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La lampada ad acqua salata per le zone remote della terra

A vederla può sembrare una semplice lampada a LED ma è molto di più. Anna De Simone su IdeeGreen, ci presenta questo dispositivo nato da una sfida: portare elettricità nelle zone remote del mondo dove mancano le infrastrutture per creare energia green-friendly , tramite per esempio pannelli solari e turbine eoliche.

Il funzionamento del dispositivo è semplice ed ingegnoso: è sufficiente versare dell’acqua salata nel suo serbatoio. Una volta versata l’acqua salata, ‘il sale disciolto agisce come un elettrolita tra un’asta di magnesio che funge da elettrodo negativo e un’asta di carbonio che fa da elettrodo positivo. Il risultato? Energia pulita che può essere erogata mediante una presa USB’.

La casa produttrice, la Green House Co. Ltd, fa sapere che ‘con 16 grammi di sale, mescolati con 350 ml di acqua, si può azionare un flusso luminoso di 55lm. La lampada può generare energia elettrica pulita per otto ore per ogni singola ricarica d’acqua. Prima della sostituzione dell’asta di magnesio, la lampada può essere utilizzata per un massimo di 120 ore’.

Geoingegneria: una nuova forma di guerra

La geoingegneria clandestina è una realtà pluridecennale e non un fumoso coacervo di progetti. Lo afferma un pezzo grosso, Matt Andersson, che inscrive le operazioni chimico-biologiche in un’attività ad ampio raggio in cui è coinvolto il complesso militare-industriale. Le dichiarazioni di Andersson sono sconvolgenti (almeno per l’uomo della strada), poiché egli si riferisce non solo alla modificazione dei fenomeni meteorologici, ma pure alla possibilità di influire sugli eventi tettonici. Da sottolineare il richiamo alla dispersione di agenti biologici ed alla diffusione, attraverso la circolazione atmosferica, di particelle radioattive. Così le guerre combattute in teatri lontani dall’opulento (fino a quando?) ed egoista mondo occidentale, portano dappertutto i loro frutti velenosi e mortali sotto forma di tumori e di altre patologie.

Riduzione delle emissioni di biossido di carbonio, raffreddamento del pianeta o qualcos’altro? La geoingegneria è oggi soprattutto una scienza militare. Non ha dubbi in proposito l’ex consigliere esecutivo, già al dipartimento aerospaziale e della "difesa", della Booz Allen Hamilton di Chicago, Matt Andersson: "Almeno quattro paesi - Stati Uniti, Russia, Cina ed Israele – dispongono delle tecnologie e dell'organizzazione necessaria a modificare regolarmente i fenomeni meteorologici e gli eventi geologici per varie operazioni militari sia ufficiali sia segrete, legate ad obiettivi secondari, tra cui il controllo demografico, energetico e la gestione delle risorse agricole".

In un articolo pubblicato sul quotidiano “The Guardian”, Andersson dichiara apertamente che il nuovo tipo di guerra non convenzionale “comprende la capacità tecnologica di indurre, spingere o dirigere eventi ciclonici, terremoti ed inondazioni, includendo anche l'impiego di agenti virali per mezzo di aerosol polimerizzati e particelle radioattive, trasportate attraverso il sistema climatico globale”.

Ma chi sono i falchi di questa nuova forma di guerra? Il Bipartisan Policy Center (B.P.C.), che ha sede a Washington, ha pubblicato alcuni mesi fa un importante rapporto con il quale chiede agli Stati Uniti ed agli altri paesi allineati di procedere verso la sperimentazione su larga scala dei cambiamenti climatici. Il gruppo è finanziato, secondo la testata britannica, da grandi compagnie petrolifere, farmaceutiche e biotecnologiche e rappresenta gli interessi corporativi del mondo militare e scientifico statunitense. Recentemente, fra l’altro, il B.P.C. è stato descritto come un “think tank di neo-conservatori, falchi e interventisti neo-liberali (sic) che vogliono scatenare il conflitto contro l'Iran’.

In passato dunque si schieravano gli eserciti; oggi, se i paesi non si uniformano, oltre alle istituzioni antidemocratiche della grande finanza, si ricorre alla guerra combattuta con la geoingegneria.

Fonte: testelibere 
Tratto da: http://www.tankerenemy.com/

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Starship: il progetto per portare l'uomo al di là del Sistema Solare

Esiste un progetto chiamato "Starship" che prevede di sviluppare, entro i prossimi 100 anni, enormi "astronavi" capaci di trasportare l'uomo in luoghi remoti dello spazio, oltre i confini del sistema solare. Secondo il Daily Mail, il progetto ha ricevuto oggi la "benedizione" dell'ex presidente degli Stati Uniti d'America, Bill Clinton.
Il progetto ha già ricevuto ingenti finanziamenti da fondazioni private e istituzioni legate all'esercito degli Stati Uniti. La prossima settimana le menti che hanno generato il progetto si riuniranno in un simposio per discutere i passi necessari per cominciare questa impresa epica. 


Bill Clinton, nominato presidente onorario del simposio, in una dichiarazione ha detto: "Questo importante sforzo anticiperà le conoscenze e le tecnologia necessarie per esplorare lo spazio, mentre lo sviluppo degli strumenti che serviranno alla missione, migliorerà la nostra vita qui sulla Terra".
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L'astronauta Mae Jemison, la prima donna afro-americana ad andare nello spazio nel 1992, è stata scelta per la guida del progetto Starship. "Il progetto Starship verrà sviluppato nei prossimi 100 anni e consentirà ad un equipaggio umano di lasciare il nostro sistema solare e raggiungere un'altra stella", spiega Jemison. "Ci si imbarcherà in un progetto attraverso lo spazio e il tempo. Si tratta di un progetto monumentale che richiederà uno sforzo intergenerazionale".
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Il progetto è partito grazie ad un finanziamento della Defense Advanced Research Projects Agency di 500.000 dollari, finalizzato allo studio di tutto ciò che è necessario allo sviluppo di progetti a lungo termine, come le missioni interstellari.
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Il gruppo di studio ha collaborato con l'Icarus Interstellar, guidato da Adam Crowl, il quale ha detto che "un impresa del genere richiede la creazione di generatori di energia rivoluzionari, sistemi informatici basati sull'Intelligenza Artificiale, sistemi di propulsione avanzata, supporto vitale e una nuova comprensione dello sviluppo umano e degli effetti sulla salute umana di prolungati periodi nello spazio. Programmi per stabilire una presenza umana stabile sulla Luna o su Marte, sono un trampolino di lancio verso le stelle". [Fonte].
http://ilnavigatorecurioso.myblog.it

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Il dicloroacetato induce al suicidio le cellule tumorali,ma non puo' essere sperimentato!


Ripubblichiamo anche nel nostro sito il seguente articolo apparso qualche tempo addietro su Galileo il sito Web diretto da Elisa Manacorda uno dei notiziari più vivaci, attenti e scientificamente attendibili non solo dell’Italia. Non abbiamo avuto occasione di parlare con ricercatori qualificati su questo tema, ma crediamo che il problema del dicloroacetato debba essere affrontato con grande attenzione senza farsi prendere da facili entusiasmi. Ma, giustamente, come è detto nell’articolo questo problema mette in evidenza i grandi problemi della medicina moderna. Sono molte purtroppo le molecole che non vengono sperimentate adeguatamente proprio perché sono conosciute da tempo e si trovano già in vendita a prezzi bassissimi e quindi non possono essere brevettate

: L’impossibilità di brevettarle rende queste molecole poco interessanti per le case farmaceutiche.””DCA, Dicloroacetato. È il nome della molecola che sta facendo emergere le contraddizioni della medicina e della farmacologia contemporanee. A gennaio, uno studio condotto all’Università di Alberta, Canada, e pubblicato su Cancer Cell, ha evidenziato che il Dca è un potente proapoptotico, è cioè in grado di ricondurre le cellule tumorali sulla strada della morte programmata, la sorte cui sarebbero destinate se non sviluppassero strategie di elusione che le rendono praticamente immortali.Questa piccola molecola agisce inibendo un enzima nei mitocondri (il Pdk, pyruvate dehydrogenase kinase) che, innescando un meccanismo a cascata, porta all’apoptosi delle cellule tumorali (ma non di quelle sane). Risultato: si osserva una drastica riduzione della loro capacità proliferativa e di crescita, con la conseguente riduzione della massa tumorale. Il tutto senza alcun effetto collaterale apparente.Ma si tratta solo di sperimentazioni su modelli animali. Il passaggio alla sperimentazione sull’essere umano è cosa lunga e difficile. Come al solito. Più del solito, in realtà. Perché il dicloroacetato è una molecola già in uso da decenni, soprattutto nella potabilizzazione e disinfezione delle acque, e nel trattamento di alcune sindromi metaboliche. Dunque non è brevettabile, e chiunque svolgesse trial clinici non potrebbe godere degli eventuali guadagni esclusivi derivanti dalla sua commercializzazione. È a tutti gli effetti un’ “orphan product”, per dirlo dell’americana Fda (Food and Drug Administration), che col patrocinio del dipartimento della salute, a tali prodotti, in particolare a quelli destinati alla cura di malattie rare, dal 1982, ha dedicato un ufficio competente l’Office of Orphan Product Development (OOPD). Per aggirare gli ostacoli e velocizzare i tempi, il responsabile della ricerca, Evangelos Michelakis, chiede un finanziamento al Ministero della Salute canadese. Ma la procedura di approvazione del piano di ricerca richiederà settimane, forse mesi. Così nel frattempo, con una lettera pubblicata sul sito dell’Università di Alberta, Michelakis lancia una sottoscrizione per finanziare i suoi studi suq questa promettente molecola. Occorrono almeno 1,5 milioni di dollari per cominciare; al momento si è fermi a 100 mila.Intanto i pazienti non stanno a guardare. Avidi di informazioni sugli esperimenti che potrebbero salvare loro la vita, ci mettono poco a scovare quelli sul Dca, a confrontarsi in rete, a mettere su una community di malati e loro parenti, esperti e non esperti. E ci mettono un attimo a reperire, anzi a produrre, e autosomministrarsi il dicloroacetato. Thedcasite.com (il sito di riferimento, insieme a buydca.com) diviene in breve un ingorgo di informazioni mediche e storie, consigli sulle dosi e sulle interazioni della molecola con altri farmaci. “Se c’è soltanto una piccola possibilità che il Dca faccia regredire o uccida il cancro, molti di noi si affretteranno ad usarlo”, dice MarkW. E lo stanno facendo.Molti comunicano i risultati delle analisi a intervalli regolari, un vero e proprio follow up; altri sono sfiduciati per l’inefficacia del trattamento. I temporanei miglioramenti di qualcuno sono additati allo straordinario potere del Dca. O a un miracolo. Tuttavia, la comunità scientifica è molto cauta. Al momento “si conoscono degli effetti di Dca a livello cellulare e preclinico, ma gli studi eseguiti non consentono di stabilire se il suo meccanismo d'azione abbia un interesse per la terapia dei tumori umani”, sostiene Maurizio D’Incalci, direttore del dipartimento di Oncologia all’Istituto Mario Negri di Milano. Inoltre, “sostanze con meccanismi d'azione analoghi non si sono rivelate efficaci quando sperimentate in modo rigoroso a livello clinico”.Cautela, dunque, anche perché “se si utilizzano preparazioni 'artigianali' vi sono dei rischi connessi alla mancanza di controllo di qualità del prodotto”. Quanto al metodo, continua D’Incalci, “credo che quel tipo di sperimentazione non consenta di ottenere delle valutazioni credibili dei risultati” anche se ritengo che “i pazienti e le loro associazioni debbano avere una parte attiva nella ricerca di nuove terapie e non subire quanto deciso dall’industria del farmaco. Ma attraverso una collaborazione ed uno stimolo costruttivo della comunità scientifica, che possiede gli strumenti scientifici e metodologici per condurre le sperimentazioni in modo appropriato”.Vista da uno storico e filosofo della medicina quale Gilberto Corbellini, professore ordinario di Storia della Medicina presso l’Università “La Sapienza” di Roma, la vicenda non ha molto rilievo per il “fatto che i malati si organizzino per cercare di bypassare o accelerare alcune fasi della sperimentazione clinica”. Questo, dice, “era già accaduto per la sperimentazione di alcuni farmaci antiAids”. Il caso diclororacetato, piuttosto, mette in luce “che sta crescendo l'insofferenza sia da parte dei pazienti sia da parte dei medici per i vincoli procedurali, di natura economica ma anche etico-politica, che condizionano le opportunità di cura. Verosimilmente sono soprattutto i controlli e i vincoli imposti dalla bioetica negli ultimi decenni che hanno determinato un aumento ingente dei costi della sperimentazione, al punto che oggi solo le imprese farmaceutiche possono sostenerli”. A tal punto, continua, “sarà inevitabile una crescente ribellione dei malati, che sono più disposti a correre rischi di quanto non ritengano i bioeticisti e i politici”.Ma Corbellini ci tiene a essere chiaro: “Nonostante l’eccesso di proceduralismo e di tutele che alla fine stanno mettendo la ricerca clinica nelle mani dei privati, la sperimentazione clinica è indispensabile per stabilire in modo obiettivo l'efficacia di un farmaco. E l'esperienza dei pazienti, a meno che venga organizzata nella forma di un trial clinico, non può appurare nulla. I pazienti devono capire che la sperimentazione clinica deve essere fatta in un certo modo per dare una risposta accettabile. In tal senso, dovrebbero comunque seguire le procedure, altrimenti rischiano di ritardare l'accertamento invece che accelerarlo”.Intanto, la molecola dei miracoli o della discordia, continua ad essere assunta. “Sono centinaia, ormai” sostiene Jim Tessano, il biologo creatore del sito su cui è possibile acquistare Dca. E tra essi comincia a serpeggiare la delusione per l’assenza di finanziamenti privati al «loro studio». “Perché la Bill & Melinda Gates Foundation non sta dando ciò che ha promesso?”, si chiede Steve in una delle stanze del forum.“Dobbiamo lavorare duro per immettere questo farmaco sul mercato” sostiene Jimmi a meno di una settimana dalla scomparsa della moglie, “speravo che il Dca funzionasse, non vorrei vedere più nessuno soffrire come ha fatto lei negli ultimi otto mesi”. Così, mentre le morti si succedono inesorabilmente, l’esperienza individuale cerca di trasformarsi in impegno sociale. Ed Internet si conferma essere il luogo di elezione di queste dinamiche, conferendo nuova pubblicità a fatti, eventi, persone e rendendo possibile quella che più di dieci anni or sono, un filosofo e antropologo canadese, Pierre Levy, ha definito intelligenza collettiva. Una capacità di conoscenza potenziata grazie all’interazione su scala globale di singole intelligenze ed esperienze.Sì, in effetti si tratta di un esempio di intelligenza collettiva”, conferma, seppure con cautela, Levy, “anche se Internet di per sé non crea alcuna conoscenza. Solo le comunità umane creano conoscenza, eventualmente attraverso l’uso di Internet”. Nel caso specifico, conclude lo studioso, “i pazienti e gli animatori delle comunità dovrebbero organizzarsi nello stesso modo della comunità scientifica per testare il Dca e riportare i risultati dei test. Questo è l’unico modo per trasferire conoscenza alle generazioni future”.


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Il piu' grande inganno alle spalle dell'umanita'!


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Indonesia: evento su larga scala sempre piu' vicino!

9 sett 2012 -   Disordini vulcanici in esponenziale aumento, ed uno dei più grandi terremoti intra-piastra a scivolamento orizzontale  mai registrati (11 aprile), sono una chiara indicazione dell'aumento della tensione lungo il versante tettonico dell'Indonesia. Il giorno della resa dei conti si avvicina. Il paese è la patria di più di 136 vulcani attivi, di cui circa 76 esplosero durante il periodo dell'Olocene. E' dallo scorso 11 aprile che il pianeta e' entrato in uno scenario di oscillazione che sta influenzando il dinamismo sismico globale. Le probabilità che una eruzione vulcanica di livello VEI 7 in uno dei tanti vulcani dell'arcipelago e' sempre piu' reale.Un tale evento vulcanico su vasta scala oggi avrebbe conseguenze devastanti ed incalcolabili per la maggior parte del pianeta Terra. 

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La sonda Nasa SDO registra un "eruzione solare complessa"

ERUZIONE SOLARE COMPLESSA: Interrompendo l'attuale situazione di giorni di quiete, la regione solare denominata sunspot AR1564 ha iniziato Sabato 8 settembre la produzione di un brillamento di classe M1. La sonda della NASA Solar Dynamics Obervatory (SDO) ha registrato il flash all'ultravioletto linkato dall'immagine che mostra più di un singolo brillamento. Questa eruzione viene definita "entangled" ovvero complessa. Un flusso magnetico ha guidato un'onda di plasma caldo facendole percorrere, dal luogo dell'esplosione iniziale verso un'altra regione attiva (AR1562) sul lembo occidentale, circa 250 mila chilometri di distanza. Poiché SDO è stato lanciato nel 2010, l'Osservatorio ha registrato centinaia di eruzioni "entangled". A volte si diffondono come una reazione a catena in grado di coinvolgere quasi tutta la superficie del Sole. Un buon esempio fu l'eruzione globale dell'agosto 2010

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