4 settembre 1983, il terremoto che sconvolse Pozzuoli e scatenò la crisi bradisismica

27/04/2024 - Era il 4 settembre 1983. Un momento indelebile nella mente di molti abitanti di Pozzuoli nonostante siano passati molti anni. È un giorno di fine estate, assolato e torrido. Verso le 13:32, dopo una serie
di tremori - ben sessanta in totale - un boato seguito da un terremoto di notevole intensità scuote la città: raggiunge il quinto grado della scala Mercalli. Un evento sismico che gettò nel terrore i residenti dei Campi Flegrei e della vicina Napoli. Il caos e la disperazione prevalsero sulla razionalità. Telefoni e rete elettrica andarono in tilt. Una frana si verificò ai piedi del Monte Sant'Angelo, causando danni agli edifici e scatenando l'ira popolare che si riversò sulla sede della Protezione Civile dell'epoca.


Per le strade, lungo la costa e nel cuore del cimitero, iniziarono a sorgere le prime tendopoli, mentre in un campeggio a Licola vennero installate cinquanta roulotte, che poi diventarono centocinquanta. Circa tremila famiglie decisero di abbandonare la città con le proprie auto, cercando rifugio lontano dalla loro terra diventata un incubo. Molti pazienti dell'ospedale civile, situato nei pressi della Solfatara, furono evacuati d'urgenza. Nella stessa serata, si decise di trasferire le detenute dal carcere femminile di Pozzuoli a quello di Poggioreale. Il giorno successivo, il 5 settembre 1983, Il Mattino titolò "La fuga da Pozzuoli che trema" (vedi foto), con i reportage dei giornalisti dell'epoca Giulio Avati, Pietro Funaro, Eze Guardascione, Franco Mancusi e Michele Rinnovato. A partire dall'aprile del 1983, si ebbe una ripresa dell'attività bradisismica. La caldera aumentava di tre millimetri al giorno, arrivando a un metro e settantacinque centimetri entro il 1985. Quattro giorni dopo il terremoto del 4 settembre, il Ministro Enzo Scotti emanò un'ordinanza per finanziare la costruzione dei primi alloggi a Monterusciello, un'area invasa da canneti e alberi. Nel frattempo, gli sfollati trovarono rifugio anche nelle case vacanza lungo la costa dei Campi Flegrei.


Ma il 4 ottobre 1983, Pozzuoli fu scossa da un altro violento terremoto, ancora più potente di quello avvenuto esattamente un mese prima. Verso le 8:10, un altro boato precedette il sisma. Questa volta raggiunse il settimo grado della scala Mercalli. L'epicentro fu individuato nei pressi della Solfatara e provocò danni e panico senza precedenti, con un'area di percezione che alla fine si estese per trenta chilometri. Questo terremoto dimostrò che il livello di rischio non garantiva più la sicurezza della popolazione. Da questa data iniziò la seconda "diaspora" di oltre trentamila abitanti di Pozzuoli, dopo quella del 1970 che aveva colpito la roccaforte del Rione Terra. L'attività sismica registrò in alcuni casi fino a cinquecento scosse al giorno, per un totale di diecimila eventi di diversa intensità. Le zone più colpite furono quelle comprese tra il porto e la Solfatara, e una zona meno intensa nel golfo di Pozzuoli. La crisi raggiunse il culmine tra aprile e marzo del 1984, con vari terremoti di magnitudo 4 e uno sciame sismico di seicento eventi in sei ore nella notte del 1 aprile, quando la paura di un'eruzione del Monte Nuovo si diffuse tra la popolazione. Poi, all'inizio del 1985, la terra iniziò lentamente a riassestarsi, riportando la situazione gradualmente alla normalità. Tuttavia, la ferita nella memoria dei residenti di Pozzuoli rimarrà aperta per sempre.

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