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Venere rallenta la sua rotazione!

I giorni su Venere scorrono sempre più lenti. Rispetto a venti anni fa, infatti, il pianeta impiega ben 6 minuti e mezzo in più per completare la rotazione intorno al suo asse, un moto caratterizzato già da una lentezza da record visto che viene completato nell'arco di 243 giorni terrestri. Lo dimostra uno studio condotto dal DLR Institute of Planetary Research di Berlino e pubblicato nel numero speciale di febbraio della rivista Icarus ,interamente dedicata alle più recenti ricerche su Venere.

I ricercatori, guidati da Nils Mueller, hanno confrontato i dati raccolti tra il 1990 e il 1994 dalla sonda Magellan della Nasa con quelli della missione Venus Express dell'Agenzia spaziale europea (Esa) che dal 2006 è in orbita attorno a Venere. Dopo un'attenta revisione delle riprese radar di Magellan, grazie alla quale sono stati individuati alcuni punti di riferimento sulla superficie di Venere, Muller e colleghi sono andati alla ricerca delle stesse strutture nelle recenti osservazioni del pianeta nell'infrarosso ottenute dallo strumento Virtis, lo spettrometro a immagini in gran parte ideato, progettato e realizzato in Italia da ricercatori dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e dalla Società Galileo Avionica del Gruppo Finmeccanica per conto dell'Agenzia spaziale italiana (Asi).
Grazie alla precisione delle immagini di Virtis, è stato possibile individuare a venti anni di distanza le stesse strutture della superficie del pianeta. Queste, pero', sono state trovate a 20 chilometri di distanza dai punti in cui avrebbero dovuto essere tenendo conto della velocita' di rotazione del pianeta. Da qui l'idea che Venere abbia visto crescere la durata del suo giorno di ben 6 minuti e mezzo.
Secondo gli esperti, il 'freno' che rallenta la rotazione di Venere e' la sua densa atmosfera. Moti ondulatori che si propagano sulla superficie del pianeta da questa enorme massa di gas, in gran parte composta da anidride carbonica e acido solforico, potrebbero creare degli effetti di attrito in grado di rallentare la rotazione del pianeta.

Nuovo forte terremoto di magnitudo 6,1 colpisce Vanuatu

Un terremoto di magnitudo 6,1 ha colpito l'isola del Pacifico del Sud Vanuatu , secondo quanto riportato dall'US Geological Survey (USGS) , alcuni giorni dopo una scossa di magnitudo 7,1 che ha colpito nella stessa zona.


Il Terremoto ha colpito oggi il Domenica 5 Febbraio 2012 alle 00:15:40 UTC (ora locale) con coordinate   18,935 ° S, 168,923 ° ad una profondità di 163,4 km (101,5 miglia).


L'epicentro è stato localizzato a 77 km (47 miglia) a nord-ovest di Isangel, Tanna, Vanuatu, 147 km (91 miglia) a sud-est di Port-Vila, Efate, Vanuatu, 309 km (192 miglia) a nord-est di Tadine, le Isole della Lealtà, Nuova Caledonia , e 1882 km (1169 miglia) a nord-est di Brisbane, Queensland, Australia. Secondo il NOAA nessuna allerta Tsunami e' stata diramata.

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Una misteriosa sindrome colpisce gli studenti di New York

L'attivista ambientale Erin Brockovich, resa famosa dal film premio Oscar interpretato da Julia Roberts, sta indagando sulle cause di una misteriosa malattia che causa strani tic in 15 adolescenti della città di Le Roy, nello stato di New York.

La maggioranza dei ragazzi sono stati diagnosticati di disturbo di conversione, malattia che colpisce le funzioni motorie volontarie o sensitive, causando tic, convulsioni e perfino paralisi. Ma Brockovich sospetta che la contaminazione delle acque di una falda locale con una perdita chimica avvenuta circa 40 anni fa sia all'origine di questa sindrome.

"Non abbiamo escluso ancora niente - ha dichiarato Brockovich al quotidiano USA Today. – La comunità ci ha chiesto aiuto e questo è quello che facciamo". Brockovich sostiene che nel 1970 un treno deragliato riversò un carico di cianuro e altri agenti chimici a tre miglia di distanza dal liceo di Le Roy, che tutti i 15 adolescenti (14 ragazze e un ragazzo) frequentavano al momento dell'emergere dei primi sintomi, lo scorso autunno.

Un'indagine del dipartimento della salute dello stato di New York non ha trovato "prove di cause ambientali o infezioni legate alla malattia delle ragazze," secondo il portavoce del dipartimento, Jeffrey Hamm

Indonesia: allerta arancio per il vulcano Semeru

Lo stato di allerta del Monte Semeru, alto 3676 metri sul livello del mare in Lumajang, East JavaIndonesia, è stato portato al livello 3 (Siaga) su 4.


Sulla base dei rapporti pubblicati dal PVMBG le valanghe piroclastiche hanno percorso una distanza di 2.500 metri giovedì (2/2) , e potenzialmente, potrebbero ripetersi con ulteriore distanza di scorrimento. Durante l’eruzione si è potuta osservare una colonna di fumo spessa grigio-bianca che ha raggiunto i 100-600 metri di altitudine. Una forte luce causata dal fuoco è ancora visibile dal cratere Jongring Seloko, accompagnata da valanghe di lava e piroclastici. Sulla base dei risultati del monitoraggio visivo e l'analisi di questi dati del 2 febbraio 2012 alle ore 17:00 lo status del Monte Semeru è sollevato ad arancio. Agli abitanti è stato chiesto di mantenere una distanza di sicurezza di 4 km dal cratere.
http://www.thedayafter.it/

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Mistero sul fondo del mar Baltico: "gli oggetti anomali sono due"

Non uno, ma due. A qualche mese di distanza dall’annuncio della scoperta di un misterioso oggetto sul fondo del mar Baltico, in un punto tuttora segreto tra la Svezia e la Finlandia, la società di ricerche marine che lo ha individuato scandagliando il fondale con un sonar ha rivelato la presenza, nelle vicinanze, di un altro oggetto dalla forma altrettanto anomala.


L’affermazione è contenuta in un’intervista rilasciata da Peter Lindberg- fondatore della Ocean Explorer, specializzata nel recupero di relitti sottomarini- trasmessa dalla Cnn. Il capo del team di subacquei e cacciatori di tesori ha infatti ripercorso- davanti alla telecamera dell’emittente televisiva americana- l’emozione provata lo scorso giugno. "Eravamo in mare da 9 giorni ed eravamo piuttosto stanchi, quasi sulla via del ritorno, ma abbiamo fatto un’ultima corsa con il sonar e all’improvviso questa cosa è apparsa." La mia prima reazione è stata: “Ehi ragazzi, qui sotto c’è un Ufo!", ha raccontato.

Là sotto, a 80 metri circa di profondità- sostiene il reportage della Cnn- la strumentazione legata alla barca che stava mappando il fondo marino ha evidenziato, prima, la presenza di un oggetto di forma cilindrica del diametro di 60 metri, “grande come un Jumbo”, con una lunga coda rigida. Solo dopo, con un successivo passaggio, il sonar ha mostrato una seconda struttura più piccola a forma di disco 200 metri più in là. Dunque due ”USO” (Unidentified Submarine Objects) in contemporanea e a poca distanza uno dall’altro…

Il team di Lindberg crede che gli oggetti siano troppo grossi per essere caduti da una nave o per essere parte di un relitto. Ma nessuno riesce a capire cosa siano. "Abbiamo sentito un sacco di spiegazioni fantasiose: c’è chi pensa che si tratti del Millenium Falcon, la nave spaziale della saga di George Lukas , e chi teorizza che sia l’ingresso segreto al mondo inferiore, come se fosse la porta dell’inferno o qualcosa di simile…", spiega Lindberg.

Di una cosa però il ricercatore è sicuro: è la scoperta della vita. "Svolgo questo lavoro da quasi 20 anni, ho visto parecchi relitti sul fondo marino e nessuno è come questo. Però non sapremo niente di certo finchè non scenderemo laggiù". Un bel problema, che potrebbe restare senza soluzione. Infatti, il costo di una missione per recuperare i due presunti oggetti misteriosi appare a dir poco proibitivo. "Sono davvero molto in profondità, sono fuori mano. Innanzi tutto ci servono una nave più grossa e maggior equipaggiamento", dice Lindberg. Ma non solo: "Dobbiamo fare una campionatura del fondo e dell’acqua, per controllare se questa cosa non sia velenosa".

Il responsabile archeologico del Museo marittimo di Stoccolma, Andreas Olsson, ammette di essere intrigato dall’unica foto diffusa finora dall’Ocean Explorer e che mostra il disco posato sul fondo del Baltico. Tra le varie ipotesi, c’è anche quella della costruzione in pietra stile “Stone Henge”, edificata dai nostri antenati migliaia di anni fa e poi sprofondata nelle acque del mare. Ma prima di tutto, dice Olsson, bisogna verificare l’affidabilità dell’immagine.


“Potrebbe essere di tutto, magari una formazione geologica naturale oppure qualcos’altro. Tutto dipende dalle circostanze in cui la foto è stata scattata: le condizioni delle onde del mare, la temperatura, la profondità della strumentazione possono condizionare i risultati del sonar e quindi l’immagine finale”, afferma l’archeologo svedese.

Anche Peter Lindberg concorda che lo scatto non è dei migliori. Per questo progetta di tornare in quell’area segreta in condizioni climatiche migliori, la prossima primavera, per fare altre foto ed approfondire le ricerche sul luogo. Sempre in attesa che qualche ricco magnate, spinto dalla curiosità, non gli finanzi le operazioni di recupero. Ma anche se quei misteriosi oggetti dovessero rimanere in fondo al mare privi di spiegazione, per lui e per il suo team potrebbero trasformarsi in una miniera d’oro. Chissà quanti turisti ed investitori privati sarebbero pronti a pagare, pur di vederli da vicino a bordo di un piccolo sottomarino...
http://noiegliextraterrestri.blogspot.com/2012/02/il-mistero-nel-bar-baltico-gli-oggetti.html

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Antartide: la frattura dell'Iceberg preoccupa la Nasa



Sia allarga la crepa in Antartide, gli scienziati della Nasa sono preoccupati.Circa 900 chilometri quadrati di ghiaccio si stanno per staccare dal ghiacciaio di Pine Island, in Antartide. La superficie, pari all'estensione di una metropoli, è stata attraversata da una frattura profonda 60 metri che corre lungo trenta chilometri. A fotografarla sono gli uomini della Nasa che si trovano nella zona nell'ambito della missione Ice Bridge. La frattura è tenuta sotto controllo costantemente grazie alle immagini fornite dai satelliti Nasa


Allarme da uno studio britannico: una cupola d'acqua dolce sull'Artico minaccia il clima globale!

I dati dei satelliti disegnano uno scenario simile a quello del film «The Day After Tomorrow»

MILANO - C’è una grande area dell’Oceano Artico occidentale che si sta gonfiando senza sosta da dieci anni generando serie preoccupazioni per le possibili conseguenze ambientali e climatiche sull’intera Europa. Dal 2002 la sua superficie si è alzata di 15 centimetri e la crescita continua.

LA CUPOLA - Lo hanno scoperto i ricercatori del Centre for Polar Observation and Modelling dell’University College di Londra assieme ai colleghi del National Oceanography Centre britannico combinando i dati raccolti dai satelliti Envisat e Ers-2 dell’Agenzia spaziale europea Esa a partire dal 1995. Il risultato è che si sta creando una sorta di cupola sotto la quale si sono concentrati finora ottomila chilometri cubi di gelida acqua dolce. Il fenomeno è inaspettato e senza spiegazioni precise. Secondo gli scienziati l’accumulo sarebbe determinato dai forti venti artici che avrebbero accelerato una grande circolazione oceanica nota come Beaufort Gyre.

LA CORRENTE DEL GOLFO - L’acqua dolce è sempre stata presente in Artico riversata dai fiumi euroasiatici. Ma mai si era misurata in così grande quantità e con una crescita progressiva tanto rilevante. Oltre il 10 per cento di tutta l’acqua dolce dell’Oceano Artico si è concentrato sotto l’immensa cupola. Un cambiamento nella direzione dei venti come è avvenuta anche in passato - spiegano gli scienziati - potrebbe causare il deflusso della massa d’acqua accumulata nell’Oceano Atlantico rallentando la corrente del Golfo che garantisce un clima mite all’Europa rispetto ad altre regioni alle stesse latitudini.

EFFETTI DEVASTANTI - L’effetto, quindi, sarebbe devastante e accadrebbe quanto era stato raccontato nel film del 2004, The Day After Tomorrow di Roland Emmerich. «Di anno in anno ci siamo resi conto di un fenomeno che non trovava sempre spiegazione con i venti -afferma Katharine Gile, prima firmataria dello studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience - Un’idea è che il ghiaccio marino formi una barriera tra l’atmosfera e l’Oceano. E se il ghiaccio si modifica anche l’effetto del vento può cambiare». Ma si tratta solo di un’ipotesi alla quale gli scienziati lavorano indagando soprattutto il comportamento dei ghiacci dal quale trarre conferme o smentite.

OCCHIO DAL CIELO - Per questo Envisat, il più grande satellite per l’osservazione della Terra mai costruito e in orbita da dieci anni, si concentrerà ora sul fenomeno. Nel frattempo si scaverà ancora più a fondo nei dati trasmessi in vent’anni da Ers-2 e attivo sino al luglio scorso. Ma decisivi potrebbero essere soprattutto le osservazioni del satellite Cryosat, sempre dell’Esa, specializzato nel rilevamento dei ghiacci. Le elaborazioni sulle variazioni stagionali sono attese entro l’anno.

Giovanni Caprara

 


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