Finora si riteneva che i misteriosi “solemoti” fossero causati solo dai brillamenti solari. Una nuova teoria ipotizzerebbe altre cause.
Una nuova scoperta rivelerebbe che potenti eventi sismici sulla superficie del Sole possono essere legati a enormi espulsioni di particelle cariche nell’atmosfera solare.
Gli scienziati hanno sempre associato i terremoti solari, o “solemoti” ai brillamenti solari, eruzioni che possono espellere nello spazio flussi di raggi-X, luce ultravoletta e materia.
Il 15 febbraio del 2011 i ricercatori hanno osservato due eventi sismici e un brillamento solare più o meno alla stessa ora, ma il brillamento non era abbastanza caldo da generare onde sismiche.
“Si ritiene che il calore e le radiazioni emesse dai brillamenti solari emettano un’onda di pressione sulla superficie, come il tuono generato da un lampo. Ma questo evento del 15 febbraio non era così”, dice Sergei Zharkov astrofisico all’University College di Londra.
A quanto pare, i “solemoti” di febbraio sarebbero stati generati da un’espulsione di massa coronale, o CME, un’enorme nube di particelle cariche esplosa nell’atmosfera alta del Sole.
“È la prima volta che assistiamo a un evento sismico solare associato a una CME”, dice Zharkov. “È il primo caso che smentisce la teoria dei brillamenti”.
La potenza del “solemoto”
Nel 1972 i ricercatori ipotizzarono per la prima volta l’esistenza dei solemoti, che ricordano i cerchi concentrici creati dal lancio di una pietra in uno stagno.
Solo nel 1998 però un’équipe di ricercatori annunciò per la prima volta un evento sismico sul Sole, scoperto tra i dati del 1996 del Solar and Heliospheric Observatory della NASA. Il “solemoto” di magnitudo 11.3 era avvenuto in seguito a un brillamento solare, ed era 40.000 volte più potente di quello di San Francisco del 1906.
Zharkov e la sua équipe hanno valutato la potenza della serie di eventi sismici del febbraio 2011 come circa 1.000 volte più potenti del terremoto del marzo dello scorso anno in Giappone.
Ma anziché essere scatenati da un brillamento, questi nuovo eventi sismici solari sembrano emanare dai poli del contorto campo magnetico collegato alla superficie solare che sarebbe anche la fonte della CME.
Le nuove osservazioni di Zharkov e colleghi suggeriscono quindi che gli eventi sismici sulla superficie solare possano essere scatenati da diverse altre forze, e non solo dalla pressione generata dai brillamenti solari come si riteneva in precedenza.
“Una delle possibilità è che i getti di particelle delle espulsioni di massa coronale esercitino pressione dall’alto sull’atmosfera solare, generando i solemoti”, dice Zharkov.
Un’altra teoria è che le linee di campo magnetico stratificate emettano onde acustiche che si diffondono nell’atmosfera solare, i cui riverberi dopo l’impatto con la superficie e la subsuperficie solare generino gli eventi sismici.
“A questo punto”, aggiunge Zharkov, “è evidente che non abbiamo ancora compreso le meccaniche dei solemoti. I processi fisici che li generano restano un mistero”.
“Splendidi dati” dal Sole
Per svelare i misteri, Zharkov ha bisogno di vedere altri eventi sismici solari e di raccogliere altri dati.
La buona notizia per lui e per altri ricercatori solari è che il Sole è prossimo al massimo solare del 2013, il picco di un ciclo di circa 11 anni di attività solare.
Inoltre, oggi sono attivi un gran numero di satelliti per l’osservazione dell’attività solare, più efficienti di quelli precedenti.
I “dati più splendidi”, dice Zharkov, vengono dal Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, lanciato nel 2010. Secondo il ricercatore, sarà proprio quella sonda a fornire le vedute migliori degli eventi sismici solari, che sono sempre più comuni.
“Questi solemoti”, spiega Zharkov, “sono un tassello dell’enigma dei brillamenti e delle CME, che hanno l’impatto maggiore sul clima solare”, e che possono danneggiare i satelliti artificiali e causare le aurore.
Il sogno di Zharkov è poter utilizzare i solemoti per “vedere” dentro il Sole, così come i sismologi usano i terremoti per sondare le viscere del nostro pianeta.
“I solemoti attraversano l’interno del Sole e quindi contengono qualche tipo di informazione su quell’interno”, aggiunge lo studioso. “Vorremmo catturare quelle informazioni per capire cosa c’è sotto la superficie del Sole”.
Di Dave Mosher
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