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Antartide: alla ricerca della vita e del passato nel lago sotterraneo

Un team di scienziati britannici arriverà la prossima settimana in Antartide, nella speranza di essere i primi a raggiungere uno dei 387 laghi sotterranei del continente ghiacciato.

Il lago di Ellsworth può contenere batteri, microbi e altre semplici forme di vita, che secondo gli esperti saranno state sigillate a partire dal resto della terra fino a un milione di anni.


I campioni dell'acqua e dei sedimenti da raccogliere nel lago potrebbero rivelare le forme di vita ancora da scoprire che esistevano sulla Terra prima che il lago gelò e rivelare com'era nel passato il clima del pianeta

Si pensa che i sedimenti raccolti alla base del lago possano sostenere la teoria che lo strato di ghiaccio antartico ad ovest, che è attualmente in declino grazie alle alte temperature globali, si è fuso e crollato nel passato.

Gli scienziati sperano inoltre di scoprire come ogni vita è in grado di esistere in uno degli ambienti più estremi del pianeta - un indizio che potrebbe aiutare gli astronomi che cercano la vita oltre la Terra. Una operazione simile è in in corso a Vostok, un altro lago sotterraneo dell'Antartide, da scienziati russi, i quali sono stati assediati da forti ritardi e problemi tecnici per diversi anni, ma il team britannico spera di forare il ghiaccio, ottenere i loro campioni e portarli in superficie nel giro di poche ore.

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Tel Aviv: ritrovate lame risalenti a 400.000 anni fa!

Il ritrovamento di lame di 400.000 anni fa pone una questione: la manifattura delle lame non è un'esclusiva capacità degli uomini moderni?
Gli archeologi dell'Università di Tel Aviv hanno scoperto migliaia di attrezzi lunghi e taglienti alla grotta di Qesem presso Tel Aviv.


La scoperta, annunciata lunedi' scorso, pone la questione se la manifattura delle lame non è un'esclusiva capacità degli uomini moderni, nata per opera dell'Homo Sapiens nel corso del Paleolitico superiore, 30-40.000 anni fa. La produzione di migliaia di lame significa che si trattava di oggetti di uso comune già 400.000 anni fa.

Il Prof. Avi Gopher, il Dr. Ran Barkai e il Dr. Ron Shimelmitz del TAU's Department of Archeology and Ancient Near Eastern Civilizations dichiarano di avere scoperto che l'industria Amudiana di produzione delle lame risale al basso Paleolitico, tra 200.000 e 400.000 anni fa, come parte del complesso culturale Acheulo-Yabrudiano.
Quel gruppo di ominidi, geograficamente limitato, viveva nei territori degli attuali stati d'Israele, Libano, Siria e Giordania. La tribò includeva ominidi risalenti al genere Pan (il comune scimpanzé ed il bonobo), i loro antenati e quelli di un lignaggio poi estinto.
Le lame, recentemente descritte nel Journal of Human Evolution, sono il prodotto consapevole di un'evoluzione produttiva, afferma Barkai.
Dalla scelta del materiale grezzo ai modi di produzione, si rivela una consapevolezza ed un metodo sofisticato, che non si pensava potesse risalire se non a diverse migliaia d'anni dopo.
Benché lame siano state trovate in antichi siti archeologici in Africa, Barkai e Gopher dicono che quelle da loro scoperte nella grotta di Qesem sono diverse, perché si presentano come il prodotto di una tecnologia più sofisticata.
Secondo i ricercatori del TAU, questa fu forse la prima volta che si produssero oggetti con tecniche standardizzate, in modo da ridurre al minimo gli sprechi del materiale grezzo.
La Prof. Cristina Lemorini dell'Università della Sapienza, Roma, ha condotto un'attenta analisi al microscopio dei segni sulle lame ed esperimenti per determinare quali attrezzi fossero usati per la loro lavorazione.
"Nelle grotte è evidente che si accendeva quotidianamente il fuoco, cosa nuova per le conoscenze archeologiche, " ha detto Barkai. Infatti non si sapeva che la cultura degli Amudiani conoscesse il fuoco. E' anche evidente una suddivisione degli spazi all'interno della grotta di Qesem. Ciascuno spazio aveva una precisa funzione d'uso.
Le prede di caccia, ad esempio, erano macellate in un posto ben preciso, cotte e poi condivise tra il gruppo, mentre le pelli venivano lavorate in un altro luogo.

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Il ciclo solare di 11 anni incide sul clima dell'emisfero nord del pianeta

L'attività solare determina la rigidità degli inverni in Europa e Nord America. E' quanto risulta dal modello climatico elaborato da un gruppo di ricercatori britannici del Met Office Hadley Centre, che mette in relazione diretta la riduzione quasi ciclica della radiazione ultravioletta proveniente dalla nostra stella con il clima dell'emisfero settentrionale. I dati sono pubblicati sulla rivista Nature Geoscience.




Il Sole è una fonte di energia fondamentale del nostro pianeta e del sistema climatico e la sua attività, misurata in base al numero di macchie solari che compaiono in maniera ciclica, ha registrato in questi ultimi anni un inaspettato calo ponendo molti interrogativi ai ricercatori. Le attenzioni di molti si sono concentrate sulla relazione tra l’irradiazione ultravioletta, dato difficile da misurare, e il clima terrestre.

Lo studio britannico, basato su un modello che analizza anche i fenomeni degli strati alti dell’atmosfera, suggerisce che durante i periodi di minima attività del Sole si verificano effetti a cascata per i quali importanti masse di aria fredda si spostano in inverno verso il Nord di Europa e America e rendendo più miti i climi delle regioni meridionali, tra cui l’Italia. I dati dell’irradiazione solare presi in considerazione, che si riferiscono al periodo 2004/2007, sono stati forniti dallo strumento Spectral irradiance monitor (Sim) che si trova a bordo del satellite della Nasa Sorce, lanciato nel 2003.

Ansa.it

El Hierro, continua l’eruzione sottomarina: nell’Atlantico potrebbe emergere una nuova isola!


El Hierro martedì 11 ottobre 2011, nelle acque a sud dell’isola di El Hierro, nell’oceano Atlantico, l’eruzione sottomarina iniziata ieri. L’Istituto Nazionale Geografico ha confermato l’eruzione ad appena 5km a sud di El Hierro. E’ la prima eruzione che si verifica sul territorio Spagnolo negli ultimi 41 anni, da quando nel 1971 non eruttava il vulcano Teneguìa sull’isola di La Palma, alle Canarie.


A El Hierro, tutte le stazioni sismiche poste sull’isola hanno registrato un aumento del tremore vulcanico di bassa frequenza, e gli scienziati hanno condotto un volo di ricognizione sul mare a sud dell’isola, dove mglaia di pesci galleggiano morti sulla superficie dell’acqua, a causa dell’eruzione. La Restiga, il villaggio più meridionale di El Hierro, è da ieri una vera e propria base scientifica, con un vai e vieni di scienziati da ogni angolo del mondo per studiare l’insolito e affascinante fenomeno, mentre i residenti della frazione sono stati tutti evacuati in una tendopoli allestita in un campo di calcio in una zona più sicura dell’isola.
Gli esperti stanno provando a capire se l’eruzione vulcanica si stia ampliando, e in che direzione.
Anche molte navi “cariche” di studiosi partono ad ogni ora verso l’area in cui sta eruttando il vulcano, mentre le rotte locali sono cambiate e nessuna imbarcazione non autorizzata può avvicinarsi all’area. Le acque di El Hierro, da oggi, sono vietate anche per i sub.


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Marea nera in Nuova Zelanda,la peggiore catastrofe ambientale della storia del paese

Tauranga (Nuova Zelanda), 11 ott. (TMNews) - La minaccia di una marea nera posta dall'arenamento della portacontainer "Rena" in una baia turistica della Nuova Zelanda è la peggiore "catastrofe marittima e ambientale" della storia del Paese. Lo ha dichiarato oggi il ministro dell'Ambiente, dopo che dall'imbarcazione sono già fuoriuscite tra le 130 e le 350 tonnellate di gasolio pesante e lo scafo minaccia di spezzarsi e di liberare le 1.700 tonnellate di combustibile presenti a bordo.


La portacontainer "Rena", battente bandiera liberiana, si è incagliata mercoledì scorso sulla barriera corallina Astrolabe, a circa 22 chilometri dalla città di Tauranga, nel nord della Nuova Zelanda. Da allora, squadre di soccorso hanno lavorato 24 ore su 24 per cercare di svuotare le cisterne, ma ieri sono state costrette a fermarsi a causa del maltempo. Le operazioni di pompaggio sono riprese oggi, ma in condizioni molto difficili, con onde di cinque metri e forti venti.


"Si tratta della più grave catastrofe marittima e ambientale conosciuta dalla Nuova Zelanda", ha detto Nick Smith in un incontro con la stampa. al corso d' affatto-stampa. Un portavoce dell'autorità per la sicurezza delle persone e dell'ambiente in mare, Maritime New Zealand (MNZ), ha fatto sapere che il combustibile che si è riversato finora in mare proviene da uno dei "quattro principali serbatoi della nave".

Il combustibile aveva già raggiunto ieri la costa, arrivando sulla spiaggia di Mont Maunganui, una meta turistica della baia di Plenty, nota come riparo di balene, delfini e uccelli marini. Numerosi uccelli sono già deceduti, mentre pinguini e cormorani vengono seguiti in centri di cure per animali. Secondo il WWF "le prossime 24-48 ore saranno decisive".

tmnews.it

La Gran Bretagna verso una piccola era glaciale

Dopo l'inattesa estate in ottobre arriva la "mini era glaciale". Uno studio di Nature dice che la Gran Bretagna potrebbe essere colpita in futuro da inverni gelidi che rischiano di far diventare molto più frequente la temperatura record di -20 gradi registrata l'anno scorso nel Regno Unito. A riportare il gelo nell'isola sarà la cosiddetta Nina, un fenomeno climatico periodico che raffredda le temperature nel Pacifico.


Fino ad ora nel Regno Unito gli inverni sono stati miti grazie alla Corrente del Golfo. Ma il fenomeno della Nina, che in genere si verifica soltanto ogni cinque anni, nell'ultimo periodo si è ripresentato per ben cinque volte in sei anni. La Nina raffredda notevolmente le temperature del Pacifico, creando una serie di reazioni a catena in tutto il mondo che culminano con blocchi di bassa pressione proprio sull'Europa.
Ma a portare il gelo sulla Gran Bretagna sarà anche una leggera diminuzione nelle radiazioni ultraviolette emesse dal Sole: il fenomeno potrebbe consolidare le temperature aritche per diversi anni.
"Tutti i fenomeni climatici del mondo sono legati tra loro - ha detto Ian Currie della Meteorological Society -. Quello che succede ora nel Pacifico può avere ripercussioni più avanti in altre parti del mondo".
Intanto, in Scozia ha già cominciato a cadere la prima nave, che ha imbiancato le campagne della regione la scorsa settimana. Adesso, tra le autorità locali scatterà immediatamente la corsa al sale, per cercare di evitare le annuali polemiche quando sulle strade arriva il ghiaccio. "La fine di questo mese e il mese di novembre sembra saranno più freddi della media, con grosse gelate e rischio di nevicate", ha detto Jonathan Powell di Positive Weather Solutions, un'agenzia per le previsioni meteo.

Fonte:http://expianetadidio.blogspot.com

El Hierro,che tipo di eruzione dobbiamo aspettarci?


Riporto questo articolo che ritengo molto interessante e che riassume il diario degli eventi che si sono susseguiti su El Hierro.


Cosa sta succedendo alle Canarie? O meglio..cosa sta succedendo all’isola più piccola e più sud-occidentale delle Canarie che prende il nome di El Hierro? In questo piccolo angolo di paradiso ci abitano all’incirca 10000 persone ed è meta turistica ormai da molti anni per i suoi incantevoli posti e viste mozzafiato.
Ma qualcosa è cambiato negli ultimi tre mesi. Da metà luglio, infatti, l’isola è teatro di quella che ormai da più parti è definita come “crisi sismica”. Innumerevoli scosse, ad una profondità piuttosto elevata (circa 17 km) si sono susseguite per tutto questo tempo quasi ininterrottamente. Ciò ha persino spinto il Governo delle Isole Canarie a convocare la prima riunione (mai accaduta in passato) dello “Steering Committee and Volcanic Monitoring” (comitato direttivo preposto al monitoraggio vulcanico), che si rispecchia nella Protezione Civile di Progetto Specifico e di Emergenza per il rischio vulcanico. considerato ciò che ha descritto come ” aumento significativo della attività sismica“.
Ma, come in quasi tutte le cose, se si vuole comprendere il presente (e magari provare a prevedere il futuro) bisogna cercare nel passato. Questo discorso vale ancora di più in geologia dal momento in cui riusciamo a ricostruire con tecniche avanzate e sofisticate la storia e l’evoluzione dei vulcani sparsi su tutto il globo terrestre. Per cui cito testualmente dalla fonte: http://www.elhierro.travel/elhierro/index.php?accion=arti****&IdArti****=64&IdSeccion=65
“L’epopea Geologica di El Hierro iniziò circa 100 milioni di anni fa, quando il fondo dell’oceano cominciò a sollevarsi per l’incontenibile spinta del manto terrestre finchè la crosta finì per rompersi in un modo molto caratteristico, formando una stella a tre punte.
Dalle spaccature cominciò a fluire il magma che, per successive eruzioni e sovrapposizioni, sollevò l’edificio insulare finchè questo emerse dall’oceano formando un’imponente piramide triangolare coronata da un vulcano di più di 2000 metri di altezza.
Le crepe iniziali si trasformarono in condotti di emissione della lava creando tre  cordigliere dorsali su cui si allineano numerosi coni vulcanici. D’altro canto il magma, raffreddandosi in questi condotti, si solidificò formando giganteschi schermi verticali di basalto che costituiscono le caratteristiche dighe, tipiche dell’architettura geologica dell’isola. In seguito, appena 50.000 anni fa, nella piccola isola di El Hierro si verificò uno dei fenomeni naturali più violenti e devastanti di cui si abbia notizia: una frana di proporzioni gigantesche. In pochi secondi, probabilmente per l’effetto esplosivo di alcune scosse sismiche, si ruppe un grande pezzo dell’isola che precipitò in mare disperdendosi nel fondo dell’oceano. Come una grande ferita, apparve l’impressionante anfiteatro della Valle del Golfo. E’ difficile immaginarsi una frana di più di 300 km3, un volume corrispondente cento volte a quella del vulcano St. Helens. Si pensa che l’onda di “tsunami” prodotta dallo smottamento di El Golfo dovette superare i 100 metri di altezza ed è più che probabile che i suoi effetti abbiano interessato le coste americane. Pur essendo trascorsi più di 200 anni dall’ultima eruzione, El Hierro presenta la maggiore densità di vulcani delle Canarie, con più di 500 coni a cielo aperto ed altri 300 coperti da colate successive. Benchè le grotte ed i tubi vulcanici dell’isola debbano ancora essere studiati esaurientemente, se ne sono già potuti catalogare circa 70. Alcuni di questi sono molto significativi per la bellezza delle loro stalattiti o per la loro estensione, come nel caso della Cueva di Don Justo, una delle più lunghe al mondo, il cui insieme di gallerie supera i 6 km. Attualmente è chiusa allo scopo di proteggere un endemismo della grotta.”  Il vulcano El Hierro ha 250 crateri e non entra in eruzione dal 1793; se dovesse risvegliarsi, come ha riferito Juan Manuel Santana, capo della sicurezza delle Canarie, sara’ necessario allontanare tutti i 10 mila residenti dell’isola.
Secondo IGN, che ha eseguito le misurazioni con i dispositivi GPS, l’isola si è “gonfiata” di 4 pollici (10 cm) dall’inizio della crisi sismica, che viene interpretato come un’ulteriore prova che la lava sta salendo in superficie, in espansione al suolo. Ha anche aumentato la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera de El Hierro. In particolar modo quello che sembra più sollecitato al momento pare essere il fianco S-SW del vulcano.
Fig.: Composizione di un cono vulcanico dell’isola. Rif.:http://i1234.photobucket.com/albums/ff408/shoopconil/volcanesdecanarias.jpg
Di conseguenza, ho deciso di fare 3 grafici per comprendere meglio il fenomeno che sta accadendo attorno all’isola di El Hierro. I dati vanno dal 29 settembre scorso ad oggi. Ho effettuato semplicemente la media aritmetica di entrambe le variabili che ho preso in considerazione, proprio per cercare di analizzare al meglio il movimento del magma nel sottosuolo.
Il primo grafico è relativo alla profondità delle scosse:
Il secondo, invece, tratta la magnitudo delle scosse:
Il terzo infine, che deve essere analizzato assieme al grafico relativo alla magnitudo, rappresenta la frequenza o meglio il numero delle scosse nello stesso lasso temporale:
Come si nota dai grafici, la situazione ha preso una piega diversa proprio dal 6 ottobre in avanti quando la profondità delle scosse è cominciata a scendere in modo costante, mentre negli ultimi 2 giorni abbiamo avuto un numero sempre inferiore di scosse. Inoltre è interessante vedere come il 9 ottobre la profondità delle scosse è calata drasticamente, indice di nuovi colpi di scena. Per di più l’8 ottobre alle 20:34 UTC c’è stata una scossa di particolare intensità (Mw 4.0) a 13 km di profondità, risultando, quindi, essere la scossa più forte dall’inizio della crisi. Questo terremoto probabilmente ha aperto un piccolo spiraglio nel cono vulcanico. Prova di tutto ciò è stata la mattinata odierna in cui sono aumentati i tremori armonici, indice evidente del fatto che c’era magma e gas prodotto da essa in risalita vicino alla superficie. E’ stato da poco ufficializzato anche dal governo delle Canarie una fuoriuscita di gas e fluidi a circa 7 km dalla costa e a 1 km circa di profondità.
Al momento non è ancora certo se c’è stata o meno una vera e propria eruzione sottomarina, infatti nell’ultimo sorvolo degli elicotteri di controllo ad infrarossi ed altre attrezzature , non risulta ancora nulla. Probabilmente si tratta di una fessura di sfogo, il che potrebbe anche essere un “bene” in quanto potrebbe far sfogare la pressione in maniera graduale ed evitare così un’esplosione nella caldera dell’isola. Al momento, quindi, tutte queste sono solo congetture. Certamente la paura che ci possa essere un mix di acqua e lava (per capirci in stile Krakatoa) è forte. Ovviamente nei prossimi giorni ne sapremo molto di più di questo temibile vulcano.


Daniele Gallo


Letto su:http://daltonsminima.altervista.org/?p=16396

 


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