MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Noi e il mondo.


DI JIDDU KRISHNAMURTI

I problemi del mondo sono così colossali, così estremamente complessi, che per comprenderli e risolverli bisogna affrontarli in maniera molto semplice e diretta; ma, la semplicità, la risolutezza, non dipendono da circostanze esterne, né da particolari pregiudizi e umori. La soluzione non si può trovare attraverso conferenze e progetti, né può consistere nella sostituzione dei vecchi capi con nuovi capi, o altre misure simili.

La soluzione è da cercare invece alla fonte del problema, ossia nel responsabile della malvagità, dell’odio e dell’enorme incomprensione che esiste fra gli esseri umani. Il responsabile di tale malvagità, la fonte di tutti questi problemi, è l’individuo, siamo voi e io, non il mondo così come siamo abituati a raffigurarcelo.

Il mondo è il nostro rapporto con gli altri, non qualcosa di separato da voi e me; il mondo, la società, è il rapporto che stabiliamo o cerchiamo di stabilire fra ciascuno di noi. Dunque, il problema siamo voi e io, e non il mondo, perché il mondo non è altro che la proiezione di noi stessi e comprendere il mondo vuol dire comprendere noi stessi. Il mondo non è separato da noi; noi siamo il mondo, e i nostri problemi sono i problemi del mondo. Non mi stancherò mai di ripeterlo, perché l’apatia è talmente radicata nella nostra mentalità che pensiamo che i problemi del mondo non ci riguardino, che a risolverli ci deve pensare l’ONU o che sia sufficiente sostituire i vecchi leader con nuovi dirigenti. E’ una mentalità molto ottusa quella che ragiona così, perché siamo noi i responsabili della spaventosa infelicità e confusione del mondo, di questa minaccia costante di guerra. Per cambiare il mondo dobbiamo partire da noi stessi; e quel che conta nel partire da noi stessi è l’intenzione. L’intenzione che deve guidarci è quella di comprendere noi stessi e di non lasciare soltanto ad altri il compito di trasformare se stessi, o di produrre un cambiamento limitato attraverso la rivoluzione, che sia di sinistra o di destra.

E’ importante capire che è questa la nostra responsabilità, vostra e mia; perché, per quanto piccolo possa essere il nostro mondo personale, se riusciamo a trasformare noi stessi, schiudendo un orizzonte completamente diverso nella nostra esistenza quotidiana, allora forse sapremo influire sul mondo in generale, sulla rete estesa di rapporti con gli altri.



AULIN (Nimesulide): Spagna, Finlandia e Irlanda lo ritirano dal commercio per tossicità


Come può essere che un farmaco venga ritirato dal commercio in diversi paesi e in altri addirittura vietato per i suoi gravi effetti collaterali e in Italia venga prescritto talmente tanto da farne il suo primo mercato mondiale?
Nel 2002, Spagna e Finlandia ritirano il nimesulide dal mercato per sospetta tossicità epatica. Cinque anni più tardi, l’Irlanda si accoda, dopo che sei pazienti sotto Aulin sono stati costretti al trapianto di fegato per grave insufficienza epatica.
In Italia di tutti questi dubbi non c’è traccia, tanto che oggi il nostro Paese consuma il 60% della produzione mondiale di nimesulide. Perché mai l’AIFA (l’Agenzia italiana del farmaco) non si è allarmata come le agenzie spagnola, irlandese e finnica?
Nel maggio 2008 un’inchiesta guidata dal magistrato di Torino Raffaele Guariniello ipotizza un sistema illecito che potrebbe avere arrecato danni alla salute dei cittadinimazzette ad un alto funzionario dell’AIFA (rappresentante anche nell’EMEA) per evitare i controlli sull’Aulin. Arrestati 2 funzionari dell’AIFA, Pasqualino Rossi (EMEA CHMP) ed Emanuela Bove.
Nel maggio 2008 la SIF (Società Italiana di Farmacologia) riporta una nota che cita testualmente “Se essa (nimesulide) resta in commercio oltre che in Italia in ben altri 16 Paesi europei, fra cui Francia, Portogallo, Svizzera, Ungheria, è perché l’Agenzia regolatoria europea ha ritenuto che, nonostante quanto autonomamente stabilito da alcuni Paesi, il suo profilo di beneficio/rischio rimanga ancora favorevole. La SIF, inoltre, ricorda che la decisione presa dall’EMEA “è stata una decisione votata a maggioranza dai Paesi che fanno parte della Comunità Europea e che tutti condividono la partecipazione alle decisioni dell’Emea”.
Da allora, nulla è cambiato. L’Aifa si è solo limitata a girare ai medici italiani una circolare dell’Emea (l’Agenzia europea del farmaco) che, a febbraio scorso, ha imposto ai medici di prescrivere nimesulide solo se gli altri antidolorifici non hanno avuto effetto, mai per febbre o influenza. E comunque per non più di 15 giorni.
In Italia, la Nimesulide è il principio attivo di oltre 85 diversi farmaci: Algimesil, Antalgo, Areuma, Dimesul, Domes, Efridol, Eudolene, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledolid, Ledoren, Nerelid, Nide, Nimenol, Nims, Noxalide, Resulin, Solving, Sulidamor, Fansidol, Sulide, Idealid, Delfos, Domes, Noalgos, Algolider, Aulin, Fansidol, Mesulid, Nimesil, Remov, Migraless, Edemax, Mesulid Fast, Nimedex e in molti farmaci generici.
Delle migliaia di prodotti chimici che le lobbies del farmaco producono e vendono, quanti sono sicuri e quanti invece pericolosi per la salute pubblica? Nessuno lo può sapere, se non quando si manifestano pubblicamente i danni o le morti.
E questo avviene perché le ditte produttrici dei farmaci stessi, per farli entrare quanto prima nel mercato, ‘modificano’ gli studi di sicurezza grazie anche alla sudditanza, per non dire collusione, di quegli istituti che dovrebbero salvaguardare la salute pubblica (Fda, Aifa, Emea, ecc.) e che ce li mettono gentilmente a disposizione nelle farmacie e, da qualche tempo, anche nei banconi dei supermercati.
L’uso è talmente ampio che nel 2011 apparve uno studio scientifico che dimostrava come lungo il fiume PO, dalla sorgente al delta e nei suoi principali affluenti fosse possibile riscontrare la presenza di alcuni prodotti farmaceutici, tra i quali appunto nimesulide.
Il Nimesulide non è commercializzato in vari Paesi: Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Canada, Germania.
Ogni tanto un farmaco usato da milioni di persone viene ritirato dal mercato perché provoca gravi danni all’organismo, oppure perché talvolta provoca la morte stessa del consumatore.
Ogni tanto qualcuno viene preso con le mani nel sacco a pagare tangenti per evitare controlli sui farmaci, spesso muore tanta gente ignara di tutto ciò. E’ di pochi mesi fa la scoperta di un giro di corruzione nel settore farmaceutico che ha visto indagate trenta persone e ne ha portate all’arresto di otto tra cui spiccano due alti dirigenti dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), l’ente di vigilanza sull’immissione dei farmaci nel mercato nazionale.
A nessuno importa della salute dei milioni di consumatori che, ignari, giorno dopo giorno assumono sostanze le quali, in teoria, servirebbero a curare, ma che in realtà uccidono.
«Una cosa va detta: ogni volta che si prende un farmaco si accetta un compromesso tra benefici e possibili rischi. Ogni medicinale può causare accanto all’azione terapeutica effetti collaterali potenzialmente pericolosi» ricorda Luigi Bozzini, del Servizio farmaceutico della Azienda ulss 20 di Verona.
Nell’articolo Il 50% dei medicinali è inutile: emerge da uno studio francese il professor Philippe Even, direttore del prestigioso Necker Institute, e Bernard Debré, medico e parlamentare, incolpano di questo fenomeno le potenti compagnie farmaceutiche, ree di continuare a vendere le loro medicine inutili e dannose a spese del sistema sanitario nazionale e dei contribuenti.



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Il dittatore europeo


Non bisogna aver frequentato la Bocconi per capire cosa sta succedendo: semplicemente che il Paese di sta inabissando con le stesse avarie e le stelle falle della Grecia. Il pil è dato in dimunizione del 2,6%, il potere di acquisto delle famiglie si è ridotto in un anno del 4,1%, i consumi sono calati del 3% mentre non solo viene meno sempre di più  la propensione e la possibilità di risparmio, ma si assottigliano anche i risparmi delle famiglie, consumati nel tentativo di sopperire al reddito mancante. E così pure scemano i crediti della banche, le imprese chiudono, la stessa Fiat ormai chiaramente in fuga ha scoperto i suoi bluff. In più c’è la previsione di un ulteriore calo del Pil l’anno prossimo fatto proprio da quei centri finanziari come l’Fmi che hanno messo a punto le ricette per la nostra salvezza.

Il quadro è impietoso,  parla da sé: le medicine che ci stanno imponendo sono un veleno e ci sarebbe da cambiare pagina immediatamente. Tuttavia se uno appena si azzarda a dire qualcosa sull’Agenda Monti scoppia la livorosa e ottusa canea di quasi tutto il mondo politico, compreso quello che si definisce di centro sinistra. Qualcosa non funziona, non è nell’ordine delle cose: la volontà di conservazione del potere o della sua conquista da parte degli arrembanti  è necessaria ma non sufficiente a spiegare questa paradossale situazione. Ci vuole  anche una robusta mancanza di idee alternative, mai coltivate del resto da lungo tempo. Ma soprattutto occorre prendere in considerazione la pressione che viene dalla finanza la quale vede in Monti un garante dei propri interessi. Interessi non tanto economici, ma politici: l’Italia è uno dei tasselli fondamentali nel cercare di imbrigliare la periferia europea dentro dottrine,  interessi, circoli di tycoon che hanno a cuore la riduzione della democrazia e dello stato, le svendite e la creazione di un’area a basso costo di lavoro che poi sarà destinata a travolgere anche il centro. E a far salire i profitti dentro un mercato in calo.

Tutti sanno che le ricette imposte tramite i valletti di Bruxelles sono procicliche e dunque letali, tutti sanno che l’euro con le premesse di un’Europa senza unione politica è un clamoroso fallimento, ma proprio perché inducono povertà e declino servono allo scopo politico che è poi quello di instaurare un’oligarchia economica di fatto. E la politica divenuta oligarchica nel ventennio berlusconiano ormai trova il disegno vantaggioso per sé. Immagino già che qualcuno storcerà la bocca, magari in buona fede, assuefatto all’idea che esista una scienza economica e dunque una necessità, sedotto dall’inazione, confortato nella propria nicchia di vigliaccheria. Però ormai la cosa non è solo chiara a leggere dietro le righe, ma te la spiattellano paro paro senza più ipocrisia e vergogna. Basta leggere ciò che ha detto tempo fa il premio nobel Robert Mundell al Guardian:   “la creazione dell’area euro viola le regole di base economiche dell’ area monetaria ottimale, ma la moneta unica è una buona cosa perché in qualche modo è il Reagan europeo:  pone la politica monetaria fuori dalla portata dei politici. Senza la politica fiscale, l’unico modo perché le nazioni possano mantenere posti di lavoro viene dal mercato”.

Altri premi nobel per l’economia (ma su questo si dovrà fare un discorso perché non sono altro che il sottoscala accademico della finanza) fanno pressioni, come Michael Spence e ci dicono o Monti o la Grecia, anche di fronte  all’evidenza che Monti è la Grecia. Peraltro balbettando cifre prive di senso, proprio sbagliate, segno che doveva fare la sua lezioncina, come è accaduto del resto in tutti e due mesi prima delle elezioni francesi quando pareva – a sentire questa gente a libro paga – che senza Sarkozy la Francia sarebbe andata remengo. Ma a sorpresa è anche quello che dice Joschka Fischer, l’ex verde e ministro degli esteri tedesco all’epoca di Schroeder, amico di Cohn Bendit,  proveniente dalle battaglie della sinistra radicale tanto da essere stato accusato di aver lanciato molotov in occasione di una manifestazione a sostegno di Ulrike Meinhof. Ma dopo l’uscita della politica eccolo lì a fare l’advisor di Goldman Sachs e Barclays, eccolo a capo di una società di consulenza finanziata da Soros. Mutazioni non ignote nella sinistra, ma che in questo caso hanno alterato profondamente l’idea di federazione continentale da lui espresse in passato e che gli hanno valso l’entrata nel Gruppo Spinelli. E così eccolo a scrivere sulla Suddeutsche Zeitung di cui è editorialista la sua idea secondo la quale la crisi è un acceleratore delle riforme e di un federalismo che in sostanza si costruisce attorno alle banche e non più agli stati. (“Die Euro-Gruppe steht gegenwärtig an der Schwelle zu einer Bankenunion” ). E così cadono i “Tabù”, vale a dire i diritti, il rifiuto della precarietà, il welfare,  l’idea stessa di cittadinanza. L’ideale europeo è rimasto, ma le ragioni per le quali l’europeismo è nato sono state ormai travolte e stravolte, sono diventate anzi il loro contrario, come se attraverso il passato si potesse riscattare la miseria del presente.

Ciò che i potenti vogliono è un dittatore europeo che metta a loro posto le conquiste del lavoro e la democrazia. Un dittatore discreto, diffuso, silenzioso, con i baffetti invisibili del mercato.

Siria: Intelligence tedesco, “Il 95% dei ribelli sono stranieri”


In effetti, il quotidiano tedesco “Die Welt”, ha annunciato che il servizio di intelligence federale ha a disposizione una relazione dettagliata ufficiale sulla nazionalità dei ribelli in Siria, così come i luoghi in cui sono distribuiti in Siria. Secondo il rapporto, la maggior parte di questi uomini armati di origine straniera la cui adesione ad Al Qaeda è “probabile”. Il rapporto stima a 14.800 il numero di ribelli in Siria. Si noti che uno dei comandanti dei ribelli armati è stato ucciso nel sud-ovest della Siria, durante gli scontri tra lui stesso ed uomini armati a Deraa, durante la divisione del bottino rubato e gli aiuti finanziari inviati dai paesi occidentali. Secondo i media “alternativi” , 5.000 terroristi devrebbero essere inviati in Siria, in virtù di un “accordo segreto” tra l’Occidente e l’Arabia Saudita. L’accordo prevede come capo di questo esercito di terroristi, Tariq al-Fadhli, un leader del ramo yemenita di Al Qaeda, un gruppo indicato come terrorista da Washington. Questo leader terrorista, un compagno di Osama bin Laden, sarà il responsabile del comando dei “5000 jihadisti” che provengono dalle città yemenita di Zinjibar e Ja’ar del sud dello Yemen. Ciò spiegherebbe il “ritiro improvviso di uomini armati dalla regione dello Yemen Abyan” , hanno segnalato i media citati, le cui informazioni sono state riprese dal canale Russia Today. Il quotidiano The New York Times ha recentemente ricordato che al-Fadhli “è uno dei più pericolosi terroristi del Yemen.

La Turchia tenta di provocare una guerra contro la Siria

La Turchia spara sulla Siria dopo che degli sconosciuti hanno attaccato una città di confine turca
Tony Cartalucci, Land Destroyer, 3 ottobre 2012
Dopo aver ospitato terroristi stranieri e sostenuto le loro operazioni lungo tutto il confine siriano-turco per oltre un anno, la Turchia, membro della NATO, ha sostenuto di aver risposto militarmente contro “obiettivi” in Siria, per un presunto attacco al territorio turco che essa attribuisce al governo siriano. Nonostante le organizzazioni terroristiche pesantemente armate che operano in gran numero su entrambi i lati del confine turco, con l’esplicita approvazione e il supporto logistico della Turchia, il governo di Ankara sembra aver escluso la possibilità che queste forze terroristiche, non l’esercito siriano, siano responsabili dell’attacco con dei colpi di mortaio, che i militanti armati sono noti usare ampiamente.
Immagine: i terroristi che operano in Siria posano accanto a un grande mortaio. I mortai di ogni calibro sono i favoriti dai terroristi, che operano in Siria per attuare, per conto della NATO, un cambiamento violento del regime. I mortai che hanno sparato in territorio turco probabilmente potrebbero provenire dalla Turchia, che finanzia, arma e accoglie i terroristi per conto delle a lungo pianificate macchinazioni della NATO. A differenza del governo siriano, i terroristi, la Turchia, e di conseguenza la NATO, hanno una motivazione reale per lanciare l’attacco iniziale che giustificherebbe la Turchia nel reagire e prevedibilmente nel chiedere alla NATO di intervenire.

Il New York Times, nel suo articolo intitolato “L’artiglieria della Turchia spara su obiettivi siriani in rappresaglia per la morte di civili”, ammette che: “Non si sa se i proiettili di mortaio siano stati sparati dalle forze governative siriane o dai ribelli che combattono per rovesciare il governo del presidente Bashar al-Assad. La risposta turca sembrava dare per scontato che il governo siriano ne sia responsabile”. L’immediato atto ingiustificato di aggressione militare della Turchia, insieme all’istintiva condanna degli Stati Uniti, ha tutte le caratteristiche di un evento orchestrato, o per lo meno, di un tentativo di cogliere opportunisticamente un caso isolato per far avanzare in modo infido l’agenda geopolitica collettiva dell’Occidente. La Siria non ha evidentemente alcun interesse a minacciare la sicurezza della Turchia, né alcun motivo di attaccare il territorio turco, cosa che fonirebbe sicuramente la scusa che si cerca per poter intervenire direttamente a fianco dei fallimentari terroristi fantocci della NATO.
La Turchia desidera ardentemente un pretesto per avviare la seconda guerra con la Siria
E’ stato precedentemente riportato che la Turchia è stata designata dalla NATO e, più specificamente, da Wall Street e Londra, a guidare gli sforzi per ritagliare “zone franche” nel nord della Siria, e di farlo tramite una falsa forza “umanitaria” o un falso pretesto per la “sicurezza”. Ciò è stato confermato dal Brookings Institution, un think-tank sulla politica estera degli Stati Uniti, finanziato da Fortune-500, che ha stilato i progetti per il cambiamento di regime in Libia così come in Siria e Iran. Nella sua relazione “Valutazione delle opzioni di un cambio di regime” si afferma: “Un’alternativa agli sforzi diplomatici su come concentrarsi per porre fine alle violenze e avere accesso umanitario, come si sta facendo sotto la guida di Annan. Ciò potrebbe portare alla creazione di zone franche e corridoi umanitari che dovrebbero essere sostenuti da un limitato potere militare. Ciò, naturalmente, non raggiunge gli obiettivi degli Stati Uniti per la Siria, in cui Assad potrebbe conservare il potere. Da questo punto di partenza, però, è possibile che una vasta coalizione con un mandato internazionale possa aggiungere ulteriori azioni coercitive ai suoi sforzi“. Pagina 4,  ‘Valutazione delle opzioni per il cambiamento di regime’, Brookings Institution.
Immagine:Brookings Institution, Memo N°21 sul Medio Oriente, “Valutazione delle opzioni di un cambio di regime (.pdf), non è un segreto che l’umanitaria “responsabilità di proteggere” non sia che un pretesto per un cambio di regime a lungo pianificato.
Il Brookings continua descrivendo come la Turchia potrebbe allineare grandi quantità di armi e truppe lungo il confine, in coordinamento con gli sforzi israeliani nel sud della Siria, che potrebbe contribuire a un violento cambiamento del regime vigente in Siria: “Inoltre, i servizi di intelligence d’Israele hanno una forte conoscenza della Siria, così come delle attività nel regime siriano, che potrebbero essere utilizzate per sovvertire la base di potere del regime e avviare la rimozione di Assad. Israele potrebbe inviare truppe su o vicino le alture del Golan e, in tal modo, potrebbe distogliere le forze del regime dal reprimere l’opposizione. Questa posizione può evocare la paura nel regime di Assad di una guerra su vari fronti, in particolare se la Turchia è disposta a fare lo stesso sul suo confine, e se l’opposizione siriana è alimentata continuamente con armi e addestramento. Una tale mobilitazione potrebbe, forse, convincere la leadership militare della Siria a cacciare Assad al fine di preservare se stessa. I sostenitori argomentano che questa pressione supplementare potrebbe far pendere la bilancia contro Assad in Siria, se altre forze vi si allineano correttamente”. Pagina 6, ‘Valutazione delle opzioni per il cambiamento di regime’, Brookings Institution.
I leader turchi hanno chiaramente passato molto tempo a fabbricare scuse varie per soddisfare le richieste di Washington, fabbricando o approfittando delle violenze che la stessa Turchia promuove lungo il confine con la Siria. La relazione menzionerebbe anche il ruolo della Turchia nel contribuire a minare, sovvertire e staccare l’antica città settentrionale di Aleppo: “Poiché la creazione di un’opposizione nazionale unificata è un progetto a lungo termine che non avrà probabilmente mai pieno successo, il gruppo di contatto, pur non abbandonando questo sforzo, può chiedere obiettivi più realistici. Ad esempio, potrebbe concentrare il massimo sforzo per l’attesa  frattura tra Assad e, diciamo, l’elite di Aleppo, la capitale commerciale e città in cui la Turchia ha il maggior effetto leva. Se Aleppo dovesse cadere in mao all’opposizione, l’effetto demoralizzante sul regime sarebbe notevole. Se questa opzione fallisce, gli Stati Uniti potrebbero semplicemente accettare una pessima situazione in Siria o intensificare una delle seguenti opzioni militari”. Pagina 6, ‘Valutazione delle opzioni per il cambiamento di regime’, Brookings Institution.
Le opzioni militari comprendono tutto ciò che serve a perpetuare le violenze, secondo laBrookings, “facendolo sanguinare, si mantene un avversario regionale debole, evitando i costi dell’intervento diretto“, dalla “no-fly zone” in stile ad libico a una vera invasione militare. E’ chiaro, leggendo la nota della Brookings, che la cospirazione ha avuto inizio fin dalla sua redazione; con varie opzioni militari in fase di preparazione e vari cospiratori che si posizionano per eseguirle. Per la Brookings Institution le “zone franche” e i “corridoi umanitari” sono destinati ad essere creati dal membro della NATO, la Turchia, che per mesi ha minacciato di invadere parzialmente la Siria, al fine di raggiungere questo obiettivo. E mentre la Turchia sostiene che tutto ciò si basa su “questioni umanitarie”, esaminando la situazione abissale dei diritti umani in Turchia, oltre alle proprie attuali campagne di genocidio contro il popolo curdo, sia all’interno che all’esterno delle sue frontiere, è chiaro che sta semplicemente adempiendo agli ordini dettati dai suoi padroni occidentali di Wall Street e della City di Londra.
Foto: nel 2008, carri armati turchi entrano in Iraq per un’incursione contro città curde e per cacciare sospetti ribelli. Più recentemente, la Turchia ha bombardato “sospette” basi dei ribelli sia in Turchia che in Iraq, così come ha effettuato massicci arresti a livello nazionale. Stranamente, la Turchia verifica ciò di cui la Libia di Gheddafi e la Siria di Assad vengono accusate di fare, in totale  ipocrisia, chiedendo l’invasione parziale della Siria sulla base di “preoccupazioni umanitarie.”
Questo ultimo scambio a fuoco tra la Turchia e la Siria non è il primo. La Turchia ha fabbricato  storie su pretesi ‘attacchi’ delle truppe siriane oltre il confine turco-siriano. The New York Times ha pubblicato queste accuse in grassetto, prima di ammettere, in fondo pagina, che “non è chiaro che tipo di armi hanno causato danni, domenica, a circa sei miglia all’interno del territorio turco“, e che “ci sono resoconti contrastanti circa l’incidente“. Come lo sono tutte le accuse fatte dalla NATO, dall’ONU e dai singoli Stati membri per giustificare l’ingerenza negli affari della Siria, questi resoconti comprendo le voci sparse dagli stessi ribelli. E’ chiaro che la Turchia, la NATO e le Nazioni Unite tentano continuamente di inventarsi un pretesto per la creazione di “zone franche” e “corridoi umanitari” destinati ad aggirare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha visto i tentativi di via libero all’intervento militare bloccati dal veto multiplo posto da Russia e Cina. Che le Nazioni Unite non siano riuscite del tutto a condannare le provocazioni combinate e l’ingerenza negli affari della Siria, illustra il fallimento assoluto della sovranazionalità, per non parlare della governance globale.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Banche: stretta finale sui prelievi di contante!



Sorpresa allo sportello: se vuoi prelevare più di 2.500 euro devi prenotare. Gli istituti bancari decidono in autonomia le regole interne per il ritiro di contanti



Penserete l’abbia ripreso da un sito di controinformazione. No, è precisamente ciò che trovate oggi sul sito di TGCOM
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15:37 – Filiale qualunque, di una banca qualunque, tra qualche giorno. Un cliente qualunque arriva allo sportello, accartoccia il numeretto di prenotazione della fila (quello che si usa anche alle Poste e, ormai, dal salumiere e al supermercato) e si rivolge educatamente al cassiere di turno (uno solo perché tutto il resto del personale è impegnato a promuovere investimenti che il piu’ delle volte si riveleranno dei bidoni): “Buongiorno – dice il cliente qualunque – vorrei prelevare dal mio conto 3000 euro”.
“Buongiorno a Lei – risponde il cassiere. – Non può”.
“Perché? Guardi che il mio conto è ampiamente coperto! E poi sono anni che ai primi di ogni mese vengo in banca per fare un prelievo di questa entità”.
“Appunto. Da oggi non si può più. Mi deve avvisare con una telefonata almeno due giorni prima. Prelievi così importanti non sono più consentiti”.
“Eppure – osserva pensieroso il cliente – non ho letto nulla sui giornali. Certo che questa stretta di governo e Guardia di Finanza sui movimenti di contanti sta diventando ossessiva. So benissimo che non posso fare pagamenti cash oltre i mille euro. Ma, pur rispettando la regola, la mia colf vuole contanti, i miei figli vogliono contanti, mia moglie vuole contanti per spese sia di casa che voluttuarie”.
“No, no – dice impacciato il cassiere-. “La GdF o il governo non c’entrano nulla. E’ una disposizione interna”. “Interna?” “Sì da oggi gli sportelli delle banche, di tutte le banche, possono consegnare importi superiori a 2.500 euro solo a chi li ha prenotati”. “Mi scusi, mi faccia capire – replica il cliente colpito da tanto ardire- Io ho un conto qui da vent’anni. Circa 30 mila euro. Sono soldi miei, guadagnati onestamente ed accreditati tramite banca. Non c’è nessun rosso (e, se è per questo, niente nemmeno in nero ). E lei non mi vuole dare i miei soldi? E perché?”
Il cassiere – sempre più impacciato: – Sa, sostiene la direzione generale – tutte le direzioni generali – che il vecchio sistema di prelievo per assecondare le richieste più disparate, ci costringeva a tenere a disposizione una gran massa di denaro liquido. Cosa che ci costava troppo”. “Ah sì? Perché il mio conto qui me lo gestite gratuitamente? Gli assegni me li regalate? I bonifici che ormai sono costretto a fare per ogni pagamento o il mutuo, sono gratis? Se muovo qualche azione o obbligazione voi non ci prendete nemmeno una lira, pardon un euro? E i costi del Bancomat, delle carte di credito, le domiciliazioni bancarie, gli estratti conto (che arrivano sempre due mesi dopo l’emissione…) è tutta roba che mi regalate?” “Non no, ha ragione, ma anche noi abbiamo le nostre spese…”
Al che il nostro cliente qualunque sbotta: “Ogni volta che vengo in filiale mi fate la posta per vendermi qualche fondo, qualche azione, bot o obbligazioni! Vi ho chiarito mille volte che non mi interessano, ma voi, testardi, ogni volta insistete. Quando poi non riuscite a piazzarli chiedete aiuto allo stato, all’Europa, a Bankitalia e sa il cielo a chi altro ancora. Qualcuno che vi dà retta lo trovate sempre. E vi arrivano miliardi sonanti (la Bce ve li avrà dati almeno due o tre volte!) con l’intesa che voi li rimettiate in circolo per finanziare la ripresa!! Invece ve li tenete in cassa e alzate i costi dei mutui alle stelle. Ora non volete ridarmi nemmeno i miei soldi: Ma siete banche o usurai?”
Il cassiere, gli occhi sbarrati, suda freddo e allarga sconsolato le braccia: Mi spiace, sono solo il cassiere. Appunto, e io sono solo il cliente – dice il nostro cliente qualunque che gira i tacchi e se ne va-. In fila dietro di lui una decina di altri clienti qualunque. Per il cassiere si prospetta una giornata infernale. NB: questa surreale scenetta avrà luogo tra qualche giorno in tutte le filiali di tutte le banche italiane. L’obbligo di prenotare il prelievo di contanti per importi superiori a 2500 euro è reale. Ed ogni riferimento a fatti e Enti, non è puramente casuale.
Mario De Scalzi

Nord Corea: abbiamo missili in grado di colpire Usa e Giappone


PYONGYANG-La Corea del Nord ha annunciato martedì di possedere missili in grado di colpire gli Stati Uniti, il Giappone, il territorio di Guam e la Corea del Sud. A dare la notizia è stato un portavoce della Commissione di difesa nazionale nordcoreana, affermando che l'accordo sui missili raggiunto recentemente da Washington e Seul è "frutto di un altro complotto del padrone e del tirapiedi" mirato a "innescare una guerra" contro il Nord.
La Corea del Sud ha annunciato domenica di aver raggiunto un accordo con gli Usa ai sensi del quale potrà quasi triplicare la portata dei propri missili per poter affrontare meglio le minacce poste dal vicino nel nord della penisola. Il portavoce della Commissione nordcoreana, rimasto anonimo, ha affermato che Pyongyang aumenterà di conseguenza lo stato d'allerta militare.

Eccezionali piogge in Finlandia, inondazioni e danni

10 ott 2012 - Una vera e propria inondazione, e un elenco dei danni ancora tutto da definire. La regione dell’Ostrobotnia, in Finlandia, è in ginocchio da giorni a causa delle violentissime piogge che l’hanno colpita lo scorso fine settimana. Scrive l’Helsingin Sanomat che domenica circa 20 persone sono state evacuate; molte altre hanno deciso di lasciare lo stesso le loro abitazioni per non correre rischi. In alcune zone l’acqua ha raggiunto i 60 centimetri. In altre zone è andata peggio. Domenica è stata la giornata peggiore, ma anche ieri la situazione era critica.Proprio ieri, il premier Katainen ha effettuato un sopralluogo recandosi nel villaggio di Karvia, tra i più colpiti: siamo a meno di cento chilometri a nord-ovest della città di Tampere. La visita del primo ministro non era in programma: Katainen si trovava in zona per un tour elettorale e, scrive l’Yle, ha dovuto munirsi di stivali di gomma lungo la strada. Il ministro della Difesa Carl Haglund ha annunciato che servirà l’aiuto dell’intera nazione per riparare i danni. Le piogge di questo inizio di autunno sono state ben superiori alla norma, abbastanza da far innalzare oltre il livello di guardia i fiumi della regione. I meteorologi hanno calcolato che in pochi giorni è piovuta tutta l’acqua che normalmente cade nel mese di ottobre
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