Il meteo tsunami – o tsunami meteorologico – è per definizione un’onda simile a quella dello tsunami classico, ma di origine meteorologica e che si propaga in acqua con le stesse modalità del primo. La dinamica lungo la costa è la stessa e, per chi lo osservasse dalla spiaggia, il meteo tsunami avrebbe lo stesso aspetto dello tsunami. L’unica differenza è la fonte, costituita generalmente da una forte differenza pressoriache, lungo la costa, è amplificata da specifici meccanismi di risonanza.
Il fenomeno che si genera, detto anche tsunami like, è molto simile a quello avvenuto qualche giorno fa lungo le coste del Tirreno, e che ha fatto ripensare al meteo tsunami dell’Adriatico del 1978.
l 12 luglio scorso, dalla Calabria al Lazio, il mare si è ritratto verso l’interno, quasi come se volesse asciugarsi. Lo strano fenomeno è durato quasi due ore, durante le quali l’acqua si è ritirata anche di 5 metri, fino ad abbassare il livello del mare di oltre i cinquanta centimetri. Dall’INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – si sono premurati di tranquillizzare in merito ad un’eventuale eruzione vulcanica. Se ci fosse stata una frana sottomarina, secondo quanto ha dichiarato l’esperto Salvatore Barba al Corriere della Sera, sarebbe stata avvertita dalle persone o anche solo dagli strumenti, pur nel caso di un terremoto silenzioso. La conclusione alla quale si è giunti – pur senza averne prove certe – è che possa essersi trattato di un meteo tsunami, forse generato da una perturbazione atmosferica di origine nord africana. Resta però, pur sempre un’ipotesi.
La curiosità dell’accaduto trova spazio nel fatto che la zona interessata nei giorni scorsi è un tratto molto lungo della costa, generalmente non colpito da fenomeni di questo tipo. Cosa che, diversamente, accade di frequente nel canale di Sicilia, dove il cosiddetto marrobbio è associato a particolari condizioni meteorologiche e climatiche. Il fenomeno, conosciuto anche in altre zone, è associato a nomi locali:Rissaga in Spagna, Milghuba a Malta, Abiki in Giappone. Pur essendo noto anche negli oceani, l’impatto sulle regioni costiere è più pronunciato nei bacini dove c’è bassa marea e le infrastrutture non sono adeguate ad affrontare quelle variazioni rapide del livello del mare associate alle correnti oceaniche improvvise.
L’Italia non è estranea a questi eventi, anche di forte intensità, pur se molto rari. I più famosi restano sempre i tre tsunami del 1900, uno dei quali in coincidenza con il terremoto di Messina, il 28 dicembre 1908, una sorta di tsunami “di scirocco” che colpì la costa siciliana e quella calabrese, mietendo vittime in aggiunta a quelle del sisma. In alcune zone, il mare si ritirò anche per una decina di metri, per poi rientrare con violenza. L’altezza delle onde in alcuni punti arrivò anche a 9 metri, soprattutto nelle adiacenze del porto. In questo caso, come nel caso del 30 ottobre 1930 a Senigallia, del 15 gennaio 1940 a Palermo e del 18 aprile 1968 in Liguria, si trattò in prevalenza di veri e propri tsunami successivi a terremoti. In qualche modo, dunque, spiegabili.
Quello che suscitò maggiori sospetti, e all’apparenza di natura simile a quello del 12 luglio, fu invece il meteo tsunami del 1978, passato alla storia come il mistero di Vela Luka. La zona interessata, l’Adriatico centro-meridionale, era circoscritta dal lato italiano tra Giulianova e Bari, dal lato slavo dall’attuale Croazia e Montenegro, con l’isola di Korkula e la città di Vela Luka. Nessun terremoto registrato e nessuna apparente condizione meteorologica che lasciassero presagire l’evento. Solo un rombo enorme, seguito da onde alte diversi metri che colpirono la popolazione all’alba del 21 giugno. Dopo il rientro del mare, passate alcune ore, una nuova ondata invase con prepotenza Vela Luka, i cui abitanti erano stati già avvisati dopo il primo muro d’acqua. A Dubrovink e Spalato l’ondata fu di intensità minore, ma il rimbalzo fu avvertito sulle coste pugliesi, qualche ora più tardi, con modalità simili, anche se meno intense. Sempre in Croazia, anche se di minore intensità, l’ultimo di questi eventi si registrò il 15 agosto 2008, presso Mali Lošinj, nell’Adriatico del nord.
Sotto il fronte vulcani, invece, già lo scorso anno, il sorvegliato speciale Marsili – in letargo sotto il Tirreno – aveva fatto parlare di sé in più di un’occasione. E proprio di recente alcuni studiosi si sono concentrati su un eventuale risveglio del Vesuvio. Sapremmo davvero difenderci di fronte ad una catastrofe dalle dimensioni immani? Tali fenomeni, affascinanti dal punto di vista della loro dinamica geologica, inducono a riflettere sulla piccolezza dell’uomo di fronte alla potenza delle catastrofi naturali. Soprattutto, però, dovrebbero porci dei dubbi sul fatto che, nonostante la vasta casistica cronologica di cui troviamo ampio riscontro storico nella penisola, la popolazione non venga mai adeguatamente preparata ad affrontarle.
2 commenti:
Fantastico. E pensare che abito sul mare e non mi sono accorto di nulla. Grazie per l'informazione, preziosaanche se un po' tardiva
magari sono piccoli meteoriti che colpendo il mare e creano un onda anomala...
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