Circa 440 milioni di anni fa la Terra era un luogo pieno di vita. Poi accadde qualcosa che spazzò via quasi l’85% delle specie che abitavano il pianeta, dando origine alla seconda estinzione di massa più grande della storia. Il colpevole sembrerebbe essere un lampo di raggi gamma (gamma-ray burst o GRB) proveniente dalle vicinanze del Sistema solare. A sostenerlo, in un articolo pubblicato in pre peer-review su ArXiv, è Wilfried Domainko del Max Planck Institute for Nuclear Physics di Heidelberg, in Germania.
La teoria di Domainko, in realtà, non è nuova. Nel 2003, un gruppo di ricerca coordinato da Adrian Melott dell’Università del Kansas (Usa) aveva pubblicato uno studio in cui sosteneva la teoria del GRB. Analizzando le caratteristiche dei fossili di trilobiti (artropodi marini) risalenti a circa 440 milioni di anni fa, i ricercatori avevano concluso che a causarne l’estinzione poteva effettivamente essere stato lampo di raggi gamma. Stiamo parlando dell’esplosione più potente dell’Universo, causata da fenomeni come il collasso di una stella massiccia o la fusione di due stelle di neutroni. I GRBs si verificano in tutto il cielo con frequenza quasi giornaliera e possono durare dai pochi millisecondi alla decina di minuti.
Nonostante fosse affascinante, questa teoria fu messa da parte per mancanza di prove sufficientemente convincenti. Domainko la ripropone oggi, giocandosi un asso nella manica che Melott non aveva: il satellite GAIA. Di proprietà dell’ESA, il satellite verrà lanciato nel 2013 per mappare la posizione dei corpi celesti all’interno della nostra galassia.
A Domainko interessa soprattutto la posizione degli ammassi globulari, insieme di stelle che orbitano attorno al centro di una galassia come fossero satelliti. Perché? Per il fatto che gli ammassi globulari sono un luogo privilegiato per la formazione di GRBs. Quindi, risalendo alla loro posizione rispetto al Sistema solare negli ultimi 600 milioni di anni, il ricercatore spera di poter dimostrare che in passato si sono verificate esplosioni di raggi gamma in ammassi globulari sufficientemente vicini alla Terra da poterne influenzare la vita. Il che, tradotto in distanza, corrisponderebbe a meno di circa 3.261 anni luce dal nostro pianeta.
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