Su come sia possibile prevenire i rischi legati ad un terremoto, c’è ancora tanto da studiare. «Fra l’altro i tempi a disposizione, una volta rilevato l’allarme, sono così brevi da rendere impossibile l’evacuazione totale di un centro abitato», spiega la ricercatrice Maria Filomena Loreto dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste. Che però avverte: «L”unica concreta opportunità per scongiurare le catastrofi come quella accaduta a L’Aquila è la perentorietà che gli Enti locali dovrebbero adottare nel disciplinare le costruzioni delle case con sistemi antisismici che, per esempio in una zona a rischio qual è la Calabria, resistano a terremoti con magnitudo non inferiore ad una potenza 7.5».In breve la dott. Loreto, avvalendosi anche dei risultati resi noti dall’Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia) conferma la Calabria come regione ad altissimo rischio sismico, e lo fa sulla base anche dei risultati multidisciplinari conseguiti nel corso della crociera oceanografica organizzata in settembre dall’Istituto triestino per studiare con sistemi di sismica e morfobatimetria il fondale marino antistante la Calabria che ha provocato il terremoto del 1905.«Finora – racconta la ricercatrice – i maggiori studi sulla pericolosità delle faglie sono stati effettuati a terra, questa ricerca sul fondale marino è invece abbastanza innovativa anche per la strumentazione utilizzata: si tratta di acquisire ed analizzare, integrando i dati geofisici, le proprietà fisico/chimiche dell’acqua e la presenza di particolari comunità batteriche in essa contenute per risalire al tipo di gas esistente e stabilire il grado di attività della faglia identificata».«In particolare – annuncia – abbiamo rilevato una importante faglia che controlla per circa 20 km un canale sottomarino che parte dall’Angitola nel golfo di Sant’Eufemia. Il canyon, dalla portata enorme sul piano idrologico rompe il fondo del mare a partire dalla foce del fiume Angitola per estendersi fino alla scarpata esterna da dove continua per diversi chilometri fino a metà strada fra la costa calabrese e l’isola di Stromboli». «Questa faglia – ha dichiarato la ricercatrice – ha un suo movimento che per questo, al di là degli studi che approfondiranno qualità e tempi di possibili prossimi movimenti tellurici, può generare un terremoto molto importante».È stata rilevata, nel corso della crociera, un’altra area telluricamente attiva a sud di Capo Vaticano identificata da molti studiosi come la responsabile del terremoto di un secolo fa, ma l’Istituto di ricerche triestino non ama fare previsioni ad effetto: tutto è da valutare nella sua interezza. «L’unica certezza è che a partire da sotto il promontorio – ha detto la Loreto – è stata individuata una faglia con orientazione e movimento simili alla faglia dell’Angitola, dando spazio ad una serie di interpretazioni preoccupanti».Sul cosa fare come prevenzione, c’è poco da stare allegri se si pensa alle responsabilità delle ditte di costruzione, non sempre in linea con le prescrizioni d’obbligo in zone ad alto rischio sismico qual è la Calabria. Più in generale, almeno per quanto riguarda i palazzi, le responsabilità, quando emergono, sono sempre a disastro avvenuto. Per le strade, i ponti e le ferrovie invece, dove il controllo sull’uso dei materiali impiegati è d’obbligo, non sono mancati i casi in cui è intervenuta preventivamente la magistratura. È successo per tratte dei binari della nuova linea che collega Lamezia con Catanzaro Lido, e sulla Statale 106 nei lotti di rifacimento limitrofi a Roccella e a Palizzi. «Ecco che sensibilizzare l’opinione pubblica sulle ricerche effettuate, sui rischi sismici esistenti in determinate aree è più che doveroso. Ciò che manca è un budget adeguato per approfondire la ricerca – conclude la Loreto – lo Stato dovrebbe aumentare i finanziamenti e altre realtà, quali la Regione, o più regioni insieme, magari una Fondazione, potrebbero contribuire ed aiutare la ricerca ad andare avanti. Per ora, a crociera finita, lavoreremo ai dati acquisiti, mentre sappiamo bene che bisognerebbe potenziare subito gli investimenti per effettuare indagini in questa direzione e con nuove metodologie proprio sulle aree marine, per valutare il grado e la qualità dell’attività tellurica esistente, in zone finora inesplorate».Fonte:http://www.express-news.it/scienza/calabria-sismica-scoperta-enorme-faglia-nel-golfo-di-lamezia/
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