Bologna - Il 30 giugno 1908, una colossale esplosione e' avvenuta nelle regioni remote della Siberia, vicino al fiume Tunguska. L'onda d'urto e' stata cosi' forte da abbattere tutti gli alberi nel raggio di migliaia di chilometri. Non e' mai stato confermato cosa abbia causato l'esplosione, ma molti scienziati ritengono che sia stata dovuta a un meteorite o una cometa. Ora un gruppo di ricercatori italiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche sostiene di aver trovato il cratere d'impatto sul fondo del lago Cheko, e che nel luogo e' presente tra i sedimenti una massa densa che potrebbe essere il meteorite. Per anni, la zona di Tunguska e' stata analizzata da numerosi team di scienziati, e molti sono d'accordo nel ritenere che il lago Cheko sia un buon candidato per essere il luogo d'impatto del meteorite, ma finora non e' stata trovata traccia di roccie spaziali e molte teorie sostengono che il corpo celeste si sia vaporizzato all'impatto.
Ora, i ricercatori del'Istituto di Scienze Marine CNR di Bologna, assieme a ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia hanno pubblicato un nuovo studio sulla rivista Geochemistry, Geophysics, Geosystems. Tramite misurazioni sismiche e scansioni magnetiche della zona effettuate nel 1999 e nel 2009, i ricercatori hanno individuato al centro del lago una massa piu' densa dei sedimenti circostanti. Un'anomalia che ha portato gli scienziati a ritenere che si possa trattare del meteorite, ancora sepolto, e che lago Cheko e' effettivamente il luogo d'impatto. Inoltre, le analisi hanno rivelato che i sedimenti del lago si siano accumulati a partire da circa un secolo fa, momento in cui l'evento di Tunguska si e' verificato.
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