Italia: dove scatenare terremoti


di Gianni Lannes
Un laboratorio a cielo aperto, anzi una colonia dove sperimentare nuove ed insospettabili armi "geofisiche", sicuri di non essere controllati e farla franca. 

L’Italia è notoriamente una delle zone più critiche delMediterraneo, in termini di tettonica attiva e sismicità. Quale luogo migliore per testare fino in fondo alla terra il brevetto a finalità bellica di Bernard J. Eastlundregistrato nel 1987? Per non dire di tutti gli altri. Il requisito è un'ottima copertura al fine di perpetrare un crimine contro l'umanità, per giunta all'insaputa delle vittime italiote plaudenti.



Mai sentito nominare i dispositivi ionosferici Haarp, Pamir, Amisr? Certo, da noi al massimo si arriva a cianciare delle partite di calcio. Scherzi a parte.

Molteplici terremoti storici hanno avuto effetti catastrofici: i terremoti del 1693 in Sicilia orientale, 1783 in Calabria, 1805 a Bojano, 1908 a Messina e 1915 nel Fucino, raggiungendo intensità MCS di XI grado (Magnitudo superiore a 7).  

 
faglie sismiche attive

Quando la crosta terrestre si è raffreddata e poi solidificata, si è fratturata in alcuni punti, dando origine ad immense zattere che scivolano sul magma. Questo lento movimento provoca delle spaccature nella crosta terrestre, chiamate faglie. I blocchi di roccia possono allontanarsi l’ uno dall’ altro (faglia diretta), possono avvicinarsi e scontrarsi (faglia inversa), oppure possono muoversi parallelamente l’uno rispetto all’ altro (faglia trascorrente).



Ergo: un terremoto può essere causato dal movimento delle placche determinato da cause naturali. Altrimenti scatenato insospettabilmente da cause artificiali: esplosioni nucleari oppure sotto l’azione di onde Elf (a bassa frequenza) iniettate nella crosta terrestre, in seguito all’irraggiamento di dispositivi ionosferici azionati da stazioni fisse e/o mobili (mare o terraferma).



Il punto d’origine del terremoto si chiama ipocentro e si trova nel sottosuolo, dove le rocce si rompono. Da qui l’energia liberata si trasforma in vibrazioni, ossia in onde sismiche, che raggiungono la superficie in breve tempo. Proprio sopra l’ipocentro si trova l’ epicentro, ovvero il punto in cui si hanno i maggiori danni a cose e persone: è il luogo dove il sisma si manifesta con tutta la sua virulenza. Nei terremoti naturali la scossa principale è preceduta e seguita da scosse di minore intensità. 



Le diverse caratteristiche dei tipi di onde che si propagano durante gli eventi sismici, permettono di ricostruire sia l’ipocentro che l’epicentro, confrontando i tempi di arrivo delle diverse onde alle varie stazioni che costituiscono una rete sismica. Infatti, le onde sismiche si possono suddividere in due tipi fondamentali: le onde “P”, più veloci e le onde “S”, leggermente più lente. La differenza di arrivo ad una stazione permette di conoscere la distanza dalla stazione dell’epicentro. Diversamente, i tempi di arrivo delle onde “P” alle varie stazioni, consentono di conoscere il punto ipocentrale. Avendo a disposizione un numero minimo di tre stazioni opportunamente situate, è quindi possibile calcolare le principali caratteristiche dell’evento sismico, quali intensità in forma di magnitudo, epicentro ed ipocentro.



Il valore di potenza della scossa sismica, un tempo basata sulla “Scala Mercalli”, a sua volta costruita valutando le manifestazioni in superficie, ora si calcola grazie ai sensori che in base a valutazioni e calibrazioni strumentali, permettono di conoscere l’intensità effettiva delle forze sprigionatesi all’ipocentro. La misurazione di potenza effettiva degli eventi è denominata “Scala Richter”.




La particolare conformazione della penisola italiana è plasmata dalla spinta che il continente africano esercita verso l’Europa. La presenza di vulcani in Sicilia indica una zona di subduzione della crosta, gli Appennini indicano una spinta che riunirà, in un lontano futuro, l’Italia ai Balcani. La parte di crosta su cui poggia l’Italia si sposta e si immerge al di sotto dell’Europa in prossimità della line detta “Insubrica” ubicata a nord delle Alpi. 

Un altro problema. Ora, dopo le prospezioni autorizzate dal Governo Berlusconi alla società Eurobuildinsg Spa, e non arrestate dai Governi Monti & Letta, la società beneficiata si appresta a trivellare il vulcano sottomarino Marsili, attivo in mezzo al Mar Tirreno. Ci saranno conseguenze per le aree costiere che vanno sott'acqua già per una semplice mareggiata?

La guerra ambientale segreta messa in atto - contro nemici ed alleati - dalle forze armate degli Stati Uniti d’America, utilizza potenti dispositivi che irradiano la ionosfera con onde Elf che ricadono sulla crosta terrestre in punti prestabiliti, scatenando il movimento delle faglie sismiche attive, e di conseguenza provocando deliberatamente i terremoti che, in questi caso di naturale non hanno un bel niente. 

Da non tralasciare l’indispensabile irrorazione di scie chimiche a base di bario che serve a rendere l’atmosfera elettroconduttiva (altrimenti i riscaldatori ionosferici - responsabili del surriscaldamento della Terra - non funzionerebbe a dovere). 

In conclusione, basta scaldare a puntino le ben note zone sismogenetiche ed il resto lo fa automaticamente la Natura, a cui poi si addossa la responsabilità. Il meccanismo collaudato è ormai a ciclo continuo. Inoltre, inquieta il silenzio della scienza a livello ufficiale.

Un esempio a portata di mouse: l'esame del bollettino sismico - redatto dall'INGV - degli ultimi 30 giorni: il 99 per cento dei sismi (di magnitudo superiore o uguale a 2) ha un ipocentro superficiale (firma inconfondibile). Le attività diH.A.A.R.P. coincidono, così il modo migliore per mantenere un segreto è sbandierarlo ai quattro venti. I documenti ufficiali della Difesa U.S.A. parlano chiaro: controllare il clima per conquistare definitivamente il globo terrestre sotto il dominio dittatoriale del nuovo ordine mondiale.
  
Sarà un caso o una banale combinazione? Meditate gente, meditate prima che sia troppo tardi!



p.s. la carteografia pubblicata è ripresa dal più accurato studio sulle faglie sismiche d'Italia (Stato delle conoscenze sulle faglie attive in Italia: elementi geologici di superficie Risultati del progetto 5.1.2 “Inventario delle faglie attive e dei terremoti ad esse associabili”) del professor Fabrizio Galadini, un esperto di chiara fama.

riferimenti:





 


































  
















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