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Amazzonia: il polmone della Terra sta arrivando al limite!



Le capacita' di resistenza del'polmone' della Terra sta arrivando al limite. E' quanto emerge da una rassegna pubblicata sulla rivista Nature e curata da esperti internazionali che analizzano le trasformazioni in atto nel bacino dell'Amazzonia: i sintomi fanno pensare che gli'attacchi' umani, fino ad ora 'ammortizzati' naturalmente dalla foresta, stiano piegando pericolosamente le resistenze. I cambiamenti registrati ultimamente nella portata dei fiumie nelle precipitazioni potrebbero infatti rappresentare dei pericolosi indicatori d'allarme. Fino ad ora tutti gli studi avevano mostrato una grande 'resilienza', ovvero la capacita' di mantenere l'equilibrio del sistema nonostante l'intervento esterno dell'uomo, alle deforestazioni massicce e agli incendi. La grande foresta mostrerebbe segni di 'cedimento' con modifiche nei cicli dell'energia e dell'acqua in particolare nelle aree sud e orientali. In cinquant'anni, dal 1960 al 2010, il numero di abitanti nella regione amazzonica e' passato da 6 a 25 milioni e la superficie di foresta si e' ridotta di circa il 20% secondo i dati forniti da Greenpeace per cui ad oggi 700 mila km² di Amazzonia brasiliana sono stati distrutti, una superficie superiore a due volte l’Italia. Secondo meteoweb.eu si è ridotta dell'80%! Probabilmente si riferisce solo alla parte sud-orientale. Quello che è assodato o perlomeno dovrebbe è che il polmone verde della Terra sta cedendo sotto gli occhi di tutti.


Nonostante alcuni passi in avanti nel tentativo di preservarla, il disboscamento e' passato da 28.000 chilometri quadrati nel solo 2004 (una superficie superiore della Lombardia) a meno di 7.000 chilometri quadrati nel 2011, tuttavia secondo gli esperti i progressi in questa direzione sono ancora molto limitati e fragili. La combinazione di cause naturali, piu' o meno indotte dall'uomo su scala globale, come il riscaldamento globale e la siccita' sempre piu' frequente, con quelle strettamente 'umane',come deforestazione, inquinamento e incendi, stanno alterando in maniera preoccupante gli equilibri dell'Amazzonia.

Il Senato brasiliano nel dicembre 2011 ha approvato una legge che se entrasse in vigore, esonererebbe gli agricoltori dal pagamento delle multe per la deforestazione illegale effettuata prima del 2008, a patto che si impegnino a recuperare le aree di foresta pluviale che sono state distrutte. Ma i piccoli proprietari terrieri, che possiedono fino a 400 ettari, non dovrebbero pero’ piu’ ripristinare le zone che hanno disboscato illegalmente. Il disegno di legge riduce anche a 30-15 metri di larghezza della fascia di vegetazione originaria che deve essere preservato sulle rive dei fiumi piu’ stretti di 10 metri, una misura che gli ambientalisti dicono aumenti il rischio di disastri naturali, come le alluvioni e le frane. Il nuovo codice dovrebbe anche ridurre l’area di foresta pluviale messa a riserva obbligatoria dall’80% al 50% in quegli Stati in cui le riserve e le terre dei popoli indigeni coprano piu’ del 65% del territorio.

 


Diversi specialisti indicano nell'aumento della domanda internazionale di soia e di carne la responsabilità maggiore di questa situazione. L’allevamento bovino, che si espande in maniera incrementale dai primi anni settanta è responsabile di gran parte della distruzione del polmone amazzonico.
In Amazzonia - dove ci sono attualmente 100.000 allevamenti di bovini - le piogge torrenziali si abbattono sulle valli senza alberi, erodendo il terreno e trascinando via il suolo fertile. La terra nuda, battuta dal sole tropicale, diviene così inutilizzabile per l'agricoltura. E' stato stimato che ogni ora viene estinta una specie animale, vegetale o di insetti.

McDonald's e Burger King sono due delle molte multinazionali americane che usano veleni letali per distruggere vaste aree della foresta pluviale del Centro America per creare pascoli per il bestiame che sarà poi rivenduto sotto forma di hamburger negli Stati Uniti e per fornire il materiale per l'impacchettamento dei fast-food. (Non ti far ingannare da McDonald's quando dice che usa carta riciclata: solo una piccolissima percentuale lo è. La verità è che vengono tagliati 1.300 kilometri quadrati di foresta solo per rifornirli di carta per un anno. Tonnellate di questa finiscono nell'immondizia delle città dei paesi "sviluppati".)
McDonald's alla fine è stato costretto ad ammettere di usare bovini allevati su terre dove erano state disboscate foreste pluviali, compromettendo la rigenerazione di queste. Considera anche che l'utilizzo di allevamenti da parte delle multinazionali spinge gli abitanti di quelle zone ad andarsene in altre aree e a tagliare ulteriori alberi. McDonald's è il più grande consumatore mondiale di carne bovina. 
Ora sembra che McDonald dopo le pressioni dell'opinione pubblica abbia scelto di non acquistare più carne bovina dall'Amazzonia. Ma il fast food americano non é l'unico anche Le tre grandi multinazionali della soia, Archer Daniels Midland, Bunge e Cargill sostengono la distruzione della foresta pluviale amazzonica per produre mangimi animali destinati all' Europa.
Il disboscamento progressivo della Foresta Amazzonica può avere effetti non solo sulla biodiversità del pianeta, ma anche sul suo clima. La foresta, infatti, rappresenta la principale riserva di fotosintesi della Terra. Il vapore acqueo generato dalla vegetazione amazzonica è un fattore importante per la ridistribuzione del calore solare.
A questo si sommano i danni per le popolazioni locali infatti gravi alterazioni dei flussi idrici ed energetici dell’Amazzonia potrebbero ridurre le precipitazioni piovose nel sud-est del Brasile, il motore economico del paese. Le possibili conseguenze comprendono una riduzione dei raccolti e della fornitura elettrica: minori piogge significano minori flussi fluviali; minori flussi fluviali significano una riduzione dell’energia generata dagli impianti idroelettrici e ciò si ripercuoterà su tutte le attività economiche.

Nibiru,il mistero vicino ad una svolta

Potrebbe essere un pianeta o una stella nana bruna o rossa. I suoi abitanti? Creatori della razza umana.
Nibiru, il corpo celeste che i Sumeri associavano al dio Marduk, la divinità protettrice dell'antica città di Babilonia, potrebbe non essere un racconto simbolico o mitologico. Ad affermarlo, questa volta, non sono i paranoici sostenitori delle teorie apocalittiche legate al calendario Maya o i soliti studiosi revisionisti alla ricerca di popolarità e da sempre contestati dalla comunità scientifica, ma due autorevoli astrofisici americani.
Stiamo parlando di John Matese e Daniel Whitmire, emeriti professori di fisica presso la University of Louisiana a Lafayette, che, nel novembre 2010, hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Icarus, concernente la possibile esistenza di un enorme corpo celeste in prossimità della nube di Oort, un ipotetico alone sferico che si estende fino ai confini dell'influenza gravitazionale del Sole, tra le 20 mila e 100 mila unità astronomiche (da 0,32 a 1,58 anni luce), costituito da milioni di nuclei di comete e per questo paragonabile a un grosso “serbatoio”.
Cosa ci sia di preciso in quella zona ai margini del nostro sistema solare ancora non lo sappiamo con certezza, ma l'ipotesi è che laggiù ci sia qualcosa di mastodontico, un pianeta o una stella nana, bruna o rossa, con una massa pari a circa quattro volte quella di Giove, che interferirebbe nelle orbite delle comete avvicinandole alla nostra stella. L'idea che il nostro sistema solare sia di tipo binario, cioè composto da due diverse stelle che ruotano una intorno all'altra, non è una cosa nuova. Già nel 1984, David M. Raup e John J. Sepkoski Jr, paleontologi della University of Chicago, presentarono sulla rivista Nature il risultato di una loro indagine statistica, che rivelava una periodicità costante nelle estinzioni di massa avvenute durante gli ultimi 250 milioni di anni. La causa di questi eventi, che scientificamente assumono la denominazione di transazioni biotiche, sarebbe da imputare a un corpo celeste sconosciuto che ogni 26 milioni di anni attraverserebbe la nube di Oort, disturbando col suo campo gravitazionale l'orbita delle comete ivi presenti, alcune delle quali finirebbero per colpire la Terra.

Le conseguenze di tale impatto porterebbero ogni volta al sovvertimento dell'intero ecosistema terrestre, con la conseguente scomparsa di un grande numero di specie viventi e la sopravvivenza di altre che diventerebbero dominanti; la scomparsa dei dinosauri, che recenti studi hanno dimostrato essere tra gli animali più intelligenti della preistoria, e il prosieguo dell'esistenza umana, potrebbero essere un valido sostegno a questa teoria. La prova del nove di tutta questa storia, tanto affascinante quanto incredibile, risiederebbe nella datazione di alcuni crateri meteoritici lunari e terrestri (solo sul nostro pianeta se ne contano oltre 190), il cui impatto si sarebbe verificato in coincidenza con le estinzioni di massa. Di opinione completamente diversa è lo scienziato Coryn Bailer-Jones del Max Planck Institute for Astronomy, che, dopo aver notato alcuni errori commessi dai suoi predecessori nella fase di acquisizione dati, avrebbe esaminato nuovamente la cronologia dei crateri ed elaborato le informazioni raccolte con l'ausilio delle più moderne tecniche statistiche. Il risultato di tale studio evidenzierebbe che non esiste una frequenza costante degli eventi calamitosi ma solo un lieve incremento degli impatti di asteroidi e comete negli ultimi 250 milioni di anni, un fenomeno ancora tutto da spiegare, almeno per noi uomini dell'era spaziale.
Si perché per i nostri antenati vissuti all'alba dei tempi, quando il cielo si scrutava ancora ad occhi nudi, questi fatti non sembravano affatto rappresentare un mistero. Sulle pagine di 2duerighe ci siamo già occupati in passato di fatti curiosi come questo. Storie affascinanti e misteriose, spesso ai limiti della credibilità, capaci di mettere in crisi la visione delle cose che la scienza ritiene di avere ormai acquisite e che comunque non possono non essere considerate come portatrici di almeno un po di verità. E' proprio alla luce di queste considerazioni che abbiamo deciso di indagare su Nibiru partendo dalle origini, da quel giorno in cui nella più grande biblioteca dell'antichità, quella del re Assurbanipal, a Ninive (odierna Kuyunjik in Kurdistan, nelle vicinanze di Mossul), vennero alla luce circa 25000 tavolette d'argilla scritte in caratteri cuneiformi, alcune delle quali lasciarono attoniti gli addetti ai lavori, facendo sorgere seri dubbi sulla reale storia dell'uomo. In alcuni documenti, vecchi di circa seimila anni, viene descritta la nascita del nostro sistema solare; altri manufatti, datati intorno al 2000 a.C., descrivono in maniera completa e minuziosa i pianeti della via Lattea indicandone dimensioni e caratteristiche, peculiarità, queste, acquisite dall'astronomia solo in epoche decisamente più vicine a noi. E' il caso dell'incisione sumera conservata presso il Vorderasiatische Museum di Berlino, catalogata con la sigla VA/243, che raffigurerebbe in scala tutti i principali corpi celesti del nostro sistema solare.

Ciò che intriga anche gli scettici più incalliti è proprio l'elevato grado di sviluppo tecnologico raggiunto da questa civiltà, che già 4000 anni prima di Cristo utilizzava un sistema di stampa a caratteri mobili. Leggi, precetti e documenti di cui era necessario dimostrarne l'autenticità, venivano realizzati con dei cilindretti in pietra su ciascuno dei quali era inciso in rilievo un pittogramma. Questi “caratteri tipografici” venivano infine impressi sull'argilla bagnata e servivano per scrivere, comunicare, tramandare ai posteri usi, consuetudini e notizie di fatti accaduti. Se consideriamo che l'invenzione della stampa viene attribuita al tedesco Johann Gutenberg intorno alla metà del 1400 e che i primi rudimenti di questa tecnica risalgono intorno all'anno mille per opera dei cinesi, c'è da chiedersi come facciano ancora certi storici a giudicare nella norma simili conoscenze. Considerando il grado di sviluppo intellettuale e tecnologico posseduto da questa civiltà, pur assumendo per semplicità di calcolo che ci sia stato nel tempo un progresso lento ma costante della ricerca scientifica, oggi dovremmo essere qui non a pianificare un viaggio su Marte ma a preparare la colonizzazione di altri pianeti al di fuori del nostro sistema solare! I Sumeri, per chi ancora non lo sapesse, avevano delle conoscenze matematiche sbalorditive, basate non sul sistema decimale, quello che noi uomini dell'era spaziale utilizziamo nella vita di tutti i giorni, ma su quello sessagesimale, oggi impiegato per le misure temporali, astronomiche, angolari e geografiche (coordinate).
Le cognizioni di matematica complessa permettevano loro di costruire edifici di ogni genere. Non capanne fatte di erba secca e fango, ma costruzioni di alto livello ingegneristico realizzate con mattoni cotti al forno, quei laterizi che essi stessi producevano e poi essiccavano in sofisticatissime fornaci alimentate a petrolio. Petrolio? Si, avete capito bene signori miei, “l'oro nero”, il combustibile per eccellenza delle nostre automobili, che i sumeri estraevano dai giacimenti petroliferi di cui la loro terra era ricca. Insomma, penso abbiate capito da soli che ci troviamo realmente di fronte ad un popolo che presenta un bagaglio culturale notevole, senza eguali nella storia dell'umanità. Dopo una lunga parentesi riprendiamo il filo del discorso dal punto in cui l'avevamo lasciato e cioè dal sigillo cilindrico VA/243, conservato presso il museo di Stato di Berlino. Osservando il bassorilievo si notano delle forme tondeggianti in rilievo concentrate tutt'intorno ad una stella. Questa rappresentazione ha scatenato per anni un putiferio tra le spiegazioni dell'archeologia tradizionale, che le vuole delle stelle e precisamente la costellazione delle Pleiadi, una delle formazioni astronomiche più rappresentate dall'arte sumera, e le teorie dello scrittore e archeologo Zecharia Sitchin, secondo il quale quei “pallini” sarebbero in realtà i pianeti del nostro sistema solare.

Nonostante il letterato abbia dedicato tutta la sua vita allo studio delle lingue semitiche e sia un esperto di civiltà Sumera, tanto da essere considerato uno dei pochi studiosi al mondo capace di decifrare le iscrizioni scritte in caratteri cuneiformi che ricoprono i bassorilievi e le tavolette d'argilla ritrovate in tutto il Medio Oriente, le sue affermazioni vengono giudicate inattendibili dal mondo scientifico per l'assenza di prove a sostegno. Sitchin sostiene che circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il nostro sistema solare era ancora in fase di formazione, un corpo celeste vagante nello spazio venne catturato dal campo gravitazionale di Nettuno che ne deviò la traiettoria verso l'interno. Giunto in prossimità di Giove, la forza di attrazione del “colosso gassoso” lo fece sobbalzare su un'orbita ancora più interna e uno dei sette satelliti naturali dell'oggetto venne a trovarsi sullo stesso percorso di Tiamat, un pianeta che allora esisteva tra Marte e Giove. L'impatto tra i due corpi celesti fu inevitabile. Nello scontro, una parte dei frammenti di Tiamat vennero catapultati nello spazio dando origine alle comete, altri andarono a formare la cintura di asteroidi oggi presente tra Marte e Giove. Ciò che rimase dell'astro originò il sistema Terra-Luna. Da allora, l'oggetto celeste portatore di morte e distruzione ripercorrerebbe l'antico tragitto ogni 3500 anni, seguendo un'orbita ellittica molto ampia. Il suo nome è Nibiru, che in lingua accadica significa “punto di attraversamento”. Anche se come abbiamo detto all'inizio questa teoria di Sitchin è fortemente contrastata da storici e ricercatori, che la ritengono il frutto di una sua personale interpretazione, le ultime scoperte scientifiche sulla formazione della Luna avvalorerebbero il suo pensiero. La datazione isotopica dei campioni di roccia lunare portati a Terra dagli astronauti, evidenzierebbe che il nostro satellite risale a circa 4,5 miliardi di anni fa, lo stesso periodo in cui si suppone sia nata la Terra. Inoltre, analizzando la composizione della Luna è emerso che questa è pressoché identica a quella del mantello terrestre privato degli elementi più leggeri, evaporati per la mancanza di un'atmosfera e della forza gravitazionale necessarie a trattenerli.
E non finisce qui! Infatti Nibiru potrebbe essere quella compagna del Sole, tanto decantata da Matese e Whitmire, nota con il nome di Nemesis. Se così fosse, però, il periodo orbitale dell'astro sarebbe di circa 26 milioni di anni e non di 3500 come supposto da Sitchin! Di conseguenza, potremmo finalmente ammettere di aver sfatato un po di bufale che da tempo circolano in rete sulla fine del mondo attesa per il 21 dicembre 2012, visto che l'incontro-scontro con Nibiru-Nemesis sarebbe rimandato di qualche milione di anni. Nel frattempo gli scienziati della NASA, grazie al telescopio spaziale infrarosso Wide-Field Infrared Survey Explorer (WISE), scandagliano il cielo alla ricerca di nuovi corpi celesti e chissà se prima o poi, dopo la scoperta di WISE 1828+2650, la stella nana bruna più piccola e fredda mai osservata prima, possano finalmente annunciare al mondo che il “pianeta dell'attraversamento”esiste realmente. Ma c'è un ultimo aspetto che vorrei toccare a proposito del caso Nibiru, e riguarda i suoi abitanti menzionati in molti testi epici e religiosi della Mesopotamia. Dopo aver tradotto l'Enuma Elish, il poema mesopotamico sul mito della creazione, Zecharia Sitchin si sarebbe reso conto che quelli che venivano rappresentati come degli dei dall'archeologia ufficiale, erano in realtà dei pianeti o esseri viventi di altri mondi: i sumeri li chiamavano Anunnaki. Erano gli abitanti di Nibiru, una razza tecnologicamente avanzata molto simile a quella umana ma di statura più alta, arrivati sulla Terra circa 450 mila anni fa, con l'intento di instaurare un cantiere per l'estrazione dell'oro indispensabile per la sopravvivenza del loro pianeta. Nell'Africa meridionale e centro-orientale trovarono le zone ideali per scavare le proprie miniere. Il minerale una volta trasformato in polveri sottili e rilasciato nell'aria avrebbe riparato i danni arrecati all'atmosfera: dall'eccessivo calore del Sole, nel punto in cui la distanza tra i due corpi celesti diventa minima e dall'aumento di velocità che Nibiru subiva nella parte più stretta della sua traiettoria ellittica.
Durante la loro permanenza terrestre gli alieni, attraverso un'operazione di ingegneria genetica avrebbero dato vita all'Homo Sapiens, incrociando la loro razza con gli abitanti primitivi (ominidi) della Terra. Il nuovo essere doveva servire per coadiuvare gli Anunnaki, essenzialmente come forza lavoro, nelle operazioni di prelievo dei metalli dalle miniere. Mentre la scienza si chiede quale film di fantascienza abbia visto Sitchin per arrivare a fare simili affermazioni, qualcosa di veramente sconcertante noi di 2duerighe abbiamo appreso dalle Sacre Scritture e precisamente dal capitolo 6, versetti 1-8 del libro della Genesi: «1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i Giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti». 8 Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.» E' possibile che i figli di Dio fossero gli Anunnaki, angeli caduti dal cielo, asessuati, in grado di assumere sembianze umane e replicare la sessualità dell'uomo a fini riproduttivi? Se così fosse, chi erano invece i giganti?
Di loro troviamo traccia non solo nella mitologia mesopotamica ma anche in quella romana e greca, dove venivano descritti come creature prodigiose e abili conoscitori dell'arte della lavorazione del ferro. Come si può dimenticare il celebre combattimento biblico tra Davide e Golia o lo scontro tra Ulisse e Polifemo nel poema omerico dell'Odissea? La risposta a tutte le nostre domande è contenuta nel misterioso Libro di Enoch, un testo apocrifo di origine giudaica e dai contenuti sconcertanti risalente al I secolo a.C., rinvenuto nel 1773 dall'archeologo scozzese James Bruce, in una grotta del sito archeologico di Qumran (ebraico: קומראן, arabo: خربة قمران - Khirbet Qumran), sulla riva nord-occidentale del Mar Morto. In tutti i 108 capitoli che compongono l'opera vengono affrontati temi incredibili, da lasciare a bocca aperta anche gli scienziati più integerrimi. Infatti, oltre a tipiche descrizioni narrative e parabole, l'autore parla di visioni apocalittiche e metafisiche, viaggi in cielo, concetti di astronomia e astrologia. Tutto ebbe inizio quando un gruppo di “angeli ribelli” capeggiato da Samyaza, un angelo di rango elevato, decise di scendere sulla Terra sotto sembianze umane per studiare da vicino gli altri figli di Dio (gli esseri umani) e insegnare loro ad amare. Ma durante la loro permanenza gli angeli vollero strafare e spiegarono: agli uomini lo studio delle costellazioni, dei pianeti e la costruzioni delle armi; alle donne l'arte della seduzione e della bellezza. Alla fine furono proprio loro ad adulare le femmine umane accoppiandosi con esse e dando origine a delle creature ibride: i giganti o Nephilim. Per aver dato ai loro “fratelli umani” conoscenze nuove e proibite gli angeli caduti furono puniti da Dio. E' chiaro a questo punto che i famigerati Anunnaki non erano giganti bensì angeli.
Nel suo libro dei segreti, Enoch li descrive come uomini grandissimi come mai ne aveva visti prima: il viso lucente come il sole, gli occhi ardenti come lampade, le braccia simili a delle ali d'oro. Impaurito dalla loro imponenza l'uomo restò impietrito, immobile, con lo sguardo pieno di paura. E' facile immaginare come questi esseri non fossero in realtà delle divinità ma degli alieni in carne ed ossa con tanto di tute spaziali; gli antichi vedendoli scendere dal cielo li scambiarono per degli dei e da qui presero forma i miti, le leggende e i testi sacri di tutto il mondo. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Roberto Mattei

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Salviamo la Grecia dai suoi salvatori!


Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i nuovi poveri e i rifugiati si contendono l’immondizia nelle discariche pubbliche, i "salvatori" della Grecia, col pretesto che i Greci "non fanno abbastanza sforzi", impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire dal quadro le classi medie.


L’obiettivo non è il "salvataggio"della Grecia: su questo punto tutti gli economisti degni di questo nome concordano. Si tratta di guadagnare tempo per salvare i creditori, portando nel frattempo il Paese a un fallimento differito.Si tratta soprattutto di fare della Grecia il laboratorio di un cambiamento sociale che in un secondo momento verrà generalizzato a tutta l’Europa. Il modello sperimentato sulla pelle dei Greci è quello di una società senza servizi pubblici, in cui le scuole, gli ospedali e i dispensari cadono in rovina, la salute diventa privilegio dei ricchi e la parte più vulnerabile della popolazione è destinata a un’eliminazione programmata, mentre coloro che ancora lavorano sono condannati a forme estreme di impoverimento e di precarizzazione.


“Salvati...”, di Dave Brown, The Independent

Ma perché questa offensiva neoliberista possa andare a segno, bisogna instaurare un regime che metta fra parentesi i diritti democratici più elementari. Su ingiunzione dei salvatori, vediamo quindi insediarsi in Europa dei governi di tecnocrati in spregio della sovranità popolare. Si tratta di una svolta nei regimi parlamentari, dove si vedono i "rappresentanti del popolo" dare carta bianca agli esperti e ai banchieri, abdicando dal loro supposto potere decisionale. Una sorta di colpo di stato parlamentare, che fa anche ricorso a un arsenale repressivo amplificato di fronte alle proteste popolari. Così, dal momento che i parlamentari avranno ratificato la Convenzione imposta dalla Troika (Ue, Bce, Fmi), diametralmente opposta al mandato che avevano ricevuto, un potere privo di legittimità democratica avrà ipotecato l’avvenire del Paese per 30 o 40 anni.

Parallelamente, l’Unione europea si appresta a istituire un conto bloccato dove verrà direttamente versato l’aiuto alla Grecia, perché venga impiegato unicamente al servizio del debito. Le entrate del Paese dovranno essere "in priorità assoluta" devolute al rimborso dei creditori e, se necessario, versate direttamente su questo conto gestito dalla Ue. La Convenzione stipula che ogni nuova obbligazione emessa in questo quadro sarà regolata dal diritto anglosassone, che implica garanzie materiali, mentre le vertenze verranno giudicate dai tribunali del Lussemburgo, avendo la Grecia rinunciato anticipatamente a qualsiasi diritto di ricorso contro sequestri e pignoramenti decisi dai creditori. Per completare il quadro, le privatizzazioni vengono affidate a una cassa gestita dalla Troika, dove saranno depositati i titoli di proprietà dei beni pubblici.. In altri termini, si tratta di un saccheggio generalizzato, caratteristica propria del capitalismo finanziario che si dà qui una bella consacrazione istituzionale.

Poiché venditori e compratori siederanno dalla stessa parte del tavolo, non vi è dubbio alcuno che questa impresa di privatizzazione sarà un vero festino per chi comprerà.

Ora, tutte le misure prese fino a ora non hanno fatto che accrescere il debito sovrano greco, che, con il soccorso dei salvatori che fanno prestiti a tassi di usura, è letteralmente esploso sfiorando il 170% di un Pil in caduta libera, mentre nel 2009 era ancora al 120%. C’è da scommettere che questa coorte di piani di salvataggio - ogni volta presentati come ‘ultimi’- non ha altro scopo che indebolire sempre di più la posizione della Grecia, in modo che, privata di qualsiasi possibilità di proporre da parte sua i termini di una ristrutturazione, sia costretta a cedere tutto ai creditori, sotto il ricatto "austerità o catastrofe". L’aggravamento artificiale e coercitivo del problema del debito è stato utilizzato come un’arma per prendere d’assalto una società intera. E non è un caso che usiamo qui dei termini militare: si tratta propriamente di una guerra, condotta con i mezzi della finanza, della politica e del diritto, una guerra di classe contro un’intera società. E il bottino che la classe finanziaria conta di strappare al ‘nemico’ sono le conquiste sociali e i diritti democratici, ma, alla fine dei conti, è la stessa possibilità di una vita umana. La vita di coloro che agli occhi delle strategie di massimizzazione del profitto non producono o non consumano abbastanza non dev’essere più preservata.

E così la debolezza di un paese preso nella morsa fra speculazione senza limiti e piani di salvataggio devastanti diviene la porta d’entrata mascherata attraverso la quale fa irruzione un nuovo modello di società conforme alle esigenze del fondamentalismo neoliberista. Un modello destinato all’Europa intera e anche oltre. E’ questa la vera questione in gioco. Ed è per questo che difendere il popolo greco non si riduce solo a un gesto di solidarietà o di umanità: in gioco ci sono l’avvenire della democrazia e le sorti del popolo europeo.

Dappertutto la "necessità imperiosa" di un’austerità dolorosa ma salutare ci viene presentata come il mezzo per sfuggire al destino greco, mentre vi conduce dritto. Di fronte a questo attacco in piena regola contro la società, di fronte alla distruzione delle ultime isole di democrazia, chiediamo ai nostri concittadini, ai nostri amici francesi e europei di prendere posizione con voce chiara e forte. Non bisogna lasciare il monopolio della parola agli esperti e ai politici. Il fatto che, su richiesta dei governanti tedeschi e francesi in particolare, alla Grecia siano ormai impedite le elezioni può lasciarci indifferenti? La stigmatizzazione e la denigrazione sistematica di un popolo europeo non meritano una presa di posizione? E’ possibile non alzare la voce contro l’assassinio istituzionale del popolo greco? Possiamo rimanere in silenzio di fronte all’instaurazione a tappe forzate di un sistema che mette fuori legge l’idea stessa di solidarietà sociale?

Siamo a un punto di non ritorno. E’ urgente condurre la battaglia di cifre e la guerra delle parole per contrastare la retorica ultra-liberista della paura e della disinformazione. E’ urgente decostruire le lezioni di morale che occultano il processo reale in atto nella società. E diviene più che urgente demistificare l’insistenza razzista sulla "specificità greca" che pretende di fare del supposto carattere nazionale di un popolo (parassitismo e ostentazione a volontà) la causa prima di una crisi in realtà mondiale. Ciò che conta oggi non sono le particolarità, reali o immaginari, ma il comune: la sorte di un popolo che contagerà tutti gli altri.

Costa Rica: esplosioni fanno tremare il Vulcano Rincon de la Vjera



27 feb 2012 - COSTA RICA - Sono passati quasi 14 anni dall'ultimo periodo eruttivo per il Rincón de la Vieja in Costa Rica, ma sembra che il vulcano potrebbe essere in una fase di risveglio. Giovedi scorso (22 febbraio), sul vulcano sono state registrate due piccole esplosioni nelle prime ore del mattino. Le registrazioni sismiche suggeriscono che il vulcano ha avuto anche piccole esplosioni il 19 febbraio e 20, secondo il rapporto OVSICORI. Nessuna delle esplosioni ha causato danni a cose  persone nei pressi del vulcano e non ci sono state segnalazioni di ricaduta di ceneri. Queste esplosioni sono molto simili alle ultime avvenute nel settembre 2011 che erano di natura freatica. Le eruzioni freatiche sono esplosioni provocate dal vapore acqueo quando un bacino di acqua sotterranea viene scaldato da magma, lava, tephra o dai depositi di un flusso piroclastico. L'intenso calore che deriva dal contatto porta molto rapidamente l'acqua a trasformarsi in vapore, con la conseguente generazione dell'esplosione.Il vulcano si trova all'interno di un parco nazionale in Costa Rica e dopo le esplosioni, la Commissione Nazionale di Emergency ha dichiarato l'area del cratere off-limits per i visitatori. L'ultima eruzione importante da Rincón de la Vieja risale al 1966, generando una VEI 3 evento che origino' imponenti flussi piroclastici
http://www.wired.com/wiredscience/2012/02/new-eruptions-at-rincon-de-la-vieja-in-costa-rica/

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Allarme in Giappone: terremoto devastante entro 4 anni

Mentre le immagini della centrale atomica di Fukushima e dello tsunami che investì il Giappone l’11 marzo scorso sono incise nella memoria collettiva, un nuovo studio scientifico fra tremare il paese del Sol Levante.


Secondo una ricerca dello University of Tokyo’s Earthquake Research Institute ci sono alte probabilità che un terremoto devastante di magnitudo 7 della scala Richter o superiore colpisca il Giappone entro i prossimi quattro anni.

Gli scienziati lo danno probabile al 70 per cento entro quel lasso di tempo, certo entro i prossimi 30 anni. Gli studiosi hanno analizzato la geomorfologia del territorio giapponese e la storia dei terremoti, sottolineando che ogni 100-150 anni si sono verificati eventi terrificanti.

Secondo le previsioni, l’area più colpita dal devastante sisma, stavolta sarebbe quella della capitale Tokio, nella quale vivono 45 milioni di abitanti. Stando ai calcoli, un terremoto di quella portata provocherebbe almeno diecimila morti con danni per 112 miliardi di yen.
http://www.thedayafter.it/

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Il Sistema Solare a rischio?


La NASA e l'Agenzia spaziale europea hanno messo in guardia il mondo per due anni circa le catastrofi che possono svolgersi durante la fine del 2011 ed il 2012.
Pochi hanno ascoltato.
Definendo "che una volta nella vita si verifica un evento simile", la NASA avverte che i brillamenti solari possono sbattere sulla Terra buttando giù l'infrastruttura tecnologica dell'emisfero settentrionale e precipitarlo di nuovo al livello della fine del 1800.
Anche la Russia ha espresso preoccupazione. E ora l'eminente astrofisico, Alexey Demetriev, sostiene che ciò che sta accadendo è peggio, molto peggio di quello che la NASA e l'ESA hanno ammesso:
"Il nostro intero sistema solare sta entrando in un immensa, mortale, nube interstellare di energia".
Gli scienziati della NASA hanno scoperto il 14 luglio 2010 che il nostro sistema sta attraversando una nube interstellare di energia. Questa energetica ed elettrizzata nube di gas disturba ed interrompe il sole. In concomitanza con l'indebolimento della Terra per lo spostamento del campo magnetico, il mondo sta diventando indifeso contro i massicci brillamenti solari e le intense radiazioni.
NASA, l'ESA e la National Academy of Science hanno lanciato un avvertimento per una tempesta solare senza precedenti nel 2012. Ma quello che la NASA e il governo federale nascondono, secondo Demetriev, è che il sole e tutto ciò che nel nostro sistema solare è immerso in un'orribile e sconosciuta nube di fotoni ... una cintura pericolosa che potrebbe provocare una gigantesca esplosione solare, anomalie magnetiche, deriva di masse cometarie e destabilizzazione delle orbite di alcuni asteroidi.
L'intero sistema solare a rischio
http://www.antikitera.net/news.asp?id=11390&T=5
Il dr. Demetriev ha rivelato che la relazione di entrambe le sonde Voyager 1 e Voyager 2 è che l'intero sistema solare è a rischio. Peggio ancora, Merav Opher, una eliofisica presso la George Mason University, dice che questa nube interstellare di energia è instabile e turbolenta.
Lo scienziato russo afferma, inoltre, che questa nube di energia eccita le atmosfere dei nostri pianeti ed in particolare il nostro sole. Dato che questa nube interstellare di energia continua ad eccitare / caricare il sole, fa si che diventi più attivo, con conseguente maggiore potenza dello stesso.
Il campo di attività delle frequenti tempeste solari provoca espulsioni di massa coronale enormi (CME) con conseguente effetto di Carrington. L'effetto Carrington prevede la generazione di brillamenti supermassicci che influenzano la Terra.
Questa nube interstellare di energia elettrica è assorbita dalla Terra, e lo scienziato ha scoperto che si traduce in più terremoti, interessando anche il clima.
Demetriev avverte di prepararsi al peggio per i prossimi anni.
Cosa aspettarsi? La forte possibilità di perdita di alta tecnologia, sempre più supertempeste, una Era Glaciale, più frequenti e massicci terremoti e attività vulcaniche, tsunami e la Terra esposta a micidiali bagni radioattivi.
In breve, i mercanti di paura del 2012 potrebbero non essere molto lontani dalla verità, dopo tutto. Se la teoria di Demetriev è corretta, gli eventi che accadranno nel 2012 saranno poco meno del giorno del giudizio...
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Macchie Solari e spiaggiamenti di cetacei, c'e' un legame?



E’ NOTO E ANCHE BEN DIMOSTRATO

come certi uccelli migratori utilizzano il campo magnetico terrestre, per orientarsi durante, appunto, le loro migrazioni. Nel sistema visivo di alcune specie sono state trovate cellule sensibili ai campi magnetici. E’ stato ipotizzato che altri animali possano utilizzare una certa sensibilità magnetica per “navigare” e orientarsi, ad esempio gli squali, e questo è verosimilmente vero anche per i Cetacei. Nella testa dei delfini comuni (Delphinus delphis) del Pacifico, in effetti, è stata travata una certa quantità di magnetite, la quale può dunque essere responsabile della “lettura” del campo magnetico, da parte di questi animali.Sulla base di queste considerazioni, molto spesso si sono indicate le, magari ampie e improvvise, variazioni del campo magnetico terrestre, come causa di spiaggiamenti di Cetacei. Dal momento che il campo magnetico può essere disturbato in maniera molto profonda dalla diversa intensità delle macchie solari, ecco che due ricercatori dell’università di Kiel, in Germania, sono andati a cercare la correlazione fra i cicli delle macchie solari e gli spiaggiamenti di capodogli nel Mare del Nord.

LE MACCHIE SOLARI SUBISCONO FLUTTUAZIONI PERIODICHE NEL LORO NUMERO E INTENSITA’

Le macchie solari subiscono fluttuazioni periodiche nel loro numero e intensità, su cicli che in media durano circa 11 anni. In pratica, mettendo su un grafico, le variazioni di macchie solari, in un periodo di circa 300 anni, cioè dal 1712 da quando si è cominciato a registrarne i valori, si notano appunto picchi positivi (e di conseguenza anche negativi, alternati ai primi) ogni 11 anni, in media.Ma, come detto, 11 anni sono appunto una media. Questi cicli possono in effetti durare da un minimo di 8 anni a un massimo di 17. Durante i periodi più brevi (8-10 anni) l’energia irradiata dal Sole è più intensa. E più energia arriva dal Sole, maggiori possono essere la variazioni del campo magnetico (sotto forma di tempeste geomagnetiche).Ecco allora che i due ricercatori hanno messo a confronto, su tale periodo di 300 anni, la durata dei cicli di macchie solari, con il numero di spiaggiamenti di capodogli, nel Mare del Nord. E il confronto grafico fra la curva delle durate dei cicli solari, e quella degli spiaggiamenti, mostra correlazioni davvero interessanti, diremmo sorprendenti.Ad esempio, nel periodo che va dal 1785 al 1913 si sono avuti cicli solari lunghi, di durata superiore agli 11 anni, ed ecco che nello stesso intervallo di tempo, abbiamo pochissimi spiaggiamenti di capodogli.Invece, in corrispondenza di periodi di cicli solari brevi, il numero di spiaggiamenti è notevolmente alto. Addirittura, il 90% degli spiaggiamenti di capodogli nel Mare del Nord, avviene durante periodi di cicli solari brevi, e solo il restante 10%, in altri momenti.Questi dati mostrano veramente una possibile correlazione fra periodi di cicli solari brevi e spiaggiamenti di capodogli, anche se statisticamente non vengono fugati tutti i dubbi, dal momento che, nei circa 300 anni considerati, i cicli solari sono stati in tutto 27, un numero ancora troppo basso per potere avere maggiori certezze statistiche.Come al solito, maggiori studi sono necessari, ma è evidente come il lavoro dei due ricercatori apra la strada a importanti evidenze di quanto possano essere correlati fenomeni biologici e processi astronomici.

A questo proposito, una forte tempesta solare, la più forte dal 2005 ad oggi, ha “colpito” la Terra proprio in questi giorni, e praticamente in contemporanea ecco che si registra un gran numero di spiaggiamenti, basti pensare solo agli 86 delfini a Cape Cod.
Tratto da:http://ilfattaccio.org/

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