MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Nuovo forte flare solare di classe M5,6 avvenuto questa mattina...

2 luglio 2012 - il sole sembra aver riacceso i motori,infatti questa mattina alle ore 10:52 UTC la gigantesca regione attiva denominata Sunspot AR 1515 e' esplosa generando un brillamento solare di classe M5,6 con conseguente espulsione di massa coronale che sembrerebbe non essere proiettata direttamente verso il pianeta Terra.L'evento ha prodotto dei black out radio ad alte frequenze restate sintonizzati per aggiornamenti...

Australia, una misteriosa lingua di fuoco si tuffa nel mare!

PERTH (AUSTRALIA) - Un fenomeno che ha stupito tutti: coloro che l’hanno visto e gli studiosi che non sanno ancora spiegarlo. “Fuoco nel cielo” è stata questa la prima descrizione di chi sulla spiaggia di Perth puntava col dito una striscia infuocata mai vista prima e apparsa improvvisamente. È accaduto precisamente a Cottesloe, una baia tranquilla di Perth, venerdì prima del tramonto. Il gestore di un Caffè - di nome Daniel Jongue - l’ha vista nel cielo e la descrive come “vapore acceso” e ha aggiunto che i resti luminosi di quella vivida apparizione sono rimasti nel cielo per 20 minuti prima di svanire. Un altro testimone ha detto: “Era rossa, gialla e arancione e molto bella”. Ma di cosa si tratta? Sul giornale locale troviamo scritto più che altro dello sconcerto dei testimoni: “I resti del passaggio erano visibili per un po’". Il giornalista Pip Moir ha postato su Twitter la foto che ha scattato (è l’immagine allegata a questo articolo). Il portavoce di Bureau of Metereology ha spiegato che il radar di cui dispongono non ha potuto fornire informazioni di un fenomeno che si è mosso nel cielo tanto velocemente. Cose è stata quella luce, quell'energia, quella scheggia dello spazio in picchiata sull'oceano? Di cosa si tratta? Per il momento è ancora un mistero. Non appena avremo ulteriori informazioni e dichiarazioni ve le comunicheremo. 
http://www.net1news.org/australia-misteriosa-striscia-di-fuoco-cade-nel-mare-foto.html

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"Terremoto, ecco i segni premonitori" parla una sismologa

di Dario Ferri


Prevedere magari no, ma i segni premonitori del terremoto ci sono. Una sismologa, Fedora Quattrocchi, che lavora all’Ingv ne parla con Elena Dusi di Repubblica: 
Le emissioni del gas radon, di cui tanto si parlò nel 2009 dopo il terremoto dell’Aquila, non sarebbero state di nessun aiuto in Emilia Romagna, il cui sottosuolo è privo di elementi di origine vulcanica. Ma altri gas probabilmente sono stati liberati dalle fratture delle rocce. A Medolla, zona già nota per le sue “terre calde”, la temperatura del terreno ha raggiunto i 50 gradi subito dopo la prima scossa del 20 maggio. «I contadini — spiega Quattrocchi — hanno visto crescere il mais a ritmi impressionanti per alcuni giorni prima del sisma. Poi le piante sono morte e sul terreno si sono creati dei cerchi privi di vegetazione. In quella zona, alcuni giorni dopo la prima scossa, abbiamo misurato emissioni di metano fino a cento volte superiori alla norma».
Poi c’è stata la moria dei pesci e le fughe di animali dei giorni immediatamente precedenti:
A soffrire sono stati soprattutto persici e pescigatto, che vivono vicino al fondale. Al ristorante “Al 50” di Finale Emilia il proprietario ha visto scappare le tartarughe dal laghetto poco prima del sisma. Un contadino di Medolla ha raccontato impressionato: «Tre giorni prima della scossa del 20 maggio tutte le galline hanno smesso improvvisamente di fare uova. Non mi era mai successo prima».
E in molti dei paesi terremotati i ricercatori dell’Ingv hanno raccolto testimonianze di una variazione del livello dei pozzi d’acqua:
«Alcuni sono saliti perfino di un metro e mezzo o due» continua Quattrocchi. «Segno che nel sottosuolo si stava verificando una compressione delle faglie, la stessa che ha fatto sollevare il terreno di 15 centimetri a Mirandola, come osservato dai satelliti». Nessuno di questi segnali ovviamente sarebbe stato sufficiente a prevedere il terremoto, e tantomeno a lanciare un allarme di evacuazione per la popolazione. «Ma forse — sottolinea Quattrocchi — converrebbe studiare con più costanza i precursori geochimici dei terremoti, per capire se esistono delle regolarità. Una rete di stazioni di monitoraggio ci aiuterebbe a seguire i parametri del terreno per tempi lunghi, insieme a quelli di spostamento delle placche».
Ma, precisa chiaramente Repubblica, è vero che in un caso alcuni segni hanno aiutato a evitare un disastro in Cina. Ma in generale, a prevedere un terremoto non è ancora riuscito nessuno. Da allora l’illusione di poter fare previsioni misurando radon, metano, pozzi d’acqua o addirittura i segni di nervosismo degli animali ha inquinato una scienza purtroppo ancora immatura per essere applicata alla prevenzione.
Letto su:http://www.nocensura.com

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JP Morgan: Il 77% dei loro introiti viene da sovvenzioni governative!

fonte: Come la redazione di Bloomberg ha sottolineato un paio di settimane fa: La JP Morgan riceve una sovvenzione dal governo americano del valore di circa $ 14 miliardi di dollari all'anno, secondo una ricerca pubblicata dal Fondo Monetario Internazionale Fundand  insieme alla nostra analisi dei bilanci delle banche. Questa mole di denaro serve alla banca per pagare gli stipendi e i grandi bonus per i dirigenti.Ma la cosa piu' importante e' che tale banca (multinazionale) distorce i mercati, alimentando le crisi come nel recente disastro dei subprimes e la debacle del  debito sovrano che ora minaccia di distruggere l'euro e affondare l'economia mondiale. Con ogni nuova crisi bancaria, il valore della sovvenzione implicita cresce. In un recente lavoro, due economisti - Kenichi Ueda della FMI e Beatrice Weder Di Mauro dell'Università di Mainz - hanno stimato che a partire dal 2009 l'aspettativa di sostegno del governo è stata tagliata solo di circa 0,8 punti percentuali di sconto degli oneri finanziari per le grandi banche che prima era fino  0,6 punti percentuali nel 2007, prima della crisi finanziaria globale che ha richiesto un giro di salvataggi bancari. (NdA come noi tutti ricordiamo)  Per stimare il valore in dollari del sussidio che Stati Uniti erogano a questi dinosauri succhiasoldi, abbiamo moltiplicato per il debito dei depositi delle 18 delle più grandi banche del paese, tra cui JPMorgan, Bank of America Corp. e Citigroup Inc. Il risultato: e che vengono portati via al popolo americano circa 76 miliardi di dollari l'anno. Il numero è approssimativamente pari a i profitti totali delle banche negli ultimi 12 mesi, o più di quello il governo federale spende ogni anno per l'istruzione.
Nota del Prigioniero: il giochino ormai e' chiaro, si crea la crisi per indebitare i governi e contemporaneamente si rimpiguano  le tasche di quelli che hanno generato la crisi. Ormai siamo in una condizione assolutamente ridicola e contraria a qualsiasi buonsenso logico, dove invece di punire chi ha creato il problema lo si premia, alimentando un circolo vizioso economico in cui le banche stesse continuano a guadagnare mentre il mondo fuori crolla. Questo avviene quando si lascia che le lobby gestiscano le marionette politiche che ormai non riescono a fare nemmeno piu' i finti politici, ma solamente dei volgari esecutori delle banche.  Come in Europa che degli "ex-dipendenti" Goldman Sachs gestiscono i Governi con governi tecnici di comodo, in America la JPMorgan fa lo stesso succhiando il sangue al contribuente americano. Ormai non si riesce piu' nemmeno a vedere l'ombra di quello che viene chiamato parvenza demagogica politica,  ci solo leader talmente tanto fantocci e senza capacita' di analisi sociale ed economica che chiedono supporto a proprio gli stessi gruppi che hanno generato la crisi, un po' come chiedere consiglio a dracula su una migliore gestione dei donatori di sangue! L'idiozia politica ormai e' arrivata al culmine, in un orgasmico seppuku rituale. La parte tragica della notizia e' sicuramente che quasi l'ottanta percento degli introiti  della JPMorgan derivano da sovvenzioni governative... ma gli americani non erano contrari alle forme di socialismo reale? Dov'e' oggi nella JPMorgan il cosidetto spirito "captialistico" americano? Se non riesci a stare sul mercato per le leggi capitalistiche chiudi i battenti... non dovrebbe valere anche per la JPMorgan? A quanto pare sembra di No!

Piramide di Choepe. Scoperta una nuova stanza dal robot Djedi

GIZA (EGITTO) – E’ servito il robot Djedi per compiere un’impresa storica. La Piramide di Cheope, tomba dell’omonimo faraone costruita intorno al 2570 a.C., è ancora ricca di misteri, uno dei quali riguardava due piccole gallerie a sezione quadrata larghe circa 20 centimetri nelle quali nessun uomo riusciva a passare. Le gallerie partono da una dalla Camera della Regina e si diramano verso nord e verso sud per fermarsi improvvisamente davanti a quelli che sembrano due portoncini di pietra decorati da borchie metalliche.

L’uso insolito del metallo ha fatto emergere ipotesi tra le più fantasiose: si tratta della prova che gli alieni sono stati sul nostro pianeta 4500 anni fa?
E’ la prima volta che si scopre del ferro all’interno di una piramide, e anche se non si tratta di un sistema elettronico lasciato sul nostro pianeta dagli alieni, il robot Djedi ha scoperto che si tratta di un ornamento. “Le prime immagini inviate dal robot,” scrive Focus, “hanno mostrato un minuscolo locale sulle cui pareti sono presenti numerosi georoglifici realizzati con pittura rossa. Secondo gli archeologi potrebbero essere dei numeri, delle specie di appunti presi dai muratori che hanno realizzato la struttura. Una volta decifrati, potrebbero rappresentare la chiave per risolvere il mistero.
Djedi ha permesso per la prima volta di vedere il retro della porta borchiata confermando, a discapito delle teorie più creative, che gli elementi metallici hanno solo una funzione ornamentale”.

L’industria della salute controlla la scienza e la società

Fonte - http://lalternativaitalia.blogspot.it - pubblicato da Gabriele Milani

La produzione su scala industriale di farmaci è un fenomeno relativamente recente. Con l’imporsi della teoria dell’origine microbica delle malattie, con Louis Pasteur e Robert Kock, nella seconda metà dell’Ottocento, e la comparsa dei primi farmaci relativamente efficaci [come la mitica Aspirina per febbre e dolori, messa in produzione dalla Bayer nel 1899, e il Salvarsan contro la sifilide, inventato dall'immunologo tedesco Paul Ehrlich ai primi del Novecento], decolla anche l’industria del farmaco.

E’ la fase eroica della medicina moderna. Finalmente, non solo si potevano descrivere le malattie, ma anche trovarne una causa in un agente patogeno e utilizzare una “pallottola magica” che lo sopprimeva. Il cerchio era chiuso. Il paradigma forte e compatto.
Certo, non per tutte le malattie si poteva risalire a una causa e poche ancora si potevano curare con le pallottole magiche. Ma era solo una questione di tempo, di accumulo di conoscenze scientifiche. In questo quadro, i produttori di pallottole magiche svolgevano un ruolo centrale.

Ma è solo con la messa in produzione della penicillina, scoperta da Alexander Fleming nel 1929, iniziata a essere prodotta su larga scala dal 1941, che l’industria decolla. Nei due decenni successivi, battezzati dagli storici l’età dei farmaci, c’è una vera e propria esplosione nella scoperta e nella produzione di farmaci, tra cui certamente rilevante è il cortisone, nel 1949.

Negli ultimi decenni, la salute diventa uno dei più floridi e profittevoli settori economici nei Paesi ricchi.
Il motore dell’industria della salute è ovviamente quella del farmaco. Solo in Europa, queste attività danno lavoro a più di mezzo milione di persone. Per stare a casa nostra, solo nell’area milanese operano più di tremila aziende, con oltre cinquantamila addetti e un giro d’affari che supera i dieci miliardi di euro.

A livello mondiale, il settore conosce una forte concentrazione in poche mani: un piccolo gruppo di supercolossi, che gli angloamericani chiamano “Big Pharma“, con fatturati vertiginosi.
Tanto per fare un esempio, la Pfizer da sola detiene più del 10% del mercato mondiale, con oltre 48 miliardi di dollari. Negli ultimi anni questa tendenza alla concentrazione monopolistica è talmente cresciuta, che ha portato il numero delle attuali grandi aziende da trenta a dodici. I margini di profitto diventeranno sempre più elevati.
Si potrebbe quindi obiettare: e allora? … E’ normale che chi produce, soprattutto in un campo che richiede grandi investimenti per la ricerca, punti a realizzare profitti.

Dove sta il problema? … Il problema non sta nella ricerca del profitto, sta nella rete che l’industria ha teso per garantire la massimizzazione del profitto.
In proposito, di solito si pensa all’informatore farmaceutico che corrompe il medico prescrittore con regali e benefici [la Corte di Cassazione ha sentenziato che si commette non solo "comparaggio" ma vera e propria "corruzione in atti d'ufficio"], oppure al dirigente d’azienda che mette sul conto svizzero di un primario la tangente per l’acquisto, da parte dell’ospedale, di kit e macchinari diagnostici. Certo, tutto questo è documentato ed è anche stato sentenziato in via definitiva dalla Corte di Cassazione, dal famoso caso Poggiolini e De Lorenzo [ex Ministro che prese tangenti per rendere obbligatorio il vaccino anti-epatite B che, in sostanza, è somministrato illegalmente!] in avanti, e ha sicuramente effetti di distorsione dell’intervento medico, ma non sembra l’aspetto principale della questione. Infatti, la corruzione è un fenomeno che si verifica a valle.

A monte c’è la sistematica distorsione della conoscenza. E’ questo l’aspetto più preoccupante e pesante come un macigno.

La manipolazione delle conoscenze
“Si possono fare molti soldi, dicendo alle persone sane che sono malate“. Così inizia un citatissimo articolo scritto per il British Medical Journal da un giornalista scientifico, un medico di base e un professore di farmacologia clinica, il cui titolo esplicita l’argomento: Vendere le malattie: l’industria farmaceutica e il mercato della malattia.
Gli autori dimostrano, con numerosi esempi, che c’è una costante azione, da parte dell’industria farmaceutica, di medicalizzazione della società, al fine di allargare il mercato.

Uno studioso di Sanità, Gianfranco Domenighetti [nel libro Etica, conoscenza e sanità], così descrive le strategie di allargamento del mercato messe in atto dall’industria e dagli altri anelli della rete: “Anticipazione della diagnosi, screening e altre procedure assimilabili, che tendono ad estendere il dominio della malattia sul piano temporale della vita. Abbassamento della soglia tra normalità e patologia, che tende ad estendere il dominio della malattia sul piano quantitativo. Attribuzione della qualifica di patologico a condizioni esistenziali comuni, che tendono ad estendere il dominio della malattia sul piano quantitativo“.

La promozione degli screening rappresenta probabilmente “il più grosso business per creare ammalati” scrive Domenighetti.
Tipico esempio è lo screening del PSA [Antigene Prostatico Specifico], che è stato proposto a tappeto in Europa e negli Stati Uniti d’America a maschi cinquantenni, anche in buona salute, con effetti nulli sul controllo della mortalità per tumore alla prostata, con molti effetti negativi derivanti dalla diffusione ingiustificata della chirurgia della prostata e con molti effetti positivi per i produttori del test e dei farmaci.

Ma l’esplosione di questa strategia di allargamento del mercato la tocchiamo tutti i giorni col bombardamento vaccinale al quale vogliono sottoporre i nostri figli, addirittura con uno scriteriato calendario vaccinale da 0 a 100 anni, con la diffusione dei test genetici che fondano la cosiddetta “medicina predittiva“.
La strategia della “medicina predittiva” è quella che piace tanto a giornali e televisioni e anche al mercato della Sanità. Quella che scrutando i geni pensa di trovare il gene dell’autismo, quello del cancro e magari anche quello dell’immortalità!

Ma come sappiamo, e come ricorda [per esempio] il Prof. Paolo Vineis, “il ruolo dei geni nel provocare malattie viene spesso equivocato. Il determinismo genetico è un chiaro errore metodologico, eppure lo ritroviamo spesso nelle pagine dei giornali e delle stesse riviste scientifiche” [dal manuale Etica, ambiente e biotecnologie].
L’altro pilastro della strategia di marketing è l’abbassamento della soglia che divide il normale dal patologico. Gli esempi li abbiamo sotto gli occhi: la soglia del colesterolo e quella della pressione arteriosa sono diventate talmente mobili verso il basso che si fa fatica a catturare l’ultimo limite. Al punto che, ormai, è frequente sentire cardiologi che dicono che meno colesterolo si ha e meglio è, stravolgendo la fisiologia e la biochimica, che ci insegnano come questa molecola è comunque essenziale per la sintesi degli ormoni steroidei [ormoni sessuali, cortisolo, e altri di minor peso].

Dal punto di vista conoscitivo, adottare questo punto di vista significa passare dal concetto di equilibrio dei valori [del colesterolo, della glicemia, della pressione arteriosa, etc etc] a quello di nemici interni da annientare.

L’esempio eclatante riferito alle vaccinazioni lo troviamo con il tetano:
Il bacillo del tetano vive come innocuo commensale nel tratto intestinale di molti animali e anche dell’uomo stesso. Qualsiasi persona sana potrebbe albergare il bacillo del tetano nel suo intestino.
Le spore tetaniche sopravvivono nel nostro corpo per mesi o anni senza germinare: la loro sopravvivenza, germinazione o eliminazione dipendono dalla forza del nostro sistema immunitario.

Il bacillo del tetano non è un germe di per se stesso pericoloso, ma è pericolosa la tossina che produce e che non viene prodotta in presenza di ossigeno. Ecco perché la prima terapia antitetanica è il corretto trattamento delle ferite.
Eppure, il nostro Ministero della Salute ha stabilito che va considerato come protettivo un tasso plasmatico dieci volte maggiore a quello proposto dagli studi scientifici internazionali [superiore a 0,1 UI/ml invece di 0,01 UI/ml], in questo modo risultano non protetti anche molti soggetti adeguatamente protetti.

Il concetto di salute che è alla base non è più quello di equilibrio, che la persona ricerca in prima persona, ma è quello di difesa da nemici esterni e interni, da realizzarsi con armi che vengono fornite dall’esterno sotto forma di pillole, vaccini e simili.
Roy Moynihan, tanto per tornare all’esempio del colesterolo, in un suo recente libro [Selling Sickness] fa notare che la decisione di abbassare la soglia del colesterolo negli USA, dopo molte traversie, è stata presa nel 2004 da un gruppo di 9 [nove] esperti federali, di cui 8 [otto] hanno interessi con le industrie che producono farmaci per abbassare il colesterolo. Le nuove Linee Guida, solo negli USA, hanno, di colpo, creato 25 milioni di malati in più, facendo passare da 12 a 36 milioni le persone che dovrebbero ricevere un farmaco per abbassare il colesterolo.

Per non parlare poi delle Linee Guida sull’ipertensione, per le quali, nel giro di pochi anni, si è passati da una pressione di 140/90 considerata normale a 120/80. Nella primavera del 2003, gli esperti chiariscono che se si raggiungono quei valori di 120/80 la persona deve essere considerata in “pre-ipertensione”. In sostanza, per questi signori, una persona, per essere considerata sana, dovrebbe viaggiare sempre sul filo del rasoio dell’ipotensione!
Anche in questo caso è ovvio che abbassare la soglia significa alzare le prescrizioni di farmaci, e comunque medicalizzare uno stato normale.

Altri esempi massicci sono rappresentati dagli sforzi di etichettare come malattie delle normali condizioni come perdere i capelli, avere un calo del desiderio sessuale dopo una certa età, non riuscire da piccoli a stare inchiodati in un banco di scuola per molte ore di fila, etc etc.
Eppure, i soliti incalliti detrattori che si permettono addirittura di tacciare per “complottisti” degli stimati professionisti e soprattutto i genitori che hanno assistito impotenti alla regressione autistica del proprio figlio causata dai vaccini, proseguono ad affermare che le industrie hanno dalla loro la ricerca e una solida documentazione scientifica, che viene pubblicata su riviste di grande prestigio.

Questi detrattori, a volte perfino pagati sotto banco dalle stesse industrie, sembrano dimenticare il segreto nelle procedure riguardanti il sistema regolatorio dei farmaci, i conflitti d’interesse della cricca dei vaccini e nella pratica clinica, i risultati di una ricerca tutta italiana [The unbearable lightness of health science reporting] che misura il grado di attendibilità, trasparenza ed equilibrio della divulgazione scientifica sui quotidiani e i settimanali di casa nostra, la risposta non lascia spazio all’ottimismo. Quando si parla di salute al grande pubblico, devono essere soppesati tutti gli aspetti in gioco: i benefici di un vaccino o di una terapia non farmacologica, ma soprattutto i rischi per il paziente e i costi per il sistema. E va cercata e svelata la presenza di eventuali conflitti di interesse, se cioè esiste un legame di natura finanziaria fra l’azienda produttrice e la fonte di informazione: medici, riviste, associazioni, giornalisti. Perchè se l’esperto è a libro paga dell’industria, questo condiziona inevitabilmente il punto di vista. E chi legge, ha tutto il diritto di saperlo!

Addirittura tre pezzi da novanta dell’editoria medica sono scesi in campo sull’argomento: Marcia Angell e Jerome Kassirer [ex Direttori del "New England Journal of Medicine] e Richard Smith [ex Direttore - per venticinque anni - del "British Medical Journal"].
Richard Smith, con dovizia di particolari, mostra tutti i trucchi usati dalle industrie farmaceutiche per ottenere risultati favorevoli ai loro studi clinici. Si va dal confrontare il proprio farmaco con un concorrente noto per avere una scarsa efficacia, oppure con un dosaggio o troppo basso o troppo alto del concorrente, oppure a giocare a fini statistici sul numero delle persone coinvolte nello studio, sull’analisi dei cosiddetti sottogruppi, fino a evitare di pubblicare gli studi che danno risultati negativi.

L’industria, infatti, essendo la principale promotrice di ricerca, ne detta anche le condizioni riguardo all’uso e alle proprietà dei dati raccolti, che rimangono saldamente nelle sue mani, e quindi può decidere se saranno pubblicati o no, a seconda del vantaggio o dello svantaggio che ne può ricavare.
L’ex Direttore del British Medical Journal descrive poi i legami e la dipendenza dell’editoria medica dall’industria farmaceutica, non solo tramite la pubblicità, che, scrive, “almeno è visibile“, ma, soprattutto, tramite pratiche come l’acquisto, da parte delle compagnie, di riproduzioni di molte migliaia di copie di articoli pubblicati e favorevoli ai loro prodotti. Per i giornali medici queste copie sono fonte di forti ingressi finanziari e, soprattutto, hanno costi bassissimi.

In sostanza Smith conclude affermando che “i giornali medici sono l’estensione del settore marketing delle industrie farmaceutiche“. Per uscire da questa incresciosa situazione, propone, con una serie di accorgimenti, di recidere il cordone ombelicale tra stampa medica e industrie e di incrementare la presenza pubblica nel campo degli studi controllati.
L’analisi di Kassirer è più centrata sulla corruzione, sul “fiume di denaro che dalle industrie arriva ai medici“, come scrive nel suo libro denuncia, il cui titolo è tutto un programma, “On the take” [Nel taschino] e, affinchè il messaggio sia chiaro, l’editore, che è nientemeno che la Oxford University Press, mette in copertina un primo piano di un camice bianco con una mazzetta di dollari nel taschino!

E’ un vero e proprio libro-shock [del quale consiglio vivamente la lettura], anche per la fonte: Kassirer infatti è un monumento della medicina americana, non è certo un contestatore alternativo che agita la folla nè uno straccione [come qualche stupido dalle parti di Belluno mi ha scritto in messaggio privato]. L’emerito Professore della Tufts University, insignito di molti riconoscimenti, non si rivolge ai suoi colleghi, ma ai cittadini perchè “c’è poca possibilità che i conflitti finanziari di interesse diventino meno diffusi e influenti senza un’attenzione attiva da parte della gente“. E prosegue: “E’ tempo di svelare la complessità e l’estensione della complicità tra medici e industria”, perchè la gente deve essere sicura di “avere il medico al suo fianco, e non dall’altra parte“.

Il libro di Marcia Angell, “The truth about the drug compagnie” [La verità sulle aziende farmaceutiche], è tutto dedicato all’industria farmaceutica, documentando i suoi enormi tassi di profitto, superiori a qualsiasi altro settore, e le strategie davvero non limpide per produrre dati, che poi vengono rivenduti a medici e cittadini.
Sconvolgente è la strategia che la ditta produttrice di un noto antiepilettico, ha usato per allargare l’uso di questo farmaco e una serie di altre indicazioni. Angell descrive la procedura nei minimi particolari: organizzazione di piccoli studi senza alcun valore, produzione di articoli scritti dai ricercatori dell’azienda e fatti firmare [dietro lauti compensi] a professori universitari e a leader della materia, organizzazione di meeting a cui partecipano i suddetti accademici [ancora generosamente ricompensati] rivolti a un pubbico di medici [anch'essi ospiti coccolati dell'azienda e talvolta pagati come "consulenti"]. Con questo farmaco “d’acqua fresca” la strategia ha funzionato a tal punto da portarlo, nel 2003, a fatturare 2.3 miliardi di dollari.

L’aspetto più grave della pervasiva intrusione dell’industria nella gestione della salute è proprio quello di essere un potente fattore di condizionamento delle conoscenze. E’ evidente infatti che, essendo la gran parte della ricerca mondiale in mano all’industria, il campo epistemologico, e cioè la definizione delle domande a cui rispondono ricercatori e scienziati, sarà ampiamente strutturato dalle esigenze delle industrie farmaceutiche.
Questo vuol dire che possiamo fare a meno dell’industria dei farmaci? … Vuol dire che sogniamo un ritorno a un’era pre-scientifica e pre-tecnologica?
No, sulla scorta delle analisi di autorevoli membri dell’establishment medico, come Kassirer, Angell, Smith e altri, è possibile immaginare un forte controllo pubblico sull’attività di aziende che non producono caramelle, ma beni essenziali per la salute. Non si tratta di penalizzare nessuno. Si tratta di interrompere l’inquinamento delle conoscenze scientifiche da parte dell’industria, così come si tratta di salvarci la pelle come individui e come specie, perchè, come insegnano i danni da vaccino, i costi umani [prevalentemente innocenti, inconsapevoli, bambini] in questa situazione sono molto, molto, molto, molto pesanti

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Minaccia asteroidi: vulnerabilità della Terra alle rocce spaziali!

La missione di un telescopio privato appena annunciata intende  diminuire la vulnerabilità della Terra agli impatti catastrofici di asteroidi che i costruttori dello strumento valutano inaccettabilmente elevati.

Il telescopio spaziale Sentinel che la Fondazione  B612, un ente non profit privato americano spera di potere lanciare nel 2017 o  2018, potrebbe individuare 500,000 asteroidi vicini alla Terra durante un’operazione della durata di meno di sei anni, considerando che finora solo 10,000 di tali rocce spaziali sono state catalogate. Secondo i funzionari di B612, questa mappatura degli asteroidi è estremamente importante.

I rischi

Ma in questo momento quanto siamo vulnerabili ad un impatto devastante? Il rischio è variabile e dipende dalla dimensione degli asteroidi.

Per fortuna, probabilmente non saremo colpiti  presto da un potenziale killer della nostra civiltà umana (qualcosa con la grandezza di almeno un chilometro). Gli scienziati pensano che circa 980 di questi asteroidi delle dimensioni di una montagna stanno muovendosi velocemente attraverso i pianeti vicini della Terra. I ricercatori affermano che “attualmente siamo riusciti a trovare circa il 95 per cento di tali corpi” e che nessuno di loro mette a rischio il nostro Pianeta nel prossimo futuro.

Ma la prospettiva non è così rosea per gli oggetti più piccoli. Per esempio, le osservazioni ottenute dal telescopio spaziale Wise della Nasa suggerisce che ci sono circa 4,700 asteroidi potenzialmente pericolosi con diametri più grandi di circa 100 metri intorno alla Terra e  le loro orbite sono spiacevolmente molto vicine a noi soprattutto in alcuni punti.

Finora, i ricercatori che lavorano con il Wise hanno valutato circa il 30 per cento di questi oggetti, scoprendo che solo l’1 per cento degli asteroidi vicini alla Terra hanno dimensioni almeno di 40 metri. Queste rocce spaziali potrebbero creare danni considerevoli su scala locale, per esempio, come il cosiddetto “evento Tunguska”.

Nel 1908, un oggetto con diametro di circa 30 metri- o forse più piccolo- che si muoveva ad una velocità di almeno 15 chilometri al secondo esplose nelle vicinanze del fiume Podkamennaja Tunguska nella Siberia, abbattendo 60 milioni di alberi su 2,000 chilometri quadrati.

“Tali giganteschi impatti sono una verità della vita sul nostro Pianeta. Gli asteroidi abbastanza grandi che potrebbero creare difficoltà serie all’economia e alla società globale hanno colpito in media ogni 200 o 300 anni,” ha dichiarato Rusty Schweickart, astronauta della missione Apollo 9 e presidente emerito della Fondazione B612.

 Dandoci una chance

I funzionari di B612 si aspettano che il telescopio spaziale Sentinel aiuti a riempire l’enorme divario nel catalogo degli asteroidi vicini alla nostra Terra. Il telescopio, che esegue la scansione di uno spazio intorno alla Terra da un’orbita vicina a quella di Venere, dovrebbe individuare  le poche rocce spaziali delle dimensioni di una montagna, lo scrive LiveScience

Abbiamo una chance per evitare il drammatico destino dei dinosauri che si sono estinti dopo un impatto catastrofico 65 milioni di anni fa.

“Oggi, con la nostra tecnologia e con la nostra conoscenza siamo in grado leggermente, ma efficacemente, di rimodellare il Sistema Solare per aumentare la sopravvivenza umana a lungo termine,” ha spiegato Schweickart.



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