuro immediato del caso Assange? La polizia britannica assalterà l’ambasciata dell’Ecuador, Assange potrà lasciare il Regno Unito e, in seguito, rimarrà in pericolo anche se riuscirà ad arrivare in Ecuador?
Non c’è praticamente alcuna possibilità che Assange lasci il Regno Unito o l’ambasciata. Dubiterei che la Gran Bretagna possa fare irruzione nell’ambasciata, una violazione radicale della legge internazionale, ma non si può escludere. Vale la pena, per esempio, ricordare l’assalto all’ambasciata del Vaticano fatto dalle forze statunitensi dopo che avevano invaso Panama, nel 1989. Le grandi potenze di solito si considerano immuni alla legge internazionale e le classi colte di solito proteggono questa posizione. La mia ipotesi è che la Gran Bretagna aspetterà fino a quando Assange non potrà più sopportare di essere confinato in una stanzetta dell’ambasciata che in realtà è un appartamento di proporzioni modeste.
Per parlare di un aspetto più ampio, e per finire questa intervista, Slavoj Zizek ha detto che non stiamo distruggendo il capitalismo, ma soltanto assistendo a come il sistema si sta auto distruggendo. I movimenti Occupy, la crisi finanziaria in Europa e negli Stati Uniti, l’ascesa dell’America Latina e di altre regioni che una volta erano ai margini e il caso Wikileaks sono segni della fine del sistema capitalista che si sta sbriciolando?
Lungi da questo. La crisi finanziaria europea si potrebbe risolvere ma viene usata come leva per indebolire il contratto sociale europeo; è fondamentalmente un caso di guerra di classe. Il rendiconto della Federal Reserve degli Stati Uniti (la Banca centrale) è migliore di quello della sua controparte europea, ma è ancora troppo limitato e ci sarebbero anche altre misure possibili per alleviare la grave crisi negli Stati Uniti, una crisi di disoccupazione, principalmente. Per tutta la popolazione la disoccupazione è la preoccupazione più grande, ma le istituzioni finanziarie, che hanno una posizione dominante nell’economia e nel sistema politico, sono più interessate a ridurre il deficit, e le loro preoccupazioni prevalgono sul resto. In generale, c’è un enorme differenza tra la volontà pubblica e la politica. Questo è soltanto un caso. L’ascesa dell’America Latina è un fenomeno di importanza storica ma certo non basta a scuotere il sistema capitalista statale. E mentre Wikileaks e i movimenti Occupy sono un fastidio per i potenti e una manna per la gente – non sono certo una minaccia per i sistemi di potere in carica.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pentagon_Papers
Noam Chomsky, nato negli Stati Uniti, – linguista e filosofo – è una delle principali figure del ventesimo secolo, grazie alle sue opere di linguistica teorica e di scienza cognitiva. E’ anche famoso per il suo attivismo politico, caratterizzato da un atteggiamento critico severo verso il *capitalismo contemporaneo e la politica estera degli Stati Uniti.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/a-possible-assault-on-the-ecuadorian-embassy-in-london-should-not-be-discarded-by-noam-chomsky
Traduzione di Maria Chiara Starace
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