"La fine del mondo Maya"? il prossimo 5 giugno secondo gli archeologi

ROMA - Il passaggio di Venere sul disco solare avverrà il prossimo 5 giugno, segnando così la fine del ciclo calendariale dei Maya, che alcuni leggono come un'apocalittica fine del mondo. La nuova interpretazione della tanto chiacchierata profezia è stata enunciata stasera dall'archeologa americanista Maria Longhena, nell'ultima delle conferenze della terza edizione di «Kon Tiki, Rassegna del Documentario di Archeologia e di Viaggi», a Bologna. Anche se non tutti sorridono sulla paura che nasce dalla più catastrofica interpretazione delle scritture dei sacerdoti maya (che erano astronomi bravissimi), il dato sicuro che ora viene certificato dai moderni astrofisici è la coincidenza del preciso allineamento Sole-Venere-Terra con la data del prossimo 5 giugno: il che ci costringerebbe ad anticipare la fine del mondo di 200 giorni rispetto al solstizio invernale di quest'anno. Ma la certificazione di quest'ultima data è già stata autorevolmente contestata, considerando l'arbitrarietà del conteggio a ritroso dei tredici Baktun (periodi di 400 anni) del «Conto lungo» del calendario dei Maya che fisserebbe il loro anno zero all'11 agosto del 3114 a.C. della nostra cronologia.


Perchè è così importante questo passaggio di Venere? La divinità legata a questo pianeta - ha spiegato Maria Longhena - era associata a eventi nefasti, come alluvioni, disastri, guerre. E la fine del ciclo del «conto lungo» calendariale maya è prevista con sventure, esattamente come la fine del ciclo precedente: quest'ultima è rappresentata, nel Codice di Dresda, con un diluvio universale simboleggiato da un immane drago che vomita le acque sulla Terra. Anche se è complicato decodificare le profezie dei sacerdoti maya, una chiave di lettura legata al transito di Venere sul Sole viene ora individuata dall'astrofisico Jesùs Galindo Trejo che ha studiato i dipinti parietali nella «Sala degli Affreschi» a Mayapan: i 13 Baktun del «Conto lungo» si compiranno al prossimo transito di Venere sul Sole, ossia il nostro 5 giugno. E le scritture incise su una grande stele di pietra a Tortuguero (nel Tabasco, il profondo sud del Messico) prevedono con certezza la fine del ciclo calendariale al compimento del «Conto lungo», con la discesa dal cielo di un essere soprannaturale, il quale porterà... Purtroppo, a questo punto dell'iscrizione la stele è rovinata, tanto da rendere illeggibile lo scritto. Se vogliamo sapere quali saranno gli eventi nefasti portati da questa divinità - questa la conclusione dell'archeologa - ci toccherà aspettare il prossimo 5 giugno, e l'annunciato passaggio di Venere sul Sole.
Fonte:http://www.leggo.it/life/scienza/la_fine_del_mondo_maya_il_5_giugno_parla_larcheologa_usa/notizie/171455.shtml 

Tratto da:segnidalcielo.it
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Misteriosi suoni e tremori stanno colpendo diverse zone del Pianeta

Brontolii dal cielo tormentano i residenti di Vancouver Island


21 marzo 2012 - Canada - Diverse zone del pianeta continuano ad essere interessate da misteriosi suoni provenienti dall'alto dei cieli, le ultime segnalazioni provengono dal Canada da Vancouver Island.




Boati nei cieli dell'Oklahoma


21 marzo 2012 - Oklahoma - I cittadini dell'Oklahoma sono stati scossi da un enorme boato che ha fatto tremare diverse zone nel pieno della notte secondo il servizio meteorologico nazionale si sarebbe trattato di un fulmine di grossa potenza a far tremare lo stato.

Residenti in Irlanda tormentati da 'rumori di elicotteri'?


21 marzo 2012 - Irlanda - Misteriosi ed inquietanti suoni hanno tormentato durante la notte i residenti di Valley in Irlanda non consentendo a nessuno di dormire.secondo alcuni sembravano  suoni di elicotteri ma le autorita' militari smentiscono qualsiasi attivita' nella zona.

Tremori scuotono il Wisconsin

21 marzo 2012 - Wisconsin - Misteriose esplosioni,dei tremori inspiegabili qualcosa sta succedendo a Clintonville ma nessuno sa darsi una risposta.I suoni descritti come "metallici"continuano a tormentare la cittadina americana.I suoni vengono accompagnati da delle vibrazioni che scuotono case ed oggetti.Gli esperti sono all'opera per capire l'origine di questi brontolii che stanno mettendo a dura prova i cittadini dello stato.

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Un Disturbo Sismico Globale viene registrato sulla rete di monitoraggio

20 marzo 2012 - un disturbo sismico globale viene registrato sulla rete di monitoraggio dell sito di sorveglianza geologica dell'USGS i sismografi sembrano impazziti,lo shock provocato dai due terremoti che hanno colpito il Messico e la Papua Nuova Guinea stanno facendo riverberare l'intero pianeta terra.Sembra che l'agitazione della crosta terrestre sia in forte aumento lungo tutte le linee di faglia,c'e' un esponenziale aumento delle vibrazioni della superficie del pianeta.
terrarealtime

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CU / ANWB, Willy Bob, Antigua e Barbuda

 

CU/BBGH, Gun Hill, Barbados

 

CU/BCIP, Isla Barro Colorado, Panama

 

Forte terremoto di magnitudo 7,6 fa tremare il Messico!

20 Marzo 2012 - Città del Messico (CNN) - Un terremoto di magnitudo 7,6  ha colpito il Messico  secondo quando riportato dall'US Geological Survey. L'epicentro del terremoto e' avvenuto a circa 15 miglia (25 km) a est di Ometepec,nella regione di Guerrero, ad una profondità di circa 11 miglia (17 km).Residenti si sono precipitati per le strade dopo aver avvertito il sisma a Città del Messico. Turisti e residenti nella localita' turistica di Acapulco sono stati scossi.il Presidente messicano Felipe Calderon ha detto in un post su Twitter che non ci sono al momento notizie di danni gravi. A Città del Messico, il sindaco Marcelo Ebrard ha inviato tweets dicendo che non ci sono danni visibili nella capitale e che i servizi strategici della città tentacolare sono funzionanti,numerosi edifici sono stati sgomberati. - CNN

Due grandi terremoti hanno scosso il pianeta in appena 6 minuti il primo avvenuto un Papua Nuova Guinea di magnitudo 6,2 ed il 7,6 in Messico con epicentro ad 186 km da Acapulco.Speriamo che la famosa data del 22 marzo 2012 non diventi veramente una profezia. Restate sintonizzati per aggiornamenti......

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Scoperti centinaia di Vulcani di fango su Marte

Centinaia di vulcani di fango su Marte raccontano la storia di un pianeta che non finisce mai di sorprendere e che, anche quando l’acqua liquida era sparita dalla superficie, potrebbe avere continuato ad avere fiumi sotterranei.


L’ipotesi arriva dalla ricerca italiana pubblicata sulla rivista Earth and Planetary Science Letters. A permettere di ricostruire la natura dei vulcani sono stati i dati dei tanti satelliti in orbita attorno a Marte e soprattutto quelli dello strumento Hirise a bordo dell’americano Mars Reconnaissance Orbiter (Mro), analizzati dai ricercatori della Scuola Internazionale per la ricerca nelle scienza planetarie (Irsps) dell’universita’ ’’Gabriele D’Annunzio’’ di Pescara, diretta da Gian Gabriele Ori. I vulcani hanno una forma conica, con una base che ha diametro compreso fra 100 e 500 metri, e sono alti qualche decina di metri.
Alla sommita’ hanno una sorta di depressione, simile a un cratere. ’’Sono troppo piccoli per essere veri vulcani e non sono nemmeno coni di cenere’’, spiega la coordinatrice della ricerca, Monica Pondrelli. Considerando la loro composizione, l’ipotesi piu’ verosimile e’ che siano ’’vulcani di fango, formati da fluidi, gas e fango risaliti in superficie’’. I vulcani finora studiati si trovano nel grande cratere Firsoff, in prossimita’ dell’equatore marziano. ’’Adesso andremo a cercare strutture simili in altre zone di Marte’’, prosegue Pondrelli. Di sicuro, aggiunge, ’’Marte ha una vita sotterranea sorprendente: a partire da un certo punto della sua storia geologica, sulla superficie e’ scomparsa ogni traccia di acqua liquida, ma questo non significa che non ci sia stata acqua in profondita’’’. Perche’ il fango possa formarsi, infatti, e’ necessaria la presenza di acqua allo stato liquido. Si fanno strada anche delle ipotesi (ma per il momento sono soltanto tali) sulla possibile comparsa di forme di vita nel sottosuolo di Marte. Potrebbe avere avuto origine da qui ed essere stato portato in superficie dai vulcani di fango, l’abbondante metano osservato in passato da alcuni satelliti in orbita intorno al pianeta rosso.


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Africa. Ecco dove finiscono i nostri rifiuti elettronici

In barba a tutti i divieti, l’esportazione illegale dirifiuti elettronici pericolosiprocede, anzi è in aumento. La destinazione privilegiata di questi traffici sono i paesi dell’Africa occidentale, in particolare Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Liberia e Nigeria, mentre la fonte è sopratutto il Vecchio Continente.
All’Europa - alle prese proprio in questi mesi con la revisione della Direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, nel tentativo di migliorare il recupero dei componenti di elettrodomestici, cellulari e computer e di contrastare i traffici illegali – si deve infatti l’85% dei container che arrivano in Ghana contro il 4% di provenienza asiatica.
Più in generale, dai paesi europei, attraverso i porti italiani e del nord Europa, sono approdate in quelli africani circa 220mila tonnellate di prodotti elettrici ed elettronici solo nel 2009, secondo un recente studio del Programma Ambiente delle Nazioni Unite dal titolo Where are WEee in Africa?.
Circa un terzo di questa merce è diretta al recupero e al riciclaggio, ma la maggior parte, dopo aver viaggiato tra i materiali legittimi per sfuggire ai controlli doganali, finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia. Non senza prima aver garantito profitti a chi gestisce illegalmente viaggi e smaltimento e a chi, in Europa, riesce ad eludere in questo modo i costi delle normative ambientali.
A pagarne le spese, i territori e chi li abita. Per arrivare a recuperare il rame da avviare al riciclaggio, gli oggetti vengono bruciati, rilasciando tossine e sostanze inquinanti che vanno a contaminare il suolo, l’aria e l’acqua, oltre a danneggiare la salute di chi in quelle discariche lavora. Bambini in molti casi, alcuni di appena cinque anni, secondo il rapporto Onu, che maneggiano per ore rottami contenenti piombo, mercurio e sostanze nocive per il sistema endocrino.
rifiuti elettronici

La maggior parte dei rifiuti elettronici finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia
Su questo tema è in corso fino ad oggi, 16 marzo, a Nairobi, in Kenya, il Forum pan-africano sull’E-Waste. Il tentativo è quello di riunire governi dell’Africa, organizzazioni internazionali, mondo accademico e settore privato per individuare soluzioni possibili ai traffici illegali e un quadro di gestione del problema applicabile nel contesto africano. Da una parte, quindi, interventi per rafforzare la collaborazione nazionale, regionale e internazionale, così da impedire l’importazione di rifiuti elettronici pericolosi e non destinati al recupero e al riciclaggio, dall’altra strategie di raccolta, trattamento e smaltimento.
Un percorso che deve però incontrarsi con uno sforzo analogo da parte di chi quegli scarti li produce. Il Parlamento europeo ha già approvato in Plenaria la proposta di revisione della direttiva RAEE (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) che alza l’asticella per gli obiettivi di raccolta di ogni stato membro: entro il 2016 i paesi Ue dovranno riuscire a raccogliere, ogni anno, 45 tonnellate di rifiuti di prodotti elettronici per ogni 100 tonnellate di beni messi sul mercato nel triennio precedente, così da aumentare le percentuali di recupero e riciclaggio.
Ma è soprattutto a monte che dovremmo guardare, cioè prima che un apparecchio venga classificato come un insieme di materiali di scarto. Il che significa anche non cedere alla continua sostituzione di “modello nuovo per modello nuovissimo” e recuperare l’abitudine del riparare quando si può. In fondo i rifiuti gestiti meglio sono quelli che non produciamo.

Implosione di un Iceberg ripresa in diretta!

L'estate sta per finire nell'emisfero australe, le alte temperature hanno fragilizzato il giacchio ed è arrivato il periodo dei crolli improvvisi di iceberg.
Uno spettacolo impressionante, per chi ha la fortuna di assistervi.
Questo stupefacente filmato, pubblicato il 6 marzo 2012 su Youtube, è stato catturato da turisti a bordo di una nave nella zona della Baia Guglielmina in Antartide.
Le implosioni di iceberg di questa portata sono in realtà degli eventi relativamente comuni in questo periodo dell'anno, ma raramente si riesce a cogliere l'attimo fuggente catturandolo nelle telecamere, soprattutto da una distanza così ravvicinata.
VIDEO

 


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