Nascere da schiavi



Non è la mafia ad essersi impadronita del sistema, è il sistema stesso che è intrinsecamente mafioso. Anzi, più che mafioso, schiavista.

Siamo ormai giunti a comprendere chiaramente che la mentalità e i comportamenti della mafia non sono limitati al giro della criminalità organizzata, ma vanno ben oltre questo ambito, caratterizzando gruppi e istituzioni che consideriamo generalmente operanti all’interno della legalità. L’articolo di Enrico Giardino, con il suo consueto acume, analizza il problema portandolo alla sua evidente conclusione: oltre alla mafia delinquenziale e locale, la realtà mafiosa è attiva e in qualche modo controlla anche i livelli superiori dell’imprenditoria e della finanza, fino a condizionare i livelli istituzionali nazionali e sovranazionali.

Posta in questo modo la questione, la mafia globale appare come il risultato di una dinamica di infiltrazione per cui dalla sfera dell’illeceità esplicita si sia generato un fenomeno di espansione che ha corrotto anche quella lecita. Se fosse così possiamo ancora appellarci a norme e organi istituzionali ancorati ad un protocollo di giustizia legale capace di bloccare e redimere la diffusione del cancro mafioso. Sebbene infatti abbiamo superato ampiamente il limite dell’immaginabile riguardo l’estensione del fenomeno, restiamo pur sempre all’interno del senso comune che postula la possibilità di una presa di posizione ufficiale a favore di una radicale purga globale in grado di ripulire il sistema e riportarlo all’equilibrio.

Per fare un esempio, le recenti voci ufficiose di un arresto di massa della cabala oscura dei vertici della piramide del controllo sociale, rientrano in questa prospettiva, dal momento che, pur trattandosi di un’operazione di portata globale, la validità di fondo della struttura di potere ne risulterebbe confermata. Sarebbe come dire che la parte buona del sistema si occupa di ripulire quella cattiva. Purtroppo dobbiamo ammettere che non è così, perché è il sistema stesso ad essere strutturato in maniera tale da generare automaticamente controllo sociale, privilegio dei pochi e ingiustizia diffusa.

Dobbiamo invece compiere un salto ulteriore nell’analisi. Un salto che implica però il coraggio di rendersi conto che l’attuale struttura del potere non è emendabile, quindi è impossibile ritornare ad un equilibrio accettabile. Deve essere ridisegnata dalle fondamenta. Occorre allora un salto di coscienza globale, o se preferite, un cambiamento radicale di paradigma che possa generare una civiltà completamente differente da quella che la preceduta e fondata sul rispetto della sovranità personale di ogni essere umano.

Ciò che stiamo constatando in questo inizio di millennio è solo la naturale e ovvia conseguenza di un sistema giuridico che nasce da un concetto di diritto che fa riferimento ad accordi conclusi tra potenti famiglie e indirizzati fin dalle origini al controllo sociale delle masse. Tutto il nostro sistema giuridico si basa ancora sul diritto canonico vaticanense che deriva a sua volta dal diritto romano. Caratteristica del diritto romano era il suo estremo formalismo, attraverso il quale, a partire dalla sua originaria amministrazione, avvalorava una gestione a beneficio esclusivo delle classi privilegiate.

Poiché siamo giunti alla parabola finale del progetto di controllo, che ha raggiunto ormai i confini stessi del pianeta, oggi il sistema si sta rivelando per ciò che è sempre stato, portando alla luce ciò che si era potuto nascondere fino a ieri. In pratica i personaggi che hanno gestito e gestiscono il sistema giudiziario, sono gli stessi che ci hanno fornito quello stesso sistema giudiziario e che hanno fornito il sistema economico, il sistema religioso, il sistema educativo e così via. L’intera sovrastruttura della civiltà occidentale è stata creata da coloro che ne hanno sempre abusato e continuano senza ritegno ad abusarne oggi, utilizzando i metodi che hanno sempre utilizzato e che sono basati sulla manipolazione e sullo sfruttamento dell’ignoranza dei popoli. Ma sono stati gli stessi popoli che hanno, non solo subito, ma anche avvallato il sistema accettandone inconsapevolmente le regole.

Grazie alla spinta iniziale di studi compiuti da ricercatori come Jordan Maxwell e i suoi epigoni, oggi siamo arrivati al punto di dover digerire questa amara realtà. Siamo sempre stati presi in giro col nostro tacito consenso e non abbiamo mai fatto caso alle tracce che certi simboli e l’etimologia stessa delle parole lasciavano sul terreno. Maxwell fa questo esempio: il tribunale è chiamato corte, ed è come trovarsi in un campo di tennis in cui la dinamica del gioco è basata sul rimbalzo della palla cha va da una parte all’altra, con la presenza di una supervisione impersonata dall’arbitro. L’arbitro è il giudice che controlla il rimbalzo delle tesi dall’accusa e la difesa. Alla fine decreta il vincitore. Il termine inglese che denota il campo dove si gioca il tennis guarda caso è proprio Court e per giocare si usa la racchetta, che in inglese si dice Racket. Ma racket è anche il termine che indica un’organizzazione criminale. A questo punto ci chiediamo: non è che il sistema stesso sia tutto un racket? Può essere una coincidenza, ma sufficiente per dare credito al sospetto che le ricerche di Maxwell sui simboli nascosti del potere trovino delle corrispondenze inquietanti negli effetti finali che l’intero edificio giuridico delle diverse nazioni ha sulla vita delle persone, fino a considerare valida la tesi che la schiavitù sia ancora presente e operante nell’attuale sistema.

La schiavitù è quel sistema sociale ed economico basato sull’imposizione del diritto di proprietà, non su di un bene ma si di una persona, la quale è considerata a tutti gli effetti un oggetto facente parte del patrimonio del suo padrone. Nel passato gli schiavi conoscevano bene lo status della propria persona e ciò consentiva loro di aspirare ad un’eventuale liberazione. Oggi invece lo stato di schiavitù può nascondersi tra le pieghe di un ordinamento giuridico complesso, diversificato e estremamente capzioso che dona l’illusione della libertà quando in sostanza convalida il suo opposto, lo schiavismo implicito generale. Non stiamo parlando dunque di casi eccezionali, come i bambini o gli immigrati sfruttati, ma della regola formale che coinvolge tutti i cittadini di uno stato, che volontariamente anche se in maniera non conspevole, si sottomettono a questa condizione.

In pratica la questione basilare è quella dell’annullamento della sovranità della persona che, attraverso procedure ingannevoli, viene drasticamente limitata nel momento stesso in cui si entra a far parte del contesto sociale. Quando nasciamo la libertà sovrana, che secondo il diritto naturale qualifica ogni individuo su questo pianeta, ci verrebbe sottratta già con la firma che i genitori appongono per ottenere il certificato di nascita del loro bambino. Quel certificato non consiste in una semplice registrazione dell’evento della nascita, ma nella sottoscrizione di un contratto che consente allo Stato la costituzione di una personalità giuridica, attraverso l’imposizione di un nome commerciale del nuovo nato. A quel punto vengono a crearsi due entità differenti, una del soggetto in carne ed ossa, con piena sovranità e libertà, l’altra fittizia che ha valore giuridico ed è quindi limitata all’interno delle regole del sistema. Il nome commerciale del bambino sarà ciò che gli consentirà quando sarà maggiorenne di entrare ufficialmente nella società per avere rapporti con le altre personalità giuridiche. Senza quel nome non potrà fare niente.

Perché c’è bisogno di disporre di una personalità giuridica per interagire con le altre personalità giuridiche? E presto detto: un soggetto sovrano ha pieni poteri su stesso ed è responsabile al 100% delle proprie azioni. Una personalità giuridica non ha pieni poteri e quindi ha una responsabilità limitata all’interno del contesto giuridico. Quindi per stabilire un qualsiasi contratto c’è bisogno che tutti siano limitati allo stesso modo. Una personalità giuridica non può condurre affari con una personalità sovrana secondo il diritto naturale perché non condividono le stesse responsabilità. E’ ciò che approfondisce Victor Varjabedian in questa conferenza parlando delle origini della schiavitù moderna.

Se ci facciamo caso il nostro nome ufficiale è scritto sempre a lettere maiuscole, mai in minuscole. Possiamo verificarlo in tutti i documenti che abbiamo, c’è sempre il nostro nome in lettere maiuscole. Questo riflette ciò che il diritto romano definisce come capitis deminutio maxima, ovvero una diminuizione radicale dei diritti dal precedente status della persona. Il concetto è lo stesso che si applica quando in tribunale la prima cosa che ci viene chiesta è il nostro nome. Nel momento in cui accettiamo di essere identificati con quel nome e cognome, limitiamo i diritti sovrani dovuti al nostro essere in carne ed ossa ed entriamo nel contesto delle limitazioni dovute alla nostra personalità giuridica. In questo caso teoricamente il giudice non può procedere con l’udienza.

Nella pratica non è così semplice, perché occorre comprendere bene qual’è l’effettiva architettura che regge il sistema giuridico e comportarsi di conseguenza. E’ ciò che sta facendo il gruppo di attivisti guidato fra le altre dalle tesi di Frank O’Collins, che ha studiato in profondità quale sia la reale dinamica che interviene durante le udienze in tribunale. Egli arriva a concludere che secondo le leggi vigenti in realtà noi non siamo neanche considerati schiavi, ma semplice merce da gestire con le norme scritte dalle leggi vigenti in materia di commercio internazionale (UCC – Uniform Commercial Code). In tal senso la prigione non ha niente a che vedere con il tentativo di rieducare i condannati, cosa di cui ce ne eravamo ormai resi conto, ma semplici luoghi di stoccaggio, in cui si immagazzina per periodi più o meno lunghi la merce in attesa di sdoganamento.

In questo video si dà una dimostrazione reale di come l’intero sistema giudiziario sia basato sul concetto di Cestui Que Vie, ovvero il Trust giuridico alla base della nostra ‘schiavitù, la nostra dipendenza dal sistema. Si tratta di un artificio del tutto ecclesiastico che nasce dalla stesura di tre Bolle Papali con cui il papato fin dal 1300 ha dichiarato e dichiara tutt’ora di possedere l’intero pianeta Terra insieme a tutte le anime che lo abitano. Probabilmente già da questo periodo possiamo rintracciare i prodromi espliciti di quel che poi diventerà l’ideologia del Nuovo Ordine Mondiale. Ricordiamoci che la Chiesa Cattolica ha ereditato la vocazione imperiale dei Romani e ha costruito il suo impero partendo dal loro edificio giuridico, fino a diventare oggi la massima espressione di un monopolio finanziario estremamente differenziato tanto da essere completamente occultato.

Sono temi assolutamente da approfondire. Santos Bonacci da anni sta lavorando nell’identificare esattamente quali sono le chiavi con cui il Sistema ha elaborato la sua rete schiavista nel corso di duemila anni di storia. Con una sua illuminante conferenza cerca di spiegarci come a questo punto dobbiamo assoluatmente risvegliarci per rivendicare la nostra sovranità sottratta ed uscire dal Sistema spezzando le catene delle leggi giuridiche che hanno da sempre imprigionato gli uomini.


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