Terremoti: aspettando il Big One!

Terremoti in Messico ed in Malesia, nuovi pericoli di tsunami. E intanto in Giappone la terra continua a tremare con scosse di “assestamento” del sesto grado della scala Richter ed oltre.
Tutti pensiamo subito al “Big One” scientificamente previsto da tempo ed abbiamo paura. Oppure cerchiamo di ragionare con la nostra testa e leghiamo questi avvenimenti alla tremendamente annunciata “Fine del Mondo”, che dovrebbe avvenire proprio quest’anno, il 2012, collegandola alla fine del ciclo “b’ak’tun” del calendario Maya.
Le profezie su questo evento aumentano di giorno in giorno, già sembra certa anche la data esatta: il 21 dicembre 2012. Manca solo l’orario! Si parla della possibilità che un asteroide di grandi proporzioni colpisca la Terra, o di un possibile evento meteorologico eccezionale come una alluvione gigantesca, simile a quanto è avvenuto tra 10.000 e 13.000 anni avanti Cristo, noto come “Diluvio Universale” (per maggiori informazioni vedi il libro: Alfio Giuffrida e Girolamo Sansosti: “Manuale di Meteorologia” edizioni Gremese, Roma, 2006).
Altri parlano di una possibile guerra nucleare ed in tal senso le tensioni internazionali tra Islamismo e mondo occidentale ci fanno preoccupare, oppure di una fine del mondo nel senso spirituale, vista come rinascita ad una nuova vita. Tuttavia nessuna profezia si riferisce a terremoti! Forse perché queste manifestazioni , per quanto potenti esse siano, sono localizzate in una regione della Terra, la quale, anche se vasta, non può mai essere tale da poter dare all’evento il carattere di “universale”.
E allora che cosa è il “Big One” di cui abbiamo tanta paura?
La crosta terrestre, pur se costituita da rocce molto dure, è formata dall’unione di numerose “zolle”, ognuna vasta quanto un continente, separate tra loro e con la possibilità di scorrere lentamente le une verso le altre. Ciò a causa delle enormi quantità di energia generate dalla forza centrifuga, dovuta al movimento di rotazione della Terra stessa ed alle reazioni chimiche che avvengono nel nucleo terrestre, che si trova in uno stato fluido a causa della sua altissima temperature, dell’ordine di qualche migliaio di gradi. Le zone che separano una zolla dall’altra, sono soggette a delle “faglie”, ossia delle linee di frattura in cui le due zolle adiacenti scorrono orizzontalmente o tendono a sovrapporsi una sull’altra.
La più nota tra queste faglie è quella detta di “Sant’Andrea”, che si estende per oltre 1300 km attraverso la California, tra la placca nordamericana e la placca pacifica. Essa è famosa per i devastanti terremoti che si sono verificati nelle sue immediate vicinanze. Ne sono esempi recenti il terremoto di Fort Tejon (poco a nord di Los Angeles) nel 1857, di magnitudo 8, e il terremoto di San Francisco, nel 1906, di magnitudo 8,3.
La faglia fu individuata per la prima volta nel 1895 da Andrew Lawson, professore di Geologia dell’Università di Berkeley, che la chiamò così perché partiva da un piccolo lago, la Laguna de San Andreas, situato su una valle formata proprio dalla faglia a sud di San Francisco. Dopo il terremoto di San Francisco, Lawson scoprì anche che la faglia di Sant’Andrea è tesa in particolare nella California meridionale.
The Big One (“quello grosso”, come viene chiamato negli Usa) è il nome dato ad un possibile futuro terremoto che potrebbe essere uno dei più potenti mai verificatisi negli Stati Uniti, superiore al settimo grado della Scala Richter.
Questo terremoto potrebbe scatenarsi come conseguenza dell’elevato accumulo di energia nella faglia e determinerebbe il distacco dalla terraferma di una enorme striscia di territorio che inizia con la penisola di California, continua sul “Salton Sea”, passa a ridosso della vasta area metropolitana di Los Angeles, attraversa la cittadina di Parkfield, che è uno dei luoghi più monitorati per lo studio dei terremoti e si conclude nella baia di San Francisco. Nella evenienza in cui si verificasse questo terremoto, entrambi queste due metropoli sarebbero messe in forte pericolo dal Big One.
Alcuni studi realizzati nel 2005 affermano che le probabilità che il Big One colpisca la California entro 30 anni a partire dalla data dello studio sono molto alte.

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