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Osservato per la prima volta un pianeta divorato dalla sua stella!

Per la prima volta è stato osservato un pianeta distrutto dalla sua stella, che giunta alla fine della sua vita si e' trasformata in una gigante rossa e lo ha travolto e 'ingoiato'.

La stessa sorte che toccherà alla Terra fra circa 5 miliardi di anni, quando il Sole si trasformerà in una gigante rossa. Descritto sull'Astrophysical Journal Letters da un gruppo di ricerca internazionale, il pianeta è stato divorato dalla sua stella quando questa ha iniziato a espandersi, trasformandosi in una gigante rossa e scagliando nello spazio i suoi gusci più esterni.

Grazie al telescopio Hobby-Eberly, in Texas, gli astronomi hanno scoperto anche un grande pianeta in una orbita molto ellittica intorno alla gigante rossa chiamata BD+48 740, che ha un raggio undici volte più grande rispetto a quello del Sole.


E' stata proprio questa scoperta, insieme alla insolita composizione chimica della stella, la prova che il vecchio astro ha divorato un pianeta. ''Le nostre analisi spettroscopiche rivelano che la gigante rossa contiene un'abnorme quantità di litio, un elemento molto raro creato durante il Big Bang 14 miliardi di anni fa'', ha osservato una delle autrici, Monika Adamow dell'Università polacca Niccolò Copernico a Torun. E' raro trovare litio nelle stelle e per questo motivo trovarne addirittura in abbondanza ha meravigliato i ricercatori.

''I teorici hanno identificato solo poche e molto specifiche circostanze nelle quali il litio è presente nelle stelle'', ha rilevato un altro autore della ricerca, l'astronomo Alexander Wolszczan, della Università americana Penn State, che è stato anche lo scopritore del primo pianeta esterno al Sistema Solare.
''Nel caso di BD+48740 - ha aggiunto - è probabile che il litio sia stato prodotto mentre la stella digeriva il pianeta''. A confermare che l'abbondanza di litio intorno alla stella è dovuta alla distruzione del pianeta è anche la presenza di un altro pianeta, che ha una massa 1,6 volte quella di Giove e un'orbita insolitamente molto ellittica per un sistema planetario molto evoluto. Poiché le interazioni gravitazionali fra i pianeti sono responsabili di orbite così peculiari, gli astronomi sospettano che il 'tuffo' del pianeta nella stella possa aver dato al pianeta superstite una sferzata di energia che lo ha scagliato in un'orbita così eccentrica.

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Un'equazione per calcolare le civiltà aliene

Solo nella nostra galassia sarebbero miliardi i pianeti in grado di ospitare forme di vita

Quante potrebbero essere le civiltà sparse nell'Universo? Nonostante la mancanza- totale, fino ad oggi- di prove oggettive che ne dimostrino l'effettiva esistenza, la scienza si interroga comunque sull'eventualità di trovarci, un giorno, faccia a faccia con Esseri di altri mondi. Ma statisticamente parlando, con quali probabilità? 
Alla domanda, ha risposto l'astronomo Frank Drake, che già nel 1961 elaborò una formula matematica per stabilire se e quante civiltà extraterrestri potessero svilupparsi nella galassia. L'equazione, passata alla storia con il suo nome, prevede molte variabili, quasi tutte solo stimabili e non dimostrabili, come il numero delle galassie o delle stelle esistenti. Cambiare il valore di una, ovviamente, modifica radicalmente il risultato finale.

In base alle previsioni di Drake, esso è davvero impressionante: possono esistere 375 miliardi di pianeti abitati nella sola Via Lattea- la nostra galassia- e tutti con forme di vita intelligente. Se anche una piccola parte di esse fosse in grado di comunicare nello spazio, ne risulterebbero milioni di società evolute in potenziale contatto le une con le altre. A livello cosmico, il numero arriverebbe quasi a 3 miliardi di miliardi...


Nel corso degli anni, le stime di Frank Drake sono state riviste al ribasso, anche in virtù delle maggiori conoscenze sul cosmo acquisite in questi ultimi decenni. Ma pur con la visione più scettica possibile e mantenendo i piedi ben ancorati a terra, le cifre che emergono sono da capogiro: lassù, ci sarebbe un gran bel traffico...

I meno propensi a vedere E.T. in ogni angolo partono infatti dalla considerazione che meno del 40 per cento delle stelle della nostra galassia possa far parte di un sistema solare. Un calcolo approssimativo verso il basso, perché- al momento- i nostri telescopi sono in grado di scovare solo pianeti grandi almeno quanto il nostro: quindi, a rigor di logica, tutti gli astri potrebbero essere circondati da mondi alieni più piccoli. In ogni caso, la stima del 34 per cento di stelle dotate di pianeti porta a valutare - nella sola Via Lattea- circa 2 miliardi di gemelli della Terra.

Drake sosteneva che tutti i pianeti abitabili fossero abitati. Ora invece si tende a pensare che solo un 13-15 per cento lo siano: i meccanismi che presiedono alla vita sono complessi e delicati. Ma una volta che si forma, quale percentuale evolverà in vita intelligente? Gli scettici la ritengono un'eventualità eccezionale: guardando alla Terra, solo una specie-quella umana- ha sviluppato abilità cognitive.

Altri scienziati, invece, ritengono che l'intelligenza sia una tappa inevitabile nel corso dell'evoluzione. Quindi, con una sana via di mezzo, si ipotizza che circa il 50 per cento di queste entità biologiche nate e cresciute su mondi alieni possa essere in grado di creare, costruire, pensare... In numeri, ciò corrisponde a 1 milione di potenziali civiltà extraterrestri. E solo attorno a noi.
Ma di queste, quante sono arrivate ad un grado di sviluppo tecnologico tale da riuscire a comunicare attraverso lo spazio? Nella peggiore delle ipotesi, solo un 10 per cento. I numeri si assottigliano ancora di più, se pensiamo a civiltà distanti anni luce, i cui messaggi possono giungere ai nostri strumenti ora, molto tempo dopo la loro stessa scomparsa. Aumentando o riducendo queste variabili, si arriva agli ipotetici popoli alieni che in questo istante stanno cercando di comunicare: da un minimo di 1 a poche decine. Nulla di che, penserete...

E invece no. Moltiplicando questo numero irrisorio per le galassie che formano l'universo, si torna ancora ad una stima spaventosa: centinaia di miliardi di civiltà possibili, evolute almeno quanto noi, se non di più. Tutte lì, tra quei puntini luminosi che osserviamo distratti in una notte di cielo stellato.

Golfo del Messico: e' allarme per l'uragano Isaac in migliaia in fuga dalle coste



La tempesta tropicale Isaac si dirige New Orleans, dopo avere schivato la Florida, punta verso la Louisiana, e secondo gli esperti si trasformerà nelle prossime ore in uragano. Il governatore della Lousiana, Bobby Jindal, ha dichiarato lo stato di emergenza e le autorità di New Orleans hanno dichiarato lo stato di massima allerta.

Isaac dovrebbe raggiungere la Louisiana martedì, proprio il giorno in cui sette anni fa il terribile uragano Katrina di categoria 5 devastò lo Stato, dove causò oltre 1.800 vittime e danni per più di 80 miliardi di dollari.

Anche lo Us National Hurricane Center ha dichiarato lo stato di emergenza nella parte settentrionale del golfo del Messico. Il rischio è che Isaac si trasformi in uragano di categoria tre. Per questo motivo, il partito repubblicano ha deciso di cancellare gli appuntamenti del primo giorno di convention a Tampa, rimandando il primo giorno di lavori a domani.

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Iran: in segreto la Cina si prende il drone USA

Secondo informazioni diffuse da forum cinesi sulla Difesa, di recente un gruppo di 17 esperti cinesi sarebbe giunto in Iran non solo per esaminare, ma anche perraccogliere e portare in Cina alcune parti fondamentali del drone USA RQ-170catturato dall’ Iran nel dicembre 2011.
Anzi, i tecnici cinesi sarebbero arrivati in Iran appena quattro giorni dopo l’atterraggio di fortuna del drone Sentinel, avvenuto nel paese nel corso di una missione di spionaggio. Sulla base dei primi rilievi (uno della durata di soli 40 minuti e un altro di quattro ore), il gruppo di esperti ha preparato un elenco di componenti che necessitavano da parte loro di ulteriori esami, al fine di operare ingegneria inversa al robot americano.  
Nella lista dovrebbero esserci componenti hardware, mentre la fusoliera rimarrebbe in Iran.
Il sito internet “China Defense Mashup” riferisce che “il gruppo di esperti è composto da 17 persone, di cui undici sono tecnici dello Stato Maggiore dell’ Esercito Popolare di Liberazione (PLA), della Divisione Armamenti Generali e della società di produzione aerospaziale statale AVIC, mentre gli altri sono membri del Ministero degli Esteri e diplomatici in Iran.”
Anche se è estremamente difficile stabilire se questa informazione sia vera, è altamente probabile che la Cina abbia già ispezionato il drone e tentato di copiare alcune tecnologie del RQ-170. Come già precisato nel commentare l’affermazione dell’Iran secondo cui esso avrebbe decodificato il drone stealth, anche se le memorie interne si fossero (probabilmente) cancellate a seguito della perdita della procedura di comando e i dati non fossero mai stati recuperati, è verosimile che i circuiti, l’ottica e i sensori abbiano resistito al misterioso atterraggio di fortuna.
Pertanto possono essere esaminati e testati. E copiati, una delle attività che la Cina sa fare meglio.
Fonte: David Cenciotti per The Aviationist  16.08.2012
Traduzione di Gabriele Picelli per http://www.times.altervista.org/

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Israele non attacchera' l'Iran. Ecco il perche'

DI URY AVNERY
avnery-news.co.il

La minaccia di un «secondo olocausto» è un'invenzione. E gli israeliani sono contrari all'attacco. Ma anche il governo: le conseguenze economiche e politiche sarebbero insostenibili 

Forse Binyamin Netanyahu è matto, ma non è pazzo. Forse Ehud Barak è pazzo, ma non è matto. Ergo: Israele non attaccherà l'Iran. L'ho già sostenuto tempo fa ma voglio tornarci su, dopo le infinite discussioni a riguardo. 

Certo di nessuna guerra si è mai parlato tanto prima che scoppiasse. Ma, per citare la battuta di un vecchio film: «Se devi sparare, spara. Non parlare!». 

Tra tutte le sfuriate di Netanyahu sul conflitto inevitabile, spicca una frase: «Nella commissione d'inchiesta dopo la guerra, io stesso mi assumerò tutta la responsabilità, io soltanto!». 

Una dichiarazione davvero rivelatrice. Anzitutto le commissioni d'inchiesta vengono istituite soltanto dopo un flop militare. Non c'è stata nessuna commissione simile dopo la Guerra d'indipendenza del 1948, né dopo quella del Sinai nel 1956, né dopo la Guerra dei sei giorni del 1967. Commissioni d'inchiesta vennero create invece dopo la Guerra dello Yom Kippur del 1974 e dopo quelle del Libano, nel 1982 e nel 2006. Facendo balenare lo spettro di un'altra commissione del genere, Netanyahu inconsciamente tratta questa guerra come un fallimento inevitabile. 

Inoltre, in base alla legge israeliana è l'intero governo d'Israele a essere il comandante in capo delle forze armate e tutti i ministri hanno una «responsabilità collettiva». La rivista Time, che ogni settimana sta diventando più ridicola, può anche incoronare «Re Bibi», ma qui non abbiamo ancora la monarchia. Netanyahu è né più né meno che un primus inter pares. 

Infine, nella sua dichiarazione Netanyahu manifesta un disprezzo sconfinato per i suoi colleghi ministri: loro semplicemente non contano nulla.Netanyahu si considera un Winston Churchill dei tempi moderni. Ma non mi sembra di ricordare Churchill che annunciava, accettando l'incarico, «mi assumo la responsabilità della prossima sconfitta». Anche nella situazione disperata di quei giorni, credeva nella vittoria. E la parola «io» era poco presente nel suo discorso. Nel quotidiano lavaggio del cervello, dell'eventuale conflitto vengono presentati esclusivamente gli aspetti militari. Il dibattito verte sul potenziale bellico e sui pericoli per la popolazione civile. 

Gli israeliani sono in particolare, e comprensibilmente, preoccupati per la pioggia di decine di migliaia di missili che potrebbero cadere su ogni parte d'Israele, non solo dall'Iran ma anche dal Libano e da Gaza. Il ministro responsabile della difesa dei civili ha disertato proprio questa settimana e un altro, un profugo del partito Kadima, ha preso il suo posto. Tutti sanno che un'ampia parte della popolazione - me incluso - è del tutto indifesa.Ehud Barak ha annunciato che non più di 500 israeliani - una quantità miserabile! - verrebbero uccisi dai missili nemici. Non voglio avere l'onore di essere tra loro, sebbene abiti molto vicino al ministero della difesa... 

In realtà lo scontro militare tra Israele e l'Iran rappresenta solo una parte del quadro, e non la più rilevante. 

Come ho sottolineato in passato, molto più serio sarebbe l' impatto di un attacco israeliano all'Iran sull'economia mondiale, già in una crisi profonda. Un attacco israeliano sarebbe percepito dall'Iran come ispirato dagli Stati Uniti e gli iraniani reagirebbero di conseguenza, come dichiarato questa settimana dal loro governo. 

Il Golfo Persico è una bottiglia il cui collo è lo Stretto di Hormuz, controllato completamente dall'Iran. Le grandi portaerei americane che ora navigano nel Golfo verrebbero allontanate prima che per loro sia troppo tardi. Somigliano a quegli antichi velieri che i collezionisti assemblano pazientemente nelle bottiglie. Anche le potenti armi statunitensi non sarebbero in grado di mantenere aperto lo Stretto. Dei semplici missili terra-mare basterebbero a tenerlo chiuso per mesi. Per riaprirlo sarebbe necessaria una prolungata operazione di terra da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati. Un'avventura lunga e sanguinosa, dalle conseguenze imprevedibili. 

La maggior parte delle forniture di petrolio deve passare attraverso quest'unica autostrada marina. Anche la semplice minaccia della sua chiusura farebbe schizzare alle stelle il prezzo del petrolio. La guerra causerebbe un collasso dell'economia mondiale, e centinaia di migliaia, se non milioni, di nuovi disoccupati. E ognuno di loro maledirebbe Israele. 

Poiché sarebbe chiarissimo che si tratterebbe di una guerra israeliana, la rabbia sarebbe rivolta contro di noi. Peggio, molto peggio: poiché Israele insiste che è «lo Stato del popolo ebraico», la rabbia potrebbe prendere la forma di un'esplosione di antisemitismo senza precedenti. Gli islamofobi tanto di moda lascerebbero il posto ai vecchi nemici degli ebrei. «Gli ebrei rappresentano il nostro disastro» dicevano i nazisti. 

La situazione potrebbe risultare peggiore negli Stati Uniti. Finora gli americani se ne sono stati a guardare con tolleranza ammirevole mentre la loro politica estera veniva praticamente dettata da Israele. Ma persino l'onnipotente Aipac e i suoi alleati non riuscirebbero a contenere l'esplosione di rabbia popolare. Crollerebbero come gli argini di New Orleans. 

Tutto ciò avrà un forte impatto sui calcoli dei guerrafondai. In privato, e non solo, loro affermano che l'America alla vigilia delle elezioni avrà le mani legate. Nelle due settimane precedenti il 6 novembre, entrambi i candidati avranno una paura mortale della lobby ebraica. La previsione va avanti così: Netanyahu e Barak attaccheranno fregandosene degli americani. 

Il contrattacco iraniano sarà diretto contro gli interessi americani e gli Stati Uniti saranno trascinati in guerra contro la loro volontà. Ma anche nell'improbabile eventualità che gli iraniani agiscano con estrema cautela e - contrariamente a quanto dichiarato - non attacchino obiettivi americani, il presidente Obama sarà costretto a salvarci, a spedirci una gran quantità di armi e munizioni, a rafforzare le nostre difese anti-missile, a finanziare la guerra - così calcolano i nostri guerrafondai. Altrimenti sarà accusato di lasciare Israele allo sbando e Mitt Romney sarà eletto come il salvatore dello Stato ebraico. 

Questo calcolo si basa sull'esperienza storica. In passato tutti i governi israeliani hanno sfruttato le elezioni negli Stati Uniti per i loro obiettivi. 

Nel 1948, quando agli Stati Uniti fu chiesto di riconoscere lo Stato d'Israele contro il parere esplicito sia del segretario di Stato che di quello della difesa, il presidente Truman stava lottando per la sua sopravvivenza politica. La sua campagna elettorale era in bancarotta. All'ultimo momento un gruppo di milionari ebrei saltò sul carro e salvarono Truman e Israele. 

Nel 1956 il presidente Eisenhower era nel mezzo della sua campagna per la rielezione quando Israele - in combutta con Francia e Gran Bretagna - attaccò l'Egitto. Si trattò di un calcolo sbagliato: Eisenhower non aveva bisogno dei voti e del denaro degli ebrei e pose fine a quell'avventura. In altre annate elettorali la posta in gioco fu più modesta, ma l'occasione venne sempre utilizzata per ottenere concessioni dagli Stati Uniti. 

Funzionerà anche questa volta? Se Israele scatenasse una guerra alla vigilia delle elezioni nell'evidente tentativo di ricattare il presidente, l'opinione pubblica americana sosterrebbe Israele o gli si rivolterebbe contro? Sarebbe una scommessa di portata storica. Ma, proprio come Mitt Romney, Netanyahu è un protetto del magnate dei casino Sheldon Adelson e potrebbe rivelarsi pronto a scommettere, come i poveri scemi che sprecano i loro soldi nelle sale da gioco di Adelson. E gli israeliani, dove sono in tutto questo? Malgrado il costante lavaggio del cervello, i sondaggi rivelano che la maggior parte degli israeliani è nettamente contraria a un attacco. Netanyahu e Barak sono visti come due dipendenti - in molti li considerano megalomani - che non ragionano in maniera razionale. 

Uno degli aspetti più incredibili di questa situazione è che il nostro capo dell'esercito e l'intero comando generale, così come i capi del Mossad e dello Shin Bet, e quasi tutti i loro predecessori, si oppongono nettamente e pubblicamente all'attacco. 

È una delle rare occasioni in cui i comandi militari sono più moderati dei loro capi politici, anche se in Israele un fatto simile si è già verificato. Ci si potrebbe chiedere come possono dei leader politici avviare un conflitto fatale quando praticamente tutti i loro consiglieri militari - che conoscono il nostro potenziale militare e possibilità di successo - sono contrari? 

Una delle ragioni di questa contrarietà è che i capi dell'esercito sanno meglio di chiunque altro quanto Israele sia completamente dipendente dagli Stati Uniti. La nostra relazione con l'America rappresenta la base della nostra sicurezza nazionale. 

Inoltre non è sicuro che Netanyahu e Barak avrebbero i numeri per attaccare nella maggioranza che li sostiene e tra i ministri. Questi ultimi sanno che, al di là di ogni altra considerazione, l'attacco allontanerebbe investitori e turisti, causando un danno immenso all'economia israeliana. 

Allora perché la maggior parte degli israeliani crede ancora che l'attacco sia imminente? 

Gli israeliani sono stati convinti che (a) l'Iran è governato da un branco di ayatollah pazzi e irrazionali e (b) che, se verranno in possesso della bomba atomica, ce la lanceranno certamente addosso. Convinzioni fondate sulle dichiarazioni di Mahmoud Ahmadi Nejad, che ha detto che spazzerà via Israele dalla faccia della terra. 
Ma ha dichiarato davvero questo? Certo ha espresso ripetutamente la sua convinzione che l'entità sionista sparirà dalla faccia della terra. Ma pare che non abbia mai sostenuto che saranno lui, o l'Iran, ad assicurare questo risultato. 

Potrebbe sembrare solo una piccola differenza retorica, ma in realtà in questo contesto è molto rilevante. 

Ahmadinejad forse ha la bocca troppo larga, ma il suo potere in Iran non è mai stato smisurato, e si sta indebolendo rapidamente. Gli ayatollah, coloro che governano davvero, sono tutto fuorché irrazionali. A partire dalla rivoluzione, il loro comportamento ha dimostrato che si tratta di persone molto prudenti, contrarie ad avventure militari, spaventati dalla lunga guerra contro l'Iraq che non cominciarono loro né fu voluta da loro. 

Un Iran con l'arma atomica può rappresentare un vicino scomodo, ma la minaccia di un «secondo olocausto» è un'invenzione dell'immaginario collettivo manipolato. Nessun ayatollah sgancerà una bomba, perché la risposta sarebbe sicuramente la cancellazione di tutte le città iraniane e la fine della gloriosa storia culturale della Persia. La bomba israeliana è stata prodotta proprio per assicurare questo effetto di deterrenza. 

Se Netanyahu & Co. fossero davvero spaventati dalla bomba iraniana, farebbero una di queste due cose: provvederebbero alla denuclearizzazione della regione, eliminando i nostri armamenti atomici (ipotesi molto improbabile); o farebbero la pace coi palestinesi e con l'intero mondo arabo, disarmando in questo modo l'ostilità degli ayatollah verso Israele. Ma le azioni di Netanyahu dimostrano che, per lui, mantenere sotto occupazione la Cisgiordania è molto più importante della bomba iraniana. 

Di quale altra prova abbiamo bisogno per capire quanto sia folle tutto questo allarme? 

Versione originale:

Ury Avnery
18.08.2012

Versione italiana: 

25.08.2012
Tratto dal blog: http://fintatolleranza.blogspot.it/


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Misteriosi boati ed onde d'urto stanno colpendo El Dorado County in California!

Qualcosa di strano sta avvenendo ad El Dorado County in California,sono ormai numerose le persone che da tempo dicono di ascoltare misteriosi boati accompagnati quasi sempre da onde d'urto che fanno tremare il pavimento delle abitazioni.Tra gli abitanti del luogo serpeggia la paura e numerose sono le ipotesi che si fanno, ma nessuna veramente risolutiva del fenomeno.Alcuni ritengono che si tratti di tuoni provocati da fronti temporaleschi di passaggio,altri invece attribuiscono ad aerei che sorvolano la zona. L'Usgs ha detto di non essere riuscita ad individuare la fonte dei boati accompagnati da tremori per la mancanza di sufficienti stazioni sismiche per poter effettuare rilevamenti.
Intanto a Brawley nel sud della California e' in atto da almeno 24 ore una grave crisi sismica non lontano dal bordo della famigerata faglia di Sant'Andrea famosa per essere generatrice di disastrosi eventi sismici nel corso della storia passata.
http://theextinctionprotocol.wordpress.com/

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Esperto italiano chiamato a studiare le misteriose sfere di Costa Rica

Emiliano Antonelli è stato scelto da curatori del Museo Nacional di Costa Rica per uno studio delle misteriose sfere di pietra immortalate nel film ‘I predatori dell’Arca perduta”. La ricerca su questi artefatti precolombiani, alcuni pesanti anche 16 tonnellate, è iniziata ieri a Osa, nel sud del paese centroamericano.

Le sfere, circa 300, possono essere dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Antonelli è anche restauratore ed è presidente del Consorzio Conservazione e Restauro di Monumenti e Opere d’arte (Croma) a Roma. Analizzerà lo stato delle sfere ed elaborerà le raccomandazioni necessarie sul loro restauro e sul controllo di agenti atmosferici e ambientali che potrebbero danneggiarle. Questi globi di pietra sono stati analizzati scientificamente per la prima volta nel 1930 e secondo gli studiosi sono state scolpiti approssimativamente nel 600 dopo Cristo, ma si ignora il perché. Alcuni libri sull’argomento associano le misteriose sfere al continente perduto, l’Atlantide, che potrebbe essere sprofondato dove oggi sono i Caraibi, o ne attribuiscono la creazione a possibili visitatori extraterrestri. Ma la tecnica usata per scolpirle li smentirebbe, essendo simile a quella della ceramica delle culture precolombiane. La presenza di Antonelli in Costarica si deve allo scultore costaricano Jimenes Deredia che lo ha contattato durante una sua mostra esposta nel Foro Romano nel 2009. Il governo di San Josè pretende ora che l’Unesco approvi il suo progetto di parco delle sfere precolombiane chiamato di “Pienezza sotto il cielo”.

fonte: antikitera.net


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