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La Vita Aliena In 3D


Cosa hanno in comune un film in 3D di ultima generazione e la ricerca della vita nei pianeti extrasolari? Apparentemente niente, ma invece un aspetto in comune ce l’hanno la polimetria, o meglio la luce polarizzata.


L’intuito di usare la luce polarizzata riflessa dai pianeti è alla base di una studio pubblicato sull’edizione di questa settimana della rivista Nature, che vede tra gli autori un italiano, Stefano Bagnulo, già astronomo all’Osservatorio Astronomico di Arcetri dell’INAF e ora cervello all’estero, presso l’Armagh Observatory, nell’Irlanda del Nord, Gran Bretagna.

“Si tratta, dice Stefalo Bagnulo ai microfoni di Media Inaf, di osservare pianeti extrasolari con una tecnica innovativa per il contesto, la polarimetria”. E per fare questo si sono avvalsi di uno dei telescopi più grandi al mondo, il Very Large Telescope che hanno puntato sulla Luna, per studiare, nella sua luce riflessa, la Terra e capire se su essa vi potessero essere forme di vita.



Luce Cinerea: La Luna riflette la luce irradiata dalla Terra. (Credit: ESO)

“Il fatto che sapessimo che vi fossero forme di vita ha condizionato il nostro lavoro, dice Bagnulo coautore dello studio, ma nel senso che se non avessimo avuto riscontro che la Terra può ospitarla avremmo capito subito come il metodo fosse sbagliato. Il nostro scopo è stato quello di studiare la Terra come apparirebbe vista dallo spazio attraverso un telescopio, ed in particolare di verificare la nostra capacità di dimostrare l’esistenza dalla vita sul nostro pianeta utilizzando tecniche astronomiche.

Dal momento che non avevamo la possibilità di portare il VLT nello spazio per puntarlo verso la Terra, abbiamo usato la Luna come gigantesco specchio, e osservato quella frazione di luce solare che viene riflessa dalla Terra verso il nostro satellite naturale, e poi riflessa indietro sulla Terra da quella parte dell’emisfero lunare che non è illuminato direttamente dal Sole. Questa luce è chiamata luce cinerea”.

“La stragrande maggior parte delle osservazioni astronomiche sono basate su misure di intensità. Gli astronomi cioè sono generalmente interessati a ‘quanti’ fotoni vengono emessi da una certa sorgente (o riflessi da una certa superficie). La polarimetria ci dice qualcosa di più, ossia ci dice ‘come’ oscillano i fotoni associati al campo elettro-magnetico della luce che riceviamo da una certa sorgente, per esempio se oscillano lungo una direzione privilegiata. La luce riflessa da certe superfici è polarizzata”.

“Qualora cercassimo di studiare un pianeta extra-solare con tecniche tradizionali (fotometria e spettroscopia), avemmo il grande problema di discriminare la luce riflessa dal pianeta da quella proveniente direttamente dalla stella. Sarebbe un po’ come cercare di studiare un granello di polvere depositato sulla superficie di una lampadina accesa.

Tuttavia, la luce riflessa dal pianeta è fortemente polarizzata, mentre quella stellare non lo è. Quindi le tecniche polarimetriche, almeno in principio, permettono di filtrare la luce stellare, ed evidenziare solo quella riflessa dal pianeta. La polarimetria potrebbe essere usata per fare imaging, cioè per vedere il pianeta, ma anche per analizzare le righe spettrali dell’atmosfera planetaria, e dedurne quindi la sua composizione.

Abbiamo quindi deciso di usare questa tecnica sul nostro stesso pianeta. L’analisi delle nostre misure, ed il loro confronto con modelli teorici già pubblicati in passato, ci ha mostrato che l’atmosfera e la superficie del pianeta Terra possiedono le caratteristiche di un pianeta che ospita la vita così come noi la conosciamo. Per esempio, nei nostri dati spiccano evidenti le caratteristiche polarimetriche di banda molecolari dell’ossigeno, dell’acqua e dell’ozono. Inoltre le nostre osservazioni si sono dimostrate molto sensibili alla percentuale di nubi presenti in atmosfera, e alla frazione di superficie terrestre coperta dagli oceani. In un certo senso, le nostre misure ci hanno permesso di riscoprire la vita sulla Terra.

Ovviamente, la nostra non è una scoperta particolarmente sorprendente. Però il nostro studio ha permesso di sperimentare con successo una tecnica astronomica che in futuro potrebbe essere sfruttata per cercare vita extra-terrestre. Certe missioni spaziali e i grandi telescopi del prossimo futuro avranno come obiettivo la scoperta della vita extra-terrestre, e la spettropolarimetria potrebbe rivelarsi una carta vincente per raggiungere questo scopo, conclude Stefano Bagnulo”.

A Cura Di Francesco Rea

Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/02/29/la-vita-aliena-in-3d/
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Inaspettate Aurore nei cieli della Norvegia!

Lo spettacolo inatteso – non è stato provocato da una tempesta solare – ha colto di sorpresa tanti astrofili che hanno visto il cielo tingersi di smeraldo


Fotografia di Tommy Eliassen, My Shot


Una coltre brillante di luce ammanta i monti della Norvegia il 14 febbraio, durante un recente spettacolo di aurore boreali che ha colto gli astrofili di sorpresa, in quanto non è stato prodotto da una particolare eruzione solare.


Gli astronomi ritengono che lo spettacolo di luci sia stato provocato piuttosto da un altro fenomeno, non meno curioso: le cosiddette “fratture” nella magnetosfera.

Queste si formano quando le linee del campo magnetico del Sole si interconnettono con quelle della Terra. Per alcune ore, le particelle solari cariche riescono a passare in queste “crepe”, scontrandosi con i gas dell’atmosfera e creando così lo spettacolo celeste.

Questo fenomeno si verifica in genere quando c’è un’attività solare particolarmente intensa, che è quello che accade in questo periodo in cui ci si sta avvicinando al massimo solare, il culmine di un ciclo di fluttuazioni magnetiche della nostra stella della durata di 11 anni.

di Dave Mosher

Anomalie atmosferiche rilevate prima di grandi terremoti



Alcuni scienziati riferiscono che qualche giorno prima del devastante terremoto in Giappone, sono aumentate drasticamente le emissioni di raggi infrarossi sopra l’epicentro.
I geologi hanno riferito di strani fenomeni atmosferici nei giorni antecedenti alcuni grandi terremoti.
Negli ultimi anni, tuttavia, diverse squadre hanno istituito stazioni di monitoraggio atmosferico in zone sismiche e un certo numero di satelliti sono in grado di riportare dati sullo stato dell’alta atmosfera e della ionosfera durante un terremoto.
L’anno scorso, abbiamo esaminato alcuni dati provenienti dal veicolo spaziale “Demeter” che mostrano un aumento significativo dei segnali radio a bassa frequenza durante il terremoto di magnitudo 7 avvenuto ad Haiti nel gennaio 2010.
Oggi, Dimitar Ouzounov presso il NASA Goddard Space Flight Center nel Maryland, insieme ad altri coleghi, ha presentato i dati del terremoto che ha devastato il Giappone l’11 marzo.
I loro risultati, anche se preliminari, sono sbalorditivi.
Si dice che prima del terremoto, nella ionosfera, sia cresciua enormemente la concentrazione di energia elettrica durante il terremoto sopra l’epicentro, raggiungendo il picco massimo tre giorni prima del terremoto.
Allo stesso tempo, le osservazioni satellitari hanno mostrato un notevole aumento delle emissioni di raggi infrarossi sopra l’epicentro, che ha raggiunto un picco nelle ore antecedenti il terremoto.
In altre parole, l’atmosfera si stava riscaldando.
Questo tipo di osservazioni sono coerenti con l’idea del meccanismo litosfera-atmosfera-ionosfera.
L’idea è che nei giorni che precedono un forte terremoto, vi sia un aumento della quantità di radon.
La radioattività di questo gas ionizza l’aria su larga scala e questo ha un certo numero di effetti.
Poiché le molecole d’acqua sono attratte dagli ioni in aria, la ionizzazione innesca la formazione di condensa su larga scala.
Ma il processo di condensazione rilascia anche il calore ed è questo che provoca le emissioni di raggi infrarossi.
“I nostri primi risultati mostrano che l’8 marzo un rapido aumento della radiazione infrarossa emessa è stata osservata dai dati satellitari”, dicono Ouzounov e co.
Queste emissioni hanno effetto nella ionosfera e modificano il suo contenuto.
L’atmosfera, la litosfera e la ionosfera sono legate tra loro; questa anomalia può essere misurata anche quando solamente una di loro risulta alterata. La questione è in che misura le nuove prove sostengono questo concetto.
Il terremoto in Giappone è il più grande che abbia mai colpito l’isola in tempi moderni e che certamente risulta essere tra i più studiati.
Se una prova concreta di questo rapporto non emerge da questi dati, altre opportunità saranno poche e lontane tra loro.
Si tratta per ora di risultati preliminari.

Così deve apparire un pianeta abitabile


Un'ipotetica intelligenza extraterrestre, lontana milioni di chilometri da noi, che captasse la luce emessa dal nostro piccolo pianeta brulicante di vita? La domanda non è fine a se stessa, anzi: ribalta completamente il punto di vista di chi da anni è alla ricerca di esopianeti simili allaTerra. È come dire: se vogliamo trovare un pianeta che assomigli al nostro, dobbiamo sapere esattamente come questo appare. A porre la questione in questi termini è stato Michael Sterzik delloEuropean Southern Observatory (Eso). Che dalle pagine di Nature ha anche fornito diverse informazioni per mettere insieme una prima risposta.

Da qualche tempo si è scatenata una vera e propria caccia a pianeti extrasolari potenzialmente abitabili. Si scruta lo Spazio remoto, alla ricerca di segnali (spettri di emissione di radiazioni) e poi si tenta di interpretare i dati per capire se si è in presenza di un corpo celeste con dimensioni paragonabili a quelle terrestri e per indovinarne le caratteristiche. Ma le cose sarebbero più semplici se si avesse già un punto di riferimento, qualcosa che indichi cosa cercare. Ed eccoci quindi alla domanda: che tipo di segnali visibili dallo Spazio emettono le forme di vita vegetale e l'atmosfera terrestri?

Per ottenere la firma spettrale del nostro pianeta, i ricercatori hanno usato un trucco: l'osservazione del cosiddetto raggio di Terra. “ La luce del Sole colpisce la Terra che la riflette verso la Luna: la superficie lunare, però, funziona come un enorme specchio che ci riflette a sua volta la nostra luce. E questo è quello che abbiamo osservato con il Very Large Telescope (in Cile, nda)”, ha spiegato Sterzik.

Gli astronomi hanno osservato sia il colore sia il grado di polarizzazione della luce riflessa (con una tecnica nota con il nome di spettropolarimetria) e hanno trattato queste informazioni come se riguardassero un esopianeta, cercando i segni della presenza di forme di vita organica. Si è tenuto conto soprattutto di alcuni indicatori, come la particolare combinazione di gas nell'atmosfera (che in generale è composta per il 78% azoto, per il 21% di ossigeno, e per l'1% di anidride carbonica e altri gas), che porta con sé le informazioni sulla biosfera. In pratica può essere considerata come l'impronta della vita.

Con un percorso a ritroso, da questa biofirma Sterzik e colleghi sono riusciti a dedurre che nell'atmosfera terrestre sono presenti nubi di vapore acqueo, che parte della superficie è costituita da oceani e che un'altra percentuale è coperta da vegetazione. Non è tutto: sono anche riusciti a rilevare i cambiamenti nella copertura nuvolosa e della presenza di piante in base alle diverse parti del pianeta che riflettono verso la Luna.
“La luce che ci arriva da un pianeta distante è sopraffatta da quella della sua stella, quindi è molto difficile analizzarla. È come cercare di studiare un granello di polvere che si trova oltre una lampadina accesa ”, esemplifica Stefano Bagnulo dell' Armagh Observatory (nell'Irlanda del Nord), co-autore dello studio. “ Ma, a differenza della luce emessa da una stella, quella riflessa da un pianeta è polarizzata. In questo modo si riesce a isolare il segnale”, continua Bagnulo.

Invece che cercare omini verdi, qualcuno d'ora in poi guarderà alle impronte verdi (o a qualcosa del genere). Magari con uno dei telescopi di prossima generazione, come lo European Extremely Large Telescope – 23 volte più potente nel captare la luce polarizzata rispetto al Very Large Telescope – che ha tra gli obiettivi proprio quello di cercare esopianeti abitabili.

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Misteriosi suoni spaventano i residenti lungo la costa in North Caroline

1 marzo 2012 - Un intero quartiere e' stato scosso Cape Fear,in North Caroline, deve essere stato qualcosa di grosso", ha detto Erick Bolivia residente della zona. La gente di tutta Cape Fear riferisce che il boom misterioso e' ritornato a farsi sentire più forte che mai. La gente racconta in modo diverso l'evento a secondo dove fossero in quel momento. "È un po 'stravagante perché ho ​​sentito ma non ho visto niente", ha detto un residente di Southport Jamie Hoffmann.
Secondo alcuni e' qualche cosa che ha a che fare con i militari,quei misteriosi rumori provengono dall'Oceano afferma un testimone,l'Usgs l'istituto di sorveglianza geologica americano riferisce che nessuna attivita' sismica e' stata registrata,gli scienziati non sanno dare delle risposte convincenti ai residenti che naturalmente vogliono sapere cosa sta accadendo da un po di tempo a questa parte.In molte persone cominciano a affiorare pensieri che fanno presagire a segni della fine del mondo.

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Indonesia: il monte Merapi scosso da due tremori

29 Febbraio 2012 - Indonesia (BNO NEWS) - Il Monte Marapi, un vulcano situato nella provincia indonesiana nella parte occidentale dell'isola di Sumatra, ha iniziato un eruzione intorno alle 7:30 del mattino, ora locale di Mercoledì, secondo l'agenzia di stampa ,Il primo evento parossistico è durato circa quindici minuti e dal cratere del vulcano sono state sprigionate ceneri che hanno raggiunto un altezza di circa 200 metri (656 piedi).La seconda eruzione, della durata di circa dieci minuti, ha innalzato una coltre di fumo bianco alta all'incirca di 100 metri. Suparmo Vulcanologico e geologico del Disaster Mitigation Center (PVMBG) in Bukittinggi ha riferito in un comunicato, all'agenzia di stampa Antara ,che il Monte Marapi rimarrà in uno stato di  di allarme livello II in quanto è ancora incline a eruzioni ed altri tipi di attività. Inoltre, ha invitato i residenti locali a restare vigili. Dall'agosto 2011, il Monte Marapi, il vulcano più attivo sull'isola di Sumatra, ha mostrato un aumento dell'attività vulcanica. Il PVMBG ha installato sismometri, al fine di monitorarne l'attività. Decine di vulcani attivi in Indonesia si trovano lungo l'anello di fuoco del Pacifico, zona nota per i frequenti terremoti ed eruzioni vulcaniche. Uno dei vulcani più attivi dell'Indonesia è il Monte Merapi, che si trova sull'isola di Giava nei pressi di Yogyakarta, la citta' più visitata dopo Bali. L'anno scorso, più di 300 persone sono state uccise in una serie di eruzioni tra ottobre e novembre, hanno portato all'evacuazione di oltre 300.000 persone. - Canale 6 News

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Il Montenegro nella bufera delle anomalie climatiche




29 Febbraio 2012 - MONTENEGRO - Podgorica è la capitale e la più grande citta' del Montenegro.Il Montenegro è situato sulla parte meridionale della penisola balcanica , collegato con il Mare Adriatico. Podgorica, e' caratterizzata da un clima mediterraneo con estati calde e asciutte e inverni miti. Podgorica è anche particolarmente famosa per le sue estati eccezionalmente calde: con temperature superiori a 40 ° C. La temperatura massima registrata di 45,8 ° C fu misurata il 16 agosto 2007. La neve è quasi un evento sconosciuto a Podgorica. Quest'inverno, la situazione è completamente diversa a Podgorica e soprattutto la parte settentrionale del Montenegro è sommersa dalla neve, evento senza precedenti nell'ultimo mezzo secolo. - Zeljko Mihajlovic

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