Karl Pribram: il modello olografico del cervello

Pur supportato da notevoli prove sperimentali, il modello olografico di Pribram rimane molto controverso. Da una parte esistono parecchie teorie diffuse ed accettate sul funzionamento del cervello, e ci sono prove sperimentali che le confermano tutte. Ci sono ricercatori per cui la natura distribuita della memoria si puo’ spiegare con il flusso di sostanze chimiche nel cervello. Secondo altri, sono i flussi elettrici tra vasti gruppi di neuroni a spiegare a spiegare memoria ed apprendimento. Ogni scuola di pensiero ha dei sostenitori convinti, ed e’ probabilmente corretto dire che tutt’ora la maggior parte degli scienziati non e’ convinta della visione olografica di Pribram.

Ad esempio, il neurofisiologo Frank Wood della Scuola di Medicina Bowman Gray a Winston-Salem in Carolina del Nord ritiene che “ci sono poche scoperte sperimentali per cui l’olografia e’ la spiegazione necessaria, o anche solo quella preferibile”. Pribram e’ perplesso da simili affermazioni, e risponde notando che ha documentazione per oltre 500 riferimenti sperimentali.

Altri ricercatori sono d’accordo con Pribram. Il dottor Larry Dossey, ex capo dello staff all’Ospedale della citta’ di Dallas, ammette che la teoria di Pribram e’ una sfida seria a molte convinzioni di lunga data sul funzionamento del cervello, ma sottolinea che “sono molti gli specialisti in materia attratti da questa visione, se non altro per l’evidente inadeguatezza degli attuali punti di vista ortodossi”.

Il neurologo Richard Restak, autore della serie televisiva The Brain, condivide l’opinione di Dossey. Osserva che nonostante l’enormita’ di prove sperimentali che confermano la dispersione nel cervello delle abilita’ umane, la maggior parte dei ricercatori continua ad aggrapparsi all’idea che ogni singola funzione possa essere localizzata allo stesso modo con cui le citta’ possono essere localizzate su una mappa. Restak ritiene che le teorie basate su questa premessa siano non solo semplificazioni eccessive, ma funzionano da vere e proprie camicie di forza concettuali, che evitano di scontrarsi con l’autentica complessita’ del cervello. Crede che “non solo l’ologramma e’ possibile, ma attualmente rappresenta il miglior modello possibile per la descrizione del funzionamento del cervello”.

Pribram incontra David Bohm

Fin dagli anni ’70 Pribram aveva sufficienti prove sperimentali da convincersi che la sua teoria era corretta; inoltre, aveva anche evidenze sperimentali che singoli neuroni nella corteccia rispondono in modo selettivo a specifiche bande di frequenza, il che confermava ulteriormente le sue conclusioni.

La domanda che inzio’ a tormentarlo era… se l’immagine della realta’ che abbiamo nel cervello non e’ affatto un’immagine ma un ologramma… si tratta dell’ologramma di che cosa?

Pribram si rese conto che, se il modello olografico del cervello e’ da prendersi sul serio, la conclusione logica e’ che la realta’ oggettiva attorno a noi – gli oggetti che ci circondano, i paesaggi, le persone – potrebbero persino non esistere, o perlomeno esistere non nel modo in cui crediamo che esistano.

Si comincio’ a chiedere se non fosse possibile cio’ che da sempre i mistici sostenevano, cioe’ che la realta’ e’ maya, illusione, e cio’ che “c’e’ la’ fuori” e’ solo una sinfonia di forme d’onda in risonanza, un “dominio di frequenze” trasformato nel mondo che conosciamo solo dopo essere passato dal filtro dei nostri sensi.

Pribram comprendeva che la soluzione a questo genere di domande sta al di fuori del suo settore di competenza, cosi’ si rivolse per consiglio a suo figlio, un fisico, il quale gli raccomando’ di leggere il lavoro del fisico quantistico David Bohm. Pribram fu elettrizzato. Non solo aveva trovato la risposta alle sue domande, ma anche scoperto che, secondo Bohm, l’intero Universo e’ un ologramma.


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